.: Salute: Landi a presentazione Ricerca su Donne e depressione
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Oliverio Gentile - Venerdì, 5 Febbraio, 2010 - 15:57
Di cosa si tratta:
Dall'Ufficio Stampa del Comune di Milano:

SALUTE. LANDI A PRESENTAZIONE RICERCA SU DONNE E DEPRESSIONE

Milano, 5 febbraio 2010 – Lunedì 8 febbraio, alle ore 11.30, in Sala Stampa a Palazzo Marino, l’assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna interverrà alla presentazione di un’indagine O.N.Da (Osservatorio nazionale sulla salute della donna) sulla consapevolezza che le donne hanno della gravità della depressione e la loro opinione circa l’efficacia dei trattamenti e la gestione degli effetti collaterali.

Partecipano: la senatrice Emanuela Baio; Claudio Mencacci, direttore del dipartimento Neuroscienze - Centro Depressione Donna del Fatebenefratelli; Giuseppe Pellegrini, professore di metodologia della ricerca sociale all’Università di Padova; Raffaella Michieli, segretario nazionale SIMG (Società Italiana di Medicina Generale) e Ughetta Radice Fossati, segretario generale del Progetto Itaca.

Introduce e coordina Francesca Merzagora, Presidente O.N.Da

P.S.

Dall'Ufficio Stampa del Comune di Milano:

DONNE E SALUTE. LA DEPRESSIONE PIÙ TEMUTA DEL TUMORE AL SENO

Milano,  8  febbraio  2010  -  Sei  donne  su dieci hanno vissuto uno stato depressivo  o  conosciuto donne che ne stanno soffrendo. Il 54% teme questo “male  oscuro”  perché lo ritiene incurabile, addirittura più del tumore al seno  (considerato  incurabile  solo dal 24,2% delle donne). Ma se si entra nello  specifico delle terapie, la quota di “sfiduciate” sale al 78% tra le giovani  dai  30  ai 39 anni fino all’80,1% delle donne tra i 40 e 49 anni.
Dopo  questa  età la percentuale si abbassa restando pur sempre alta: circa 70%.  L’uso di farmaci convenzionali (complessivamente efficaci per il 60%, ma  molto efficaci solo per il 15,9%) viene solo dopo terapia psicologica e gruppi di mutuo-aiuto, considerate le pratiche più efficaci rispettivamente nell’83,1%  (nel 36% molto efficaci) e 75,2% (nel 27% circa molto efficaci) dei   casi.   Le  donne,  infatti,  ritengono  che  i  farmaci  attualmente disponibili  abbiano  solo  effetti  limitati  nel tempo e non risolvono le cause principali della depressione. Proprio chi conosce la malattia assegna un  giudizio  più  basso  rispetto  a chi non l’ha mai incontrata. I numeri denunciano  un  gap  tra  il  livello  di aspettativa delle donne e le cure farmacologiche  oggi  disponibili.  É  anche per questo motivo che le donne temono il male oscuro.
La  conoscenza  dei  sintomi, invece, è buona, ma può essere migliorata: il 40,3%  li sa riconoscere e sa quanto è importante agire tempestivamente. Il punto di riferimento rimane il medico di famiglia (29% delle donne) seguito dai familiari (23%), psicologo (15%) e psichiatra (13%).
Sono  questi  i dati emersi da un’indagine presentata oggi a Palazzo Marino dall’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da).

“Le  donne  –  ha  commentato  l’assessore  alla  Salute Giampaolo Landi di Chiavenna – sono maggiormente colpite da disagio psichico soprattutto nelle aree  urbane  con  popolazione  superiore ai 200 mila abitanti, dove quindi aumenta  il  rischio di patologie gravi. I dati in nostro possesso ci hanno quindi  indotto  ad agire: abbiamo promosso, ad esempio, un progetto per un ambulatorio  che  si  occupa  esclusivamente  di  disturbi psichiatrici che compaiono  durante  la  gravidanza,  il  post-partum  e la premenopausa, in collaborazione con il professor Mencacci. Un centro unico in Italia proprio perché  si  occupa  di  ‘Psichiatria  di  genere’  con  una équipe tutta al femminile”.

“La  depressione è una malattia subdola – ha affermato Francesca Merzagora, Presidente  O.N.Da  – che si insinua nella vita delle donne alienandola. Le donne  ne  sono consapevoli e sono abbastanza informate su manifestazioni e campanelli  di  allarme.  Ma la temono, più del tumore al seno, come emerge dai dati presentati oggi, perché non hanno fiducia nelle cure attuali. È in questo ambito che si deve lavorare per migliorare l’efficacia delle terapie riducendo gli effetti collaterali dei farmaci. Soprattutto spiegando che le cure farmacologiche sono utili se affiancate al medico di medicina generale e al sostegno della famiglia”.

“La  ricerca  –  ha spiegato Giuseppe Pellegrini, professore di metodologia della  ricerca sociale all’Università di Padova – è stata eseguita su tutto il  territorio nazionale con interviste telefoniche a 1016 donne tra i 30 e i  70  anni  di età. Si evidenzia subito un problema proprio nella gestione della   malattia.  Le  donne  prediligono  il  contatto  umano  e  la  cura psicologica   dimostrando  maggiore  sfiducia  nei  confronti  dei  farmaci attuali.  È  evidente un gap tra il livello di aspettative e le cure reali, soprattutto  tra  le  donne  che  soffrono o hanno sofferto di depressione.
Queste,  infatti, assegnano a ciascuna terapia un giudizio di efficacia più basso rispetto a chi non ha mai incontrato questa patologia”.

“L’indagine  – ha precisato Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di Neuroscienze  del  Fatebenefratelli  di  Milano – mette in luce che vi sonoancora  alcuni  bisogni  insoddisfatti  nelle cure per le donne. E questo è sicuramente il risultato di una non ancora corretta informazione sulle dosi e,  soprattutto,  sulla  durata delle terapie. Molte ricadute e insuccessi, che  portano  alla sfiducia nei farmaci, sono dovute proprio ai trattamenti inadeguati   prescritti   dal  medico.  È  opportuno  rivolgersi  a  centri specializzati  in  questo  ambito  così  delicato.  È anche vero, però, che esiste  una  psicofarmacologia  di  genere  per  cui  le  donne manifestano caratteristiche  diverse  nel  tempo in relazione alla stessa molecola, che può  avere  maggiore  o  minore  efficacia a seconda del ciclo di vita (per esempio  è  efficace durante l’età fertile e non nel climaterio) e maggiori effetti  collaterali  rispetto all’uomo legati proprio alla biologia stessa femminile  e  alle  influenze  ormonali. Tutti questi aspetti devono essere tenuti  ben  presenti  quando si prescrive una terapia. Inoltre, per quanto riguarda la preferenza del trattamento psicologico – ha aggiunto Mencacci – è   doveroso   sottolineare  che  questo  può  essere  combinato  a  quello farmacologico  o  sequenziale,  cioè successivo, ma non risulta efficace da solo  nei  casi  di gravità media e severa. È di aiuto per la ricerca delle cause  relazionali cognitive che possono aver portato alla malattia, ma che non  sempre sono riconducibili all’episodio depressivo in atto. Infine, ben venga  lo studio di molecole più efficaci e con minori effetti collaterali, soprattutto  a  livello gastrointestinale e sul desiderio sessuale. Oggi la ricerca ci aiuta, con l’arrivo di nuove categorie di farmaci con meccanismi d’azione  innovativi che rappresentano una reale opportunità di risposta ad alcuni bisogni oggi ancora insoddisfatti”.

“Il  medico di famiglia – ha detto Raffaella Michieli, Segretario Nazionale della  Società  Italiana  di Medicina Generale (Simg) – svolge una funzione importante  come  punto di riferimento per le donne, come dimostrano i dati della ricerca. È un ruolo che si esplica nel riconoscimento dei sintomi, ma anche  nel  dare loro il giusto peso. Spesso, infatti, nel genere femminile le  variazioni umorali legate agli ormoni possono portare a sottovalutare i segnali  di un malessere ben più grave. Inoltre, il medico di famiglia deve seguire costantemente la paziente, convincerla a non interrompere le cure e monitorarla   nel   tempo.   La   collaborazione   con   lo  specialista  è indispensabile  nei  casi  di  una  certa  gravità”.  In questo contesto si inserisce  anche il lavoro di supporto di associazioni come Progetto Itaca.

“Il  nostro  gruppo  –  ha  spiegato il segretario nazionale Ughetta Radice Fossati  Orlando  –  vuole attivare e coordinare una rete di associazioni e Istituzioni  impegnate  nel  supporto  alle  mamme che soffrono di disturbi psichiatrici  nel  delicato  periodo  della  gravidanza  e  dopo  il parto.
L'obiettivo  è di riconoscere tempestivamente i sintomi della depressione e dare  alla  mamma,  al  bambino  e  a  tutto  il nucleo famigliare un aiuto concreto  e  personalizzato.  Volontarie  opportunamente  formate e seguite dall'équipe  del Centro Psiche Donna possono dare aiuto attraverso supporto telefonico, gruppi di auto aiuto e incontri in sede o a domicilio”.

“Siamo  di  fronte  a  una  patologia silenziosa – ha concluso la senatrice Emanuela Baio – che se trascurata coinvolge non solo la psiche, ma anche il corpo. Viene definito il ‘male dell'anima’ e nessuno ne è immune, anche se, come  emerge  dall’indagine  di  O.N.Da,  le donne sono quelle maggiormente colpite.  Il  lavoro  delle  Istituzioni  è spesso concentrato sulla salute fisica   dei  cittadini  ma  non  si  può  continuare  a  sottovalutare  la depressione.  Per affrontarla il Sistema Sanitario Nazionale deve investire sulla  qualificazione  del  personale  sanitario,  in  modo particolare del medico  di  famiglia.  È  da  lui  infatti che parte la catena virtuosa per riconoscere e quindi diagnosticare e curare questa malattia”.

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Dove:
Sala Stampa a Palazzo Marino
Quando:
Lunedì 8 Febbraio - 11:30