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Inserito da il Inserito da Karen Maria Caterina Donofrio il Ven, 19/05/2006 - 15:09
Riproposto da: Donofrio, Oriolo, Rubano, Buccolo, Re e Marina candidati nella Rosa nel Pugno.
            PROPOSTE  PER  IL  PROGRAMMA  ELETTORALE  DELL' UNIONE  DI   
                                               CENTROSINISTRA  PER   MILANO

 
Ci proponiamo di dare  forza e visibilità, anche attraverso il nostro linguaggio, alle donne di Milano e vogliamo contribuire a governare questa città.
Per questo vogliamo contribuire al programma  dell'Unione proprio in quanto donne, oltre al nostro impegno nei partiti e nelle associazioni - che permane -, in modo che venga assunto il nostro punto di vista, a seguito  di una elaborazione comune con il vasto e articolato mondo dell'associazionismo femminile.
Le donne sono più della metà della popolazione e questo fa di loro soggetti della politica, non una categoria debole da tutelare.
Le donne, in particolare a Milano, rappresentano una straordinaria ricchezza, in quanto presenti- più che in tutto il resto dell'Italia - nel lavoro dipendente, nell'imprenditoria, nelle professioni, nelle organizzazioni di volontariato e di partecipazione civile, e in quanto   laureate e diplomate più dei loro coetanei; ciononostante subiscono  ancora discriminazioni, proprio a partire dai luoghi della politica e del potere economico. Nonostante siano portatrici di talenti, creatività e valori, spesso vedono chiuse le opportunità di emergere e di contare.
Inoltre, per l'arretratezza del mercato del lavoro, per le arretratezze sociali e culturali che ancora connotano pesantemente la società italiana, per come è stata costruita ed è organizzata la città, e per le molteplici carenze dei servizi sociali ed educativi - particolarmente aggravate  da quindici anni di gestione della destra -, sono le donne ad avere i maggiori   problemi: sono la grande maggioranza delle persone con lavoro precario e - nella città più cara d'Italia - delle persone povere (sole con figli, anziane e vecchie sole) e, se vogliono tenere insieme lavoro e figli, sono costrette a salti mortali e spesso a rinunciare all'uno o all'altro aspetto della loro vita. E, ancora, sono donne le principali vittime di maltrattamenti, abusi e violenze.
Milano ha bisogno di un grande progetto per rinascere e guardare al futuro; ha bisogno, dopo i fallimenti della politica condominiale della destra, di un'altra politica che tenga insieme sogno e concretezza; Milano e la politica, ovvero "tutto ciò che riguarda la città", hanno bisogno delle donne.
Vogliamo una città in cui i e le giovani abbiano qualche possibilità di futuro, in cui anziani/e e vecchi/e siano meno soli/e e in cui donne e uomini condividano lavoro produttivo, lavoro di cura e governo della città.
Ecco quindi le nostre  proposte per Milano.
           
IL  COMUNE  CHE  VOGLIAMO: cittadine e cittadini
 
- Giunta composta per metà da donne e per metà da uomini, in modo da garantire una reale rappresentanza a più della metà della popolazione milanese;
- Partecipazione delle donne ai consigli di amministrazione degli enti partecipati e controllati dal Comune, scelte tra le tante e qualificate presenze nel mondo delle professioni;
- Adozione di Politiche di Genere rivolte a creare  uguali opportunità, sia all'interno del Comune che delle aziende controllate e partecipate: 1) attivazione di azioni positive, tese a raggiungere obiettivi quantitativi, collegati a indicatori misurabili monitorati e discussi periodicamente; 2) inclusione dell'ottica di genere in tutte le politiche di sviluppo locale, non limitatamente a quelle affidate a un  assessorato apposito (anche se da questo promosse e coordinate), ma  trasversali a ogni azione e intervento comunale.

- Bilancio di Genere a livello comunale e di zona/municipalità: strumento da adottare da parte del Comune e di ogni Consiglio di Zona/Municipalità per  tener conto delle differenze di genere nelle proprie scelte economiche e sociali .  Il bilancio di genere rivede  il modo sia di reperire le entrate  sia di offrire gli interventi, le azioni e i servizi tenendo conto delle diverse esigenze delle donne, soprattutto in merito ai servizi sociosanitari e a quelli che meglio sostengono la conciliazione dei tempi di lavoro e di vita, promuovendo in questo modo pragmaticamente la parità tra donne e uomini.
 

- Una adeguata rappresentanza delle donne nelle presidenze degli attuali Consigli di Zona e nelle commissioni (almeno il 30%).
- Assessora alle Politiche femminili, che: 1) collabori all'impostazione del bilancio di genere ai vari livelli; 2) introduca l'impostazione  di genere nella raccolta ed elaborazione dei dati  e nelle ricerche e la valutazione di impatto di genere per gli interventi comunali; 3) promuova  la valorizzazione delle competenze femminili nelle politiche del personale all'interno del Comune; 4) realizzi i Centri Donna polivalenti e le politiche dei tempi della città; 5) attivi specifiche  politiche esterne per la formazione, il lavoro e l'imprenditorialità delle donne; 6) curi, in accordo con l'Azienda sanitaria Locale, il miglioramento, l'estensione e il buon funzionamento dei servizi per la salute delle donne; 7) valorizzi la creatività delle donne  in ogni settore.
- Tutela del lavoro per tutte e per tutti come bene prezioso per la collettività.
Il Comune che vogliamo deve operare su un doppio versante:
-all'interno deve: regolarizzare lavoratori e lavoratrici precarie  alle  dipendenze  sia proprie sia degli enti partecipati e controllati; valorizzare le competenze interne; realizzare la formazione permanente; attuare azioni positive a favore delle lavoratrici a ogni livello e il ribilanciamento di genere dei ruoli dirigenziali; trasformare i bisogni delle lavoratrici da problema a risorsa per il miglioramento organizzativo di attività e servizi; riaggregare le esperienze e le professionalità disperse dalla gestione della destra; combattere il lavoro nero e gli incidenti sul lavoro, con appositi protocolli, in tutte le situazioni che dipendono dal Comune, come ad es. i cantieri edili delle opere per cui viene rilasciata la concessione edilizia  e gli appalti di servizi;
- all'esterno (in collaborazione con la Provincia) deve: promuovere il rilancio della città e creare le condizioni perché vengano realizzati nuovi posti di lavoro qualificati e attivare  iniziative specifiche per:
* nella scuola media primaria e secondaria promuovere la cultura tecnicoscientifica, con iniziative di informazione/formazione/orientamento mirate in particolare alle studentesse;
* premiare le imprese che attuano la valorizzazione di genere e stigmatizzare quelle che adottano comportamenti discriminatori;
* favorire un lavoro dipendente adeguato per le donne immigrate con titoli di studio superiori  e il loro associazionismo per svolgere più adeguatamente lavori autonomi;
* sostenere la conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di cura (legge 5372000), anche attivando un fondo per  imprese ed enti che concordino con i sindacati progetti di conciliazione di tempi e orari;
* promuovere il raccordo lavoro-formazione-lavoro per tutti i casi di sospensione dell'attività, in particolare per il rientro delle donne dopo la maternità, mediante percorsi personalizzati;   
*  promuovere nelle imprese e negli enti la valorizzazione delle competenze accumulate da lavoratori/trici  prossimi/e alla pensione mediante periodi di lavoro a tempo parziale in cui trasmettere le proprie conoscenze e contemporaneamente riorganizzare  la propria vita;
*  promuovere l'imprenditoria femminile, peraltro già in crescita.  Le donne che intendono sia entrare nel mondo del lavoro direttamente in proprio, sia passare da lavoratrici dipendenti a imprenditrici dovranno essere supportate: 1) mediante un percorso formativo di gruppo e  una successiva fase di supporto individuale, nella redazione del piano industriale e nell'avvio della propria idea di impresa; 2) mediante speciali forme di accesso al credito e al microcredito, promosse dal Comune con il sistema bancario;
*   promuovere cooperative di giovani che svolgano attività produttive, commerciali, di servizi (cultura, intrattenimento, sport, ecc.);
Dipartimento alle Nuove Città alle dipendenze del sindaco, con il compito di  organizzare la trasformazione fisica, funzionale ed estetica delle attuali periferie in vere e proprie città, utilizzando  e coordinando le risorse  dei vari assessorati.
Il Comune etico, dei diritti e della pace:

Il Comune etico, che adotti pratiche socialmente responsabili e un codice etico per gli acquisti (ad es. affidi i servizi di tesoreria comunale a istituti bancari non compromessi con il commercio internazionale di armi; utilizzi, nelle mense scolastiche, nelle mense comunali e nei distributori di bevande all'interno degli uffici, prodotti provenienti dal commercio equo e solidale e di coltivazione biologica certificati; neghi il patrocinio a iniziative sponsorizzate da imprese che praticano politiche del lavoro, ambientali e commerciali censurabili o poco trasparenti;  rifiuti la sponsorizzazione di proprie iniziative da parte delle stesse imprese e privilegi quelle che dispongono di certificazioni sociali e ambientali; utilizzi prodotti e pratiche rispettose dell'ambiente (carta riciclata, lampade a basso consumo energetico, ecc.) e introduca criteri di fiscalità ambientale nella predisposizione di tariffe e di aliquote di tasse e imposte comunali.

Il Comune dei diritti, che concorra, insieme allo Stato, a garantire il minimo vitale secondo modalità da studiare (per assicurare il diritto alla  dignità personale); che garantisca concretamente il diritto all'accesso ai servizi comunali (a partire dai nidi) anche alle persone a reddito basso e mediobasso mediante una consistente diminuzione delle tariffe applicate a tali fasce di reddito; che istituisca il Registro delle unioni civili per le coppie di fatto.
Il Comune della pace, che partecipi alla Casa della Pace istituita dalla Provincia di Milano e aderisca alla campagna dell'ONU contro la povertà.
I  SERVIZI   CHE  VOGLIAMO:

1. Centri Donna polivalenti (operanti  in collaborazione con associazioni e gruppi di donne, e gestiti da comitati delle utenti): da riattivare come: spazi per la creatività e per l' elaborazione culturale delle donne; centri di informazione, ascolto, orientamento, accompagnamento per i problemi legati alla formazione, al lavoro, all'accesso ai servizi, al disagio; centri per attività formative di base mirate (ad es. per l'accesso all'informatica); centri di tutela legale per  problemi familiari e di relazione e nei casi di violenza contro le donne e contro i/le minori;  progetti mirati alle donne immigrate e alle donne rom; banche del tempo.

2. La salute: prevenzione e assistenza.
Il Comune, che ha colpevolmente rinunciato a occuparsi della salute, deve ricominciare a svolgere una funzione di programmazione, coordinamento e controllo dei servizi, di monitoraggio e tutela di cittadini e cittadine, di garanzia dell'accesso alle prestazioni; in particolare occorre ridefinire i Distretti socio.sanitari, in modo da riportarli alle dimensioni previste dalla legge  (50/100.000 abitanti) e  farli coincidere con le nuove Municipalità, e da sperimentare il modello di presa in carico integrata detto "casa della salute".

- Consultori: da raddoppiare (almeno: la legge ne prevede uno ogni 20.000. abitanti) e da potenziare come personale e come risorse; particolarmente rivolti alla prevenzione primaria per la salute sessuale e riproduttiva e per la contraccezione ( prestazioni gratuite, compresa la pillola del giorno dopo), con progetti specifici mirati alle giovanissime e alle donne immigrate ( anche presenza di mediatrici culturali); centri polivalenti per il ben essere delle donne nelle varie fasi della  vita biologica e psicologica (adolescenza, maturità, menopausa), in grado di supportare le donne e  le coppie anche attraverso la generalizzazione della mediazione familiare oggi praticamente assente; centri di sostegno alla maternità desiderata, anche nei primi tempi di vita di figli e figlie, e di corretta applicazione della legge 194/1978 per l'interruzione di gravidanze non desiderate.   Per realizzare tutto ciò diventa  fondamentale  ricreare i comitati di gestione delle utenti;
- Negli ospedali cittadini controllo dell'effettiva capacità di erogare le prestazioni previste dalla legge 194/1978 e introduzione di tutte le metodiche, ampiamente adottate in molti paesi europei,    coerenti con la stessa, che prevede "l'uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza";
- Osservatorio sulla salute della donna: che effettui il monitoraggio costante sugli specifici problemi/servizi e sia punto di riferimento per utenti, operatrici, ricercatrici;
 
- Salute dell'età evolutiva: progettazione e realizzazione, in accordo con l'Azienda Sanitaria Locale,  di una rete di servizi per la salute psicofisica dell'età evolutiva (0-16 anni), in stretto raccordo con asili e scuole,  che si facciano carico soprattutto sia della prevenzione e del reperimento precoce delle malattie, delle malformazioni e del disagio psichico, sia dell'educazione (sanitaria, alimentare, sessuale); garanzia della qualità dell'alimentazione fornita dalle mense scolastiche.
3. Educazione e formazione durante tutto l'arco della vita.
- Progetto educativo unitario per bambine e bambini da 0 a 6 anni. In particolare un grande investimento va fatto per i nidi comunali, oggi ben lontani dal bisogno reale, che non possono più essere considerati "servizi a domanda individuale"; occorre garantire una elevata qualità non solo nei nidi a gestione diretta, ma anche in quelli a gestione privata, con adeguate forme di programmazione e controllo, anche attraverso la partecipazione dei genitori;
- Iniziative di integrazione/sostegno alla scuola statale:  contro la dispersione, per favorire il successo scolastico di tutte e  tutti almeno nella scuola dell'obbligo;  attività espressive, culturali e sportive, in particolare rivolte all'adolescenza,  dopo il tempo pieno scolastico; servizi e progetti mirati a bambini/e e ragazzi/e  stranieri e rom.
- Centri di Educazione Permanente nei quartieri per la generalità della popolazione:luoghi di arricchimento culturale per il pieno esercizio della cittadinanza, in particolare nelle lingue straniere e nell'informatica di base,  con progetti specifici  mirati alla rialfabetizzazione degli adulti/e e alla terza età.
4. Solidarietà e comunità
- Contrasto al maltrattamento e alla violenza sessuale e sostegno alle vittime attraverso una rete di interventi e servizi (pronto intervento, comunità ecc);
-Servizi domiciliari per anziani/e e vecchi/e in difficoltà, e, più in generale, per disabili, da estendere in tutti i quartieri; una rete di piccole case di accoglienza (appartamenti, villette, ecc.) diffuse nella città perché i e le non autosufficienti possano mantenere una relazione con il proprio quartiere e con le proprie parentele e amicizie;
-Anziani/e attivi/e come risorsa (volontaria e/o retribuita) sia per le giovani generazioni (nonne baby sitters, accompagnamento casa-scuola, racconto delle proprie esperienze di vita nelle scuole;  ex insegnanti che affiancano studenti, accompagnatori/trici in musei, biblioteche ecc.), sia per i/le coetanei/e e per le persone disabili in genere (assistenza domiciliare e compagnia, professionisti in pensione che diano consulenze gratuite, ecc.), sia per servizi di pubblica utilità (cura del verde di quartiere, ecc.);
-Mediatrici e mediatori culturali nei servizi pubblici: ospedali, consultori, ambulatori sanitari, asili nido, scuole per l'infanzia, scuola dell'obbligo;
-Servizi sociali di strada a sostegno di chi vuole uscire da prostituzione, tossicodipendenze, accattonaggio.

LA  CITTA'  CHE  VOGLIAMO: bella da vivere

1)     la città di città: invece di una città con centro e periferie e quartieri dormitorio vogliamo una città in cui:

-ogni sua parte acquisisca gli elementi qualitativi che caratterizzano una vera città: attività importanti dal punto di vista economico/produttivo e civico, possibilità di lavoro, begli edifici, luoghi belli e diffusi per l'incontro e per la cultura, piazze di quartiere  riqualificate,  verde ben curato, alberi e fiori e opere d'arte, servizi pubblici e privati di buona qualità in tutti i campi e ben diffusi sul territorio;
-  gli attuali Consigli di Zona diventino Municipalità e cioè veri e propri Comuni, vicini ai problemi e alle possibili soluzioni, autonomi come poteri decisionali e come risorse per tutti i compiti di interesse locale (pianificazione urbanistica attuativa; riqualificazione dei quartieri; cura del verde di quartiere e degli spazi aperti,  arredo urbano; Agenda 21 locali; istruzione delle pratiche edilizie; sportello unico per le attività produttive, piani commerciali di zona a tutela del piccolo commercio, programmazione e gestione dei servizi di base in campo sociosanitario, educativo e culturale; sostegno alle forme di associazionismo e di solidarietà sociale anche autogestite, vigilanza urbana,  ecc); Municipalità  da riunire  nella Città Metropolitana per tutti i compiti che riguardano l'area metropolitana nel suo complesso (pianificazione del territorio, tutela dell'ambiente, mobilità, grande distribuzione commerciale); 
- in cui il territorio delle future Municipalità sia individuato, mediante un processo partecipato, riaggregando le precedenti 20 zone del decentramento in modo da ricomporre e valorizzare, per quanto è ancora possibile, le caratteristiche dei vari quartieri e in modo da individuare i nuovi "luoghi centrali" partendo dai quali trasformare periferie e quartieri dormitorio in città;
2) la città partecipata, in cui fioriscano la discussione pubblica e la partecipazione popolare alle scelte affinché gli e le abitanti si riprendano la responsabilità e la gioia di decidere come vivere la propria città.  Esempi.
-Urbanistica partecipata per interventi a livello locale (ascolto della cittadinanza - e in particolare delle donne - prima di decidere nuovi insediamenti e opere e prima della progettazione, inserimento delle richieste e proposte popolari nei bandi di concorso, consultazione sui progetti, discussione e convalida del progetto vincitore, discussione partecipata delle modalità di realizzazione, progettazione partecipata nei Contratti di Quartiere per la riqualificazione dell'edilizia popolare) e a rilevanza territoriale più ampia (per progetti e tracciati di strade, ferrovie, trasporto pubblico di superficie, progetti di grandi impianti,  grandi piani urbanistici, ecc). 
-Agenda 21 di zona/municipalità per la riqualificazione ambientale partecipata.
-Bilancio partecipato comunale e di zona/municipalità, per decidere le priorità di spesa nei servizi e negli interventi a più diretto contatto con la popolazione.
-Comitati di gestione dei servizi di base, a cominciare da comitati delle utenti  per i Centri Donna polivalenti, per i consultori e per i nidi.
-Comitati di autogestione nei quartieri di edilizia popolare, con una nutrita rappresentanza delle donne, che si occupi di: manutenzioni, riscaldamento, risparmio energetico, cura e uso degli spazi comuni e del verde, segnalazione degli alloggi che diventano sfitti, organizzazione della solidarietà all'interno del quartiere, banche del tempo, ecc.
-Comitati di controllo sull'erogazione dei servizi a rete (trasporti, acqua, energia).
-Consiglio comunale e consigli di zona/municipalità dei ragazzi e delle ragazze come scuola di responsabilizzazione, partecipazione e solidarietà.
-Consulte  a livello di zona/municipalità.
-Telematica civica.
3)  la città sana  (la città dell'ecosviluppo, all'avanguardia per la sostenibilità ambientale)  con l'aria più pulita, meno rumorosa, che recuperi e riusi i suoi scarti, che risparmi energia e usi le fonti rinnovabili. Una città che abbia il coraggio di:
- riorganizzare radicalmente il modo di muoversi sia nell'area metropolitana sia in città, non dimenticando che le donne lavoratrici e/o madri sono responsabili, quasi sempre in prima persona, anche della cura dei familiari, siano essi/e minori, anziani/e, malati/e, e, anche per questo,  devono potersi muovere rapidamente, efficacemente e col minor dispendio possibile di energia. Le donne di questa città, che, oltre a essere più della metà della popolazione, rappresentano la maggior parte degli utenti ATM, devono quindi essere adeguatamente rappresentate nelle sedi progettuali e decisionali che metteranno a punto un nuovo sistema della mobilità metropolitana e urbana, in modo che siano garantiti trasporti pubblici ecologici, efficienti, frequenti e usabili in sicurezza da parte di tutte e di tutti di giorno, di sera e di notte;
- completare la trasformazione a metano delle caldaie per il riscaldamento; usare pannelli solari e fotovoltaici negli edifici nuovi e da ristrutturare;
- proteggere tutto il verde esistente e aumentarlo sensibilmente  sia nei quartieri sia nei grandi parchi,  connettendoli - prima che sia troppo tardi - in modo da realizzare la cintura verde intorno alla città; piantare dappertutto nuovi alberi in ogni possibile spazio e spazietto; riprendere il progetto degli orti urbani; iniziare a realizzare i tetti verdi sugli edifici;
- regolamentare le attività più rumorose, specie di notte;
- rifare l'illuminazione pubblica  laddove la luce viene dispersa verso l'alto, in modo da attenuare l'inquinamento luminoso, migliorare la luminosità a terra e risparmiare energia;
- estendere sensibilmente la raccolta differenziata e impostare un programma di riduzione a monte dei rifiuti prodotti;
- fare di Milano una città all'avanguardia della sostenibilità ambientale in tutti i suoi vari aspetti, per diminuire l'inquinamento di aria , acqua e suolo e per rilanciare la città, anche a livello internazionale, dal punto di vista della ricerca, dell'innovazione e della produzione: mettendo in rete il Comune, le università, i centri di ricerca pubblici e privati e le organizzazioni  imprenditoriali per riconvertire in senso ecologico le industrie e l'artigianato produttivo dell'area metropolitana e per attivare  nuove produzioni sostenibili, soprattutto nel campo delle energie rinnovabili e del riciclo e riuso di scarti e rifiuti;
4) la città bella, accogliente e  più sicura, il che comporta:

- più edilizia popolare di qualità  ben dotata di servizi, per dare casa ai ceti economicamente deboli, per richiamare in città giovani e giovani coppie, per poter accogliere nuovi nati e nuove nate; a tal fine occorre: bloccare la vendita dell'edilizia esistente; completare la riqualificazione edilizia, urbanistica, energetica, estetica e sociale dei quartieri esistenti; realizzare nuova edilizia (non su aree verdi), anche in piani misti di nuova edificazione e recupero edilizio e urbanistico;

- accoglienza per la popolazione universitaria fuori sede e per ricercatori e ricercatrici;
- campi nomadi attrezzati, piccoli e stabili, ben collegati ai servizi pubblici;
- case di accoglienza (almeno una per zona) temporanea o continuativa per le persone senza casa: immigrati/e in attesa di casa definitiva, al posto dell'attuale  Centro Permanenza Temporanea; persone senza casa, al posto dei Ricoveri Notturni di Viale Ortles o degli anfratti gelidi della Stazione Centrale; persone in situazioni di emergenza;
- piazze di quartiere pedonalizzate e riprogettate, come attività presenti e come estetica, insieme agli abitanti, anche all'interno dei grandi quartieri di edilizia popolare;
-riorganizzazione e sostegno al piccolo commercio (anche mediante la modulazione delle tasse comunali) come indispensabile servizio di vicinato, elemento di vivibilità, di sicurezza e di socializzazione per anziane e anziani; sostegno all'associazionismo dei/delle negozianti che consenta una riduzione dei prezzi al minuto; insediamento di nuovi negozi in spazi di proprietà pubblica ad affitti politici; e sostegno all'artigianato produttivo e di servizio;
5) la città della cura, ovvero la città come casa comune:
che ha cura di sé, che si tratta con cura come un'unica risorsa di tutte e tutti; una città come grande  casa comune (con i luoghi per la vita familiare e individuale e i luoghi per la vita associata, al chiuso e all'aperto); che conserva, recupera, restaura e riusa per finalità pubbliche i suoi luoghi belli e abbellisce vie, piazze, quartieri ed edifici degradati; che recupera e riusa  in modo socialmente utile gli edifici degradati   e le aree dismesse o comunque inutilizzate e trova i modi (anche mediante l'articolazione dell'Ici) per utilizzare l'ingente patrimonio abitativo e a terziario lasciato sfitto e invenduto; che inserisce in modo armonico le nuove costruzioni e che trova il modo di riconnettere i quartieri isolati dalle barriere urbane (ferrovie, tangenziali, ecc.);
- che, in particolare, adegua alle normative ambientali e di sicurezza degli edifici/recupera/ristruttura il patrimonio del Demanio comunale non utilizzato, comprese le cascine storiche, per attività sociali e culturali (case di accoglienza di zona, case delle culture, nuovi servizi di base);
- che ha cura di tutti e tutte gli/le  abitanti, ovunque siano nati/e, diffondendo ovunque i servizi per la salute, l'educazione, la cultura, lo sport e i luoghi di incontro e aggregazione, attivando reti diffuse di solidarietà, soprattutto per anziani e anziane, disabili, persone ai margini e attivando la partecipazione popolare alle scelte;
- che riorganizza  i suoi tempi, in primo luogo per facilitare un uso più allungato, e da parte di un numero maggiore di persone, degli spazi e dei servizi pubblici (ad es. scuole e loro palestre e auditorium al di fuori dell'orario scolastico) a vantaggio della vita di relazione e, quindi, del ben essere complessivo; che potenzia i processi già in corso per elaborare il piano regolatore dei tempi e degli orari della città;
6) la città da vivere anche a piedi, amica di bambini e bambine, vecchi e vecchie: 
- che separa le strade per le auto dalle strade interne ai quartieri e che cura in particolar modo i percorsi casa-scuola per bambini/e e ragazzi/e della scuola dell'obbligo;
-  in cui sia bello anche passeggiare (piazze di quartiere pedonalizzate e riqualificate, numerose isole pedonali riqualificate in ogni parte di città, verde di quartiere ben curato);
- con una presenza diffusa di servizi pubblici (sociosanitari, educativi, culturali, sportivi, amministrativi, spazi per il gioco, uffici postali, ecc.) e privati (bar, negozi, edicole, ecc.) e di verde, in modo da poter raggiungere, a piedi e in sicurezza, ciò che serve;
- che completi l'abbattimento delle barriere architettoniche in ogni spazio di uso pubblico (al chiuso e all'aperto) e che faciliti la vita alle persone con difficoltà  sensoriali;
7) la città della cultura e della memoria di sé: 
- che si occupi non solo delle grandi istituzioni culturali e dei grandi eventi in centro, ma  anche di una cultura  diffusa da far vivere in tutta la città, sia conservando e curando la memoria di sé e del proprio passato, sia aprendosi al nuovo; e che garantisca spazi per:
le culture giovanili, a partire dal progetto  "Fabbrica del Vapore" (come polo per la produzione culturale e per l'esplorazione di nuovi linguaggi, saperi e tecnologie) e dal Leoncavallo;
- le culture delle donne (Centri Donna polivalenti);
- Case delle Culture diffuse in tutta la città: come luoghi di incontro e comunicazione tra varie generazioni per lo scambio di saperi ed esperienze e tra varie etnie; come sedi per cultureattive, in cui sedimentare le identità culturali  dei vari popoli e la loro evoluzione e in cui far interagire le radici culturali e comunicative del passato con le esperienze creative e comunicative del presente; come spazi per assemblee pubbliche, riunioni di comitati, feste;
- il Museo dei Movimenti (operaio, studentesco, delle donne);
- il teatro di quartiere (anche tensostrutture), e promuova il teatro in strada (spettacoli negli spazi aperti)  e il teatro di strada;
- nuove biblioteche di zona, e potenziamento di quelle esistenti; allungamento serale dell'orario; organizzazione di circoli di lettura; biblioteche circolanti;
-una città che istituisca la figura della "narratrice/narratore della città", per curare, valorizzare e far conoscere la memoria collettiva in senso storico, architettonico e antropologico;  e che
- promuova con risorse adeguate autori e autrici viventi non ancora noti/e: nelle arti figurative (anche mediante concorsi per abbellire spazi aperti e luoghi pubblici), nel cinema, musica, teatro, danza, narrativa, poesia.
La città dei nostri sogni  è una città possibile, anche in base a quanto già realizzato in molte altre città italiane ed estere; alcune delle nostre proposte (potenziamento del trasporto pubblico, edilizia popolare di qualità, ecc.) richiedono piani e programmi pluriennali e ingenti risorse, ma altre solo la volontà politica di usare meglio l'esistente e di far rivivere la città.
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Inserito da il Inserito da Angelo Valdameri il Mar, 16/05/2006 - 14:30
In merito a quanto riportato ieri dalla stampa circa l’affermazione del candidato sindaco dell’Unione Ferrante riguardo ai progetti ex Fiera, Garibaldi Repubblica, Isola-De Castillia e Darsena che non si possono fermare e – se eletto sindaco – che intende proseguire sulla linea tracciata da Albertini, con la possibilità di concordare con le proprietà alcuni interventi migliorativi, il Coordinamento dei Comitati di Quartiere della Barona esprime la totale contrarietà. Quanto affermato da Ferrante smentisce il contenuto del programma dell'Unione. Il Coordinamento ribadisce la totale contrarietà a progetti invasivi come quelli ex Fiera, Garibaldi Repubblica, Isola-De Castillia e Darsena che se attuati peggioreranno la qualità della vita, e chiede il rispetto del programma, la ridiscussione di questi progetti col coinvolgimento anche dei cittadini sulle scelte che li riguardano da vicino.
Per il Coordinamento dei Comitati di Quartiere Barona-Ronchetto

Angelo Valdameri
16.5.06

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Inserito da il Inserito da Luca Galeazzo Giordani il Mer, 10/05/2006 - 17:03

Antonio Di Pietro sarà ospite questa sera alle 20.30 su Odeon Tv alla trasmissione di Gianfranco Funari "Extra Omnes". Vuoi scoprire in diretta se la Politica italiana è corrotta... se Ferrante è in testa nei sondaggi ... se ....? Accendi la Tv o partecipa a questo forum

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Inserito da il Inserito da Bruno Croce il Gio, 04/05/2006 - 17:39

Esprimo solidarietà ai vigili per l’aggressione subita. Una violenza subita, per chiuque, ha consegunze, nel bagaglio delle proprie esperienze, negative rilevati e devastanti per il fisico e il lato psicologico.
I giudici valuteranno, sicuramente, nel modo giusto il fatto ma credo che non finisca qui, sono convinto che ci voglia una reiducazione ai valori civili a queste persone che hanno bisogno di un sostegno educativo, dal singolo individuo all'interno della famiglia.
Il degrado porta a non vedere il futuro roseo, credo che il decadimento e non chi lo subisce vivendolo, vada lottato in modo forte e concreto.

Non è accaduto solo questo fatto ancora oggi ne accadono, sono meno eclatanti ma accadono.
Grande comprensione e allo stesso tempo fermezza e decisione.

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Inserito da il Inserito da Giuseppe Mauriello il Sab, 15/04/2006 - 08:14

la discoteca di via cena 1, milano, prosegue indisturbata le proprie serate, nonostante il comitato piazza grandi costituitosi spontaneamente per prevenire i dasagi causati dalle discoteche del quartiere, ha effettuato innumerevoli esposti alle competenti autorità.

L'ultima puntata è relativa all'accesso agli atti legati alla concessione della licenza che il comitato ha effettuato recentemente. Dalla documentazione esaminata, si evince che il Comune di Milano non ha effettuato tutte le verifiche necessarie all'avallo della licenza. A tale proposito è stata trasmesso alle competenti autorità un nuovo esposto che alleghiamo alla presente.

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Inserito da il Inserito da Oliverio Gentile il Gio, 06/04/2006 - 16:50

L'annuncio del candidato di centrosinistra alle comunali di Milano
Ferrante: «Anche Corritore nella mia lista»
L'ex prefetto avrà al suo fianco il consigliere economico del governo D'Alema. «Ma spero di convincere anche Milly Moratti»

MILANO - L'annuncio è arrivato durante una conferenza stampa trasmessa anche sul web.
Bruno Ferrante, candidato del centrosinistra alla poltrona di sindaco di Milano, avrà al suo fianco anche Davide Corritore. Il consigliere economico del governo D'Alema, che ha partecipato alle primarie di fine gennaio, sarà infatti inserito nella lista di persone che l'ex prefetto vuole portare con sé. Ma Ferrante ha anche un altro obiettivo: convincere Milly Moratti, moglie del patron dell'Inter Massimo e cognata di Letizia, candidato sindaco del centrodestra.

«La caratteristica della mia lista è quella di avere come riferimento la società civile e di cercare il dialogo anche con mondi diversi» ha detto Ferrante. A proposito di Milly Moratti, ha affermato: ««È una grande risorsa per la città e ci uniscono molti punti di vista. Ne abbiamo già ragionato molto insieme, è un obiettivo che mi sono posto e che spero di raggiungere quanto prima».

E' poi toccato a Davide Corritore illustrare punti e priorità della sua campagna elettorale: le primarie e Internet. «Milano sia punto di riferimento nazionale della democrazia partecipata, diventando la prima città italiana che istituzionalizza le primarie comunali». Al centro del programma anche «la diffusione capillare dell’accesso rapido a Internet in ogni luogo della città e in tutte le fasce della popolazione». Il progetto è quello di un piano regolatore per la Rete in grado di realizzare in maniera effettiva ed efficace una democrazia partecipata attraverso l’accesso al web.

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Inserito da il Inserito da Oliverio Gentile il Mer, 05/04/2006 - 15:00

da ViviMilano - speciali 

http://www.corriere.it/vivimilano/speciali/2006/04_Aprile/05/ici.shtml

Il dibattito si trasferisce a Milano

Scontro da 11 milioni di euro sull'Ici

Il Comune diviso sulla tassa per la prima casa. Il Polo: giusto eliminarla. L’Unione: impossibile, un colpo di grazia per i Comuni

Il centrodestra segue Berlusconi: «L’Ici è una tassa iniqua. Giusto tagliarla, siamo pronti anche a Milano». Il centrosinistra punta il dito: «Promesse demagogiche e irrealizzabili. Restituiscano ai milanesi i soldi presi in questi anni». Il dibattito sull’Ici si trasferisce a Milano. La candidata della Cdl, Letizia Moratti, non si fa cogliere impreparata: «L'Ici è una tassa iniqua e ingiusta — esordisce — perché colpisce chi compra una casa con i risparmi di una vita». Il suo avversario Bruno Ferrante, candidato del centrosinistra, la vede diversamente: «È una proposta irrealizzabile se non è accompagnata dall’indicazione di nuove entrate che consentano ai Comuni di far fronte a quei servizi oggi finanziati dall’Ici. Meglio pensare di ridurre questa tassa per l’acquisto della prima casa, agevolando in particolare le giovani coppie».

La Moratti non è preoccupata per i mancati introiti: «Intanto il Governo può predisporre un piano di lotta all’evasione fiscale e il 30% di quanto recuperato sarà girato ai Comuni. Poi, comunque, Palazzo Chigi ha confermato oggi che lo Stato coprirà quanto non dovesse arrivare ai Comuni». E, comunque, se non ci sarà l’abolizione, la Moratti si dice pronta a studiare una sorta di Ici differenziata «per agevolare le giovani coppie e gli anziani». Quanto al tema della seconda casa, il ministro ha rinviato la risposta chiedendo «tempo per studiare la situazione». Un compito difficile. Lo stesso Gabriele Albertini nel 2001 aveva annunciato la riduzione di un punto dell’Ici - ferma al 5 per mille dal 1993, la più bassa tra le grandi città italiane - ma aveva dovuto rinunciare: «Avevamo previsto in bilancio alcune entrate che non ci saranno — si era giustificato Albertini — e quindi non possiamo tagliarne altre».

Oggi, il sindaco è sicuro che un’operazione del genere si può fare. Il gettito complessivo dell’Ici è di 396,4 milioni di euro. Eliminare l’imposta sulla prima casa significa rinunciare a 115 milioni di euro. All’anno. Per farsi un’idea della cifra: equivale a due ristrutturazioni della Scala «Un’idea magnifica - attacca Albertini - un atto di giustizia fiscale. L’Ici sulla prima casa è una tassa iniqua perché colpisce un bene primario dei cittadini, un bene a cui gran parte, è arrivato dopo anni di sacrifici, a volte di intere generazioni». Come fare? Razionalizzazione delle pubbliche amministrazioni, recupero dell’evasione, trasferimenti compensativi dello Stato. Dice qualcosa in più l’assessore al Bilancio, Mario Talamona: «È possibile. Bisogna trovare una soluzione locale di tipo federalista». «Ce l’abbiamo fatto con la manovra correttiva imposta dalla finanziaria - conclude il vicesindaco De Corato - ce la possiamo fare anche con l’Ici»

Impossibile, grida la sinistra. Che rivolge la critica proprio ad Albertini. «Non l’hanno mai voluta abbassare - attacca il capogruppo Ds, Emanuele Fiano - perché i quasi 400 milioni dell’Ici rappresentano il 21% del totale delle entrate per spese correnti; vorrebbe dire fare a meno di 100 milioni». «Vuol dire che i milanesi hanno pagato inutilmente 400 milioni di euro all’anno» ironizza il segretario della Quercia, Franco Mirabelli. «Più che un colpo di teatro - attacca il vicepresidente della Provincia Alberto Mattioli - è un colpo di grazia per le casse del Comune». Una sponda inaspettata arriva invece da Basilio Rizzo di Miracolo a Milano: «Finalmente Berlusconi ha detto qualcosa di sinistra - conclude ironico - che sarebbe da c... non prendere in considerazione».

di Maurizio Giannattasio

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Inserito da il Inserito da Oliverio Gentile il Gio, 23/03/2006 - 09:20
Quando negli anni 60 sono arrivata a Milano, la città era nota come la «capitale morale» d'Italia, pullulava di centri culturali e di voglia di confrontarsi e discutere. Si discuteva al Circolo Turati, al De Amicis, nei bar di Brera, alla Casa della Cultura, oltre che nei ristoranti degli intellettuali, artisti o scrittori che fossero. Capitale «morale» significava quindi capitale «culturale». Io ci respiravo l'eco del mondo illuminista, dei Verri e dei Beccaria. Ma era anche la città del «fare», con l'orgoglio del «fare bene», del guadagnare onestamente, del rispettare i diritti dei lavoratori. Era la città delle case di ringhiera, dove la parola «socializzare» non significava «inventarsi delle attività perché i bambini si conoscano e stiano fra loro», come si fa nelle scuole elementari di oggi, bensì condividere il problema di uno e socializzarlo per risolverlo insieme. La mentalità di questi ultimi anni invece, anche per il tipo di politica praticata almeno nell'ultimo decennio, è tutt'al più caritatevole e basata sull'individualismo. Ognuno se ne sta rinchiuso nel suo appartamento-scatola e diffida degli altri. È proprio morta per sempre una Milano così o c'è speranza?

Iole Garuti

Gentile signora, non appartengo alla categoria dei laudatori del tempo perduto (se oggi molte cose ci sembrano peggiorate altre sono certamente migliorate), ma trovare l'ottimismo in questi tempi è diventato come un esercizio yoga: bisogna concentrarsi molto per riuscirci. Lei ce l'ha, e si sente dietro il velo della nostalgia, come tanti di noi che vorrebbero una Milano capace di far esplodere le sue straordinarie potenzialità, le sue energie, la sua voglia di fare bene, ma alla fine si sentono rallentati, scoraggiati, a disagio in questa grigia mediocrità. Oggi tutti sono lasciati al proprio destino e lo sforzo che pochi fanno per ricucire un tessuto sociale troppo sfrangiato non basta a creare un moto d'aggregazione ideale: quando ci si trova con qualcuno si prova a sognare un po', ma il giorno dopo manca sempre il giro di manovella per partire. L'onda, inutile negarlo, è questa: non è uno tsunami, ma un lento e costante beccheggio che impedisce alla città di prendere il largo. È come se ci fosse paura ad osare, a rompere il muro delle consuetudini crostificate. Si invoca spesso la borghesia, per la rinascita di Milano. Ma la borghesia non c'è o è irriconoscibile rispetto a quella degli anni Sessanta che dettava l'agenda della politica, combatteva la sciatteria, aveva orgoglio di appartenenza, amava i suoi simboli e adottava chiunque avesse talenti e voglia di mettersi in gioco. Questa Milano un po' patria, un po' vetrina, un po' capitale, con un cuore anche quando diceva «Ohei, terun», questa Milano dei teatri, della cultura, dei circoli, non è scomparsa, lotta tra mille difficoltà in una città dormiente, adagiata nel ritiro del weekend. La ritrovo ogni giorno nelle lettere al Corriere, è una Milano che ha ancora una grande passione civile, che si indigna, si arrabbia, si offre come può. Ma non ha tempo, è assillata e compressa, teme sempre di affogare. Va aiutata a segnalarsi, a mettersi in relazione, ma è ostacolata da chi è abbarbicato sulle posizioni di rendita. Non basta darsi da fare se non c'è qualcuno che ascolta. Questo compito, un compito nuovo, moderno e anche entusiasmante, tocca al Comune. Non al Comune- azienda, ma al Comune-guida. È una speranza, l'ultima forse, per recuperare un po' di quella dimensione civica che lei rimpiange. L'altra è quella di farsi guidare dall'entusiasmo dei bambini. Milano non è una città facile, per loro. I candidati sindaco ne parlano troppo poco. Ma se Milano sarà più attenta a loro, ne guadagneremo tutti.

di Giangiacomo Schiavi

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Inserito da il Inserito da Cesare Saccani il Mar, 21/03/2006 - 10:55
"Mi piacerebbe che l'Amministrazione Comunale di Milano tornasse a essere riconosciuta leader non solo a livello nazionale ma anche internazionale per l'eccellenza dei servizi resi al cittadino in base a criteri oggettivi e misurabili (non propagandistici o clientelari)
Per raggiungere questo obiettivo mi piacerebbe che l'Amministrazione Comunale stabilisse con chiarezza alcuni obiettivi fondamentali da perseguire tenacemente per un intero programma di legislatura che comprendono:
a)    eccellenza della leadership e della Governance costantemente impegnato (anche attraverso l'esempio personale) a migliorare l'efficacia dei servizi resi e l'efficienza delle risorse economiche disponibili
b)    il rigore, chiarezza e trasparente nel metodo di elaborazione di politiche e strategie fondato su dati oggettivi, sul coinvolgimento di tutte le parti interessate e sulla definizione di un sistema chiaro e misurabile di obiettivi e di piani di azione per soddisfare le esigenze di tutta la città (e non di una singola parte)
c)    massimo coinvolgimento del personale per avviare un processo graduale, ma sistematico e continuo, di miglioramento e di innovazione basato su criteri di assunzione e di nomina trasparenti (e non clientelari), sullo sviluppo e sulla formazione e su un sistema di incentivi e riconoscimenti (individuali e di gruppo) legati al livello di qualità dei servizi resi al cittadino e da questo percepiti
d)    gestione efficace delle risorse disponibili (immobiliari, tecnologiche, finanziarie, di conoscenza, informative, ecc.)
f)    definizione chiara del livello qualitativo dei servizi in ogni settore in linea con le aspettative dei cittadini e degli utenti in ogni momento
g)    massima soddisfazione del cittadino (misurata!) per la qualità dei servizi resi in modo sistematico e continuo e per la trasparenza la puntualità e la chiarezza delle informazioni fornite in merito alle decisioni di spesa (bilancio preventivo), allo stato di attuazione del programma politico, ecc.
h)    massima soddisfazione del personale (misurata!) per la sicurezza e la salute dei luoghi di lavoro, il grado di coinvolgimento, la formazione, il sistema di premi e riconoscimenti, ecc.  
g)   ottimizzazione dell'impatto sociale e ambientale (misurato!) per valutare la reale ricaduta sulla società derivante dalle decisioni pianificate e attuate
i)    massimizzazione dei risultati chiave di prestazione, economici e non, e la loro puntuale comunicazione al cittadino
Sogno irrealizzabile? Pura fantasia?
In Lombardia pare di si ma non è così in Europa e nel resto d'Italia.
In tutta Europa sono ormai decine le Amministrazioni Pubbliche (Comuni, scuole, Camere di Commercio, ospedali, ecc.) che hanno deciso da tempo di affrontare la sfida dell'eccellenza accettando di introdurre modelli manageriali e organizzativi che consentono di "misurare" in modo coerente tutti questi fattori per valutare, anno dopo anno, la reale entità dei miglioramenti.
Alcune hanno raggiunto livelli di eccellenza comparabili con quelli delle imprese leader di tutta Europa. Ricordo a titolo di esempio la Camera di Commercio di Nizza (Francia) e l'Ospedale Zumarraga (Spagna) finaliste la scorsa edizione al Premio Europeo per la Qualità (rilasciato dall'EFQM al termine di un rigoroso processo di valutazione che tiene conto di tutti questi elementi).
In Italia sono 196 le Amministrazioni Pubbliche che hanno deciso di confrontarsi con tale modello di cui 40 sono state ammesse alla fase finale del Premio Qualità Italia per la Pubblica Amministrazione (promosso dal Ministero della Funzione Pubblica con il supporto tecnico del Formez).
Sapete quante sono quelle lombarde partecipanti e quelle ammesse alla fase finale? Rispettivamente 4 e 2 (leggasi due).
Forse in Lombardia, a parte le chiacchiere, la sfida dell'eccellenza dell'Amministrazione Pubblica non è così sentita.
Altri esempi?
1)    L'Amministrazione Comunale di Torino ha creato un'agenzia indipendente "ad hoc" per misurare in modo oggettivo tutti questi elementi per migliorare la valutazione dell'efficacia delle proprie decisioni e supportare le attività di pianificazione futura applicando lo stesso metodo a tutti i settori e a tutte le società municipalizzate.
2)    La Regione Toscana ha deciso di accreditare le scuole di ogni ordine e grado (elementari, medie e superiori) in base al raggiungimento di un "determinato livello di eccellenza" raggiunto rispetto a un unico modello e sistema di valutazione condiviso
3)    La provincia di Bolzano ha deciso di accreditare tutte le scuole professionali seguendo un approccio identico alla Regione Toscana
E la Lombardia come e quando si muove?
Mi piacerebbe che il candidato Sindaco Ferrante inserisse nel proprio programma elettorale un punto esplicito denominato:
"Eccellenza Milano"
ossia un vero e proprio progetto strategico di legislatura fondato su:
a)    un obiettivo molto ambizioso (puntare all'eccellenza dell'Amministrazione Comunale) in linea con l'intenzione di rilanciare la città sul piano internazionale
b)    una strategia graduale ma sistematica di miglioramento continuo e di innovazione applicati a tutti i settori dell'Amministrazione (incluse le municipalizzate)
c)    un forte orientamento alla massima soddisfazione dei cittadini, del personale e della società
ma soprattutto
d)    una misurazione continua dei risultati raggiunti in accordo con modelli di riferimento riconosciuti a livello internazionale.
In questa prospettiva ho predisposto un documento più articolato che contiene una proposta concreta.
Sono disposto a presentarla e a discuterla insieme a Voi (anche pubblico magari presso la sede delle Associazioni).
Successivamente, con il vostro consenso e sostegno, è mia intenzione presentarla a nome di tutti al Candidato Sindaco per ottenerne l'inserimento nel proprio programma elettorale."

Cesare Saccani

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Inserito da il Inserito da Oliverio Gentile il Ven, 10/03/2006 - 15:12
da ViviMilano - speciali

http://www.corriere.it/vivimilano/speciali/2006/03_Marzo/10/nomadi.shtml

Il caso del campo di Triboniano

Moratti e Ferrante, scambio di accuse sui rom

Il ministro: situazione drammatica, l’ex prefetto è responsabile. La replica: «Non è vero, la colpa è del Comune e del Polo»

Dopo le fiamme si alzano i toni della politica. L’incendio nel campo nomadi di via Triboniano ha lasciato sul terreno cumuli di cenere e circa 350 sfollati, ma anche polemiche e accuse incrociate tra destra e sinistra. Nel mirino della Casa delle Libertà c’è l’ex prefetto Bruno Ferrante, oggi in campo con l’Unione per conquistare Palazzo Marino, accusato di non aver garantito la sicurezza. Bersaglio del centrosinistra è invece l’amministrazione comunale, che avrebbe fatto esplodere i problemi senza governarli. A muovere l’attacco più pesante a Ferrante è il ministro Letizia Moratti, avversario diretto nella corsa a sindaco. «Purtroppo questa era una tragedia annunciata, come ha detto giustamente don Colmegna — esordisce — Nel quartiere ho riscontrato una situazione drammatica di illegalità che non poteva e non doveva essere tollerata. L’ex prefetto ha pesanti responsabilità: non ha garantito la sicurezza nonostante le continue richieste di sgombero dei cittadini e del Comune».

E poi l’affondo: «In via Triboniano sono andati in fumo tutti i tavoli di mediazione promossi dal dottor Ferrante». Per la Moratti, l’ex prefetto «dovrebbe fare un esame di coscienza». Sull’accoglienza ai nomadi, nessun dubbio: «Servono piccoli insediamenti». A stretto giro di posta la replica di Ferrante. «Letizia Moratti dimostra ancora una volta di non conoscere i problemi di Milano: dovrebbe informarsi meglio e non fare promesse a vuoto e accuse inesistenti». Quanto al passato, non ritiene di aver nulla da rimproverarsi. «Il ministro dovrebbe spiegare come mai il prefetto Ferrante è stato tollerato per oltre 5 anni e il governo, di cui la Moratti è parte, non ha mai chiesto che venisse sostituito. Potevano farlo e non l’hanno fatto». Nel merito degli insediamenti rom, Ferrante sottolinea che «il Comune non ha mai fatto quello che oggi la Moratti chiede, cioè campi piccoli, come anch’io ho sempre sollecitato». «Non si può fare solo sgomberi, bisogna saper dare accoglienza».

La parola sgomberi è invece ricorrente nelle prese di posizione di An e Lega. Per An, Carla De Albertis sostiene che «i campi irregolari sono una bomba innescata contro i residenti», mentre Roberto Alboni propone campi a numero chiuso. «Il Comune non ricostruisca niente e non spenda nulla», esorta il lumbard Matteo Salvini. Giunta compatta nell’addossare colpe all’ex prefetto. «Ferrante parla di coniugare legalità e solidarietà — incalza il vicesindaco De Corato — ma il campo di via Triboniano, dove ai 300 regolari si sono aggiunti 300 abusivi, è un’eredità che lui ha lasciato alla città, non avendo mai sgomberato». Anche l’assessore alla Sicurezza Guido Manca ricorda le «ripetute segnalazioni di rischio».

«Siamo stati costretti ad iniziare i lavori di messa in sicurezza dall’altra parte per la presenza di irregolari». A difesa di Ferrante scendono in campo i Ds. «Ha fatto quanto doveva — assicura il segretario cittadino Pierfrancesco Majorino — cioè ha sollecitato il Comune affinché risolvesse la questione». Di «bassa propaganda della destra per scaricare le proprie responsabilità» parla il segretario provinciale Franco Mirabelli. «L’azione del Comune — denuncia Daniele Farina, del Prc — è stata segnata da inadempienze e sterili ideologismi». Il comitato di quartiere chiede che ora non si riformi la baraccopoli. E al fianco dei residenti si schiera il coordinamento dei comitati milanesi.

di Rossella Verga

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