.: Discussione: Disordini in Via Padova

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Antonella Fachin

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Inserito da Antonella Fachin il 16 Maggio 2010 - 19:18
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Per conoscere e riflettere, riporto l'articolo pubblicato sul notiziario settimanale ChiamaMilano del 14 maggio 2010.

Alcuni punti essenziali di riflessione per le istituzioni pubbliche, in primo luogo il Comune:
1. la possibilità di alloggio pubblico è insoddisfacente (sia per gli italiani che per gli stranieri);
2. le zone critiche tra viale Monza e via Padova sono limitate ad alcuni complessi di edilizia popolare e a stabili privati degradati (quindi interventi mirti darebbero risultati di gran lunga più efficaci che interventi di "coprifuocoi" sulla via Padova nel suo complesso);
3. la zona 2 offre un interessante modello di mediazione spontanea da parte dei residenti e delle associazioni: 42 enti, di cui circa 20 nelle vicinanze di viale Monza e via Padova, e numerose altre associazioni minori, colmano l'assenza di organi istituzionali preposti alla mediazione;
4.  la mancanza di luoghi di ritrovo pubblici, per percorsi di socializzazione e interrelazione tra persone di etnie e culture diverse.

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliera di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
Facebook: Antonella Fachin
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I NUMERI OLTRE I PREGIUDIZI
Una ricerca dell'Università Cattolica mette in luce i percorsi di mediazione spontanea in Zona 2

Quando si parla di disagio sociale, abitativo e scolastico, di insicurezza e degrado urbano, di integrazione difficile, a Milano è inevitabile pensare a Zona 2, una delle parti più antiche della città, oggetto di numerose mutazioni a vari livelli, risultato di decenni di migrazioni sia nazionali (da Sud a Nord) che internazionali, tanto che da diversi anni ormai, zona 2 rappresenta la circoscrizione con il maggior numero di stranieri (più del 20% dei residenti, oltre 28mila presenze).

L'occasione per tornare sull'argomento è offerto dalla presentazione della ricerca Processi migratori e integrazione nelle periferie urbane, promossa dal Ministero dell'Interno e svolta dal Dipartimento di Sociologia dell'Università Cattolica di Milano con la direzione scientifica del Professor Vincenzo Cesareo.

Il contesto nazionale

Al Nord sono di più e si notano di più: la concentrazione e la visibilità della popolazione immigrata in Italia hanno queste caratteristiche fondamentali secondo la ricerca presentata lo scorso 10 maggio.
L'indagine, che ha preso in considerazione sei realtà territoriali, di cui 2 milanesi (zona 2 e zona 7), ha rilevato che la popolazione straniera proveniente dai paesi a forte pressione migratoria presente in Italia al 1 gennaio 2010, è stimata in poco più di 5 milioni di unità, con un incremento di circa 500mila rispetto all'anno precedente. Rispetto al 2009, l'aumento dell'immigrazione straniera sembra soprattutto riconducibile alla componente residenziale (+372mila), con un significativo aumento anche degli irregolari (+126mila), la cui incidenza è passata dal 9,1% al 10,7%, corrispondente a 544mila casi.
La ricerca prende poi in considerazione la potenziale correlazione tra presenza straniera (irregolare) e criminalità: la differenza tra autori di reato noti stranieri e italiani risulta maggiore soprattutto al Nord e al Centro, e si tratta di una differenza che  può derivare dal fatto che una maggior difficoltà a entrare nel mercato del lavoro regolare spinge la popolazione straniera verso comportamenti devianti, specie di natura appropiativa.
Rispetto agli approfondimenti realizzati dalla ricerca, emergono i seguenti risultati: crescente differenza tra le realtà territoriali del Centro-Nord e quelle del Sud; bassa conflittualità manifesta ma alto potenziale di rischio; concentrazione delle forme di disagio nelle aree periferiche; difficoltà dei processi di integrazione delle nuove generazioni di immigrati.

Milano, zona 2: dati sulla popolazione residente

In conseguenza dei risultati emersi dalla ricerca a livello nazionale, l'attenzione si è poi focalizzata in alcune zone periferiche urbane, tra cui l'onnipresente zona 2 di Milano, territorio privilegiato per l'analisi e l'osservazione delle dinamiche di immigrazione e integrazione.
Su una popolazione straniera residente attestata intorno alle 28mila unità, prevale l'etnia asiatica (oltre 11mila individui, di cui quasi 6000 filippini) seguita da immigrati di provenienza americana (5.837 unità) e africana (5.638). Tra gli immigrati dell'america latina le cittadinanze più diffuse sono la peruviana (2.480) ed equadoregna (1.927); mentre gli africani sono per lo più egiziani (3.638), seguiti da poche centinai di marocchini ed eritrei.
Secondo le stime, la presenza straniera in zona 2 è destinata a quintuplicarsi nelle fasce più giovani e a crescere ancor di più in quella adulta.

Milano, zona 2: la situazione abitativa

L'offerta abitativa pubblica complessiva della zona è di 71.306 appartamenti, di cui sono disponibili circa 1.000 unità l'anno, distribuite dal Comune con assegnazioni miste a italiani e stranieri: considerando che la domanda si aggira intorno alle 19.936 richieste, è evidente che la possibilità di alloggio pubblico è insoddisfacente.
Per quanto riguarda invece il patrimonio abitativo dell'Aler, i numeri parlano di 330 appartamenti dove vivono 541 persone, di cui gli stranieri sono appena 44 e la maggior parte è composta da persone di età superiore ai 40 anni.
Il potenziale inquilino cerca dunque soluzioni abitative alternative all'edilizia pubblica e la formula del "ghetto" sembra non una scelta di marginalità dell'immigrato quanto un'opzione selezionata per avere maggiori benefici (economici e non). E' chiaro che la prevalenza di edilizia privata rende più difficile la conoscenza degli inquilini da parte delle istituzioni: dalla ricerca risulta comunque che, da un punto di vista abitativo, le zone critiche tra viale Monza e via Padova sono limitate ad alcuni complessi di edilizia popolare e a stabili privati degradati.

Milano, zona 2: le associazioni, un esempio di mediazione dal basso

Nel contesto di una carenza generale di politiche abitative e sociali per le aree a rischio, la zona 2 offre un interessante modello di mediazione spontanea da parte dei residenti e delle associazioni. 42 enti, di cui circa 20 nelle vicinanze di viale Monza e via Padova, e numerose altre associazioni minori, si propongono di costituire diversi snodi di funzioni e risorse per diffondere le informazioni tra i residenti italiani e quelli stranieri, colmando l'assenza di organi istituzionali preposti alla mediazione.
Tra le altre l'Associazione culturale Villa Pallavicini, che raccoglie ad esempio la domanda di chi non ha i requisiti per beneficiare di una prestazione pubblica e offre corsi di italiano per stranieri, in modo complementare al servizio pubblico.
Ci sono poi le associazioni che si raggruppano intorno al Parco ex-Trotter come "La città del sole. Amici del parco Trotter", che valorizza le differenze culturali delle famiglie residenti e organizza attività e iniziative compatibili con i più piccoli.
Tra gli interlocutori molto attivi della zona c'è il Comitato "Vivere Zona 2", da sempre molto attento all'evoluzione della zona, che viene monitorata regolarmente con ricerche e convegni di scambio tra cittadini e pubblica amministrazione.
Una delle istanze segnalate dal Comitato è la mancanza di luoghi di ritrovo, il che rende difficile la comprensione di conoscenze tra i residenti multietnici del territorio, mancanza che il Comitato ha cercato di colmare recentemente in occasione di un incontro in cui sono intervenute figure istituzionali del Comune di Milano e Regione Lombardia i quali per la prima volta hanno incontrato il Presidente del Centro Islamico.

Antiniska Pozzi

In risposta al messaggio di Laura Coletta inserito il 2 Maggio 2010 - 16:43
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