.: Linea Diretta con il Consiglio di Zona 7
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Inserito da il Inserito da Oliverio Gentile il Lun, 05/01/2009 - 23:25

Da ViviMilano - caso del giorno:

http://milano.corriere.it/milano/notizie/caso_del_giorno/08_dicembre_31/caso_cavallo_leonardo-150860680693.shtml

Il Castello aspetta il Cavallo di Leonardo

C'era stato l'impegno del sindaco e di tre assessori, una conferenza stampa, ma nulla di fatto

Caro Schiavi, questa mattina nell'entrare al Castello Sforzesco dalla piazza con la fontana, alcuni turisti italiani (romani) facevano questo commento: in questo grande spiazzo ci vorrebbe una piramide come al Louvre! M'intrometto e ribatto: ma non sarebbe meglio vedere la sagoma del grande cavallone di Leonardo da Vinci? Mi rispondono: «Che piacere trovare un milanese... che la dice giusta! Siamo in quattro ma siamo tutti della sua idea. Magnifica! Perché allora non realizzarla?».

Giovanni Pelli

Chissà se Milano si è accorta del cavallo di Leonardo, se qualche scuola ci porta i bambini, se la domenica c'è qualche visita e qualcuno ricorda ai turisti la storia di un progetto incompiuto e di un sogno realizzato. Avevano detto: lo valorizzeremo, lo renderemo visibile, ne faremo un grande richiamo, ma non si vede mai nessuno nel recinto vicino all'ippodromo, nel verde immenso di San Siro, in quella landa privilegiata o desolata che incrocia lo stadio e i caseggiati popolari, che confina con le ville dei miliardari e la suburra del quartiere Aler. È una cattedrale nel deserto la più grande statua equestre del mondo, quindici tonnellate di peso, più di sette metri d'altezza, un'incompiuta del tardo Quattrocento nella Milano di Ludovico Sforza, un problema irrisolto oggi, nella città dell'Expo, che disegna percorsi leonardeschi ma non sa cosa fare di una statua immensa, di un falso ingombrante piovuto in dono dall'America, di un colosso dal valore simbolico che vuol dire genio, arte, lavoro, grandezza e anche amicizia.

Doveva finire al Castello Sforzesco: in Comune se ne sono dimenticati. C'era stato l'impegno del sindaco e di tre assessori, una conferenza stampa finita sui giornali, qualche polemica, l'approvazione dello storico Carlo Pedretti, il maggiore esperto di Leonardo da Vinci: tutto finito in niente. Il cavallo che dal 1483 al 1499 occupò i giorni e le notti di Leonardo non schioda dall'esilio forzato nel luogo simbolo dell'ippica, delle corse, delle scommesse. Riappare soltanto qua e là, in qualche fantasioso progetto, nei circuiti espositivi immaginati dall'architetto portoghese Alvaro Siza, nei pensieri di qualche ex assessore che lo voleva in piazzetta dei Mercanti o in Cadorna, nell'immaginario di chi aveva pensato alla piazzetta davanti al Museo della Scienza o al posto del contestato cubo di Rossi o perfino nell'atrio di Malpensa.

E adesso rispunta nelle lettere che il Comitato, nato apposta per dare visibilità all'opera, spedisce all'indirizzo di Palazzo Marino: che cosa ne facciamo? C'è tutta Milano in questa storia infinita, c'è la contraddizione di una città che non affronta un problema per evitare di crearne un altro: perché nella somma dei pro e dei contro, quel regalo fatto alla città dal miliardario americano Charles Dent, un ex pilota e collezionista di opere d'arte che ha investito ogni sua risorsa nella riproduzione del grande cavallo, sta bene lì dove nessuno lo vede. Anche se a San Siro c'è arrivato per caso nel 1999, quando non sapevano dove piazzarlo, oggi quel cavallo copre un vuoto, nasconde l'inerzia decennale di iniziative e di idee verso un quartiere che si sente trascurato, che teme la speculazione, il cemento al posto del verde e fa del cavallo un baluardo, una effimera difesa.

A quasi due anni di distanza dal positivo incontro con il sindaco Moratti, il Comitato per il Cavallo torna alla carica: è assurdo nascondere la scultura che l'America ha simbolicamente offerto a Milano, a San Siro la valorizzazione è fallita, si dia corso al trasloco annunciato. E mentre lo storico Pedretti rilancia l'ipotesi del Castello e trova nel «revelino», il baluardo a pianta quadrata a protezione dell'ingresso principale, il luogo ideale per la sua collocazione, nel Comitato si parla di un'ipotesi nuova: la stazione Centrale, al centro, in piazza Duca d'Aosta, come benvenuto a chi arriva con il treno in città. È un modo per smuovere le acque dopo la falsa partenza verso il Castello e il lungo silenzio del Comune. Così si rimette in moto la stessa macchina che già due anni fa aveva chiesto l'intervento del sindaco. C'è anche Peter Dent, il nipote di chi era riuscito nell'impresa memorabile della fusione in bronzo, costata oltre sei milioni di dollari e vent'anni di preparativi.

Nella primavera del 2007 il posto indicato per la collocazione del cavallo leonardesco era il lato destro del Castello, dalla parte di via Gadio: l'aveva promesso Letizia Moratti e lo avevano confermato gli assessori Cadeo, Simini e Verga. Sgarbi era scettico, ma sul simbolo era d'accordo. Pedretti aveva corretto la scelta, suggerendo la collocazione sull'asse Torre del Filarete-Arco della Pace. Con il pragmatismo dell'imprenditore, il presidente del Comitato, Carlo Orlandini, si era incaricato subito dei sopralluoghi, assieme all'ingegnere capo del Comune, Antonio Acerbo e ai tecnici di Atm e Aem: ma per le dimensioni del cavallo i problemi erano simili a quelli del trasferimento del sommergibile Toti. Spostare il cavallo è un'impresa. Facciamone un grande evento, dice qualcuno. Si pensa di sollevarlo dal basamento con l'unico elicottero al mondo in grado di farlo, quello delle fonderie Tallix, nell'ex Unione Sovietica. Ma l'idea del cavallo di Leonardo imbragato e in volo su Milano è un rischio troppo grande. E allora si calcolano i costi per l'attraversamento delle vie di Milano su un grande camion: prima stima, 250 mila euro.

Nessuna spesa a carico del Comune, nessuna sottrazione di fondi pubblici: tutto è finanziato dal Comitato e dagli sponsor. Orlandini è pronto al trasloco nel settembre 2007. Il Comitato per la tutela di San Siro protesta: e al posto del cavallo cosa offre il Comune? Imbarazzo, silenzio. Nessuno vuole fare polemiche: ognuno fa la sua parte. Il presidente del Comitato, un po' deluso, sedici mesi dopo torna a rimboccarsi le maniche: «Penso all'Expo del 2015, alla necessità di inserire Milano nel patrimonio mondiale dell'Umanità e all'importanza di far riconoscere Milano come città di Leonardo» dice. Il cavallo è lì che ci guarda: niente di quel che era stato promesso da Milano è stato attuato. A San Siro, dove Pedretti non accettò di andare per l'inaugurazione («Mi sono sempre rifiutato di sottoscrivere l'idea del cavallo di Leonardo all'ippodromo — spiega —: è un non senso culturale») si doveva creare un parco tematico: così era scritto. Mai visto.

Sembra una beffa del destino: il cavallo di Leonardo non ha pace. Nel 1493, quando il modello in creta era pronto per il Castello, mancava il bronzo per la fusione. Sei anni dopo, quando tutto era deciso per l'unica colata, le 79 tonnellate di bronzo vennero dirottate da Ludovico Sforza al cognato, Ercole d'Este, per fabbricare cannoni. A Milano arrivarono i francesi. Il cavallo venne abbattuto e usato come bersaglio dagli archibugieri. Ogni tentativo di recuperare lo stampo fu inutile. Rimasero soltanto alcuni disegni. Quelli che hanno consentito di realizzare il sogno del collezionista americano. Un cavallo gigantesco, una copia leonardesca dal valore simbolico. Un colosso, un po' come quello di Rodi, che a Milano non è mai diventato una meta turistica: molti non sanno nemmeno che c'è.

Giangiacomo Schiavi
31 dicembre 2008

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Inserito da il Inserito da Raffaele Mazzariello il Mer, 24/12/2008 - 14:10

Complimenti vivissimi all'Azienda Tranviaria Milanese

che per far fronte ai continui disagi e disservizi delle linee di superfice ha mantenuto la parola  incrementando ulteriormente i mezzi pubblici.

Complimenti vivissimi per il fatto che per tener buoni i cittadini incavolati neri, per il fatto che gli autobus da Trenno passano ogni 45 minuti anzichè 15, e quando arrivano  ne passano 3 in fila indiana
ha speso dei bei dindi per costruire le pensiline anti pioggia con le panchine e lo spazio per la pubblicità..(così al freddo non ci si annoia).

Complimenti per le Biciclette ancorate nelle apposite griglie ... 
Le mie vicine di  80 anni che da tempo hanno  problemi di deambulazione si divertono come  matte a camminare a piedi 3 chilometri per  raggiungere la famosa griglia, (piazza De Angeli)  per acquistare il biglietto per l'utilizzo della bici che dovrebbe sopperire al problema che non arriva l'autobus. (magari per recarsi al centro commerciale di Bonola o al mercato del venerdì)

Insomma quando la pubblicità dice di lasciare i vostri mezzi a casa  e di usare quelli dell'A.T.M c'è proprio da fidarsi...in certi periodi ti fanno pagare il biglietto truffandoti di un euro e in altri  ci fanno stare bene facendoci fare ginnastica pedalando e facendo lo slalom tra le rotaie del centro, sul pavè,  respirando quel fantomatico aroma che solo  PM10 associato al poco ossigeno rinmasto, ci da quell'euforia che ci mantiene giovani, con le loro biciclette, che tra l'altro il loro utilizzo non costa nemmeno poco.

Statemi bene e buone Feste

R.M

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Inserito da il Inserito da Raffaele Mazzariello il Mar, 23/12/2008 - 14:05

Tutte le G.E.V. della sede del  Servizio di Vigilanza Ecologica di via Boldini 10  Zona 7
augura a tutti i cittadini residenti in tale area;
un Buon Natale e un Felicissimo anno Nuovo.

R. Mazzariello

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Inserito da il Inserito da Oliverio Gentile il Lun, 20/10/2008 - 12:31
Caro Presidente, cari Consiglieri di Zona 7,
vi ricordo che il 24 aprile scorso la Fondazione RCM e Fiab Ciclobby onlus hanno avviato l'iniziativa congiunta www.sicurezzastradale.partecipaMi.it (vedi news di partecipaMi) e che su www.sicurezzastradale.partecipaMi.it dove i cittadini hanno già segnalato (e segnalano) sia:
- situazioni critiche localizzate sulla mappa di Milano;
- che problematiche generali non strettamente legate ad un punto della città.
Nella speranza che prendiate a cuore le segnalazioni dei cittadini, mettendo in atto nelle opportune sedi istituzionali tutti gli atti necessari a dare un seguito ai loro preziosi input, vi riporto di seguito le situazioni critiche localizzate sulla mappa di Milano relative alla Zona 7:

Attraversamento davanti a scuola: attendiamo sicurezza
http://www.sicurezzastradale.partecipami.it/posts/view/276

Siepe che intralcia l'uscita dal Parcheggio
http://www.sicurezzastradale.partecipami.it/posts/view/256
Via don Gnocchi: auto e moto a tutta velocita`
http://www.sicurezzastradale.partecipami.it/posts/view/63
Via Quinto Romano angolo piazza Anita Garibaldi
http://www.sicurezzastradale.partecipami.it/posts/view/214
Viabilita' via Forze Armate incrocio con via Olivieri
http://www.sicurezzastradale.partecipami.it/posts/view/183
Semaforo Corso Vercelli / Largo Settimio Severo
http://www.sicurezzastradale.partecipami.it/posts/view/145
Via Forze Armate: velocita' e incidenti
http://www.sicurezzastradale.partecipami.it/posts/view/72

Intanto, Eugenio Galli (Presidente di Fiab Ciclobby onlus), in occasione della seconda riunione del Tavolo sulla Sicurezza Stradale di Milano dell'01 ottobre scorso, ha consegnato all'Ing. Stefano Riazzola (referente "tecnico" del Tavolo) un documento riassuntivo di ciò che è stato segnalato/proposto su http://www.sicurezzastradale.partecipaMi.it sino al 29 settembre 2008.

Grazie per ciò che riuscirete a fare per la Sicurezza Stradale Partecipata a Milano!
:-)
Oliverio
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Inserito da il Inserito da Oliverio Gentile il Ven, 17/10/2008 - 21:17

Dal sito Web del Comune di Milano:

Sviluppo Sostenibile

A ogni via una "classe" di rumore

Presentato il Piano di Azzonamento Acustico del Comune. Individuati 750 recettori sensibili dove la città abbassa la voce. L'assessore Croci: "Un importante strumento per il governo del territorio". Rafforzata l'attività di controllo

Milano, 17 ottobre 2008 - Presentato ai Consigli di Zona il Piano di Azzonamento Acustico che detta le norme in materia di inquinamento da rumore e stabilisce i criteri per la classificazione delle zone del territorio comunale con l’obiettivo di prevenire il deterioramento di alcune aree cittadine e fornire al tempo stesso uno strumento di pianificazione.

 

“Abbiamo compiuto un lavoro approfondito e importante che ci permetterà finalmente di mettere in atto una seria azione di prevenzione e di controllo sui danni provocati dall’inquinamento acustico in città - ha detto l’assessore alla Mobilità, Trasporti e Ambiente Edoardo Croci –. Il piano esamina la città in modo capillare, tiene conto degli sviluppi urbanistici già pianificati e costituisce la base per il successivo piano di risanamento acustico e per attivare i controlli della vigilanza urbana”.

Il Piano è stato presentato ai Presidenti dei Consigli di Zona che trasmetteranno i loro pareri entro il 7 novembre. Successivamente passerà all’esame del Consiglio comunale e sarà poi oggetto di consultazione pubblica prima della sua adozione definitiva.

Il Piano, che è un “atto di governo del territorio” (stabilito dalla “Legge Quadro sull’inquinamento acustico” 447/95, dalla Legge Regionale 13 del 10/08/01 e dal documento tecnico regionale di riferimento), introduce una classificazione del territorio in zone omogenee, assegnando ad ogni porzione una classe acustica tra le 6 individuate dalla normativa.

All’interno di ogni classe acustica si applicano determinati valori limite di rumore: i limiti più bassi sono quelli stabiliti per la classe I, la più protetta, e vanno via via crescendo per raggiungere i valori più alti in corrispondenza della classe VI. Come unità minima territoriale, ai fini della definizione delle classi acustiche omogenee, è stato considerato l’isolato.

La più alta percentuale di territorio rientra nelle classi III e IV, che da sole rappresentano circa l’85% dell’intera superficie comunale, e sono le aree a più intensa attività umana e densità di popolazione. La percentuale di territorio compresa nelle classi estreme, I e VI, è molto bassa: si tratta di aree particolarmente protette (classe I) e di aree esclusivamente industriali (classe VI).

La classificazione acustica di ogni area tiene conto dei vincoli derivanti dalla normativa: struttura del territorio, densità di popolazione, presenza e densità di attività artigianali, commerciali ed industriali, vicinanza con le infrastrutture di trasporto, presenza di recettori sensibili, classificazioni acustiche dei comuni confinanti e da altri fattori.

Il piano individua anche i recettori sensibili, dal punto di vista acustico, che necessitano di una protezione elevata: si tratta di 750 tra strutture scolastiche di ogni ordine e grado e biblioteche, 52 strutture sanitarie con degenza, 64 Residenze Sanitarie Assistenziali e 78 tra parchi e giardini pubblici. L’individuazione delle infrastrutture stradali, ferroviarie e aeroportuali, ha inoltre permesso la classificazione delle aree limitrofe.

Il piano costituisce un elemento importante di una più vasta strategia antirumore promossa dall’Amministrazione comunale che prevede anche la stesura di un regolamento per la riduzione dell’impatto acustico, sulla scorta dell’esperienza già maturata la scorsa estate in occasione dei concerti allo stadio San Siro e con la definizione di un protocollo volontario con i gestori dei locali notturni. La strategia antirumore adottata dal Comune prevede anche il rafforzamento dell’attività di controllo da parte della vigilanza urbana per garantire il rispetto delle norme.

Dal gennaio di quest’anno, la Polizia municipale ha effettuato 8.686 controlli. Nel 2007 le verifiche sono state complessivamente 13.129.

SCHEDA - La mappa del Piano di Azzonamento Acustico del Comune di Milano

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Inserito da il Inserito da Oliverio Gentile il Mer, 15/10/2008 - 10:28

Da ViviMilano - caso del giorno:

http://www.corriere.it/vivimilano/caso_del_giorno/articoli/2008/10_Ottobre/15/caso.shtml

Il caso del giorno

Via Ravizza, addio alla ragazza invisibile

Aveva poco più di 20 anni e faceva la modella. Era alta, bionda, bella e levigata. Si è buttata dal settimo piano

Gentile dottor Schiavi,
sabato 11 ottobre, poco dopo le 23, una ragazza si è buttata dal 7Ëšpiano di via Ravizza 5. È morta poche ore dopo all'ospedale Fatebenefratelli.
Abito in quel palazzo da 24 anni. Ho sentito lo schianto, confuso nel rumore e nel brusio del sabato sera. Quasi non ci facevo caso a quel rumore appena più forte e diverso dagli altri. Poi mio marito si è affacciato al balcone e mi ha detto «non guardare, è un brutto spettacolo. Si è suicidata una ragazza dell'ultimo piano». Di lei so solo che aveva poco più di 20 anni e faceva la modella. Era alta, bionda, bella e levigata. Uno schianto se l'è portata via. Viveva nel nostro palazzo assieme ad altre ragazze, «appoggiata» in un appartamento scarno e precario, dato in uso dal proprietario a un'agenzia di modelle straniere. Quattro mura e un tetto tra un set fotografico e forse una sfilata. Qualcuno nel palazzo aveva da ridire, ma senza troppa convinzione. In fondo erano belle ragazze quelle che giravano per le scale. Dopo la sua morte ci siamo resi conto che non sapevamo neanche il suo nome. L'avevamo vista qualche volta e basta.

Poco per dedicarle solo un pensiero, una preghiera. In fondo, anche quando era viva nessuno di noi le ha dedicato molta attenzione. Di lei abbiamo scoperto che era canadese, in Italia come modella. Voci raccolte dalle sue colleghe raccontano che si sia uccisa dopo aver saputo della morte della sorella. Come starà quella madre? Di lei è rimasto solo il tonfo di una caduta da oltre 20 metri, neanche una goccia di sangue sull'asfalto. Dopo che l'ambulanza l'ha portata via la vita dei locali è ripresa normalmente. Nessuno vuole perdere l'incasso del sabato sera. Così finisce una vita invisibile in questa città. Vorrei poterle dedicare almeno una preghiera con quel nome che nessuno di noi nel palazzo di via Ravizza 5 ha mai conosciuto, ma posso solo pensare ai suoi capelli biondi scomposti sul marciapiede di via Ravizza mentre qualcuno con un gelato la osserva e passa oltre.

Iaia Deambrogi Davini

Gentile signora,
c'è un senso di impotenza dietro una morte così: una storia senza storia che si apre e si chiude intorno a una grande solitudine. Se ci voltiamo indietro vediamo altre finestre lasciate aperte, e poi un plaid o un mucchio di segatura sull'asfalto freddo della città. Grazie per questa pietas: ci fa sentire meno aridi nel deserto che dobbiamo attraversare con un figlio o una figlia. Non ci deve sfuggire la fragilità che si mangia le vite di tanti giovani: forse il disagio non è sempre invisibile, come la ragazza di via Ravizza 5.

gschiavi@rcs.it

Giangiacomo Schiavi

15 ottobre 2008

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Inserito da il Inserito da Paola De Agostini il Ven, 10/10/2008 - 13:29
Vi segnalo che all'indirizzo http://www.milano20145.it è online il blog del quartiere che si sviluppa attorno a corso Vercelli: piazza Wagner, piazza Pagano, ma anche

De Angeli/Frua, piazza Giulio Cesare...si parla di scuola, di lavori pubblici, delle attività proposte dalla biblioteca e di quanto avviene nel quartiere.

L'idea è nata davanti alla scuola di via Rasori nella scorsa primavera.

Durante gli  anni in cui mio figlio ha frequentato le scuole elementari si era creato un gruppo di genitori affiatati, che si sono dati una mano nella quotidianità condividendo preoccupazioni, chiacchiere e caffè.
Mi è sembrato un buon segno, attorno al quale si poteva pensare di costruire il progetto di una città meno frettolosa e distratta, proprio a partire dal nostro quartiere.
Il blog vorrebbe essere questo: uno strumento per facilitare una partecipazione condivisa, una rete di ascolto trasversale, un modo per dare voce alle nostre esigenze a chi amministra la città.
Tutto questo sarà possibile se chi abita in zona avrà voglia di esprimere e condividere le proprie idee sui problemi e le questioni del quartiere e magari anche elaborare delle proposte per migliorarne i servizi e la vivibilità; da parte mia proverò a raccontare quanto avviene in zona, dall’attività della parrocchia alle iniziative delle scuole o del consiglio di zona.

 

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Inserito da il Inserito da Giovanni Gronda il Dom, 05/10/2008 - 17:10
In via Flli Zoia, proprio di fronte alla Cascina Linterno, bene tutelato dalla Sovrintendenza, è di recente comparso un cassonetto giallo per la raccolta degli indumenti smessi.
Il cassonetto è stato posto di fianco a 2 campane per il vetro e per la carta (sempre più rare).
Quel luogo era già utilizzato come discarica a cielo aperto ma ora con la comparsa di questo cassonetto giallo nuovi rifiuti compaiono: vestiti che vengono lasciati sul marciapiede o in strada a marcire con le intemperie.
A parte i problemi igenici e di sicurezza (i cassonetti vengono deprededati da personaggi discutibili) mi chiedo chi abbia autorizzato il posizionamento di tale cassonetto proprio davanti al millenario complesso di Cascina Linterno.
A mio avviso ci sono luoghi più idonei per contenere tali cassonetti (ad esempio una delle tante parrocchie recintate e quindi più sicure)
Prima di inviare le foto a Comune e Sovrintedenza chiedo, tramite questo sito, al Consiglio di Zona di verificare se quel che scrivo corrisponde al vero.
Allego alcune foto.
Cordialmente
GG

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Inserito da il Inserito da Oliverio Gentile il Mer, 01/10/2008 - 16:31

Da ViviMilano - caso del giorno:

http://www.corriere.it/vivimilano/caso_del_giorno/articoli/2008/10_Ottobre/01/caso.shtml

Il caso del giorno
 
Via Quarti da bonificare, case da abbattere
 
I condomini Aler della periferia ovest sono un fortino dove gli appartamenti si occupano con il passaparola e guai a chi sgarra

Caro Schiavi, forse pochi sanno che via Quarti, periferia Ovest di Milano, è una periferia degradata con un altissimo tasso di occupazioni abusive: 87 alloggi su 425 (pari al 20 per cento). Nei giorni scorsi l'Aler aveva avviato una serie di sfratti programmati, ma la protesta degli abusivi li ha interrotti. L'operazione, che l'Aler svolgeva con le forze dell'ordine, si è bloccata proprio quando sembrava dovesse finire l'inerzia del passato. Segnalo questo fatto perché il vostro camper, proprio qualche mese fa, aveva denunciato la grave emergenza di via Quarti, chiedendo all'Aler e al Comune di intervenire. Una volta tanto questo è stato fatto: se non si restituisce un diritto ai cittadini onesti si lasciano zone di Milano in mano a chi usa la forza per prendersi quel che non gli spetta.
Cristina Mazza
 
Cara Cristina, quando sono arrivati i soldati, quei pochi che il ministro della Difesa è riuscito a distaccare nelle periferie a rischio, in un giardinetto poco lontano da via Quarti i pensionati hanno applaudito. Proprio come accadeva tanti anni fa, quando arrivarono le ruspe del Comune in via Bianchi, un'altra via consegnata all'illegalità e riconquistata grazie alla battaglia dei cittadini onesti. Via Quarti, a Baggio, è un bubbone grande così, e colpisce il fatto che per anni non se n'è parlato. Abbiamo descritto le case bianche di Ponte Lambro, gli osceni tuguri del quartiere Stadera, l'isola dello spaccio di via Capuana a Quarto Oggiaro, ma di quell'enclave malata che lambisce il parco delle Cave fino al nostro viaggio sul camper del Corriere non sapevamo niente.
Quel giorno, mentre alcune sentinelle si davano sulla voce per segnalare il nostro arrivo, abbiamo visto come una periferia può essere davvero un non luogo, un posto infelice e sconosciuto, lontano anni luce da Milano e da noi che ci occupiamo di cronaca: un fortino dove gli appartamenti si occupano con il passaparola e guai a chi sgarra o denuncia, un posto dove le auto bruciano come niente e abbondano le scritte mafiose sulle porte e sui muri, come le siringhe piantate negli ascensori. È stato un atto di coraggio quello dell'Aler, dopo tanta inerzia. Perché bonificare via Quarti è un impresa che il comitato inquilini, spesso solo e isolato, chiede da anni. Ma più che una bonifica, quei caseggiati a nove piani forse andrebbero abbattuti per essere ricostruiti in un contesto migliore per non essere più un ghetto. Le famiglie oneste meritano una casa e non una prigione protetta da boss e da pitbull: via Quarti non deve più essere terra di nessuno.
 
Giangiacomo Schiavi
01 ottobre 2008
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Inserito da il Inserito da Rosario Pantaleo il Mar, 30/09/2008 - 10:33

Ieri sera sera la maggioranza di centrodestra del Consiglio di zona 7 ha votato una delibera epocale: la modifica dell’articolo 23, punto 5) del regolamento del Consiglio di zona.
La delibera consiste nella riduzione del tempo dedicato agli interventi di ciascun consigliere che passa ora da 5 a 3 minuti.
Voglia di concisione? Voglia di concretezza? Voglia di essenzialità?
Non vogliamo fare il processo alle intenzioni ma ci pare tanto, invece, una voglia di “lectio brevis” che tradotto significa: meno tempo da spendere stesso gettone di presenza….
Ci piacerebbe avere un parere dal Ministro Brunetta, attento a certe sfumature…
 
Rosario Pantaleo
Capogruppo PD – Cosiglio di zona 7

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