.: Per una Milano sostenibile...
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Inserito da il Inserito da Camilla Peluso il Mar, 08/04/2008 - 14:01

I Cittadini Propositivi sono nati per collaborare alla soluzione dei problemi di traffico, parcheggi e inquinamento, qualità della vita e della città.
Come cittadini o come comitati, abbiamo riscontrato l'inadeguatezza della legge nel garantire
1. la difesa dell'ambiente
2. il consenso informato e la partecipazione democratica
3. la libera concorrenza, come fattore di offerta di servizi e beni migliori, più economici e più sicuri.
4. la sicurezza e la salute dei cittadini e dei lavoratori
5. La distinzione tra opere pubbliche, opere di interesse pubblico, opere di privati.

1
In termini generali è' vero che la Lombardia ha condizioni geo-climatiche particolari; ma questa è se mai una ragione di più per affrontare questa emergenza a livello nazionale: è necessario tutelare la salute dei cittadini, e va anche protetta l'economia della Lombardia: il turismo, le esportazioni alimentari del nord-est, la stessa riuscita dell'EXPO.
Ricordate quali danni hanno inferto in questi settori al meridione il problema dei rifiuti, unito a quello dell'inquinamento dei suoli e di veleni entrati nella catena alimentare.
RIDATECI L'ARIA

2
Per quanto riguarda la democrazia partecipata: non vengono applicate le direttive europee, i Consigli di Zona sono una caricatura del parlamento delle rane, privi come sono di potere e di informazioni; e sappiamo come sia diventato frustrante anche il ruolo dei Consiglieri di opposizione in Consiglio Comunale e Regionale, quanto accentrato sia il potere decisionale, e ridotto il potere di controllo. Sappiamo anche cosa abbia significato per la democrazia l'attribuzione di poteri eccezionali all'ex-sindaco Albertini.
In un momento in cui tutti si dicono preoccupati per l'emergere di componenti anti-politiche nella piazza democratica, restituire scopo e dignità ai luoghi dove siedono degli eletti dal popolo dovrebbe essere una priorità di tutti i sinceri democratici.
RIDATECI LA DEMOCRAZIA

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Per venire infine al Piano Parcheggi del Comune di Milano, ci sono storture gravi che probabilmente richiedono un intervento legislativo.
Nei primi 12 bandi per l'assegnazione di parcheggi sotterranei in Project Financing le gare sono tutte andate deserte: si è presentato un unico concorrente, il privato che presentava il progetto da mettere a gara, al quale era garantito un diritto di prelazione; questo è avvenuto in violazione, secondo l'Autorità di Vigilanza sui Lavori Pubblici, delle regole della comunità europea sulla concorrenza.
Le conseguenze sono i progetti elaborati senza concorrenza, con la vittoria già in tasca; e quindi la qualità spesso scadente dei lavori, gli enormi ritardi, il ricorso alle tecnologie più economiche per i costruttori ma più pericolose per i fabbricati circostanti, la riduzione della sicurezza nei cantieri, gli aumenti dei costi di vendita agli assegnatari nell'ordine anche del 40%, eccetera.
I prossimi bandi rispetteranno le indicazioni dell'Autorità di Vigilanza sui Lavori Pubblici sulla concorrenza; Chiediamo allora di ottenere la reintroduzione della concorrenza in tutti i concorsi già banditi ma non ancora svolti.
RIDATECI LA CONCORRENZA

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E' anche importante intendersi su cosa si intende per concorrenza:
Se, come è successo per l'assegnazione delle concessioni per la realizzazione dei Parcheggi Residenziali su terreno pubblico, il criterio è il numero di box tra i quali verrà ripartito il costo di costruzione, la conseguenza è una gara a chi fa il parcheggio più profondo, chi scava più sotto la falda o più vicino alle fondamenta delle case.
Con criteri del genere la concorrenza diventa una gara a chi è più incosciente, e i risultati si vedono dappertutto in città.
Non dovrebbe essere necessario, ma siamo costretti a chiedere una legge che obblighi sempre a procedere a rigorosi controlli prima di scavare, verificando profondità della falda, le condizioni del terreno, le fondamenta delle case vicine eccetera, e che proibisca l'uso di tecnologie convenienti solo per i costruttori, come la tecnica dei tiranti.
RIDATECI LA SICUREZZA

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Ogni volta che sono stati denunciati pericoli in qualche progetto di parcheggio sotterraneo, il Comune è intervenuto in prima persona, tramite i suoi dirigenti, per garantire la bontà e la sicurezza dei progetti, l'esistenza di una congrua assicurazione, e naturalmente l'utilità pubblica del progetto.
Potevano Consiglio di Zona, magistratura civile, TAR, tutti i soggetti che avrebbero potuto ficcare il naso nei progetti, dubitare della parola del Comune?
Quando poi si verificano danni anche gravissimi, il Comune si chiama prontamente fuori da quello che definisce un contenzioso tra soggetti privati: svanito l'interesse pubblico, svanite le garanzie e svanita, purtroppo, anche la congrua copertura assicurativa.
RIDATECI LE REGOLE

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Inserito da il Inserito da Mario Maggi il Dom, 30/03/2008 - 11:58

Ho la sensazione che la stragrande maggioranza dei cittadini non si sia mai posto il problema dell'inquinamento delle acque di scarico a causa dello smaltimento degli oli di frittura usati negli scarichi.

Se escludiamo ristoranti e altre comunita', che mi risultano essere obbligate ad una raccolta effettuata da qualche consorzio sugli oli usati, restano centinaia di migliaia di persone che versano olio negli scarichi.

Azione immediata da fare: informare la cittadinanza, e dare istruzioni immediate sul da farsi, del tipo:

* Non gettare mai oli usati negli scarichi di lavelli, nella fogna, nei tombini  

* Raccogliere gli oli in bottiglie di plastica ben chiuse

* Portare le bottiglie nelle apposite campane di raccolta (se non ci sono, il comune investa in questo senso)

* Per un periodo transitorio, in attesa delle campane, gettare le bottiglie ben chiuse nel sacco nero dell'indifferenziata

L'olio usato potrebbe essere usato per alimentare caldaie di cogeneratori, essendo un combustibile ad alto valore calorico ha un valore anche economico.

Penso che sia meglio far convergere l'olio nei sacchi neri piuttosto che nella foglia 

Un saluto a tutti

Mario 

 

 

 

 

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Inserito da il Inserito da Giuseppe De Marte il Gio, 27/03/2008 - 11:17

Nata nel 2004 questa fiera, anomala nel calendario delle fiere di Milano, è al quarto anno di attività.
L'ho scoperta stamattina attraverso un manifesto e visitando rapidamente il sito http://falacosagiusta.org/milano/home.php
Perchè anomala? Perchè l'immagine di Milano in Italia è, o è stata,  ...esattamente il contrario: il consumismo, il rampantismo, gli stili di vita più demenziali, lavoro-week end-ferie-lavoro, sono stati "esportati" dal modello  Milano. Riflettendo su questa fiera e al successo che si può augurarle, Milano, per noi che ci viviamo, è ancora così, come il traffico quotidiano, l'happy hour serale, la febbre da week end ci fa credere? Penso di no.

La metropolitana ed i mezzi pubblici, le facce della gente, gli anziani, i giardinetti, i mercati rionali, certi quartieri degradati, o la galleria cosparsa di cinesi che cercano di vendere la loro inutile paccottiglia, ci dicono che Milano non è come la propone il circo mediatico della stampa e della televisione o come la si può vedere in via Spiga o Montenapoleone. 
Non è solo quella dell'apparenza, o la capitale della moda, del costume, della pubblicità, delle riviste patinate, dei telefonini e degli affari. 

C'è una Milano che soffre, che non sbarca il lunario, che è sola, che non sa dare ai figli l'attenzione e l'affetto che meritano, perchè non ha tempo, ma questa Milano fa andare avanti Milano, dignitosamente, in silenzio e nonostante tutte le insicurezze quotidiane. C'è poi una terza Milano, quella del volontariato, in parte rappresentata anche dalla fiera, un mondo che fa "quello che può".
Quale sarà la Milano di domani, la prima, la seconda o la terza? Quella della periferia o quella della città capoluogo. Quella di oggi o quella di domani? Quella dei palazzinari o quella dei quartieri degradati? Quella delle imprese o quella delle mostre?
Quale che sia, non è facile che Milano possa confermare nel tempo i suoi "primati" con tanti cittadini stanchi, soli o disperati.

Per tutte queste ragioni e persone l'attenzione della politica e degli amministratori dovrebbe essere massima nel pensare alla Milano di domani.

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Inserito da il Inserito da Alessandro Rizzo il Ven, 21/03/2008 - 20:09

Stop the fever-Fermiamo la febbre del pianeta

Ci vorrebbero ben 5 Lombardie interamente ricoperte di alberi per assorbire l'elevata produzione di CO2 emessa sul nostro territorio regionale. E' inimmaginabile, seppure sia un'interessante e accattivante proiezione onirica, ma è la realtà scientifica chiara di un risultato oggettivo conclusivo di una lunga ricerca indetta da Legambiente Lombardia. Tre Italie, invece, colme di alberi per assorbire l'anidride carbonica emessa sul nostro territorio nazionale.
«Stop the fever-Fermiamo la febbre del pianeta» è il nome della campagna che si aprirà il 26 marzo con momenti artistici di esecuzioni musicali, piece teatrali, biciclettate serali, apposizioni di segnaletiche che dissuadono il fluido veicolare continuo del traffico caotico cittadino, reading di poesie e di brani letterari. Aprirà la grande manifestazione un concerto di un famoso emergente artista africano, Youssou N'Dour, all'Alcatraz, lo stesso 26 marzo. Tutto ciò che concerne la strumentazione tecnica e i materiali per amplificazione sonora sono ecosostenibili e compatibili con il rispetto dell'ambiente: microfonature e strumenti che saranno alimentati da fonti di energia rinnovabile e naturale, quale quella solare. Bisogna invertire la tendenza, come sostiene Legambiente stessa, del nostro sviluppo e abbassare la febbre che sta ammorbando il nostro pianeta. L'aumento delle emissioni di anidride carbonica, di polveri sottili, quali PM 10, PM 2,5, che portano il nostro Paese a essere uno dei primi trasgressori degli impegni stilati con il Protocollo di Kyoto, comporta chiaramente e inevitabilmente un aumento progressivo del clima apportando forte nocumento all'equilibrio bio-climatico.
Invertire la rotta, anche partendo dall'arte e dalla cultura, da interessanti e coinvolgenti momenti musicali e culturali, vernissage e kermesse, che non fanno altro che aumentare la forza incisiva del messaggio che vogliamo rivolgere alla cittadinanza: cambiate i consumi.
Il 7 giugno concluderà l'evento e la campagna un grande appuntamento culturale e artistico: sempre a basso consumo di energia e all'insegna della sostenibilità delle fonti e al loro rinnovamento.
Qualcosa cambierà? Forse in futuro non vedremo più come unica speranza avere 5,7 lombardie di alberi per assorbire un aumento esponenziale di Co2: soprattutto se invece di costruire impianteremo alberi nuovi, difenderemo le aree agricole oggi esistenti e fortemente sofferenti, indurremo i nostri vicini a usare fonti di energia rinnovabile e a risparmiare nel consumo di energia.
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
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Inserito da il Inserito da Antonella Fachin il Ven, 21/03/2008 - 18:18

Riporto qui di seguito un articolo di Roberto Brambilla, tratto da "Lavori in corso",

Idee e contributi per l’ALTERNATIVA, Periodico in rete a cura della Associazione Culturale Punto Rosso
"Il comune di Cassinetta di Lugagnano (MI) si è dotato in marzo del 2007 di un Piano di Governo del Territorio a crescita zero. La cosa, in un mondo in cui non si parla che di crescita, ha del sensazionale.
"Il comune di Cassinetta di Lugagnano (MI) si è dotato in marzo del 2007 di un . La cosa, in un mondo in cui non si parla che di crescita, ha del sensazionale.
Per quanto ne so non ci sono altri comuni in Italia che hanno pianificato in questa direzione (e con il favore della popolazione). Ritengo quindi opportuno portarvi a conoscenza di questo fatto allegandovi la relazione che molto gentilmente il sindaco Domenico Finiguerra mi ha inviato.
Mi pare anche il caso di sottolineare che se si vuole evitare che il territorio venga cementificato, occorre individuare una nuova modalità per il finanziamento degli enti locali. La possibilità di sostenere parte della spesa corrente grazie agli oneri di urbanizzazione e ad altri meccanismi connessi con la cementificazione del territorio (tassa ICI) butta letteralmente le amministrazioni comunali nelle braccia della speculazione edilizia.
In parole povere sarebbe auspicabile che tutti i sindaci convocassero i loro cittadini, mostrassero loro il bilancio e ponessero il quesito: preferite pagare quel tanto di tasse necessarie per l'amministrazione del comune salvaguardandone il territorio o preferite far cassa lottizzando e avviando una spirale di consumo di suolo che comunque dovrà finire?
Faccio notare che Finiguerra è stato eletto nel 2002 con il 51% dei voti e rieletto in una lista civica nel 2007 con il 63% dei voti.
P.S. 1: Se sentite partire il piagnisteo consueto relativo al fatto che si creerebbe disoccupazione
nel settore dell'edilizia ricordate per favore che quasi tutte gli edifici esistenti hanno bisogno di riqualificazione energetica. C'è da lavorare da qui al 2050.
P.S 2: Cosa ne pensate dell'attuale campagna elettorale di qualcuno incentrata sulla riduzione delle tasse?
***
GOVERNO DEL TERRITORIO A "CRESCITA ZERO"
(a cura di Domenico Finiguerra, sindaco di Cassinetta di Lugagnano)
Premessa
Cassinetta di Lugagnano (MI) è un comune del Parco Lombardo della Valle del Ticino, riserva della Biosfera UNESCO. Nel mezzo di una bella pianura irrigua, una mezzaluna fertile che va da Melegnano a Legnano. Ma come tutti i comuni a sud della grande metropoli  milanese, è sottoposto a una fortissima pressione a costruire. Infatti, il sud-ovest Milano, con il solo 19% di territorio urbanizzato, è il naturale luogo dove sfogare l'"incontinenza" edilizia della grande metropoli e dove realizzare grandi infrastrutture, dettate dal modello di sviluppo che ha già creato Malpensa e che ci porterà Expo2015 (forse) e tutte le sue conseguenze.
Le elezioni
Quando nel 2002 il sindaco Domenico Finiguerra è stato eletto con il 51% alla guida dell'amministrazione comunale di Cassinetta di Lugagnano, il programma elettorale al capitolo "urbanistica" prevedeva in maniera molto chiara ed esplicita la volontà di:
  • non procedere a nessun nuovo piano di insediamenti residenziali se non attraverso il recupero di volumi già esistenti;
  • puntare sulla valorizzazione del centro storico e del patrimonio artistico ed architettonico (il naviglio grande, le sue ville, i parchi ed i giardini);
  • salvaguardare l'agricoltura;
  • promuovere la qualità ambientale e il turismo;
  • opporsi alle grandi infrastrutture legate all'aeroporto di Malpensa.
La crescita zero
La scelta del risparmio del suolo e l'adozione del principio ispiratore cosiddetto della "crescita zero" per tutta la politica urbanistica dell'amministrazione derivava dalle seguenticonvinzioni/costatazioni:
  • non è sostenibile un modello di sviluppo che prevede il consumo sistematico del suolo,
  • non è sostenibile un modello di sviluppo che prevede l'impoverimento delle risorse naturali, la progressiva e inesorabile urbanizzazione e conurbazione tra diverse città e paesi;
  • non è più sostenibile il meccanismo deleterio che spinge le amministrazioni a "utilizzare" il territorio come risorsa per finanziare la spesa corrente.
La decisione
La decisione di adottare la "crescita zero" quale principio della politica urbanistica, anche se già ampiamente prevista dal programma amministrativo, è stata confermata successivamente anche attraverso assemblee pubbliche aperte a tutta la cittadinanza. Nell'ambito del procedimento partecipato di elaborazione del PGT il dilemma da sciogliere è stato sostanzialmente il seguente: "per finanziarie le opere e i servizi necessari alla comunità, la comunità stessa preferisce:
  • ricorrere al finanziamento delle opere necessarie per mezzo di nuove lottizzazioni (e conseguente incremento di popolazione, e conseguente necessità di nuovi servizi, e conseguente necessità di nuove lottizzazioni, e via così fino all'esaurimento delle aree libere), oppure
  • ricorrere al finanziamento per mezzo di accensione di mutui con conseguente ricaduta sulla fiscalità locale?
Dal dibattito che ne è uscito, non c'è stata nessuna levata di scudi in nome del motto "giù le tasse"; anzi, le considerazioni più ricorrenti sono state: "vogliamo  mantenere integro il territorio e non vogliamo crescere", oppure "siamo scappati dall'hinterland milanese e abbiamo scelto Cassinetta di Lugagnano per la sue qualità ambientali". L'amministrazione, pertanto, con grande sorpresa anche degli urbanisti incaricati, ha ritenuto giusta e confermato la decisione di non prevedere nessuna zona di espansione.
Il bilancio comunale
Fin dall'insediamento, la politica di bilancio è stata improntata al massimo rigore, puntando alla realizzazione di un importante e strategico obiettivo: "l'emancipazione" del bilancio dagli oneri di urbanizzazione.
Progressivamente, a partire dal 2002, è stata ridotta fino allo 0 (zero) % (obiettivo raggiunto contestualmente all'approvazione del PGT) la quota di oneri di urbanizzazione destinata al finanziamento delle spese correnti. Inoltre, anche sul lato delle spese in conto capitale (investimenti) si è proceduto con una intensa e faticosa ricerca di contributi provinciali, regionali e statali a fondo perduto.
Il Comune di Cassinetta di Lugagnano, nell'ultimo quinquennio ha realizzato opere per circa 4 milioni di euro grazie a contributi della Regione Lombardia e della Provincia di Milano. I pochissimi interventi di recupero dei volumi esistenti o alcuni micro-interventi sono stati autorizzati dall'amministrazione a fronte di ingenti opere pubbliche (a titolo di esempio, con il recupero di una villa del '500 e di annesso fienile a fini abitativi, l'amministrazione si è vista realizzare opere aggiuntive per 400 mila euro; la costruzione di una nuova farmacia privata è stata accompagnata alla realizzazione del nuovo polo sanitario).
Moltissime sono state le iniziative realizzate per mezzo di sponsorizzazioni (si cita a titolo di esempio la sponsorizzazione del Piano Colore allegato allo stesso PGT da parte di Caparol). La scuola materna è stata costruita accendendo un mutuo finanziato con l'incremento di un punto dell'ICI sulle attività produttive. L'ICI sulla prima casa è rimasta ferma al 6 per mille e l'addizionale irpef al 2%. La tariffa rifiuti prevede il recupero del 100% a carico dei contribuenti. Ma la raccolta differenziata è oltre il 73%.
Si fa notare che se non avesse scelto l'opzione crescita zero, l'amministrazione avrebbe potuto ridurre, e di molto, la pressione fiscale sui cittadini e sulle imprese. L'offerta di servizi sociali, educativi e culturali è aumentata e non è stato fatto nessun taglio alla spesa per servizi alla persona.
Il Piano di Governo del Territorio
Il PGT del Comune di Cassinetta di Lugagnano è stato approvato definitivamente nel mese marzo 2007, alla vigilia delle elezioni amministrative. Non prevede nessuna zona di espansione. E' incentrato sul recupero e sulla valorizzazione del patrimonio esistente ed è corredato di un dettagliatissimo Piano del Colore.
Conclusioni
Riassumendo: arrivare ad un PGT a crescita zero è possibile, ma sono necessarie le seguenti condizioni:
  • solidità della maggioranza e impermeabilità alle pressioni esterne che spesso pongono l'amministratore di fronte a offerte difficili da rifiutare: "se mi fai realizzare questo intervento edilizio, ti sistemi il bilancio, fai tante opere pubbliche utili senza sforzo e vieni rieletto oppure fai carriera ".
  • forte condivisione della scelta da parte della comunità e continua partecipazione della stessa (i bambini, le associazioni, i gruppi informali, i singoli cittadini) alle decisioni assunte dell'amministrazione
  • seria politica di bilancio che renda indipendenti sia le spese correnti che quelle in conto capitale dagli oneri di urbanizzazione dovuti a nuovi insediamenti e che ricerchi risorse alternative utilizzo ed incentivo al recupero di tutti i volumi esistenti
Una postilla
Alle ultime elezioni amministrative del 2007, la lista civica (rosso-verde) è stata riconfermata con oltre il 63% dei voti, in netta controtendenza rispetto a tutta la provincia di Milano."

E voi che ne dite?
L'Assessore Masseroli che ne dice? Conosce questo caso?
Io spero che anche a Milano si possa avviare un approccio responsabile simile, nell'interesse di tutti i cittadini che ci tengono alla qualità della vita nella propria città.

Cordiali saluti
Antonella Fachin
consigliere Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo
per La Sinistra L'Arcobaleno

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Inserito da il Inserito da Giovanni Gronda il Gio, 21/02/2008 - 09:10

E' uscito un nuovo video di Elio e le storie tese, dedicato ai 16000 (ignorati) firmatari della petizione per salvare il bosco di Gioia (Ringrazio pubblicamente il buon tasterista Rocco Tanica per questo e per l'impegno profuso).
Non voglio prendermi responsabilità, incollo il testo della canzone "Parco Sempione" con piccole censure (lascio al moderatore una eventuale censura ulteriore).

...sedicimila firme
niente cibo per Rocco Tanica
ma quel bosco l'hanno rasato
mentre la gente era via per il ponte

Se ne sono sbattuti il c...o
ora tirano su un palazzo
han distrutto il bosco di Gioia
QUESTI GRANDISSIMI FIGLI DI T...A!!

e il link al video

e a questo altro link la presenza del nostro Presidente della Repubblica di fronte al "buco"

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Inserito da il Inserito da Germana Pisa il Gio, 14/02/2008 - 16:46
I suv cominciano a essere un problema serio da affrontare. Un suv oggi ha travolto un autobus in p.zza S.Pietro in Gessate, lo ha costretto a schiacciarsi contro un tram e c’è un morto e ci sono feriti gravi. Credo sia capitato a tutti noi di tirare un accidente a qualche suv, (sia trovandosi spettatori a piedi, che su ruote), per la disinvoltura chiamiamola così con cui questi suv, (survival per il conducente, killer potenziale per gli altri) si muovono in città. Io personalmente l’ultimo accidente lo ho tirato giorni fa al vedere uno di quei cosi andare a folle velocità, incurante di strisce bianche (figuriamoci le strisce bianche pfui)..esercitandosi in gimcane. Per i conducenti di suv di solito le norme sono un optional più optional di quanto non lo siano per altri utenti della strada . Questa la mia esperienza. E quello dell’inquinamento che provocano è un altro discorso ancora.
Ho letto ieri che a Londra il sindaco ha emanato norme molto decise per la circolazione dei suv e mi sono chiesta immediatamente se da noi qualcosa del genere sfiorerà mai la mente di un nostro Amministratore.

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Inserito da il Inserito da Martino Marini il Mar, 22/01/2008 - 15:21

Salve a tutti e complimenti per il forum :)

Ultimamente si sente tanto parlare dei problemi ambientali, e tra le soluzioni indicate sempre più spesso vedo figurare anche una maggiore attenzione alle tecnologie costruttive compatibili con l'ambiente, costruzioni ecosostenibili ed edifici ad impatto ambientale/energetico ridotto se non addirittura negativo.

Ho letto diversi servizi e pare proprio che la bioedilizia si stia affermando con forza sempre maggiore, nel mondo e anche un po' qui da noi.

Volevo chiedervi cosa ne pensate delle tecnologie ambientali per l'edizilia, cosa si può fare qui a Milano e se magari ci sono degli incentivi per chi scegliere di intraprendere questa strada per costruire la propria abitazione (ristrutturare la vedo già più dura).

Io ho trovato diverse aziende d'edilizia sostenibile, ma prima di contattare qualcuno e cominciare a chiedere preventivi, vorrei un vostro parere, se l'avete, e magari sentire la vostra esperienza relativamente alla bioedilizia a Milano.

Grazie a tutti quelli che risponderanno :) 

 

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Inserito da il Inserito da Andrea Giorcelli il Mer, 09/01/2008 - 01:15
Le indicazioni raccolte in quest'articolo sono tratte da libri e altri articoli di agronomi ma soprattutto dalla ricca documentazione riguardante le potature prodotta dalla Scuola Agraria del Parco di Monza (www.monzaflora.it), che promuove in maniera autorevole e competente una migliore cultura del verde.
 
Altre fonti di sensibilizzazione sul tema:
 
www.boschieuganei.it
http://isaitalia.org/...
www.plantamnesty.org
 
Tutti concordano su una cosa: non capitozzare gli alberi.
 
Per favore, fate girare il piú possibile queste
informazioni.
 
La stagione degli orrori

 

Con l'avvicinarsi della stagione delle potature ritengo utile diffondere le corrette informazioni su una pratica cosí diffusa sgombrando il campo dalle tante convinzioni errate.
Il principale nemico delle piante in città, che le rovina e le fa morire, non è l'inquinamento, non sono le malattie, non sono i parcheggi interrati (anche se sarebbe sempre meglio evitare l'abbattimento di alberi per realizzarli), ma sono le potature, specie se superflue, eccessive e fatte male, cioè nella maggior parte dei casi.
La potatura, necessaria nella frutticoltura e viticoltura, dove serve ad aumentare la produttività e consentire una piú agevole raccolta grazie al mantenimento della pianta a un'altezza assai ridotta, è quasi sempre inutile e anzi dannosa nell'ambito del verde ornamentale, dove quel che interessa ovviamente è la bellezza e l'armonia di una chioma gestita secondo il portamento naturale della pianta.
 
Per un'impresa di giardinaggio è molto piú comodo, veloce ed economico fare una "capitozzatura" (cioè una potatura drastica, severa, che interrompe la crescita apicale dei rami o del fusto, e che veniva praticata un tempo nelle campagne e nei filari per ottenere legna da ardere o rami da intreccio), facendo pochi e grossi tagli in basso, piuttosto che numerosi e piccoli in alto (dovendo utilizzare autoscale). Non è detto che la colpa sia per forza dei giardinieri, che spesso hanno le competenze tecniche per effettuare potature corrette, ma, incalzati dalle pressioni di molti proprietari, il piú delle volte condominii, cedono ad assurde richieste per non perdere il lavoro, pur nella consapevolezza della dannosità dell'operazione.
 
Si invita a osservare gli alberi nella loro veste invernale confrontando la struttura armoniosa ed equilibrata di un albero intatto con quella di un albero alterato dalle potature.
Inoltre i nidi di uccellini eventualmente presenti sui rami vengono cosí asportati. Per quanto riguarda la vegetazione, l'arrivo della primavera, a tutti gradito, è spostato in avanti almeno di un paio di mesi per le piante capitozzate.
 
Nei giardini privati dove sono stati effettuati questi interventi in passato, le perdite sono state sicuramente maggiori (e in futuro peggioreranno sicuramente), rispetto a quelli dove le piante non sono state toccate o sono state potate correttamente: non hanno sofferto, né si sono spezzati fusti o rami, come si può verificare osservando e confrontando piante delle medesime specie. Questo basta per dimostrare chiaramente che la potatura non rende le piante piú forti, anzi, le rende piú vulnerabili in caso di condizioni sfavorevoli, come siccità, forte gelo..., poiché le sottopone a una forte crisi energetica (la pianta si nutre attraverso la fotosintesi grazie alle foglie).
 
Gli alberi esistono da circa 400 milioni di anni e non hanno mai avuto bisogno degli interventi dell'uomo per rinforzarsi, semmai è l'uomo che ha bisogno degli alberi. Purtroppo non possono parlare, e spesso sono sottoposti a trattamenti scriteriati. Ma gli scompensi nella struttura e fisiologia dell'albero sono percepibili da un occhio attento alle alterate caratteristiche della vegetazione, che indicano una grave compromissione dello stato di salute della pianta.
 
Ogni taglio comporta una vera e propria ferita da cui fuoriesce la linfa e da cui possono penetrare organismi patogeni; se è troppo estesa l’albero non riuscirà piú a richiuderla con la corteccia e darà luogo a marcescenze, carie, cavità con grave pericolo, a lungo andare, per la stabilità dei rami o addirittura dell’albero intero, che rischierà di cadere a terra.
E la nuova vegetazione darà problemi: dal ramo tagliato si svilupperà una massa fitta e disordinata di rami in concorrenza alimentare tra di loro (riscoppio vegetativo), proporzionale alla parte di chioma asportata, e dal tronco e dalle radici delle piante innestate nasceranno altri getti anomali che ne altereranno la forma e il colore.
Il ramo che viene emesso a seguito di un taglio, senza contare l'incrementato rischio di malattie fungine, avrà sempre un'attaccatura piú debole e fragile di un ramo sviluppatosi nella crescita naturale. Questo anche perché l'angolo d'inserzione sarà alterato e ciò potrà provocare schianti e scosciature.
Perfino uno studente delle medie sa che l'apparato radicale di un albero è proporzionato all'apparato fogliare, pertanto se viene asportato il 50% o piú della parte aerea, altrettanta parte dell'apparato radicale andrà in deperimento, col risultato di avere una riduzione dell'ancoraggio della pianta al suolo.
 
Anche il taglio della punta o dei rami bassi di conifere e altre piante a portamento simile come càrpini, magnolie, ontani, Liquidambar è del tutto errato, perché porta a pericolose biforcazioni o a diradamenti e altre anomalie di crescita. Nella maggior parte dei casi gli alberi non ne moriranno, ma non torneranno piú come prima. Invece alcune specie, come faggi, betulle, alcuni aceri e molte conifere, rischiano d'essiccare completamente.
 
Allora vien da chiedersi: perché spendere somme rilevanti per farsi rovinare i giardini quando con somme inferiori si potrebbero pagare lavori piú utili per il verde ma meno redditizi per le imprese, come le sarchiature e concimazioni del terreno intorno agli arbusti e agli alberi?
Per prevenire le cadute di rami e alberi bisogna controllare periodicamente la stabilità delle piante e delle branche principali. Invece sottoporre gli alberi a potature massicce e indiscriminate nell'illusione di azzerare i rischi di caduta dei rami è inutile e pericoloso per gli anni successivi.
In tutti i casi in cui, come nelle alberature stradali e per altri problemi di mancanza di spazio per lo sviluppo di grossi alberi come per esempio quando gli alberi sono troppo a ridosso degli edifici, per eliminare rami o branche secche o pericolanti, per porre riparo a precedenti potature errate o ai danni del forte vento o della neve, non si possono evitare potature (che sempre indeboliscono le piante), bisognerebbe intervenire in maniera rigorosamente corretta dal punto di vista agronomico rispettando la struttura e la fisiologia dell'albero*, cosa che purtroppo spesso non avviene. Potare è un'arte e la potatura migliore è quella che non si vede.
 
Se si vuole la sicurezza assoluta non si devono avere alberi. Ma guardiamo le statistiche: quante persone muoiono o si feriscono perché colpite da rami o alberi e quante per incidenti stradali? Per questi si può migliorare la sicurezza delle strade, dei veicoli ecc..., però pretendere di controllare totalmente i pericoli derivanti dagli eventi naturali rimane una chimera dell'uomo moderno.
 
Per poter vedere in ambito urbano alberi secolari o d'età ragguardevole nel loro maestoso portamento naturale, bisogna visitare città come Amsterdam, Copenaghen, Vienna, comunque verso il Nord Europa, Slovenia, Svizzera, mentre in Italia purtroppo è molto piú difficile a causa d'una mentalità che, quella sí, si dovrebbe sradicare.
 
Andrea Giorcelli
Consigliere della zona 7 (gruppo Verdi)
 
 
*: intervenire solo su branche e rami che non superino, nel punto di taglio prescelto, i 5 cm di diametro (comunque mai piú di 8-10 cm), in corrispondenza dei “nodi” o diramazioni (i punti in cui i rami si dividono) evitando di tagliare tra un nodo e l'altro, in modo tale da non rilasciare "monconi", cioè porzioni di branca o di ramo privi di più giovani rami apicali; per far ciò è necessario accorciare la branca o il ramo fino all’inserimento del ramo di ordine inferiore, generalmente piú corto, che deve avere una sezione minima pari a 1/3 di quello di ordine superiore che andrà a sostituire nello sviluppo della pianta  e direzione non troppo divergente da esso  (tale tecnica risulta comunemente definita “potatura tramite taglio di ritorno"), oppure eliminare completamente la branca o il ramo fino all'inserimento sul tronco o su branca o ramo di ordine superiore, sempre rispettando rigorosamente il collare.

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Inserito da il Inserito da Alessandro Rizzo il Dom, 30/12/2007 - 19:38
Il sito di Repubblica Milano ha aperto da tempo una discussione e un sondaggio in merito ai progetti che sono previsti per Milano di edificazione di alti grattacieli e imponenti, per cui, come stima il sindaco Moratti, sono previsti investimenti su professionalità ed esperienze architettoniche e ingegneristiche di elevato contenuto e portata. Diversi sono gli architetti chiamati a Milano, di calibro internazionale. Una metà delle lettrici e dei lettori hanno dato come risposta un SI affermativo riguardo al quesito:"Siete d'accordo sulla realizzazione dei progetti dei grattacieli nelle zone previste, ossia Isola, Garibaldi Repubblica, City Life?". Ma un altrettanto 50% ha risposto negativamente alla domanda, considerando inopportuni e inadeguati i progetti. Una reale spaccatura nella cittadinanza milanese, sia residente sia non residente, ma conoscitrice del territorio metropolitano. Una domanda occorre farsi a riguardo:"quanto sono convenienti i grattacieli previsti?". Si dice e si stima che costruire grattacieli permetterebbe la realizzazione di spazi verdi, in quanto un grattacielo è meno esteso superficialmente di un palazzo e, pertanto, lascerebbe diverse aree di pertinenza e diversi spazi su cui realizzare nuovi insediamenti ambientali, giardini e parchi, come oneri di urbanizzazione. Vorrei affrontare questo tema non con preclusioni ideologiche che creano solo prefigurazioni e pregiudizi, ma con una dose di scientificità che possa dare e apportare un giudizio politico, chiaramente stiamo parlando di territorio, ma equilibrato, eretto con cognizione di causa. Ci sono esempi esteri che possano aiutare noi amministratori milanesi a dare un giudizio comparativo: esperienze a confronto si dice come metodo ottimale per valutare le opportunità di determinate scelte. Vediamo Parigi: Hutter riporta sempre su Repubblica Milano, il sito, il fatto che non ha trovato maggioranza adeguata l'approvazione di una proposta, un progetto preliminare, di edificare palazzi alti come "quelli di Milano". A Firenze esiste una forte opposizione sociale ogni volta che si prefigurano progetti mirabolanti del calibro milanese, oppure a Bologna una forte mobilitazione della cittadinanza ha evitato che si edificasse presso la Stazione Centrale una torre più alta di quella degli Asinelli.
Ma all'estero, tanto osannato come luogo dove i "lacci e lacciuoli" delle regole limitative il costruttivismo edilizio, la situazione non è diversa. A Parigi il Comune non ha trovato soluzione alla possibile maggioranza contraria alla realizzazione di un grattacielo di più di trenta piani sul Boulevard Peripherique, oppure a Monaco di Baviera, dove si è bocciato un progetto simile in quanto disturberebbe il naturale "skyline". Ma parliamo anche di New York, dove gli abitanti del Village hanno contrastato la realizzazione del progetto di un grattacielo nel proprio quartiere. Forse, si dirà, le altre città hanno configurazioni geofisiche e geologiche non promettenti e poco concordanti con la progettazione di grandi e alti grattacieli. Vediamo Torino, circondata dalle Alpi, Roma dove vi è alta concentrazione di reperti archeologici. E' vero, ma non è questa la sola circostanza che permette una seria opposizione alla realizzazione dei progetti nelle altre città italiane ed europee: possiamo dire che le edificazioni devono essere contestualizzate? Possiamo anche pensare di costruire una bellissima costruzione, magari con parti che possano architettonicamente portare la stessa a essere una vera opera d'arte, ma se il contesto territoriale e urbano non è consono che cosa ci riserverebbe la magnifica bellezza mondiale? Niente e deturperebbe una realtà che è storicamente pensabile avente una propria storia, cultura, tradizione civica e sociale, geosociale che deve essere preservata e rispettata. Vedete io non mi oppongo a innovazioni architettoniche: amo lasciare l'estro esprimersi e a indicare nuove possibilità di progresso urbanistico. Ma queste possibilità non possono essere poste senza una conoscenza approfondita del luogo dove vengono ipotizzate. Io credo che per quanto concerne i grandi progetti della Milano "dai grattacieli alti" è mancato un lavoro d'equipe tra professionisti, architetti e urbanisti, e amministratori, assessori, dirigenti di settore, consiglieri, che riguardano il momento politico di consiglio. Ma soprattutto tutto è stato definito nelle progettazione definitive senza sentire i protagonisti primari, destinatari unici delle proposte: la cittadinanza. E questo si chiama assenza e soffocamento della partecipazione. Abbiamo visto come a New York, addirittura si potrà dire, la cittadinanza residente si è opposta con fermezza ottenendo la sospensione del progetto esecutivo.
Ma a parte queste osservazioni possiamo dire veramente se i grattacieli sono ecologici ed ecosostenibili? Si parla di bioarchitettura, che, in realtà, ha singificati altri se si pensano alle esperienze in atto in Germania, nei Paesi Scandinavi, all'avanguardia in questo ambito e costruttori da tempo di edifici a bassissimo patto ambientale e non dispersivi di calore e di energia (parliamo della coibentazione). Ma i progetti che verranno realizzati quale impatto avranno sull'ambiente e sul consumo di energia? Luca Mercalli parla di un dispendio di energia che supera i 50 kilowattora, come prevedibile per costruzioni alte 200 metri. Io parlo di ipotesi e di prefigurazioni: non ho sentito parlare di sistemi di coibentazione, ossia di riscaldamento geoclimaticamente compatibile con uno sviluppo ecologico, proprio nel momento in cui diverse metropoli italiane, seppure in ritardo, ma invitate da una legislazione finanziaria ultima favorente politiche amministrative volte al rispetto e alla tutela dell'ambiente, si stanno adeguando a parametri che possano portare al raggiungimento dell'obiettivo finale di ridurre del 10% le emissioni nel nostro Paese.
Si è parlato di questo nella definizione del progetto, nella sua fase preliminare? O si è solo accelerato i tempi decisionali per una smania di costruttivismo inspiegabile e deleterio per il contesto urbano della città di Milano?
A voi e a noi il dilemma aperto.

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

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