.: Discussione: Plastic: una chiusura che preoccupa

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Alessandro Rizzo

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Inserito da Alessandro Rizzo il 16 Apr 2010 - 13:05
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Egregio signor Ginocchio,

 vedo che ancora non ci intendiamo. Pensare una città non è questione solo numerica e di equilibrio di misure ingegneristiche, le applicherei nella progettazione dei piani integrati di intervento, quei stessi piani che come lei sa sto cercando di verificarne la portata e la dimensione, anche dal punto di vista degli oneri di urbanizzazione, quale la qualifica del parco Fomentano e delle vie adiacenti al progetto di Porta Vittoria. Le dico questo per testimoniare a lei che mi sto occupando della città, la zona è di mia competenza giuridica, da un punto di vista poliedrico, cercando di contemperare interessi in un armonico sviluppo sociale e culturale, civico. Sviluppo di cui noi tutti necessitiamo e che, purtroppo, sembra sempre allontanarsi. Le dico questo, e non mi tacci di qualunquismo in quanto cerco sempre di verificare conseguenze e portate di proposte e prospettive, come una giusta amministrazione dovrebbe fare e che spesso non fa a livello comunale, in quanto penso che una città come Milano debba essere quanto mai europea, e non mi ammanto di un termine senza significato. Un termine è questo che sta a indicare una città delle molteplici opportunità dove aggregazione culturale, musicale di qualità, aggregazione civile, le ripeto molti figli di quelli che lei ascrive di imperio tra l'indefinita folla dei 300, i cui interessi e le cui esigenze devono essere ascoltate nella loro portata polimorfa e non uniformata dalla sua asserzione, ne hanno necessità, avvertono ed esprimono il bisogno di vivere la città anche nelle ore serali e notturne, siano i pilastri fondativi e fondanti di un agire la metropoli, una metropoli che sappia accogliere le diverse tendenze, le diverse sensibilità, le diverse espressioni. Forse tra quei 300 ci sono molti che hanno vissuto il locale del Plastic e che, a loro volta, vorrebbero avere altre e ulteriori occasioni di confronto e di incontro. Le spiego chiaramente con un esempio concreto, dato che a lei piace il pragmatismo, che cosa sia la città della frustrazione e della chiusura: il centro di Milano, Piazza Duomo, testimonia questo livello a cui siamo miserevolmente caduti dopo 17 anni di non amministrazione civica e culturale della città. Se lei passa in Piazza Duomo alle 20,30 troverà il silenzio assoluto, un silenzio assordante, che fa male, che inquieta, che spaventa. Forse non capirà bene questi stati d'animo, ma le assicuro che anche io potrei ammantarmi di altrettante 300 persone e più che avvertono simili sensazioni: la sensazione del vuoto pneumatico, della solitudine, della desolazione. In questo contesto chiaramente ci sarà la tranquillità agognata, ma le assicuro una tranquillità che pesa, che intimorisce, che crea situazioni di solitudine. e', questo il risultato di una città che è imperio del consumerismo asfittico, della speculazione edilizia, veda il caso di isola garibaldi, un quartiere ricco e vivo, anche nelle ore notturne, ora in preda delle grandi costruzioni faraoniche della Regione e degli immobiliaristi, che sembrano avere il comando assoluto sul destino di questa città. Vede io non voglio, e sottolineo non voglio, vedere una città sofferente in cui il cittadino venga considerato come consumatore e non come persona, soggetta a esigenze e a diritti, richieste di vivere bene, di vivere in collettivo, di vivere e agire la metropoli. Le ricordo ancora una volta come siamo ostaggi di paure e di sensi di fastidio verso ogni forma di aggregazione e di evento: questa estate è stata recapitata una salatissima multa a Madonna che teneva un concerto allo stadio San Siro per eccesso di emissioni sonore. Ora condivido quanto sostenuto dall'assessore Terzi circa la necessità di derogare i livelli di decibel previsti in occasione di concerti e di eventi pubblici, limiti oltre i quali addirittura si incorre in sanzioni penali. Madonna ha detto che non sarebbe più tornata a Milano. Ora si parla di un caso specifico e lei potrà dire chissenefrega di Madonna: ma penso che la figura di città provinciale, misera e chiusa sia stata alquanto colossale con effetti internazionali. La città dell'expo, finora solo occasione di lucro di grandi immobiliaristi spesso in bancarotta o insolventi, come il caso di porta vittoria conferma. Ecco è questo che vedo: una città in declino, soggetta alle paure che infligge una certa comunicazione mediatica, non capendo che se una città diventa spazio di poliedrici luoghi di aggregazione culturale e civica forse questa città diventerebbe più sicura: umanamente e anche legalmente. Io continuo a usare termini come intera città e intera generazione, anzi le dirò intere generazioni, perchè voglio preservare la memoria collettiva che viene miserevolmente privatizzata e cancellata da chi amministra questa città senza prospettive.

 Arrivederci,

Alessandro Rizzo 

In risposta al messaggio di Francesco Ginocchio inserito il 16 Apr 2010 - 09:58
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