.: Discussione: Terreni e grandi opere, i rebus dell'Expo - Expo, basta con le incertezze: lo Stato dica se ci crede davvero

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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 14 Apr 2010 - 21:46
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Da milano.corriere.it:

Incontri per risolvere il nodo dei terreni per i padiglioni

Terreni e grandi opere, i rebus dell'Expo

Berlusconi, via libera alla lettera per il Bie. restano i nodi sulle opere che verranno realizzate

MILANO - C’è una lettera. Che riveste una qualche importanza per la registrazione dell’Expo al Bureau International des Exposition, attesa per il 30 aprile. Quella che porterà la firma del premier Silvio Berlusconi e dovrà garantire l’appoggio del governo all’intera operazione Expo Milano 2015. Una certificazione. Fondamentale perché l’evento milanese abbia il via libera da parte dei 157 paesi aderenti al Bie. Ma a dieci giorni dalla firma del premier(prevista entro il 26 aprile, quando al Piccolo si svolgerà la kermesse di presentazione del dossier) non calano le preoccupazioni. Che cosa firmerà Silvio Berlusconi? Nel capitolo Expo manca ancora un passaggio fondamentale: lo status dei terreni dove si svolgerà Expo 2015. Ancora non è stato sciolto il dilemma: acquisto (una spesa da circa 200 milioni di euro, su cui il gruppo Cabassi pare più disponibile che l’altro proprietario, la Fondazione Fiera) o comodato d’uso? La questione, decisamente delicata, è stata ieri mattina al centro del colloquio tra il governatore Roberto Formigoni e il presidente della Provincia, Guido Podestà. L’imbarazzo è forte. Quali garanzie dovrà firmare il premier se la società non ha ancora sciolto il nodo principale? Il tempo stringe. L’amministratore delegato, Lucio Stanca ha chiesto un incontro con i vertici, che si terrà il 20 aprile. Mentre il 22 è prevista l’assemblea dei soci di Expo.

Martedì al Pirellone si è svolto un altro incontro fra vertici istituzionali: il sindaco Letizia Moratti e Formigoni si sono visti per discutere vari temi e solo marginalmente di Expo. Entrambi insistono sul fatto che qualsiasi scelta venga fatta per i terreni «deve tendere a massimizzare il valore e minimizzare i costi a carico dei soci». La Moratti, che dell’evento è anche commissario straordinario, chiama in causa Lucio Stanca: «C'è un amministratore delegato è lui che ha questa responsabilità». Intanto, Expo ha presentato il suo biglietto da visita. D’intesa con Interni, è stato inaugurato nell’ambito delle iniziative del Fuori Salone il padiglione ideato dall’architetto Italo Rota che racconta Expo: una sorta di fungo, all’interno del quale è possibile incontrarsi, vedere video, leggere cartelli, mangiare e bere per conoscere meglio il tema e gli obiettivi di Expo. Il totem, collocato all’ingresso dell’Università Statale, girerà nei prossimi cinque anni il paese per «comunicare e sensibilizzare sui temi di Expo». Non solo. In prospettiva, potrebbe anche attirare sponsor: perché Expo ha anche bisogno di fare cassa.

Elisabetta Soglio

14 aprile 2010

Da milano.corriere.it:

DALLA PARTE DEL CITTADINO

Expo, basta con le incertezze
lo Stato dica se ci crede davvero

Si parla solo di lotte intestine e di poltrone contese. Ma i milanesi vogliono essere liberati dalle incertezze

Gentile signora Bossi Fedrigotti, nel settembre 2008 partecipai ad un convegno organizzato da Ambienteitalia, nel corso del quale vennero illustrati, tra l'altro, i risultati di Expo 2000 tenutosi ad Hannover. Ne ho riletto i documenti, presentati dall'ingegner Hans Moenninghoff, all'epoca assessore verde della città tedesca, e mi sono sorte spontanee alcune considerazioni. Tanto per citare un dato economico, il deficit di quell'Expo ammontò a più di un miliardo di euro, ma l'amministratore sottolineò, mi pare con un certo compiacimento, che di esso si fecero carico il Governo Federale e il Land Niedersachsen, «ma non la città di Hannover!» (testuale e col punto esclamativo nel documento distribuito al pubblico). E tra le contropartite citate c'era in primo luogo il miglioramento della qualità ambientale e infrastrutturale, cui si aggiungeva un forte incremento (più 44%) delle permanenze d'affari in città dopo l'evento. Considerazione: evidentemente, altri Stati si accollano i costi di certe iniziative, purché esse creino sviluppo, mentre quello italiano considera un evento analogo, se ospitato a Milano, solo una grana alla quale lesinare quattrini. Da quando il progetto di Milano ha conseguito la vittoria abbiamo sentito parlare soltanto di lotte intestine, poltrone contese, proprietà fondiarie e, dulcis in fundo, di finanziamenti non concessi (leitmotiv!). Eppure, la vittoria ci è stata conferita da una giuria internazionale a fronte di un progetto evidentemente valido. La conclusione non può, dunque, essere che una sola, e cioè che, se lo Stato italiano non crede più a quest'impresa, lo dica in piena onestà intellettuale e vi rinunci, liberando noi milanesi da queste rischiose incertezze. Altrimenti, invece che «migliorie ambientali», temo molto che ne ricaveremo qualcosa di mediocre, insostenibile e ulteriormente peggiorativo della nostra qualità di vita.

Mauro De Mario

Vorrei essere meno pessimista di lei sulla questione Expo, delle cui ricadute positive per Milano non mi sembra giusto dubitare a priori. Semmai dubiterei —e dubito — del numero dei visitatori che, anche alla luce di precedenti Expo, compreso quello in corso a Shangai, mi sembra abbastanza sopravvalutato. In tempi di televisione e Internet temo, infatti, che sia difficilissimo riuscire a stupire il pubblico con qualche mirabolante invenzione, inducendolo ad accorrere in massa. Certo è comunque un fatto: che la crisi economica è venuta a stravolgere programmi e finanziamenti previsti per l'Expo prima del tracollo economico. Siamo stati, insomma, anche sfortunati.

Isabella Bossi Fedrigotti
ibossi@corriere.it

14 aprile 2010