.: Discussione: Il Comune di Rimini contro l'omofobia: ma Milano cosa fa?

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Alessandro Rizzo

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Inserito da Alessandro Rizzo il 6 Apr 2010 - 20:26
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Rimini ha risposto all'omofobia. Certamente non ha risolto una piaga insita nell'incultura generale e generalizzata di un Paese spesso incline alla visione maschilista ed eterosessista, di esclusione e di emarginazione del cosidetto "diverso". Ma ha dato un segnale concreto, possibile, forte contro forme di persecuzione a danno di persone lgbt. Il Parlamento ha palesato ancora una volta la propria totale assenza di responsabilità politica e di capacità rappresentativa di un'intera comunità, oggetto di atti violenti spesso con conseguenze drammatiche a livello fisico, psicologico, sociale. Il Parlamento non rappresenta circa un decimo, se le stime scientifiche sono attendibili ancora, della popolazione vivente in questo territorio dal momento che ha rigettato la proposta formulata dall'On. Paola Concia di estendere la Legge Mancino ai reati contro persone lgbt per motivi di natura discriminatoria basata sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere. La legge Mancino garantisce la perseguibilità penale di violenze a danno di persone per ragioni illogiche, ovviamente, legate all'etnia, alla religione, all'opinione politica e alle appartenenze ideali. Uan normativa contro la violenza sulle donne, approvata in ritardo rispetto al resto d'Europa, ha avuto un minimo di riscontro positivo, seppure siamo spettatori di un Governo che, a pochi giorni dal proprio insediamento, in nome della boutade propagandistica del taglio indistinto e generalizzato dell'ICI, ha sacrificato il fondo destinato al sostegno alle attività e iniziative per fronteggiare e reprimere le violenze contro le donne. Ma sui reati di violenza, sia fisica, sia verbale, perseguita in varie forme, anche persecutorie, contro omosessuali e trans il Parlamento non ha espresso alcun interessamento per bloccare una deriva sempre più consistente nel sostrato sociale di questo Paese. L'allarme lanciato quest'estate, in presenza di un'escalation preoccupante di violenze contro omosessuali e trans, sembra non avere scalfito altrettanti pregiudizi negli animi di alcuni deputati che hanno presentato un'eccezione di pregiudizio di incostituzionalità della proposta, addirittura oserei dire, in base a cosa mi domando, comparando gli omosessuali a pedofili, necrofili e soggetti dalla sessualità perversa. La comparazione non potrà che sortire l'effetto di provocare una legittimazione diffusa ad atti di aggressione contro persone lgbt. Il Comune di Rimini ha dato una risposta alternativa a un panorama istituzionale desolante, deprimente, irresponsabile, insensato, spesso espressione di prepotenze e presunzioni nel senso letterale ed etimologico del termine. Il Comune di Rimini ha approvato un ordine del giorno che non si limita a dettare un invito testimoniale di condanna dell'omofobia, ma istituisce dei servizi e dei provvedimenti che garantiscono un aiuto sostanziale alle persone lgbt, sia esse vittime di aggressioni a sfondo omofobico, sia esse cittadini aventi alcuni bisogni, necessità sociali e culturali. Si è istituito un corso di aggiornamento e di formazione dei dipendenti comunali sulle tematiche lgbt, mentre si è definito un percorso funzionale a promuovere uno sportello di aiuto e di assistenza per vittime dell'omofobia. Si è disposto un percorso istituzionale, condiviso con associazioni e organizzazioni lgbt, di inserimento di pratiche amministrative e politiche utili a proporre un'eguaglianza delle opportunità tra persone di orientamento differente. Qualcuno, abitante e residente in Europa e all'estero, mi ha chiesto come mai in Italia i servizi semplici dediti, per esempio, all'informazione turistica e culturale per le persone lgbt non siano predisposti dalle amministrazioni comunali, provinciali o regionali anzichè essere appannaggio volontario, lodevole chiaramente, di associazioni e organizzazioni private. L'unica risposta che si può dare a questa giusta domanda è la seguente: in Italia il pregiudizio è talmente radicato nella sottocultura di una maggioranza silenziosa che i livelli di avanzamento sociale e culturale e di emancipazione civica sono ancora fortemente bloccati.
Milano può fare qualcosa, come Comune, prendendo esempio da Rimini e da altre buone pratiche amministrative che hanno garantito l'abbattimento progressivo di un pregiudizio diffuso da un'ignoranza che colpisce, soprattutto, alcuni che dovrebbero essere definiti come "rappresentanti della collettività". Ma Milano non ha saputo ancora dare risposta a riguardo. Non ha saputo riprendere l'esame della proposta di delibera di istituire un registro delle convivenze affettive, così come licenziato dalle Commissioni Politiche Sociali e Pari Opoortunità. L'ISTAT ha deliberato di inserire nei moduli per la dichiarazione dei redditi l'opzione "conviventi omosessuali", garantendo un'uniformità nella modalità di dichiarazione alle coppie eterosessuali di diritto. E', questo, un passo in avanti che precede, come sempre, una legislazione stantia, anacronistica, fortemente ridotta ai pregiudizi ideologici e ai confessionalismi disumani. La società civile, cosidetta, fatta di realtà, istituzioni giudiziarie, enti amministrativi palesa una sensibilità politica di rappresentanza della comunità lgbt maggiore di un Parlamento fermo e immobile nell'assicurare l'applicazione dell'Articolo 3 della Costituzione e nel recepire e comprendere, intelligere, le necessità e le identità di una comunità di cittadine e di cittadini che non possono essere considerati di livello inferiore rispetto ad altri. Milano ha visto diversi atti di intolleranza omofobica contro sedi, locali gay e lesbo, diverse aggressioni a danno di persone, ma ha rigettato una proposta di delibera con pretesti assurdi e infondati, con un voto negativo che ha visto appartenenze trasversali. E' certamente un problema culturale, ma la città non può attendere se viene definita europea, se viene definita civile, se viene definita come realtà dove la concentrazione di persone lgbt è ancora più forte, prevalente.
Ma quanto occorre aspettare ancora per vedere una riforma amministrativa che sappia garantire un riconoscimento di opportunità e di diritti e garanzie per le persone lgbt, che lavorano, che consumano, che pagano le tasse, che contribuiscono allo sviluppo collettivo della collettività? Ma è ancora tollerabile questo stato di cose immobile e fermo? Ma è ancora sopportabile sentire affermazioni di alcuni consiglieri, regionali e provinciali, che negano esserci un pregiudizio omofobico in alcune manifestazioni indegne della società, e che definiscono alcune proposte di buon senso di estensione delle opportunità a omosessuali e trans con epiteti denigratori e diffamatori senza precedenti? Ma come tollerare simili atteggiamenti di omofobia e di ignoranza da parte di alcuni che dovrebbero essere "rappresentanti della cittadinanza"? Ma chi credono di rappresentare così facendo?
Io attendo una svolta e credo che dai territori e dalla base sociale questa svolta può giungere, può essere detonata. Presenterò un'istanza, un livello di atto amministrativo del Consiglio di Zona che incide propositivamente ai livelli comunali, nel prossimo consiglio di giovedì 8 aprile per sollecitare un riesame della proposta di istituire il registro delle convivenze affettive e per assicurare un percorso che porti al recepimento di pratiche e provvedimenti simili a quelli adottati dal Comune di Rimini per fronteggiare coi contenuti e la determinazione una piaga sociale insopportabile e presente nel tessuto del nostro Paese, spesso incancrenito da pregiudizi e da discriminazioni verso il "diverso" di turno. Io non sono intenzionato ad attendere ancora molto, però. Io penso che sia giunta l'ora di fare sentire una voce soffocata dalle istituzioni, silentita, ignorata, la peggiore risposta data finora. Tutto questo deve avvenire sotto forme differenti di mobilitazione e di manifestazione della propria denuncia. Nella legalità, sia chiaro, ma con determinazione e inflessibile costanza.

Alessandro Rizzo
Capogruppo LA SINISTRA - Uniti con Dario Fo
Consiglio di Zona 4 Milano