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Gianfranco Bottarelli

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Inserito da Gianfranco Bottarelli il 4 Mar 2010 - 20:25
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Non entro nel dettaglio di quanto Lei descrive – non posso farlo perché non sono a conoscenza dei fatti – ma scrivo alcune riflessioni che il suo messaggio mi ha portato a fare.

Tempo fa, ho letto sul Corriere un articolo dove si citava Milano come ottimo esempio di gestione delle case popolari prima degli anni ’70.

Milano era considerata una sorta di modello, sia perché aveva un patrimonio di case popolari con standard più che discreti per l’epoca, sia perché tale patrimonio era adiacente a quartieri  benestanti. Le scuole e le strutture della zona erano frequentate dunque da figli di banchieri, di impiegati, di commercianti, di operai, che si trovavano nella stessa classe o nella stessa palestra o nello stesso oratorio. Inoltre, il cosiddetto controllo del territorio era esercitato in modo egregio dalla vigilanza urbana, che allora era efficiente e rispettata, dal servizio di portierato e da un diffuso senso del decoro e del rispetto che dava alle persone perbene la forza di strigliare ed isolare i prepotenti e i maleducati.

L’equilibrio si è rotto all’inizio degli anni ’70, quando i vari slogan alla maniera del “vietato vietare” hanno permeato la società, così tanto da consentire l'instaurarsi di un’atmosfera di tolleranza verso tanti piccoli soprusi in nome di un (molto) malinteso e (molto) strumentalizzato principio di libertà e di rivendicazione dei diritti.
E’ in questo contesto che  nei quartieri popolari si sono potuti gradualmente imporre gruppi di prepotenti prima e di criminali poi. Tante piccole prevaricazioni impunite si sono presto trasformate in scippi, furti, danneggiamenti, abusivismo. Tutte illegalità che, in particolar modo da un certo tipo di sinistra, che forse in esse sentiva o voleva sentire l’aria della rivolta popolare, sono state fatte passare sostanzialmente come uno strumento di lotta di classe. Nello stesso tempo, le istituzioni hanno seguito questa stessa lunghezza d’onda, che peraltro ha dato una giustificazione morale alle proprie pigrizie.

La situazione è ulteriormente peggiorata quando, a causa delle continue riparazioni che seguivano i danneggiamenti e a causa delle troppe famiglie abusive che non pagavano gli affitti, le amministrazioni, specie quelle di centrodestra (eh sì: le colpe non stanno mai da una sola parte), anziché affrontare il problema a monte ossia facendo rispettare le regole e le leggi a tutti senza se e senza ma, lo hanno affrontato a valle introducendo tagli alla spesa e non costruendo più le case popolari. Come dire: un metodo più facile e meno impegnativo non si sarebbe potuto immaginare.

La situazione è quindi degenerata. La sinistra, specie quella estrema, ha avuto un ulteriore argomento per dare agli abusivi la dignità di poveri bisognosi, che non rispettano la legge solo per uno stato di necessità e non perché sono disonesti. La destra non ha fatto altro che irrigidirsi sempre più sulle sue posizioni: tagli, vendita delle unità immobiliari popolari, nessuna costruzione
di nuovi complessi; volontà di affrontare e risolvere il problema: meno di zero; probabile motivazione: è un ambito su cui non si può speculare.

Oggi, i complessi esistenti sprofondano nel degrado, materiale e sociale. Invece che parte integrante dei quartieri in cui si trovano, sono divenuti ghetti. Anche socialmente non esiste più l’integrazione con i cosiddetti “benestanti” che risiedono nei vicini stabili civili o signorili.

Il modello Milano, che esisteva, che funzionava e che era invidiato, è fallito. E questo è un fallimento di tutti, anche della società civile, che in Italia da troppi decenni è ostaggio di strumentalizzazioni e di opportunismi.

E non ci vorrebbe molto per porre fine a questo stato di cose: basterebbe abbandonare le ipocrisie e le pigrizie, adottare un minimo rigore per ripristinare il rispetto delle regole. E infine, scegliere ed agire applicando il buon senso del padre di famiglia.

Ma, evidentemente, è troppo difficile (oppure, detto in linguaggio moderno: bisognerebbe sbattersi troppo) e il problema resta lì. Vedremo se i comitati che stanno sorgendo saranno in grado di invertire la rotta. Io lo spero.

Saluti,

Gianfranco Bottarelli

In risposta al messaggio di Anna Di Scipio inserito il 2 Mar 2010 - 04:06
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