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DOPO IL VOTO

Milano, da Pdl e Lega sfida alla Moratti

Lettera di assessori e consiglieri uscenti: enorme fatica per avere consensi. Maroni: la città a Bossi

MILANO - È la guerra atomica. Fino ad oggi lo scontro a distanza fra Roberto Formigoni e Letizia Moratti si era combattuto a colpi di fioretto. Da ieri, invece, si sganciano le bombe. Nove righe al vetriolo firmate da tutti gli assessori e consiglieri regionali uscenti del Pdl, che sono stati rieletti in città e che si rivolgono al sindaco Letizia Moratti per spiegarle che a Milano «abbiamo dovuto fare un'enorme fatica per chiedere consenso, che abbiamo ottenuto soltanto spiegando che il 28 e il 29 marzo si sarebbe votato per la Regione e per Roberto Formigoni presidente».

L'attacco giunge, tra l’altro, nel giorno in cui i vertici leghisti rilanciano le intenzioni di Umberto Bossi a proposito della sua candidatura a sindaco del capoluogo lombardo nel 2011. Il ministro Roberto Maroni per tutti: «Umberto Bossi ha detto che ha prenotato la poltrona di sindaco. Abbiamo una classe dirigente leghista in grado di svolgere qualsiasi compito, compreso quello di sindaco». Così un altro ministro del Carroccio, Roberto Calderoli: «Milano è una delle città che andrà al voto tra un anno; credo che Bossi si sia dimostrato un ottimo sindaco della Lega e sarebbe un sindaco eccezionale per la città di Milano». E se le due cose non vanno messe direttamente in relazione fra loro, di certo dimostrano che il clima intorno al sindaco Letizia Moratti non è dei migliori e che sulla sua riconferma per il secondo mandato, malgrado le recenti rassicurazioni di alcuni rappresentanti dei vertici del partito, sussistano ancora molte perplessità.

Il ragionamento unanime esposto dai rieletti, tra i quali il segretario provinciale uscente del Pdl Alessandro Colucci, il plurivotato ciellino Mario Sala, il fratello del ministro Ignazio La Russa, Romano, e via via tutti gli altri, di tutti i gruppi e correnti, è articolato in tre punti. Prima, si ribadisce la «stima del sindaco Letizia Moratti e del suo operato politico» . Poi, l'altolà: «Vogliamo metterla in guardia da considerazioni troppo affrettate sul significato dell'indubbio successo che il nostro partito ha riportato nelle recenti elezioni regionali nella città di Milano». Già, perché nelle giornate successive al voto, la Moratti è più volte intervenuta per rivendicare, in modo più o meno aperto, il merito della tenuta su Milano, malgrado i molti allarmi lanciati in campagna elettorale anche dallo stesso presidente Formigoni. «Milano è la capitale del Pdl in Italia», ha commentato la Moratti, iscritta al partito solo dal dicembre scorso. Per poi alzare il tiro ieri in un'intervista al Giornale: «Il lavoro del sindaco e degli assessori è stato premiato». Ed è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. «Noi che abbiamo setacciato giorni e giorni le strade, le piazze e i quartieri della nostra città — ed è il terzo punto della nota degli eletti pdl — i luoghi di lavoro e i centri di ritrovo, assicuriamo al sindaco Moratti che abbiamo dovuto fare un’enorme fatica per chiedere consenso». Un messaggio lapidario: la città è scontenta della gestione quotidiana, altro che capitale del Pdl.

La Moratti lascia che a parlare siano i suoi assessori, che le fanno quadrato intorno, ma che soprattutto cercano di smorzare la polemica: «Il buon risultato elettorale ottenuto è frutto di un lavoro di squadra». Ma ci vorranno più alti pacieri per ricomporre il conflitto.

Elisabetta Soglio
01 aprile 2010

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