.: Ricerca e Innovazione
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Inserito da il Inserito da Fiorello Cortiana il Lun, 21/02/2011 - 13:28
Finalmente la dimensione digitale entra nella scuola non in modo surrettizio, come laboratorio di informatica o come modalità per lo svolgimento di una ricerca, bensì come consapevolezza del cambiamento delle modalità della relazione apprendimento/insegnamento. E' significativo che questa consapevolezza prenda corpo in una associazione professionale di insegnanti non attraverso una reazione difensiva, tesa a confermare una funzione ed una condizione dei docenti rispetto alla sollecitazione della rete digitale. Questo è importante se teniamo conto di come è stata mortificata la condizione docente dai diversi governi e dai diversi ministri che si sono succeduti negli ultimi 15 anni. Perché è chiaro che il docente avrà una funzione centrale nella relazione insegnamento/apprendimento dentro la rete digitale laddove saprà svolgere la funzione di guida e di facilitatore dentro il multiverso della convergenza multimediale. E' chiaro che non si tratta solo di usare programmi di scrittura e motori di ricerca, per poi fare il "copia e incolla". Basta pensare all'implicazione della semantica e, ancor prima, alla relazione tra il "surfare" in rete e la riflessione approfondita che richiede l'acquisizione di un bagaglio di strumenti, piuttosto che la gestione del rapporto tra gli acronimi e la sintassi. Costituisce, perciò, una preziosa opportunità il convegno di studio rivolto ai docenti della scuola dell'obbligo, ma aperto a tutti, organizzato dalla GILDA degli Insegnanti di Milano, sul tema:" FARE ESPERIENZA NELLA SCUOLA 2.0: TEORIE E PRATICHE ".
Il convegno, rivolto prioritariamente ai docenti della scuola primaria e secondaria inferiore, vuole costituire un'occasione di formazione, informazione, confronto e dibattito per i docenti, non limitata al tema dell'alfabetizzazione informatica, che nella scuola di solito caratterizza la formazione e l'aggiornamento dei docenti sulla ICT.
La scuola, come agenzia e luogo privilegiato della formazione, si sta irreversibilmente modificando. Lo spazio fisico dell'apprendere e gli oggetti culturali che costituiscono il mix formativo vengono ridefiniti dalle nuove tecnologie, che trasformano le modalità gutenberghiane dell'apprendimento: le lezioni frontali e i libri vengono affiancati da PC, Internet, iPod, lavagne digitali, e-learning. Bambini e studenti apprendono l'uso dei nuovi media nei contesti extrascolastici e queste esperienze modificano profondamente il loro approccio agli strumenti culturali.
Ai docenti è chiesto di ripensare il proprio ruolo e la propria funzione alla luce di questo "cambiamento epocale", che li sfida ad adeguare i propri strumenti educativi e didattici.
In particolare è importante la scelta degli organizzatori di indagare l'attualità e il valore dell' "esperienza" su cui si fondano le didattiche attive e considerare come il "fare esperienza" rappresenti una modalità per connettere apprendimenti formali ed informali. Risulta perciò coerente che il convegno metta gli insegnanti in relazione con le riflessioni teoriche e le ricerche più innovative, proposte da esperti di indubbia fama, che si occupano da sempre di questi temi con contributi originali e che i docenti abbiano l'opportunità di dialogare con gli esperti attraverso osservazioni e domande scaturite anche dalla pratica didattica quotidiana. Le relazioni di  Reggio e Rivoltella, dell'Università Cattolica di Milano, Ferri e Garzia, dell'Università Milano-Bicocca, in un contesto interattivo come quello proposto, prefigurano una modalità di alfabetizzazione digitare/reticolare adeguata perché immediatamente inerente con l'esperienza quotidiana degli insegnanti. Costituisce così un buon utilizzo della rete digitale la trasmissione dei lavori in streaming in tempo reale, che permetterà così di seguirli anche ai docenti delle altre province e regioni italiane. Il convegno si terrà giovedì 24 febbraio 2011, dalle ore 9,00 alle ore 13,00, presso la Sala delle Capriate dello Spazio FORMA, Piazza Tito Lucrezio Caro 1, Milano 
 
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Inserito da il Inserito da Lucio Chiappetti il Mer, 15/09/2010 - 14:11

Segnalo la mostra inaugurata ieri presso la sala Teresiana della Biblioteca Braidense sul centenario dell'astronomo Schiaparelli, direttore dell'Osservatorio di Brera, e nominato obtorto collo  Senatore del Regno.

Per ricordare un'epoca in  cui il ministro delle Finanze, il vituperato Quintino Sella, era in realta' un matematico e geologo di formazione e lungi dall'applicare tagli   orizzontali alla ricerca scientifica, finanziava il primo strumento scientifico dell'Italia unita (il telescopio Merz di Brera, allora all'avanguardia)

Un'epoca  in cui scienziati milanesi (astronomi, medici, ingegneri) diventavano senatori o sindaci : a questo proposito consiglio la lettura dei due volumi "Milano  Scientifica 1875-1924" (ed. Sironi, ISBN 978 88 518 0115 1)

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Inserito da il Inserito da Fiorello Cortiana il Gio, 11/02/2010 - 17:09

Vi sembra una buona provocazione la proposta del Nobel alla Rete? Capiranno così i vari parlamenti e governi che non si tratta di un nuovo supporto ma di un ecosistema cognitivo, quindi di un Bene Comune?

Internet, conoscenza e pace

Riprendiamo un tema lanciato sul numero di fine 2009 del nostro giornale, la candidatura di Internet al Nobel per la pace, per approfondire il tema del web come strumento di conoscenza collettiva. Base fondamentale per qualunque tipo di comunicazione. Dialogo con Fiorello Cortiana, Goodwill Ambassador

di Olpc, e Nicholas Negroponte, che con il progetto laptop del MIT si batte per garantire ai bambini di tutto il mondo opportunità di apprendimento in Rete

FIORELLO CORTIANA

il caso

10 / n.04 del 12.02.2010 www.pubblicitaitalia.it

di Piero Babudro

Forse in futuro Wired Italia sarà ricordato come il fautore dello storico Premio Nobel per la pace a Internet (vedi l'articolo pubblicato al lancio dell'iniziativa sull'ultimo numero del 2009 del nostro giornale).

Come il soggetto che, più di altri, ha combattuto e lottato per far riconoscere alla rete delle reti quel ruolo che si merita e, per certi versi, le spetta di diritto. Oppure, nella peggiore delle ipotesi, parleremo del mensile tecnologico come della realtà che fino all'ultimo ci ha fatto accarezzare il sogno collettivo di vedere il Tcp/Ip paragonato nientemeno che a Martin Luther King, Al Gore o al Dalai Lama Tenzin Gyatso.

Comunque vada, e qualunque sia la nostra opinione in merito all'iniziativa 'Internet For Peace', ricorderemo questo 2010 come di un momento storico per la rete e per le intelligenze collettive che ha saputo muovere. E non ci farà storcere il naso più di tanto vedere il Web messo sullo stesso piano della Croce Rossa o di Amnesty International.

Sì perché tralasciando le polemiche della vigilia sull'opportunità di candidare a un così importante riconoscimento quello che, in fondo, resta uno strumento neutro e alieno da implicazioni morali, il dato fondamentale è che oggi qualcosa sta cambiando. Accantoniamo per un momento le aziende, italiane e non, che approfittano della proposta di Wired Italia per affiancare (o colorare di) impegno sociale a quello che è e resta, comunque, un business: il solo fatto che l'idea di Internet For Peace provenga dall'Italia è di per sé importante. Siamo un paese mediatico, e non da oggi. Attorno ai media si è articolato un sistema sociale e politico. Settant'anni fa il cinema era 'l'arma più forte'. Poi, dall'italiano di Mike Bongiorno alla lottizzazione, dalle tv private al duopolio, attorno ai mezzi di comunicazione di massa si è giocata una battaglia fondamentale per modellare questo paese. Oggi la sfida si è spostata dal tubo catodico al doppino telefonico:

da un lato c'è un gruppo trasversale che spinge per una maggiore diffusione della banda larga, che difende i diritti dei consumatori, che lotta per le libertà digitali. Dall'altro, scelte politiche e programmi accusati, nella migliore delle ipotesi, di poca lungimiranza.

Intanto, in questo 2010 a corrente alternata, accade di tutto. Mentre Riccardo Luna (direttore di Wired Italia), incassato il placet di 160 parlamentari, si reca a Oslo a presentare la candidatura di Internet, il parlamento sta vagliando - complice il Decreto Romani - un immenso filtro ex-ante ai contenuti pubblicati sul Web. Un provvedimento contro il quale si sono pronunciati, tra gli altri, l'Agcom - che lo ha definito "inefficace" e atipico per un paese occidentale - e alcuni deputati della stessa maggioranza, i quali ne hanno auspicato una profonda revisione.

Di fronte a tutto ciò, ci si chiede NICHOLAS NEGROPONTE cosa rappresenti Internet oggi. La panacea di tutti i problemi sociali, cognitivi, ambientali, oppure l'Impero del Male?

Un driver per la crescita economica e culturale, come sostengono gli imprenditori, o una valvola di sfogo per il nostro tempo libero?

"Credo che la produzione di valore nel contesto post materiale - spiega a Pubblicità Italia Fiorello Cortiana, Goodwill Ambassador di Olpc, il progetto laptop del MIT che si batte per garantire ai bambini di tutto il mondo opportunità di apprendimento in Rete - sia strettamente legata al sistema relazionale interattivo costituito dalla Rete.

Occorre innanzitutto riconoscerla come 'impresa cognitiva collettiva', come il più grande 'spazio pubblico' mai conosciuto e non come un supporto informativo/comunicativo che succede al telegrafo, al telefono, alla radio, al televisore e ai computer. Questa consapevolezza del cambiamento indurrebbe a pensare alle politiche pubbliche per le infrastrutture digitali, per il welfare e per la formazione in altri termini e con un metodo aperto di coinvolgimento di tutti gli 'stakeholder' interessati."

Modelli da ribaltare "Il Web è due cose allo stesso tempo - precisa Nicholas Negroponte, fondatore del prestigioso MediaLab di Boston, durante un breve scambio che abbiamo avuto con lui nelle scorse settimane -.

Conoscenza strutturata e un insieme di punti di vista molteplici su quella conoscenza.

Questo secondo aspetto è il più importante. A scuola ci viene detto che esiste un unico punto di vista, quello giusto. Che si tratti di Storia, Linguaggio o scienze comportamentali, le verità sono molteplici, e a volte possono quasi contraddirsi. Quello che il Web consente è l'espressione di questa molteplicità, lungo tutti gli assi e le prospettive disponibili, non solo Est/Ovest, Nord/Sud, Cristiano/Musulmano".

L'eventuale assegnazione a Internet del Premio Nobel per la pace, oltre a costituire un prestigioso quanto teorico riconoscimento, potrebbe avere importanti ripercussioni sul piano pratico, secondo Negroponte. "La prima conseguenza sarebbe un cambiamento nei modelli di pensiero. La pace è comunicazione.

La pace è educazione. La pace è capire il mondo in modo globale. I bambini sono globali, gli adulti no. Oggi prendiamo bambini globali e li trasformiamo in cittadini dalla mentalità ristretta. Questo modello verrebbe ribaltato".

Tornando al nostro paese, ci ritorna in mente la tremenda dicotomia tra chi (mass media, aziende, esperti e professionisti) parla di Internet in termini enfatici e chi (certa politica) continua a rifiutare ogni dialogo con le moltitudini della società della conoscenza. Uno strappo che non ha mancato di generare una certa insofferenza.

"L'Italia non ha una politica pubblica per l'innovazione nella Società della Conoscenza - continua Cortiana -. Tutti i portatori di interesse legati alla dimensione 'analogica' cercano di produrre per via normativa e tecnologica una scarsità e un controllo che l'immaterialità digitale e la disintermediazione della Rete di per sé hanno superato. Quindi il Premier riduce la Rete e coloro che offrono servizi su di essa a una dimensione televisiva, con direttori responsabili dei palinsesti, laddove invece dei telespettatori abbiamo dei 'prosumer', che contribuiscono alla creazione di contenuti e non solo di share. Quindi l''incumbent' nazionale conserva gelosamente il controllo dell'infrastruttura digitale invece di condividere e creare una rete con tutti coloro, pubblici e privati, che dispongono di fibra o di cavidotti. Alla faccia del 'Rapporto Caio' sulla Banda Larga. Il nostro Paese corre il rischio di andare in franchising sulla creatività, cosa che per gli italiani costituirebbe, oltre che un danno, anche una beffa".

Problemi di ordine economico, mancati investimenti: ma anche precise scelte strategiche da parte degli operatori, che non investono in zone montuose o scarsamente popolate. Manca anche l'aiuto pubblico: spesso le istituzioni hanno tirato in ballo la complessa morfologia della Penisola per spiegare i 'buchi' nella diffusione dell'Adsl in Italia. Poi basta guardare a quanto accade negli altri paesi d'Europa - dove anche zone relativamente remote sono raggiunte dal segnale - per rendersi conto che qualcosa non quadra.

"Il vero problema - spiega ancora Cortiana - riguarda l'ignoranza digitale del decisore pubblico, che impedisce di riconosce l'accesso alla Rete come un'esigenza fondamentale per il Paese e i suoi cittadini, tanto sotto il profilo economico quanto sotto quello della partecipazione pubblica informata, garantito dalla Costituzione. Se non fosse così, a partire dal 'Rapporto Caio', il Governo avrebbe interessato il Paese e il Parlamento attraverso gli Stati Generali della Conoscenza. Avrebbe posto la questione dell'accesso distribuito e della infrastruttura relativa attraverso la creazione di una Public company, partecipata dall'incumbent e da tutte le realtà pubbliche e private creando così condizioni non discriminatorie e l'effettiva neutralità della rete per tutti i produttori di servizi 'retail'. Creando altresì le condizioni per il raggiungimento della dorsale appenninica, dell'arco alpino e di tutte quelle zone che i privati, per quanto grandi, non giudicano profittevoli."

Il problema, poi, non si esaurisce in considerazioni relative al mondo politico o economico. Mentre l'Italia resta confinata tra le ultime nazioni europee quanto a diffusione e penetrazione della broadband, il mancato sostegno pubblico allo sviluppo investe il campo sociale e della formazione, con conseguenze che il nostro paese continuerà a scontare tra una decina di anni, quando forse sarà troppo tardi per sperare in qualsiasi tipo di recupero.

Si prenda ad esempio il mondo della scuola, che in teoria avrebbe dovuto fare di Internet uno dei suoi tre pilastri.

"Non c'è nulla di sistematico che veda sul tavolo di ogni studente un lap top connesso per interagire con il potenziale di conoscenza della Rete attraverso il supporto, gli strumenti formativi e la relazione comune di apprendimento con il docente - chiude Cortiana -. Il danno è evidente sia sotto il profilo dell'apprendimento dei fondamentali digitali che, ed è peggio, sotto il profilo di una cultura che attraverso griglie critiche consenta un uso consapevole della Rete, delle sue potenzialità e delle sue opportunità."

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Inserito da il Inserito da Sara Eco il Mar, 15/09/2009 - 10:30

1a Edizione Concorso Nazionale di ideecostruttive - Premio ImmobiliaRe 2010.

Il Concorso di Ideecostruttive richiama energie mentali, suggestioni dell’anima, competenze specifiche per la realizzazione di opere e progetti che promuovano l’Ecosistema nel suo equilibrio Uomo - Casa - Ambiente. L’obiettivo è quello di coinvolgere artisti o aspiranti tali, e futuri o attuali professionisti in Architettura - Ingegneria e Design perché investano creatività e talento.
House Company ha una visione meritocratica accessibile per l’affermazione di nuove idee e nuove eccellenze; lo scopo è promuovere e sospingere progetti e opere di talenti nuovi o già affermati per creare nuove opportunità di relazione culturale, artistica, economica nella realtà in cui viviamo.
“ECOHOUSING ART - PROGETTI PER ABITARE GLI SPAZI”, intende far “mettere in gioco” e rendere accessibile agli utenti il processo creativo dei partecipanti al Concorso allo scopo di far condividere e valutare in itinere il prodotto creativo attraverso 3 fasi: work in progress, award in progress, art show in progress.
I prodotti migliori parteciperanno alla mostra a Mostra “ECOHOUSING ART - PROGETTI PER ABITARE GLI SPAZI”, che sarà organizzata presso un importante spazio espositivo pubblico della città di Milano (sono al vaglio “Palazzo Reale” - “Triennale” - “Rotonda della Besana” - “Palazzo delle Stelline” - “Fiera di Milano”) e avrà luogo nei mesi di aprile o maggio 2010.

http://www.ecohousing-art.it/

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Inserito da il Inserito da Oliverio Gentile il Lun, 15/06/2009 - 14:56

Dall'Ufficio Stampa del Comune di Milano:

MILANO LABORATORIO DELLA MOBILITÀ SOSTENIBILE

Presentati a Palazzo Marino i risultati del 3° rapporto della Fondazione Rosselli

Milano, 15 giugno 2009 – Realizzare una mobilità e un sistema di trasporto di persone e di merci più efficienti e al tempo stesso più rispettosi dell’ambiente e delle esigenze sociali. Questo l’obiettivo del 3° Rapporto “Le priorità nazionali della ricerca industriale” relativi all’area “Mobilità sostenibile”, i cui risultati sono stati presentati oggi a Palazzo Marino. Si tratta di un’analisi sistemica approfondita, per valutare il potenziale tecnologico del mondo della ricerca e della produzione italiani e, inoltre, le potenzialità strategiche delle ICT (tecnologia dell'informazione e della comunicazione).

“Il rapporto fornisce importanti indicazioni per indirizzare le politiche delle amministrazioni pubbliche e le prospettive di sviluppo industriale per l’amplissimo settore delle imprese impegnate nella mobilità sostenibile”, ha dichiarato l’Assessore Luigi Rossi Bernardi, Assessore alla Ricerca, Innovazione, Capitale Umano del Comune di Milano.

Lo studio ha assunto, come focus dell’analisi, la mobilità di persone e merci sulle infrastrutture stradali con veicoli su gomma – automobili, autobus, autocarri, autoarticolati – nel contesto sia urbano sia extraurbano, con l’interconnessione con altre modalità di trasporto (ferrovia, nave, aereo).

Il Rapporto ha analizzato il livello di conoscenze e competenze riguardo la tecnologia in Italia, le opportunità funzionali e l’attrattività di venti tecnologie (sistemi software, wireless, sensoristica). Tecnologie considerate strategiche sia dal punto di vista sociale sia da quello del mercato, in quanto consentono di realizzare una mobilità più informata, di ridurre le congestioni e l’entità del traffico con un effetto positivo sull’ambiente, di aumentare la sicurezza dei viaggiatori e dell’ambiente circostante, di soddisfare le istanze sociali del trasporto, ad esempio, migliorando la qualità della mobilità di persone ipovedenti.

Per quanto riguarda la fattibilità delle tecnologie, il documento evidenzia come le competenze delle aziende e dei centri di ricerca italiani siano particolarmente solide a partire da diverse tecnologie di base, per alcune delle quali le aziende italiane occupano posizioni di leadership internazionale nel loro sviluppo.

“Le imprese italiane, in primo luogo quelle dell’area milanese – ha confermato Claudio Roveda, Professore di ingegneria gestionale del Politecnico di Milano e socio fondatore della Fondazione Rosselli – dispongono di competenze tecniche e capacità innovative allineate a quelle della concorrenza internazionale, per cui sono pienamente in grado di collaborare alla progettazione e alla realizzazione di soluzioni avanzate di tipo sistemico ai problemi della mobilità sostenibile. Occorre però che le istituzioni pubbliche assumano decisamente il ruolo di promotore e progettista di sistema di tali soluzioni e quindi di “acquirenti” di innovazioni sviluppate dalle imprese.”

Il Rapporto ha messo in rilievo fattori di freno alla diffusione di queste tecnologie, principalmente sul piano socio-organizzativo, raramente su quello tecnologico. Le difficoltà derivano dalla complessità intrinseca della filiera dell’offerta di servizi e soluzioni per la mobilità sostenibile, che coinvolge “mondi” diversi e autonomi: i provider ICT, i produttori di terminali consumer, gli operatori di rete mobile, wireless, satellitare, le aziende automobilistiche, i gestori dell’infrastruttura. E’ necessario che questi attori elaborino soluzioni condivise riguardo la compartecipazione agli investimenti e la ripartizione dei benefici, la condivisione dei dati, la costruzione di sistemi compatibili secondo opportuni standard.

Esistono poi criticità connesse all’utente finale, ossia alla sua disponibilità a investire in dispositivi e servizi sofisticati e ancora costosi, e soprattutto alle possibili intrusioni nella sua privacy, con la registrazione da parte di terzi dei suoi spostamenti e della sua posizione.

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Inserito da il Inserito da Cittadino Anonimizzato a posteriori il Mer, 14/01/2009 - 15:41

Sognare non costa niente , almeno non ancora ! Non solo CERBA medicina e biotecnologie : mi piacerebbe che sorgessero in Lombardia non troppo lontano da Milano ,  una silicon valley ,  un centro di ricerca e sviluppo aereospaziale e un centro di astrofisica , in grado non solo di invertire la fuga dei cervelli ma anche di attrarne di nuovi da tutto il mondo , in grado di essere tra i centri leader nel pianeta e ridare all  ' Italia una importante industria elettronica e informatica nonchè potenziare lo sviluppo negli altri settori della ricerca scientifica , teorica e applicata . 

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Inserito da il Inserito da Oliverio Gentile il Sab, 29/11/2008 - 14:15

Dal sito Web del Comune di Milano:

Avrà sede alla Camera di Commercio

Nasce a Milano l'Agenzia Nazionale dell'Innovazione

Il ministro Brunetta: "Sceglieremo i migliori sul mercato senza nessuna clientela". Il Sindaco Moratti: "In un momento come questo, investire in tecnologia diventa ancora più importante". Entro il 2009 l'Agenzia sarà a disposizione dell'italia. Il Presidente sarà Renato Ugo

Milano, 28 novembre 2008 - La ricerca tecnologica trova casa a Milano. Nasce oggi l’Agenzia Nazionale dell’Innovazione che avrà sede alla Camera di Commercio. Alla presentazione sono intervenuti il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione Renato Brunetta, il Sindaco Letizia Moratti, il Governatore della Lombardia Roberto Formigoni, il vice Presidente della Provincia Alberto Mattioli e il Presidente della Camera di Commercio Carlo Sangalli.

Il nuovo soggetto avrà lo scopo di promuovere l'innovazione del tessuto economico del Paese e sarà presieduto da Renato Ugo.

“Sceglieremo i migliori sul mercato – ha promesso Brunetta – senza nessuna clientela. Partiamo a Milano con l'aiuto della Camera di commercio per un'Agenzia che è stata un'idea di Letizia Moratti”.

“In un momento in cui il Paese vive la crisi – ha confermato il Sindaco Moratti – investire in tecnologia diventa ancora più importante”. Ora l'impegno, ha promesso il presidente della  Camera di Commercio, è fare in modo che “entro il 2009 l'agenzia sia a disposizione dell'Italia”.

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Inserito da il Inserito da Oliverio Gentile il Ven, 05/09/2008 - 07:49

18 Settembre: Assemblea delle Università, statali di Milano dell'Accademia di Brera e del Conservatorio G. Verdi per Salvare e riqualificare l’università pubblica e il sistema di ricerca

Docenti dell'Università Statale di Milano, del Politecnico, della Bicocca, dell'Accademia di Brera, del Conservatorio Giuseppe Verdi, hanno promosso un appello rivolto a tutte le componenti del mondo universitario e dell'alta formazione artistica e musicale per segnalare la grave situazione in cui versano questi settori della formazione e della ricerca italiana pesantemente colpiti dai tagli previsti del decreto legge 112/08 oggi trasformato in legge 133/08.
I promotori dell'appello invitano studenti, tecnici, amministrativi, docenti, ricercatori, dottorandi a una assemblea generale che si svolgerà a Milano il 18 settembre presso l'aula napoleonica dell'Accademia di Brera in via Brera 28 con inizio alle ore 10.30.
L'assemblea si propone un confronto tra le diverse realtà milanesi sullo stato di crisi in cui si trova il settore e discuterà le iniziative di lotta che si renderanno opportune per invertire questo stato di cose e consegnare al paese il sistema dell'alta formazione e della ricerca che si attende da troppi anni.
I promotori dell'appello chiedono a utenti e operatori del sistema universitario e della formazione Artistica e Musicale di segnalare il proprio consenso e adesione all'iniziativa sottoscrivendo l'appello

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Inserito da il Inserito da Luca Volpi il Gio, 31/05/2007 - 16:00

Sono sempre di più i cittadini che chiedono, con insistenza, alle proprie amministrazioni la creazione di una rete Wi-Fi municipale.

Diversi progetti, infatti, sono in cantiere anche in Italia. FON ha realizzato uno specifico modello per la realizzazione di queste reti in collaborazione con i comuni offrendo la sua tecnologia della sua esperienza senza alcun costo.

Parte oggi l'iniziativa FON CITY EUROPE attraverso la quale FON si impegna ad offrire gratuitamente fino a 5000 HotSpot, da installare negli edifici pubblici, alle amministrazioni che ne faranno richiesta.

La creazione di una rete Muni Wi-Fi con FON, non solo riduce sensibilmente l'investimento da parte della pubblica amministrazione, ma coinvolge direttamente i cittadini che, per ottenere un accesso gratuito alla rete, dovranno semplicemente acquistare un router la Fonera e, mantenendolo collegato, partecipare in prima persona all'estensione della copertura del proprio territorio (citizen generated infrastructure).

Se hai la possibilità di entrare in contatto con assessori o sindaci del tuo comune di residenza puoi compilare uno specifico modulo per contattare FON e permetterci di presentare il progetto alla tua amministrazione.

Ancora una volta, FON decide di investire sul territorio italiano e chiede supporto ai membri della sua community. Non perdete questa occasione per la vostra città.

Have FON!

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Inserito da il Inserito da Beppe Caravita il Dom, 14/05/2006 - 23:34

 L'immagine “http://blogs.it/0100206/images/optmilano.JPG” non può essere visualizzata poiché contiene degli errori.
4mila chilometri di fibra ottica volutamente tenute spente da Aem-Metroweb 
 1. La realtà dell'Ict milanese (e italiana)
Immaginate questo: una rete olografica con core (nocciolo) a diecimila gigabit e terminazioni a dieci gigabit. Tutta ottica, tutta di luce.

Fattibile in pochi mesi a Milano, Torino, Roma, Pisa e dovunque vi sia fibra inutilizzata in Italia.

Una rete esclusivamente dedicata alla creatività sociale. Allo sviluppo di una nuova generazione di interfacce e di applicazioni, in campi scientifici, industriali, educativi, di entertainment.

Dedicata in realtà allo sviluppo di una nuova generazione di italiani. Focalizzati su progetti mai tentati, in stile Sourceforge.

Questa rete, a Milano, costerebbe quanto due autobus, data la ricchezza di fibra volutamente tenuta spenta e le aziende (Cisco, Pirelli Labs e altre) che hanno già gli apparati, sovente solo per dimostrazioni ai clienti.

Perchè non si fa? Semplice: perchè i soldi si spera di farli con le (finte) partite di calcio televisive sulla fibra, la dsl o persino il telefonino. Che palle. E che truffa.

La mancanza di fantasia e di immaginazione della nostra (e non solo nostra) industria mediatica e di servizi tlc è stata finora totale. Telecom Italia, tuttora, continua a calpestare ogni regola pur di raggiungere la sua illusione a 20 megabit televisivi non replicabili da parte degli altri, sfortunati, concorrenti.

Che non hanno una rete telefonica nazionale (che fu pubblica, in tempi ormai dimenticati) per competere.

Mediaset, la campionessa della Casa delle libertà (e se ne piglia tante), si è comprata tutte le frequenze radio che poteva, complice un governo amico (e le sue malaugurate leggi). In altri Paesi queste frequenze sono bene pubblico, e fonte di futura prosperità e liberazione di reti aperte (Wimax), con il passaggio al digitale. Da noi sono monopolio borbonico.

H3g vende porno, fatto e destinato ai ragazzini, pur di non ammettere che un telefono è un telefono. E che un terminale chiuso a media banda radio è e resta un terminale chiuso.

Milano è questa roba qui. Accecata dal suo breve periodo, perchè ha perso il controllo del suo capitale, anche umano.

AdunanzA crea un software spettacoloso per il peer-to-peer a larga banda. Ma AdunanzA è un'accolita di anonimi della fibra, ai limiti dell'infausta legge Urbani.

La creatività deve essere illegale, in questo povero Paese. O la si tollera (per interesse) o la si calpesta. Mai la si guida.

Dateci almeno in cambio qualcosa di sinistra (oops, di sensato).

Stiamo rischiando una generazione di precarizzati mentali, di impoveriti nel regno dell'abbondanza. Di gente che non legge più un libro, che chatta-digita-clicca-ipodda e il resto. Tutto assieme. In un'insalata mentale digitale.

I subordinati gestori dominanti che abbiamo contano di fare i soldi su questa insalata umana, sia dal lato costi che di fatturato e quindi profitti. Si sbagliano.

Venderanno povertà mentale a impoveriti che malvolentieri devono (e dovranno) lavorare per loro. Senza alternative, dato il monopolismo seicentesco imperante.

Quando avranno il controllo della rete (e avranno guadagnato a spese nostre i loro ipnotici e passivi orticelli televisivi protetti) tutto sarà compiuto. Non ci aspetta che l'effetto serra.

C'è una strada diversa?

2. Una discussione con il Professor Fuggetta del Politecnico di Milano.

Mi fa piacere che Alfonso Fuggetta, su mio insistente invito, affronti il nodo delle fibre ottiche pubbliche inutilizzate a Milano.

Lo fa, come suo solito, con una notevole dose di realismo, tipica anche di questo documento e di questo.

Negli ultimi tempi l'ho un po' tampinato, lo so. Ma Fuggetta ha tre caratteristiche per me significative: è milanese, lavora nei progetti digitali di frontiera, è un blogger aperto.

Se uno si prende la briga di leggere in sequenza i tre documenti di Fuggetta, capisce che ha sviluppato una visione (insieme a tanti altri) di quello che è necessario fare, insieme. Anche nei vincoli della realtà.

Per non consegnare Milano in mano soltanto alla finanza, agli immobiliaristi, ai gestori mediatici. A un cocktail piuttosto pericoloso (come vediamo in questi giorni) perchè incontrollato e naturalmente esposto a fuorigiri continui, da far-west (e insieme feudalesimo).

Milano da un paio di secoli a questa parte ha avuto nell'industria, nell'ingegneria tecnologica rigorosa, nella scienza e nelle professioni il suo principale elemento fondante di equilibrio, di valori, di selezione della sua classe dirigente.

Il problema oggi è che la sua industria di punta, le telecomunicazioni avanzate, è a rischio. Un router cinese viene venduto a un prezzo di un quarto rispetto a un router progettato a Monza, Gorgonzola, Cassina dè Pecchi, Castelletto....

Le fabbriche di tlc sono quasi tutte sparite. La produzione è andata in Asia, a Milano si fa (alto) sviluppo tecnologico (fino al prototipo industriale), sistemistica di progetto, servizi pre e post vendita, management e vendita. Non male, è nelle cose. Ma tutto ciò comincia a diventare volatile, e troppo.

Per questo motivo concordo con Fuggetta sulla necessità di una scossa (o svolta):

In sintesi, il paese ha bisogno di una scossa. Il problema non sono semplicemente i treni persi, quanto la scarsa capacità di reazione, le inerzie e le paure che ci frenano.

Soprattutto, è preoccupante una carente visione del mondo e dei trend di sviluppo che porta chi decide a valorizzare solo alcuni ambiti, ignorando colpevolmente le direttive di sviluppo a livello mondiale. Se fino a qualche anno fa la cultura manageriale era totalmente assente nel nostro paese, adesso sembra quasi che la conoscenza delle tecnologie sia inutile o del tutto ancillare rispetto ad una conoscenza dei principi del management.

Mancano le competenze e la voglia di quegli imprenditori/inventori che a valle della guerra hanno costruito i prodotti del miracolo economico: la Vespa, la stessa Fiat e l’Olivetti.

Bill Gates e Steve Jobs, prima ancora di essere managers e leaders (o meglio, per esserlo veramente) sono innanzitutto dei “principal architects”.

Una svolta sia di Milano che per l'intero Paese.

Come? Bè qui abbiamo una carta da giocarci. La frontiera delle reti ottiche da dieci gigabit in su. Nessuno ancora, nel mondo, sa cosa davvero farsene.

Iper-tele-presenza, altissima definizione, olografia e software 3d combinati, internet incorporata nelle cose, in innumerevoli Rfid, sensori-attuatori, capaci di aiutare la gente e ottimizzare i sistemi, capaci anche di rispamiare risorse, aria pulita e energia (sempre più cara e scarsa...)?

Si veda anche questo scenario sugli Rfid scritto da Stefano Quintarelli, (altra persona che la qui presente pittima tampina sovente), scritto per Bruno Ferrante ma poi messo dal suo entourage in un cassetto. E' un'anteprima credo interessante....

Si può quindi fare davvero tanto, e con il cervello (e prevalentemente in software).

Abbiamo fibra spenta da mettere al lavoro, e in condivisione creativa, su queste frontiere. E, concordo con Alfonso, niente nuove aziende pubbliche. Ricerca aperta e poi vinca il migliore sul terreno imprenditoriale. La rete Metroweb (anche in parte, se verrà privatizzata) deve essere laboratorio di ideazione e di sviluppo. Magari guidato da una micro-agenzia indipendente di dieci persone, ma solo per il procurement innovativo.

Arbitri e abilitatori (ma veri possibilmente) di un nuovo campo di creatività e di giochi sociali a guadagno condiviso (che hanno fatto e fanno l'era di Internet).

La mia unica estensione alle posizioni di Fuggetta è quindi la seguente. Milano, oggi, anche nelle tlc sta in piedi grazie a un ambiente sociale, fatto di microaziende, di studenti e, diciamolo, anche di giovani freelance e precari della tecnologia.

Il sottoscritto propone di aprire il laboratorio anche a loro. E di stimolare così l'intelligenza sociale dell'intera città. Senza, o con bassissime barriere all'entrata nella creatività. Come sta facendo Roma nell'Open source.

Aggiungo: aprirlo soprattutto a loro, e l'obbiettivo (vero) sarà raggiunto quando loro saranno il laboratorio, e noi vedremo rifiorire questa città. Magari una sera davanti a una birra (artigianale). Io mi voglio togliere questa soddisfazione, che ho vissuto a San Jose e poi a Seattle...

Un laboratorio aperto di rete è oggi l'ecosistema base per poi anche rivitalizzare finanza, attrattività immobiliare della città, persino cultura e professioni. Può formare qualche Steve Jobs, o qualche Renato Soru, di domani.

Ovvio, un hub creativo e aperto sull'iperbanda può rapidamente andare oltre il perimetro metropolitano, estendersi e connettere reti e intelligenze italiane, e ben oltre....può diventare uno dei semi e poi noccioli, forse, di qualcosa anche di globale.

E persino un (sano) business futuro per gestori tlc basati a Milano oggi all'affannosa ricerca di nuovo valore di mercato.

Un gioco a guadagno condiviso un po' per tutti...

Milano mette concretamente (e non a chiacchiere) la frontiera, la ricerca e lo sviluppo al centro della sua visione. Fondandola su autentiche competenze esistenti. Oggi, ripeto, a rischio.

Una visione credibile ma non banale. Credo che soprattutto questo ci serva dal futuro sindaco.

3. La mia inchiesta personale 
Mi spiace un po' per Davide Corritore, che pure ho votato alle primarie, ma dopo una verifica delle sue proposte sull'internet per tutti a Milano, avanzate un paio di mesi fa, arrivo a concludere che, almeno nella loro formulazione iniziale, sostiene o ha sostenuto una mezza cantonata.

Mezza, perchè invece l'altra metà della questione, ovvero che fare delle fibre spente dell'Aem-Metroweb verte intorno a un interrogativo che potrebbe rivelarsi decisivo. Un questione politica seria, a mio avviso di prima grandezza.

Mi spiego.

Il sottoscritto è stato molto scettico, fin dall'inizio, sull'idea di usare Metroweb per un'azienda pubblica di rete che installi connessioni powerline gratuite (internet su rete elettrica) in tutta Milano.

Ho cominciato a chiedere in giro, a informarmi sullo stato delle cose e delle idee.

Ho chiesto un'intervista alla corrispondente utility elettrica di Brescia (supposta protagonista di questa tecnologia) ma i tempi non sono brevi. Verificherò ancora. I primi riscontri non sono però positivi.

E soprattutto nessuno, proprio nessuno, vuole a Milano un'altra azienda pubblica, una sorta di nuova Lombardia informatica. Come dar loro torto?

Questa specifica proposta di Davide Corritore mi lascia quindi molto dubbioso, almeno per il momento, dopo indagine fatta. Non esiste del resto al mondo ancora un caso significativo di metropoli cablata via powerline pubblica, tecnologia un po' esotica e costosa.

Non la faccio lunga. Ma il powerline ha sì il vantaggio di arrivare in cantina sul contatore digitale elettrico, ma richiede comunque un bel po' di apparati di trasmissione, sia nel condominio che in strada.....Chi pagherà e quanto, specie in presenza di un servizio che si vorrebbe gratuito?

Mi pare invece interessante riflettere sul tema, sollevato dallo stesso Corritore, dell'uso di questa risorsa nascosta, di oltre 4mila chilometri di multiple fibre Metroweb, per il futuro della città.

Su questa domanda mi sono concentrato, girando tra aziende e esperti.

Una prima risposta potrebbe essere il wi-fi.

La rete Metroweb potrebbe infatti essere usata come hub per dare wi-fi aperto (tecnologia, questa sì, a vero basso costo e onnipresente sui pc portatili) alla città, più realisticamente. Con le fibre Metroweb si potrebbero mettere antennine e hot spot quasi su tutti i piloni della luce cittadini. Vero.

Sarebbe una rete wi-fi aperta ma non necessariamente gratuita (io odio per esperienza la parola gratuito, mi puzza di pubblicità forzata, di fregatura).

Aperto significa invece disponibile a chi vuole vendere servizi e anche, se qualcuno riesce a mettere in piedi un gioco sociale volontario a guadagno condiviso (ma non è facile, vedi esperienza Rcm), che questi ultimi potranno essere realmente gratuiti.

Aperto quindi significa, in primis, pluralista, dinamico, onesto. Gratuito significa che il servizio va comunque gestito da qualcuno, e pagato con qualcosa, sia essa o pubblicità o danari del contribuente.

Che si fa, si aumenta l'Ici per pagarsi la powerline? In presenza di almeno cinque o sei gestori privati (Ti, Fastweb, Wind, Tiscali, Tele2...) già sul campo? Boh....

Questa della rete pubblica e aperta mi pare però una interessante alternativa (contro il digital divide, è vero), insieme al laboratorio sociale sull'iperbanda (quello a cui davvero tengo e mi pare necessario, fattibile e utile).

Quest'ultima è l'idea nata dal mio giro tra aziende e esperti.

La rete cittadina wi-fi pubblica e aperta è una bella proposta, certo. Ma mi pare anche un di più realmente non così necessario. Una sorta di optional progressivo, se vogliamo, un fiore all'occhiello possibile ma non facile. E non essenziale, dato che un'Adsl costa oggi 12 euro al mese....Certo, si può fare, ma siamo proprio certi che vogliamo metterci 100 milioni di Euro, come sostiene il programma cittadino dei Ds?

Boh...Non sarebbe meglio mettere questi cento milioni magari, che so, in un programma di incentivi, via conto energia, alla diffusione di pannelli fotovoltaici sui tetti di Milano secondo uno schema a guadagno condiviso tra cittadini, condominii e utilities (anche indipendenti e nuove..)?

Soprattutto, se vincerà la Moratti, incaponirsi solo su questa proposta rischia di tirare a fondo, sulla questione Metroweb, l'altra e autentica opportunità. Ovvero l'avvio di una rete aperta di ricerca sull'iperbanda. Che costerebbe almeno un ordine di grandezza (se non due) in meno...

Il centrodestra ha infatti già deciso il destino della fibra Metroweb. Lo ha fatto Zuccoli, Amministratore Delegato di Aem quando, in presenza di questo dibattito sulle sue fibre spente, ha dato la sua immediata risposta (nei fatti): ha messo in pubblica offerta Metroweb.

Venderla al migliore offerente, e ci scommetto che questo acquirente potrebbe essere, per esempio...Telecom Italia. Questa l'ultima mossa dell'amministrazione Albertini.

Chiusura di un ciclo.

Con questo si chiuderebbe la discussione....(a meno forse di una riserva per parziali utilizzi sociali di queste fibre)... e sarebbe la fine di un'opportunità...(si veda il post sotto).

Per fortuna Metroweb è costosa (circa 200 milioni di euro) e ha dentro debiti per 180 milioni. Non è un rospetto facile da ingoiare, nemmeno per Telecom Italia.

La questione, quindi, è ancora aperta. E farsi delle domande davvero serve, cari amici della sinistra milanese che studiate e scrivete i programmi una sera a cena, e li calate dall'alto, senza mai fare un minimo di inchiesta.

Io quindi sostengo la proposta di un uso (prioritario) delle fibre spente Metroweb per il futuro realmente creativo di questa comunità metropolitana.

Mi sta bene quindi anche una parziale riserva di queste fibre per un progetto avanzato. Che non ha poi bisogno di migliaia di connessioni....basterebbero, credo, un paio di ring metropolitani....

Spero che su questo terreno si crei un consenso bipartisan. E serio, per una volta tanto.

Spero che anche Letizia Moratti legga e mediti queste righe.

Ha chiesto contributi ai (cosiddetti) riformisti milanesi? Eccone uno.

Scritto in verità. Per quanto posso.

Questo intervento riprende tre post sul mio blog:
http://blogs.it/0100206/2006/05/09.html#a5534
http://blogs.it/0100206/2006/05/14.html#a5549
http://blogs.it/0100206/2006/05/14.html#a5551 

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