.: Discussione: "Il bue dà del cornuto all'asino" Umiliato l’impegno politico di noi giovani Luciano Bartoli

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Inserito da Luciano Bartoli il 26 Feb 2010 - 15:34
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Letto l'articolo che qui allego, umiliato l’impegno politico di noi giovani
incredulo mi permetto di sintetizzare :

?! "Il bue dà del cornuto all'asino" ?!

Invito  tutti, i curiosi, i sostenitori, e simpatizzanti a partecipare alle prossime sedute del consiglio di zona 6, per constatare la fervente "attività politica".

Cordialmente umiliato dall'articolo 
Luciano Bartoli 
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Articolo di Elisabetta Soglio pubblicato dal quotidiano CORRIERE DELLA SERA Milano il 26 febbraio 2010

Malumori dopo la candidatura dell’ex ballerina Nicole Minetti, voluta dal premier
Sara Giudice, 24 anni, laureata alla Iulm, consigliere di zona: «Umiliato l’impegno di noi giovani»
MILANO - È «demoralizzata, spiazzata, demotivata». E si chiede: «Che senso ha continuare con il mio impegno in politica?». Sara Giudice ha 24 anni, si è iscritta a Forza Italia a 18, è consigliere di zona dal 2006, organizza gazebo, stringe mani, si
occupa dei problemi del suo quartiere. È laureata alla Iulm, ha fatto un master al Sole 24 Ore, ha avuto due esperienze di lavoro all’estero e ha conquistato la sua prima assunzione (a tempo determinato, ovviamente), in una multinazionale. Fino a qualche giorno fa, faceva politica «con entusiasmo e dedizione». Poi ha letto i nomi del listino bloccato del Pdl per il Pirellone e ha cominciato a farsi un mucchio di domande. La più diretta: «Cosa c’entrano le soubrette con il consiglio regionale della più importante regione d’Italia?».
Il riferimento non casuale è al nome di Nicole Minetti, ex ballerina di Colorado Cafè e Scorie, igienista dentale al San Raffaele, catapultata in politica e fortemente voluta da Silvio Berlusconi nella parte alta dl listino, cioè dove sono garantiti il posto in Regione e lo stipendio da oltre 10 mila euro. Qualche giorno fa, alcuni rappresentanti della Destra di Storace hanno proposto a Sara Giudice di candidarsi nella loro lista: «Mi hanno detto di aver bisogno di persone giovani, competenti e in gamba». E lei? «Io ho rifiutato perché sono fedelissima di Forza Italia e del Pdl, credo nei valori del mio partito e voglio essere coerente con le mie scelte. Certo, però, mi chiedo perché una richiesta del genere non mi sia arrivata dai miei». Il dubbio? «Non so più se faccio bene a proseguire il mio lavoro impegnandomi quotidianamente. A me pare infatti che altrove i giovani crescano e abbiano spazio. Mi piacerebbe che anche il partito in cui lavoro e che amo credesse in me e nei giovani che davvero si impegnano e fanno un serio percorso di militanza».
Sara Giudice ha respirato politica fin da bambina, figlia di quel Vincenzo Giudice che è alla terza legislatura in consiglio comunale nelle file, ovviamente, del Pdl: «Ma ho cercato di costruirmi un mio percorso autonomo, pur avendo imparato da mio padre molte cose». Seconda fra i più eletti in zona 6 con 250 preferenze, Sara Giudice è stata presidente della commissione sicurezza e vice-presidente della commissione Cultura: «Anche quando si parla di dare spazio alle donne, mi chiedo quali siano le donne a cui pensa il nostro partito e se la tanto citata meritocrazia valga per tutte o solo per qualcuna».
La protesta di Sara Giudice non è isolata. Lei ha il merito di non nascondersi e di avere il coraggio di dire pubblicamente quello che pensa: altri, per paura di ritorsioni o per opportunità, si limitano alle chiacchiere nei corridoi. Dove si continua a rumoreggiare per le scelte di listino che non sono andate giù, come non è piaciuta la difesa pubblica che della Minetti è stata fatta dai vertici del partito. Senza contare del malcelato disagio di chi, con anni di militanza e impegno nelle istituzioni alle spalle, non vede ascoltate le ambizioni di carriera o è costretto ad avventurarsi in campagne elettorali costose per avere la promozione in Regione. «E, intanto — è lo sfogo rimasto anonimo—altri arrivano belli tranquilli al Parlamento o al Pirellone senza avere mosso un dito fino a quel momento. È questa la classe dirigente che vogliamo?».
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