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.: Il Blog di Antonella Fachin
Lunedì, 8 Marzo, 2010 - 10:52

La democrazia è in lutto

Per opportuna riflessione.
Cari saluti
Antonella Fachin
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Dall'ultimo numero del settimanale Internazionale........
 
Tecnicamente si può già parlare di dittatura.
Forse non ce ne siamo accorti perché siamo ancora abituati ai colonnelli greci o alla giunta militare cilena.
Ma quello che conta è la sostanza, non la forma.
Oggi è inutile mandare i carri armati per prendere il controllo delle principali reti televisive, basta cambiare i direttori.
Non serve bombardare la sede del parlamento, è sufficiente impedire agli elettori di scegliere i parlamentari.
Non c’è bisogno di annunciare la sospensione di giudici e tribunali, basta ignorali.
Non vale la pena nazionalizzare le più importanti aziende del paese, basta una telefonata ai manager che siedono nei consigli di amministrazione.
E l’opposizione?  E i sindacati?
Davvero c’è chi pensa che questa opposizione e questi sindacati possano impensierire qualcuno?
Gli unici davvero pericolosi sono i mafiosi e i criminali, ma con quelli ci si siede intorno ad un tavolo e si trova un accordo.
Poi si può lasciare in circolazione qualche giornale, autorizzare ogni tanto una manifestazione.
Così nessuno si spaventa.
E anche la forma è salva.

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Le firme sono macroscopicamente false!”, tuonava il Giovanardi, “procure e uffici preposti escludano le liste presentate in modo irregolare!”. “Le autorità competenti facciano controlli a campione sull’autenticità delle firme!”, strillava il Tajani. “E’ una truffa agli elettori!”, fremeva il Landolfi.

Era il marzo 2005, vigilia delle Regionali, e s’era appena scoperto che Alternativa Sociale, la lista di Alessandra Mussolini allora in guerra con la Cdl, aveva presentato centinaia di firme false, per giunta autenticate da uomini del centrosinistra.
Tutta la Cdl, temendo l’emorragia di voti verso la transfuga che nel Lazio avrebbe favorito Marrazzo contro Storace, si trasformò in un sinedrio di giureconsulti ultralegalitari che, legge elettorale alla mano, ne invocavano il rispetto fino all’ultimo codicillo. “E’ una partita a carte truccate”, si stracciava le vesti Storace, “qui si gioca sporco, la campagna elettorale va combattuta ad armi pari”. Ciccio Epurator denunciò la Duciona alla magistratura per farla escludere dalle Regionali. E il 12 marzo As fu cancellata dal Tar. La Nipotegridò al golpe e avviò lo sciopero della fame, mentre la Cdl intonava esultante il De Profundis.
Storace: “Ha raccolto firme false, è finita”.
Martusciello: “Quando ci sono le elezioni bisogna rispettare le regole”.
Gasparri: “Diamo un premio ai pochi che han messo la firma vera”.
La Russa: “Possono capitare 2, 3 ,10 firme contestabili, ma qui si parla di centinaia! Pecioni! Dicono di aver dietro falangi, poi non mettono insieme 4 firme regolari”.
Gasparri nei panni di pm: “È un reato associativo, un attentato alla democrazia. Cosa c’è di più antidemocratico che falsare la competizione elettorale con firme false? Il capo dello Stato non ha nulla da dire?”.
Calderoli: “Predicano bene e razzolano male, parlano di moralità e poi ricorrono a mezzucci”.
Formigoni(ma sì, lui): “Le regole vanno sempre rispettate. È giusto che ci sia un controllo rigoroso degli eventuali abusi e che siano puniti coloro che ne hanno commessi. Gli organi preposti verifichino se le firme sono corrette o false”.
Ri-Gasparri: “Non è una vicenda politica, ma giudiziaria. La democrazia è in pericolo, ci sono profili penali. Vanno cancellate le liste con firme false e vanno perseguiti quelli che le han facilitate. Il capo dell’associazione si chiama Prodi”.
Maroni: “Voglio sanzioni ancor più gravi della semplice esclusione delle liste: chi raccoglie firme false fa una truffa elettorale”.
Alemanno: “Decidano i giudici. Moltiplichiamo i controlli: sono regole fondamentali per la democrazia”.
Capezzone(periodo rosa) stava per chiamare i Caschi blu: “S’impongono controlli a tappeto anche con l’ausilio di osservatori internazionali (chiedendo un intervento immediato dell’Ocse), su tutte le liste presentate in tutt’Italia”.
Matteoli: “Falsari”.
Bondi: “Comportamento disgustoso e immorale della sinistra che non condanna chi viola le leggi”.
La Russa: “Bastava che la Mussolini raccogliesse qualche migliaio di firme in più”.
Castelli: “Le firme van raccolte onestamente secondo la legge”.
Poi si scoprì che le firme false le aveva infilate qualcuno dello staff Storace con accessi abusivi all’anagrafe della regione. E il Consiglio di Stato riammise As.
Apriti cielo: botte da orbi alle toghe rosso-nere.
Landolfi: “Sconcertante”.
Bartolini: “I giudici stabiliscono il principio di illegalità, gli elettori puniranno i truffatori”.
Cicchitto: “Forzatura gravissima”.
La Russa: “Abnorme”.
Gasparri: “Pagare gli stipendi ai consiglieri di Stato solo il 31 febbraio”.
Giovanardi: “Pagina vergognosa della storia italiana”.
Berlusconi: “Sentenza paradossale: riammette una lista con firme false. Per salvaguardare la correttezza democratica del voto, il Consiglio di Stato avrebbe dovuto occuparsi del fatto principale, cioè delle firme false, e non di un cavillo”.

Per tutti questi motivi, ieri sera il governo Berlusconi ha riammesso per legge le liste fuorilegge di Polverini e Formigoni.

Cara Antonella
invitata da un'amica, ho aderito ad una iniziativa questa mattina e, cambiate un po' le parole, rispetto all'e-mail standard che mi era stata inoltrata, ho inviato questa lettera al Presidente della Repubblica [https://servizi.quirinale.it/webmail/]:

 Egregio Signor Presidente,
 certa che sia informato di quanto riportato dal Corriere di ieri 
(http://www.corriere.it/politica/speciali/2010/elezioni/notizie/appello-formigoni-motivazioni_b86d9768-26e6-11df-b168-0014402aabe.shtml) , come molti altri cittadini di questo violentato paese mi chiedo  come, addirittura dall'Istituzione di garanzia che Lei incarna, possa  derivare il messaggio che alcuni siano più uguali di altri. Condivido il dubbio che non avrebbe sottoscritto un uguale provvedimento interpretativo circa le norme elettorali anche a favore di una compagine politica esordiente o di consistenza numerica tale da non alterare i prevedibili equilibri politici. Dalla risposta che Lei ha voluto dare in questi giorni a due concittadini, parlando di “due beni egualmente preziosi” di cui, tuttavia, uno è risultato più prezioso dell'altro, devo intendere che per non falsare il responso elettorale di due pur importanti amministrazioni locali, Lei abbia ritenuto preferibile sacrificare il principio costituzionale secondo cui la legge è uguale per tutti. Un sacrificio questo che resterà una menomazione permanente perchè, se una amministrazione locale dopo cinque anni si rinnova, un principio, una volta violato, non torna integro né in cinque né in dieci né in cento anni: non è più un principio, punto e basta.
 Quando nel suo discorso di insediamento Lei, facendo riferimento ai principi fondamentali dei primi articoli della costituzione, disse che "... scritti ieri, sono aperti a raccogliere, oggi, nuove realtà e nuove istanze", mai e poi mai avrei immaginato che queste istanze potessero essere l'elezione del Signor Formigoni alla presidenza della regione Lombardia.
 Signor Presidente le scrivo questo per significarLe la profonda delusione che soffro nel vivere in un paese in cui le regole e le 
leggi debbano essere interpretate sulla base dei rapporti di forza contingenti e non sui principi del diritto; nel vivere in un paese in cui una competizione elettorale in corso di svolgimento veda modificate le sue regole per non veder modificato il risultato che da essa ci si attende.
  
Cristiana Fiamingo

perchè non fa altrettanto?
con stima
Cristiana

Commento di Cristiana Fiamingo inserito Mar, 09/03/2010 01:38

Gentile Cristiana,
grazie per la manifestazione di stima.

Ha fatto benissimo a scrivere al Presidente della Repubblica, come tanti altri cittadini.

Questa volta non ho scritto, altre volte sì.
Stavo per scrivere quando ho trovato sul sito la risposta del Presidente della Repubblica Napolitano (v. sotto) e debbo dire che mi sono cadute le braccia per la delusione e lo sconforto. La risposta mi ha disarmato perchè mi sono resa conto che io e l'attuale presidente della Repubblica siamo lontani anni luce da un comune senso di democrazia e di rispetto delle regole.
Per il nostro Presidente cambiare le regole in corsa solo perchè qualcuno di potente non le ha rispettate, consentire al Governo di cambiare le regole perchè il partito al governo non si è attenuto alle regole ed è perciò-giustamente- rimasto fuori dall'agone elettorale non è moralmente riprovevole, né incostituzionale.
Peccato che per noi comuni mortali se non paghiamo le imposte entro il termine, abbiamo delle sovrattasse, se non preswentiamo una domanda di aprtecipazione a un concorso rimaniamo esclusi, se un imprenditore non consegna la busta con la sua offerta rimane fuori dalla gara pubblica.
Solo il PDL, che è al governo, se rimane fuori, ha diritto di rientrare!!

Dovrei semmai scrivere al Presidente della Repubblica in risposta alla sua risposta ad alcuni cittadini... Lei se la sente di replicare a Napolitano?
Prometto che poi scrivo anch'io!!

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliera di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
Facebook: Antonella Fachin
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Il Presidente Napolitano risponde ai cittadini

Signor Presidente della Repubblica,
le chiedo di non firmare il decreto interpretativo proposto dal governo in quanto in un paese democratico le regole non possono essere cambiate in corso d'opera e a piacimento del governo, ma devono essere rispettate da tutte le componenti politiche e sociali per la loro importanza per la democrazia e la vita sociale dei cittadini italiani.
Confidando nella sua serenità e capacità di giudizio per il bene del Paese e nel suo alto rispetto per la nostra Costituzione.
Cordiali saluti
Alessandro Magni
Signor Presidente Napolitano,
sono a chiederle di fare tutto quello che lei può per lasciarci la possibilità di votare in Lombardia chi riteniamo che ci possa rappresentare. Se così non fosse, sarebbe un grave attentato al diritto di voto.
In fede
M. Cristina Varenna
Egregio signor Magni, gentile signora Varenna,
ho letto con attenzione le vostre lettere e desidero, vostro tramite, rispondere con sincera considerazione per tutte le opinioni dei tanti cittadini che in queste ore mi hanno scritto.
Il problema da risolvere era, da qualche giorno, quello di garantire che si andasse dovunque alle elezioni regionali con la piena partecipazione dei diversi schieramenti politici. Non era sostenibile che potessero non parteciparvi nella più grande regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista contestati dall'ufficio competente costituito presso la corte d'appello di Milano. Erano in gioco due interessi o "beni" entrambi meritevoli di tutela: il rispetto delle norme e delle procedure previste dalla legge e il diritto dei cittadini di scegliere col voto tra programmi e schieramenti alternativi. Non si può negare che si tratti di "beni" egualmente preziosi nel nostro Stato di diritto e democratico.
Si era nei giorni scorsi espressa preoccupazione anche da parte dei maggiori esponenti dell'opposizione, che avevano dichiarato di non voler vincere - neppure in Lombardia - "per abbandono dell'avversario" o "a tavolino". E si era anche da più parti parlato della necessità di una "soluzione politica": senza peraltro chiarire in che senso ciò andasse inteso. Una soluzione che fosse cioè "frutto di un accordo", concordata tra maggioranza e opposizioni?
Ora sarebbe stato certamente opportuno ricercare un tale accordo, andandosi al di là delle polemiche su errori e responsabilità dei presentatori delle liste non ammesse e sui fondamenti delle decisioni prese dagli uffici elettorali pronunciatisi in materia. In realtà, sappiamo quanto risultino difficili accordi tra governo, maggioranza e opposizioni anche in casi particolarmente delicati come questo e ancor più in clima elettorale: difficili per tendenze all'autosufficienza e scelte unilaterali da una parte, e per diffidenze di fondo e indisponibilità dall'altra parte.
Ma in ogni caso - questo è il punto che mi preme sottolineare - la "soluzione politica", ovvero l'intesa tra gli schieramenti politici, avrebbe pur sempre dovuto tradursi in soluzione normativa, in un provvedimento legislativo che intervenisse tempestivamente per consentire lo svolgimento delle elezioni regionali con la piena partecipazione dei principali contendenti. E i tempi si erano a tal punto ristretti - dopo i già intervenuti pronunciamenti delle Corti di appello di Roma e Milano - che quel provvedimento non poteva che essere un decreto legge.
Diversamente dalla bozza di decreto prospettatami dal Governo in un teso incontro giovedì sera, il testo successivamente elaborato dal Ministero dell'interno e dalla Presidenza del consiglio dei ministri non ha presentato a mio avviso evidenti vizi di incostituzionalità. Né si è indicata da nessuna parte politica quale altra soluzione - comunque inevitabilmente legislativa - potesse essere ancora più esente da vizi e dubbi di quella natura.
La vicenda è stata molto spinosa, fonte di gravi contrasti e divisioni, e ha messo in evidenza l'acuirsi non solo di tensioni politiche, ma di serie tensioni istituzionali. E' bene che tutti se ne rendano conto. Io sono deciso a tenere ferma una linea di indipendente e imparziale svolgimento del ruolo, e di rigoroso esercizio delle prerogative, che la Costituzione attribuisce al Presidente della Repubblica, nei limiti segnati dalla stessa Carta e in spirito di leale cooperazione istituzionale. Un effettivo senso di responsabilità dovrebbe consigliare a tutti i soggetti politici e istituzionali di non rivolgersi al Capo dello Stato con aspettative e pretese improprie, e a chi governa di rispettarne costantemente le funzioni e i poteri.
Cordialmente
Giorgio Napolitano

Commento di Antonella Fachin inserito Mar, 09/03/2010 14:11