.: Discussione: Morire a 13 anni a Milano in una baracca

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Adele Vignola

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Inserito da Adele Vignola il 16 Mar 2010 - 13:26
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Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere! posso dire che non mi entusiasma il dover vedere in Romania cosa succede? posso dire che mi umilia, come cittadina italiana e di Milano, dover assistere alla morte di un ragazzo di 13 anni? Smettiamola di fare i dotti e spiattellare dati che non nascondono una situazione insostenibile PER TUTTI.
E allora, chiedo scusa al giornalista Gramellini, ma riporto due degli interventi fatti sabato alla trasmissione Che Tempo che fa; in particolare richiamo l'attenzione del collega sulla lettera scritta dalle insegnanti con la speranza che  possa insegnare qualcosa anche a noi.

"Questa settimana si è parlato di immigrati soprattutto per una sentenza della Cassazione, che ha stabilito che un clandestino non può restare in Italia solo perché il figlio va a scuola. La tutela delle frontiere deve prevalere sul diritto del minore allo studio. Ora, anche ammesso, come ipotizza la Corte, che la maggioranza dei clandestini venga in Italia con un bimbo in età scolare solo per turlupinarci, rimane il fatto incontrovertibile che quel bambino è un bambino. E i diritti dell’infanzia, in una società che voglia distinguersi da un agglomerato di selvaggi, sono lì a ricordarci quel che ci è stato insegnato da generazioni di educatori: i bambini vengono prima."

"Ieri notte, alle porte di Milano, Europa, un ragazzo di 13 anni è morto bruciato in un campo rom abusivo. Il rogo è stato causato da una stufa a legna accesa dalla sua famiglia nel tentativo di scaldarsi. Nel campo non c’era acqua per spegnere le fiamme. Il ragazzo si chiamava Emil. Prima di Natale ci eravamo occupati dello sgombero del campo di via Rubattino. Era il 166esimo sgombero del 2009. Dall’inizio dell’anno ce ne sono già stati altri 30. Costi altissimi, risultati nulli. Milioni di euro buttati via. Allora ospitammo alcune maestre preoccupate che i bambini del campo non potessero più frequentare la scuola. Una di esse, Silvia Borsani della scuola elementare di via Guicciardi a Milano ci ha mandato una lettera scritta ad alcuni dei suoi bambini che, dopo lo sgombero di via Rubattino, avevano iniziato a frequentare la sua scuola, prima di essere sgomberati di nuovo: Ciao Marius, ciao Cristina, Florina, Eliza, Ana Maria, ciao a voi tutti bambini del campo di Segrate. Voi non leggerete il nostro saluto sul giornale, perché i vostri genitori non sanno leggere e il giornale non lo comperano. E’ proprio per questo che vi hanno iscritti a scuola e che hanno continuato a mandarvi nonostante la loro vita sia difficilissima, perché sognano di vedervi integrati in questa società, perché sognano un futuro in cui voi siate rispettati e possiate veder riconosciute le vostre capacità e la vostra dignità. Vi fanno studiare perché sognano che almeno voi possiate avere un lavoro, una casa e la fiducia degli altri. Sappiamo quanto siano stati difficili per voi questi mesi: il freddo, tantissimo, gli sgomberi continui che vi hanno costretti ogni volta a perdere tutto e a dormire all’aperto in attesa che i vostri papà ricostruissero una baracchina, sapendo che le ruspe  di lì a poco l’avrebbero di nuovo distrutta insieme a tutto ciò che avete. Le vostre cartelle le abbiamo volute tenere a scuola perché sappiate che vi aspettiamo sempre, e anche perché non volevamo che le ruspe che il Comune manderà lunedì sulle vostre casette facessero scempio del vostro lavoro, pieno di entusiasmo e di fatica. Saremo a scuola ad aspettarvi, verremo a prendervi se non potrete venire, non vi lasceremo soli, né voi né i vostri genitori che abbiamo imparato a stimare ad apprezzare. Grazie per essere nostri scolari, per averci insegnato quanta tenacia possa esserci nel voler studiare, grazie ai vostri genitori che vi hanno sempre messi al primo posto e che si sono fidati di noi. Lunedì  i vostri compagni ci chiederanno di voi, molti sapranno già perché  ad accompagnarvi non sarà stata la vostra mamma ma la maestra. Che spiegazioni potremo dare loro? E quali potremo dare a voi, che condividete con le vostre classi le regole, l’affetto, la giustizia, la solidarietà: come vi spiegheremo gli sgomberi? Non sappiamo cosa vi spiegheremo, ma di sicuro continueremo ad insegnarvi tante, tante cose, più cose che possiamo, perché domani voi siate in grado di difendervi dall’ingiustizia, perché i vostri figli siano trattati come bambini, non come bambini rom, colpevoli prima ancora di essere nati. Vi insegneremo mille parole, centomila parole perché nessuno possa più  cercare di annientare chi come voi non ha voce. Ora la vostra voce siamo noi, insieme a tantissimi altri maestri, professori, genitori dei vostri compagni, insieme ai volontari che sono con voi da anni e a tanti abitanti della nostra zona. A presto bambini, a scuola.
A chi, come Caritas e Comunità di Sant’Egidio, chiedeva la sospensione degli sgomberi almeno nei mesi invernali, la politica (Letizia Moratti) ha replicato che la legalità non conosce stagioni. Per fortuna, tra pochi giorni, arriva la primavera. Le istituzioni locali di Milano hanno dichiarato che la legalità non conosce stagioni.Evidentemente il calendario non vale per tutti.

Adele Vignola capogruppo Partito Democratico Zona 6
In risposta al messaggio di Paolo Uniti inserito il 16 Mar 2010 - 11:27
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