.: Case, edilizia e gestione del patrimonio comunale
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Inserito da il Inserito da Antonella Fachin il Ven, 14/11/2008 - 17:24

Riporto qui di seguito un articolo apparso oggi su ChiamaMilano in merito al contratto di quartiere Molise-Calvairate-Ponti.
Altri quartieri sono degradati e attendono da anni l'impegno della municipalità ad affrontare i problemi esistenti nel campo edilizio, ambientale, sociale ed economico tramite una effettiva riqualificazione delle loro aree.

Finora le opere vengono realizzate secondo una logica che impone dall’alto i mutamenti e contravviene palesemente allo spirito del Contratto di Quartiere, fondato su una progettazione complessiva integrata e partecipata.

Un pensiero a caldo... ma perchè solo negli altri paesi europei la democrazia partecipata è la normalità?
Perchè tra il Comune e la gente che vive nella città vi è un così profondo iato?
Perchè il Comune non sa ascoltare e recepire i suggerimenti/le istanze che provengono dai cittadini?

Cordiali saluti a tutti/e
Antonella Fachin
Consigliere Zona 3
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
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OLTRE IL DEGRADO LA BEFFA
Molise-Calvairate Una costosa riqualificazione urbana che non piace a nessuno

Molise-Calvairate-Ponti: tre dei 16 quartieri degradati di Milano, cinque dei quali inseriti nel programma Contratti di Quartiere, finanziato dal Governo e condotto dal Comune. Molise e Calvairate sono rientrati in questo intervento straordinario di riqualificazione urbana, che comprende gli aspetti: edilizio, ambientale, sociale ed economico. Sulla carta sembrerebbe qualcosa di buono. Nella pratica le cose non stanno esattamente così.
La zona presenta notoriamente problemi di varia natura, dallo stato di completo abbandono di numerosi edifici alla mancanza d’interventi a livello di infrastrutture e servizi, ad una composizione sociale che comprende percentuali elevate di nuclei familiari sotto la soglia di povertà, anziani, immigrati, malati psichici: uno stato di cose che mal si concilia con le origini di un quartiere, costruito tra gli anni ‘20 e ’30 secondo un modello di edilizia residenziale pubblica abbastanza virtuoso che prevedeva alloggi decorosi, in edifici realizzati secondo criteri di una vivibilità che oggi sembra del tutto svanita, erosa dal passare del tempo, dai mutamenti sociali e ancor più da un disinteresse totale delle istituzioni.
Comune, Regione Lombardia, Aler: oltre che manchevoli nel proprio compito, incapaci di mettere a frutto le competenze e l’esperienza ventennale di un quartiere che si è distinto per il contributo critico e propositivo verso i progetti istituzionali, anche dotandosi in sede di Consiglio di Zona di uno strumento integrato come la Commissione Edilizia Pubblica e Privata-Contratti di Quartiere.
Tant’è: l’ultima dimostrazione di questo approccio strabico della pubblica amministrazione sono i lavori di riqualificazione, in parte eseguiti e in parte in corso d’opera, nel tratto che va da Piazza Insubria a Piazzale Martini e che coinvolge via Ciceri Visconti.
Un progetto chiamato “Sistema Molise-Calvairate”, imposto dalla Giunta Albertini, respinto per ben due volte dal Consiglio di Zona 4 e ciò nonostante realizzato dalla Giunta attuale, secondo una logica che impone dall’alto i mutamenti e contravviene palesemente allo spirito del Contratto di Quartiere, fondato su una progettazione complessiva integrata e partecipata.
Il peggio è che l’intervento realizzato non è solamente inutile ai residenti (che reclamano da anni interventi ben più sostanziali soprattutto per quanto riguarda la condizione abitativa), ma a conti fatti è risultato peggiorativo sotto vari profili: marciapiedi stretti e privi di scarichi che si allagano quando piove, carreggiate ristrette a vantaggio di aiuole inutilizzabili e incolte, una doppia pista ciclabile a senso unico a ridosso delle uscite di negozi e portoni lungo via Ciceri Visconti, mancanza di aperture davanti ad alcuni civici che rende impossibile l’accesso dei mezzi di soccorso, eliminazione di oltre 300 posti auto (numero che aumenterà perché i lavori su piazzale Martini sono tuttora in corso di realizzazione). Per non parlare della rimozione di un campetto da calcio frequentatissimo dai bambini della zona, rimosso a favore di un campo bocce che nessuno usa, se non gli stessi bambini che s’ingegnano a saltellare col pallone da una parte all’altra del divisorio.
Era difficile fare peggio, il che suona ancora più folle considerando l’enorme spreco di risorse pubbliche che questo vacuo lifting urbano ha comportato: un costosissimo intervento di facciata, privo di funzionalità, in un quartiere in cui abitano in condizioni invivibili famiglie in difficoltà, numerosissimi anziani e sofferenti psichici in stato d’abbandono. Un progetto calato dall’alto, l’ennesimo, che non ha tenuto conto delle necessità reali degli abitanti, incapace di conciliare la dimensione estetica con quella logica, e contro cui i cittadini hanno sottoscritto la protesta e raccolto firme: per quel che vale, visto che ormai i lavori sono in fase avanzata.

Antiniska Pozzi  

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Inserito da il Inserito da Nadia Simionato il Gio, 13/11/2008 - 16:49

Buongiorno,
mi chiamo Nadia Simionato e sono la Responsabile Marketing e Comunicazione di Cohousing Ventures.

Noi ci occupiamo di cohousing, cioè di insediamenti abitativi composti da abitazioni private corredate da ampi spazi (coperti e scoperti) destinati all'uso comune ed alla condivisione tra i cohousers. Tra i servizi di uso comune vi possono essere ad esempio, ampie cucine, spazi per gli ospiti, laboratori per il fai da te, spazi gioco per i bambini, palestra, piscina, internet-cafè, biblioteca ed altro.
Di solito un progetto di cohousing comprende dalle 20 alle 40 famiglie che convivono come una comunità di vicinato (vicinato elettivo) e gestiscono gli spazi comuni in modo collettivo ottenendo in questo modo risparmi di costi e benefici di natura ecologica. Il cohousing nacque in Danimarca verso la fine degli anni '60, da allora vi è stata una progressiva diffusione negli Stati Uniti e nel resto dell'Europa.
Il cohousing si impone oggi come strategia di sviluppo sostenibile in grado di dare benefici sul piano sociale ed ecologico; se da un lato, infatti, la condivisione di spazi, attrezzature e risorse agevola la socializzazione e la cooperazione tra gli individui, dall'altro questa pratica, unitamente ad altri "approcci" quali la costituzione di gruppi d'acquisto interni, favoriscono il risparmio energetico e diminuiscono l'impatto ambientale di queste comunità.

In particolare, in tempi difficilissimi per fare qualsiasi cosa, noi continuiamo a fare cose che ci sembrano belle e innovative, con mezzi e risorse ancora piuttosto limitati.

Noi non vendiamo case, costruiamo gruppi di persone che condividono la stessa idea sul vivere meglio e sul condividere alcuni aspetti della loro vita che possano fare la differenza migliorandola. A Milano abbiamo da poco lanciato il progetto Urban Farm (un cohousing sostenibile e cooperativo con 35 appartamenti dotati di una serra verticale che produce almeno il 50% della verdura di cui i residenti hanno bisogno - si veda testo qui sotto e comunicato stampa allegato). A luglio 2009 gli abitanti del primo cohousing Italiano, Urban Village, che sta per nascere in zona Bovisa, entreranno nelle loro case. E sta per partire il cantiere di Corti di Nerviano, il cohousing alle porte di Milano che nascerà dalla ristrutturazione di un edificio a corte del 600 (quale luogo più adatto per un cohousing?).

Vi sarei grata se mi mandaste i vostri commenti e se voleste mettere a conoscenza di questi progetti le persone che pensate possano esserne interessate. Se volete maggiori informazioni, il nostro sito si trova all'indirizzo www.cohousing.it.

Grazie a tutti.

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Inserito da il Inserito da Oliverio Gentile il Ven, 10/10/2008 - 16:24

Dal sito Web del Comune di Milano:

Palazzo Reale

La "casa aiutata": idee e strategie Anci e Governo a confronto

Una due giorni dedicata a una delle emergenze più drammatiche del nostro Paese. Verga:"Serve collaborazione tra enti così come tra pubblico e privato. Da rivedere la fiscalità e i tempi delle procedure"

Milano, 10 ottobre 2008 - La casa è una delle emergenze più drammatiche del nostro Paese. Il convegno dal titolo, "I Comuni e la questione abitativa: le nuove domande sociali, le possibili risposte e gli strumenti operativi" si pone l’obiettivo di far emergere il fabbisogno abitativo delle città italiane e propone un Piano Casa dell’Anci da mettere a disposizione al Governo che presenterà il suo Piano Casa nei prossimi giorni. Il documento è stato realizzato dagli  assessori alla Casa dei comuni ad alta tensione abitativa come Roma, Milano, Torino, Napoli, Venezia, Bologna, Genova.

“L’iniziativa dei comuni ad alta tensione abitativa - ha spiegato l'assessore alla Casa Gianni Verga - ha già conseguito un obiettivo nel 2007: far rientrare l’edilizia sociale tra i servizi della città e, in quanto tale, poterla realizzare sulle aree a servizi, peraltro recuperando aree aggiuntive a quelle per i servizi primari, come scuola, verde, servizi sociali. Per realizzare il maggior numero di alloggi di edilizia pubblica e per far riprendere il mercato dell’affitto, è necessario ridurre i costi del prodotto finito in modo tale che anche i privati, tramite agevolazioni fiscali, ritrovino la convenienza a investire nell’edilizia per l’affitto”.
“La casa “aiutata”, ha spiegato l’assessore alla Casa Gianni Verga, “non si rivolge solo alle fasce di bisogno più urgente e drammatico, ora questo discorso si amplia. Basti pensare agli universitari e all’edilizia di uso temporaneo, poi c’è quella fascia di utenza che non è nelle condizioni per entrare nelle graduatorie dell’edilizia residenziale pubblica, ma che nello stesso tempo non ha la disponibilità di risorse economiche per accedere al libero mercato. Il fabbisogno si è notevolmente ampliato: da una parte c’è quello tradizionale, ma ci sono le nuove esigenze abitative, comprese quelle degli immigrati”.

"La domanda tradizionale è monitorata con i bandi semestrali che consentono di avere una fotografia sempre attuale delle richieste di edilizia sociale. Milano”, ha proseguito l’assessore Verga, “ha urgente bisogno di ampliare l’offerta di case in affitto a costi accessibili e a canone sociale. Attualmente – oltre alla domanda di edilizia sociale, che si può quantificare in 18mila alloggi, come risulta dai bandi a tutto il giugno 2008 – è verosimile considerare un’aggiuntiva forte domanda di 30/35mila famiglie in cerca di un alloggio a condizioni agevolate”.

Le proposte e l’esperienza del Comune di Milano diventano proposta nazionale. Quello, infatti, che l’Amministrazione comunale milanese ha fatto, mettendo a disposizione aree e risorse con l’esperienza iniziata nel 2005, è diventata base di partenza e suggerimento dapprima per le grandi città d’Italia e ora per tutto il Paese.

La domanda di abitazioni è articolata, le esigenze sono differenziate. Il fabbisogno non riguarda solo i più indigenti, ma anche tutti coloro che non riescono ad accedere al libero mercato, le categorie speciali di lavoratori (dipendenti del comparto pubblico, di quello sanitario, di quello dei trasporti), gli universitari fuori sede, le esigenze per l’uso temporaneo di alloggi. Le risposte devono essere molteplici proprio perché la domanda è molto articolata.

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Inserito da il Inserito da Oliverio Gentile il Mar, 23/09/2008 - 15:58

Dal sito Web del Comune di Milano:

Termine ultimo 28 novembre

Casa. Aperto nuovo bando dal Comune

Verga: "Con l’aggiornamento delle graduatorie ogni sei mesi, siamo in grado di rilevare costantemente il disagio abitativo, andando poi, quindi, ad assegnare le abitazioni ai nuclei che più ne hanno bisogno"
 

Milano, 23 settembre 2008 - È aperto da oggi il quinto bando del Comune (secondo semestre 2008) per la formazione della graduatoria valevole ai fini dell’assegnazione degli alloggi in affitto di edilizia residenziale pubblica.

Dal luglio 2006, l’aggiornamento delle graduatorie avviene ogni sei mesi per consentire a quanti si trovano in una condizione diversa da quella indicata nella precedente domanda (per fatti o eventi nuovi), di integrare la richiesta, documentando le variazioni. Variazioni che possono modificare il punteggio e, di conseguenza, la posizione in graduatoria. L’aggiornamento semestrale consente di avere una fotografia sempre attuale delle richieste di edilizia sociale.

“Con questo nuovo sistema – ha spiegato l’assessore alla Casa Gianni Verga – le assegnazioni nel 2007 sono state 969. Per quanto riguarda il 2008, al 31 agosto eravamo già arrivati a 731 nuove assegnazioni. Quindi anche per quest’anno si conferma il trend positivo. Con l’aggiornamento delle graduatorie ogni sei mesi, siamo in grado di rilevare costantemente il disagio abitativo, andando poi, quindi, ad assegnare gli alloggi ai nuclei che più ne hanno bisogno”.

Dati aggiornati a luglio 2008: le domande idonee presenti in graduatoria sono 17.295. I richiedenti che hanno la residenza a Milano sono 16.380.
Su 17.295 domande idonee, 7.920 sono state presentate da cittadini italiani, 367 della Comunità Europea, 9.008 da extracomunitari.
Sono 6.724 i nuclei familiari formati da una sola persona; 3.885 quelli composti da due persone, 3.121 da tre, 2.360 da quattro, 898 da cinque. Con più di cinque persone in graduatoria sono presenti 307 nuclei familiari.
Per quanto riguarda l’età dei richiedenti, la fascia maggiormente interessata è quella che va dai 35 ai 44 anni, con 6.113 richiedenti; segue quella dai 45 ai 65 anni con 5.959, quella di chi ha meno di 35 anni con 3.657. Meno numerosa la fascia degli over 65, con 1.575 domande idonee.
Tra le fasce di reddito (calcolato sul reddito ISEE), circa la metà dei richiedenti (8.151) ha un reddito inferiore a 7mila euro annui. Solo 1.095 appartengono alla fascia “da 14mila a 17mila”.
Infine, dai dati statistici emerge che le persone sole con minori a carico sono 2.586 e quelle senza minori a carico sono 6.451.

Le domande potranno essere presentate fino al 28 novembre 2008.

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Inserito da il Inserito da Maurizio Bertoli il Mer, 30/07/2008 - 07:48

salve a tutti.

Desideravo informare dell'uscita di un nuovo portale dedicato ai privati,  ovvero www.socialcasa.it

parte il primo agosto e consente ai privati di scambiare, affittare o cedere in vacanza la propria casa senza agenzie immobiliari o intermediari, che rimangono banditi dal portale.
Il sito,  a quanto sembra, presenta anche un area dedicata alla ricerca dei servizi per la casa, offerti dalle aziende registrate. ( i servizi sembra possano essere votati dagli utenti).

è il primo che vedo dei portali rilevanti di questo genere... chissà che questa novità non rappresenti una svolta nel mercato immobiliare online...

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Inserito da il Inserito da Alessandro Rizzo il Sab, 31/05/2008 - 13:38

La Regione Lombardia palesa una contraddizione assurda nelle politiche riguardanti l'edilizia pubblica e la tutela dell'inquilinato delle case popolari. L'ALER gestisce come propria proprietà 105000 delle 170000 alloggi popolari presenti nel contesto regionale, molti dei quali a Milano. Ricordiamo a proposito che Milano vede la presenza di cinque contratti di quartiere, ossia quelle realtà convenzionali che vorrebbero definire programmi e progetti di intervento per la riqualificazione urbana, sociale e culturale delle zone a edilizia popolare, con forte densità di stabili popolari. In zona 4, la zona dove sono consigliere, ci sono ben 3 di questi 5 contratti e, si spera, tra pochi mesi, si aggiungerà un quarto contratto di quartiere, il contratto di quartiere 2 bis, riguardante una zona finora non riconosciuta come realtà beneficiante di un progetto concordato di riqualificazione complessiva, il quartiere Salomone.
Da una parte, a urne chiuse, la maggioranza di centrodestra ha scelto di provvedere a tagliare il 75% dei fondi destinati a provvedimenti di manutenzione e interventi di edificazione riguardanti la residenza pubblica. La giustificazione del provvedimento consiste nel fatto che si voleva risparmiare perchè le casse regionali soffrivano, mentre qualche mese dopo si verifica la disposizione in bilancio di una cospicua somma, 470 milioni di euro, per dare avvio al progetto di intervento per il nuovo polo regionale amministrativo. La contraddizione è evidente: tagliamo un capitolo a beneficio delle classi più indigenti e, dall'altra parte, rimpinguiamo i fondi per interventi di edilizia roboanti e mastodontici.
Non solo: dopo alcuni giorni dalle ultime elezioni la Giunta Formigoni decide di aumentare il canone di affitto per gli inquilini delle case popolari. Questo tema riguarda anche Milano per i motivi sopra esposti. L'aumento è stato consistente e concerne un incremento in percentuale molto elevato rispetto ai precedenti anni. La giustificazione di questo provvedimento è stata data dall'assessore alla casa della Regione Lombardia, il quale ha detto che per limitare situazioni di privilegio si è ipotizzato fosse importante avviare questo strumento di deterrenza. Mi domando quali siano le condizioni di privilegio per migliaia di nuclei familiari che si trovano ogni mese oberati da spese indirette e comuni che aumentano a dismisura e in modo esponenzialmente insostenibile. Mi riferisco, in primis, alla "tassa sui rifiuti", il cui canone risulta essere maggiore rispetto allo stesso affitto. Ma mi riferisco a diverse voci di spesa irrazionali e non comprensibili, decretate dall'ente gestore ALER, senza che vengano assicurati servizi opportuni e utili, nonchè funzionali ed efficienti per la vivibilità di interi isolati dimenticati dalle amministrazioni comunali, soprattutto a Milano.
Mi viene anche il dubbio che l'ALER palesi una gestione poco trasparente e soggetta a incomprensibili sperperi, data la non comprensibilità di diverse voci di spesa gravanti sulle famiglie dei quartieri popolari.
I sindacati degli inquilini da tempo chiedono un incontro con l'assessorato e l'amministrazione regionale, ma niente è stato assicurato, nèrisposta alcuna è stata data a questa richiesta, nonostante ci sia stata in aprile una manifestazione davanti al Pirellone per denunciare la politica dell'aumento degli affitti delle case popolari.
A Milano vediamo sempre di più l'assenza di un progetto qualificato e completo di intervento nelle zone dove alta è la densità di quartieri popolari. Spesso gli interventi e i progetti che vengono deliberati, con copiosa somma per il finanziamento e la copertura spese, vengono descritti come inutili da parte della maggioranza degli inquilini, non coinvolti e non resi partecipi, spesso neppure informati, dell'entità del progetto e della sua elaborazione,delle conseguenze che da esso deriverebbero profuturo.
Occorre invertire la dimensione politica in merito all'edilizia popolare, alla manutenzione e alla edificazione di nuovi comprensori, al coinvolgimento della cittadinanza residente in progetti di intervento di riqualificazione non solo superficiale delle "facciate dei condomini più esposti", ma di natura sociale, civica, culturale e aggregativa, affinchè diventino zone vivibili e sostenibili.
Non si può proseguire in una pratica del non ascolto dei comitati degli inquilini e dei sindacati stessi, da parte della Regione Lombardia, che pecca di autoreferenzialismo, come denuncia il consigliere di Rifondazione , Luciano Muhlbauer, e di un Comune spesso assente e poco propenso a una riqualificazione ampia e partecipata dei cinque, tra poco sei, quartieri beneficiati dai contratti.

Un cordiale saluto
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4

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Inserito da il Inserito da Dino Gelsomino il Mar, 19/02/2008 - 15:20

Vi invio copia della lettera spedita oggi a Roberto Formigoni tramite il suo sito.

Sono in atto in questo mese di febbraio delle proteste attivate dai vari Sindacati degli Inquilini in riferimento agli aumenti degli affitti dell’edilizia popolare (ALER).
Oltre a questo problema, la Leggere regionale varata nel 2007 mette in vendita il 20% degli alloggi Aler, circa 34.000 qui in Lombardia.
La ciliegina” è che chi non potrà acquistare verrà spostato “nello stesso quartiere” dice testualmente la legge.
Ma anche un stupido capisce che se tutti i quartieri di Milano subiranno questo trattamento, sarà difficile spostarti nelle “vicinanze”.

Considerando poi:

a) i 10.000 a rischio sfratto ALER perché hanno un reddito ISE superiore a 28.000€,
b) tutte le migliaia di famiglie che hanno lo sfratto esecutivo rinviato a fine anno,
c) i 16.228, sempre in Lombardia, che sono in regolare lista d’attesa da anni per un alloggio popolare,

siamo ad una situazione da ultima spiaggia, caotica ed ingovernabile.

Intanto non capisco perché, ed io sono uno di quelli, se non posso acquistare il mio alloggio che occupo da 33 anni, devo essere spostato, ovvero tutta la mia famiglia, 4 persone, deve essere strappata dal ns. contesto sociale che si è consolidato in ben 33 anni.
A chi conviene questa inumana “transumanza”?
In questo momento poi!

Perché a Roma l’attuale piano di vendita alloggi ERP è più intelligente e chi non vorrà acquistare o non potrà, rimarrà dentro pagando il nuovo canone riferito alla nuova legge regionale del Lazio?

Non è per far politica ma guardate, non a  caso, chi è alla guida dei consigli comunali e regionali delle due regioni e dei due capoluoghi.
E proprio per aver notato questo che sono rimasto allibito.

Ma come, il Presidente Formigoni non era un tenace sostenitore della Famiglia? E la Moratti?

Il lato positivo del problema è che anche la Curia Milanese, da monsignor Erminio De Scalzi al ns. cardinale Dionigi Tettamanzi, mi sembra che abbia percepito le reali dimensioni di questo dramma e si stia attivando.

Spostare intere famiglie non è una saggia decisione, solo per motivi gestionali.
Le Famiglie non sono pacchi, caro Formigoni.

Dino Gelsomino

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Inserito da il Inserito da Mohammed Karem il Mer, 21/11/2007 - 17:41

buona sera a tutti,
quale sono i nuovi parametri  per il rilascio dell’idoneità alloggiativa?

Distinti saluti
 

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Inserito da il Inserito da Claudio Luigi Boscaro il Lun, 28/05/2007 - 09:20

Ho acquistato un alloggio del comune in data 04/11/02, in data ottobre 2004, l'ALER (gestore) mi comunica che sono in credito per quanto riguarda servizi e riscaldamento relativi agli anni 2001-2002-2003. Dopo varie richieste, vengo a sapere che "probabilmente", il mese prossimo, la società incaricata di liquidare la cifra (231,22 Euro), "passerà" il mio nominativo al comune, per la liquidazione. Questo a causa della "modica" cifra messa a disposizione dal comune per la liquidazione di questi "arretrati". Spero almeno che la cifra sia aumentata dei relativi interessi... Ma, domanda, per l'ICI, posso dire loro che non ho soldi, per il momento, per pagare, magari lo farò il mese prossimo, sempre che la parte di stipendio che mi rimane, dopo le varie tasse, me lo permetta?

Distinti saluti

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Inserito da il Inserito da Enrico Vigo il Mar, 27/03/2007 - 06:05

http://www.comune.milano.it/webcity/portale/homepage.nsf/vNews/DSEV-6ZHPRX

speriamo che i convegni dai sani principi servano a qualcosa, c'è da sollecutare l'attenzione del Governo Prodi affinchè prenda misure incisive, ma anche la Giunta Moratti deve accelerare tutte le sonnecchianti iniziative in corso, altrimenti restiamo nella sfera delle chiacchere e ... tra il dire ed il fare ... c'è sempre il mare, incolmabile.

Enrico Vigo

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