.: Discussione: Ma quando le coppie di fatto conteranno per il Comune?

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Alessandro Rizzo

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Inserito da Alessandro Rizzo il 4 Feb 2010 - 22:57
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Vorrei ritornare su un tema che ritengo essere fondamentale oggi come oggi per una città e un Paese che si definiscono "civili" ed "europei". Mi riferisco all'estensione dei diritti e delle garanzie, delle opportunità per le coppie di fatto. Nel maggio 2008 il Comune di Milano ha respinto, con voti trasversali, dovuti anche ad astensioni espresse da alcuni, fortunatamente minoritari, componenti dell'opposizione, la proposta, fatta propria dalla Commissione Politiche Sociali, di istituire il Registro delle Convivenze Affettive. Il titolo della proposta ha in sè qualcosa di narrativamente romantico: spesso viene reputato come passo di testimonianza, essendo la questione disciplinabile solamente con un'azione legislativa. E' vero, ma occorre precisare che gli Enti Locali, e quindi la proposta, seppure molto lacunosa in alcune sue parti licenziata nel 2008 dalla suddetta commissione consiliare, possono applicare scelte amministrative virtuose che definiscano un percorso iniziale di una consuetudine che porti a una trasformazione dell'ordinamento normativo. Nel luglio 2009 l'India ha visto esprimere dalla propria magistratura una sentenza epocale per quel paese: l'omosessualità non è più considerabile come reato. Il Governo aveva oopposto ragioni fallaci sulla giustificabilità della previsione penale in quanto ritenuta erroneamente e paradossalmente deterrente per l'avanzamento di malattie a trasmissione sessuale. La Magistratura indiana ha risposto a questa assurda ipotesi adducendo il fatto che la normazione deve evolversi recependo punti cardine di un progresso scientifico, sociale e culturale già avanzato. Dico questo in quanto a Milano, certamente in una situazione ordinamentale chiaramente differente da quella indiana, ma comunque spesso strumentalizzata in modo ideologico e confessionale, con conseguenze devastantemente discriminatorie e intolleranti, il Tribunale ha dato ragione al ricorso effettuato da un dipendente di una banca che rivendicava il diritto di dare copertura al proprio compagno tramite l'assicurazione. Era il 15 dicembre 2009 e la sentenza, n. 3113, considera pienamente titolare di tale opportunità anche coloro che convivano "more uxorio", intendendo per "more uxorio" anche le convivenze tra persone dello stesso sesso, quindi non in un'accezione meramente matrimoniale. La giurisprudenza sorpassa, come spesso accade, la legislazione italiana e l'attività amministrativa dei Comuni, di alcuni Comuni. Tra questi figura il Comune di Milano che nega ancora la possibilità di beneficiare di alcune garanzie da parte di persone dello stesso sesso, ma anche di sesso opposto, conviventi. Non è un atto discriminatorio, questo? Esiste una petizione che sta riscuotendo molto successo che chiede all'ISTAT di contare le coppie gay esistenti in Italia, in quanto soggettività presenti, in quanto soggettività che lavorano, producono, consumano, incrementano la ricchezza del Paese, concorrono al benessere dello Stato, versano contributi, seppure in modo penalizzante rispetto alla disciplina tributaria esistente per le coppie di diritto. Riconoscere le convivenze di fatto significa anche riconoscere ai singoli componenti dei doveri, degli obblighi verso l'altra persona. Ma significa anche pareggiare e omogeneizzare un sistema tributario e fiscale che non discrimini persone in base al proprio orientamento sessuale. Il Comune su questo ultimo fronte può fare molto. Il Comune può garantire, per esempio, una tariffazione unitaria per i rifiuti. Può riconoscere il diritto della coppia di accedere ai bandi per l'assegnazione delle case popolari. Può riconsocere, infine, assegni e sostegni in termini economico sociali che sono canalizzati tramite il sistema cosidetto "familiare", essendo la famiglia l'istituzione considerata primigenia realtà beneficiante di possibili agevolazioni economiche e sociali. E' anacronistico pensare ancora alla famiglia come nucleo tradizionale basato su un matrimonio, la visione spesso coincide con l'impianto ecclesiastico, in quanto il soggetto di diritto dovrebbe essere la persona, come in altri sistemi europei. Il matrimonio stesso come concepito dal legislatore attuale, ossia la classe dirigente, sovente poco diligente in alcune seu componenti maggioritarie, parlamentare, e come interpretato è fortemente contrario nel concetto alla previsione ordinamentale generale e fondante il sistema normativo italiano. Il Tribunale di Milano ha fatto riferimento a diversi articoli della nostra costituzione che sono basi principali di un'interpretazione attuale del concetto di unione, sia essa eterosessuale, sia essa omosessuale. Parliamo dell'articolo 3 sull'eguaglianza dei cittadini difronte alla legge; parliamo dell'articolo 2, articolo che recepisce i contenuti della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, come fonti prevalenti a quella ordinaria. Ma parliamo anche della subordinazione della nostra legislazione alle direttive e alle norme di organismi internazionali a cui esso ha aderito: quindi a quella europea, che sancisce la necessità di ogni stato di esperire forme e canali per il riconoscimento dei diritti e delle garanzie per le convivenze tra persone dello stesso sesso, o per le coppie di fatto eterosessuali. Il Comune potrebbe aprire una strada in questo senso, come fatto da altri comuni in Italia, primo fra tutti quello di Pisa, che istituì il registro nel 1998. Attendiamo risposta dall'amministrazione comunale in merito a tale capitolo. Si attende un passo che dovrebbe garantire quello che è già dato di fatto in moltra dottrina giurisprudenziale e in molta letteratura giuridica nostrana. Attendiamo di concepire quali saranno le proposte e i porvvedimenti utili a estendere diritti e garanzie per le convivenze affettive presenti in città, sono molte, diverse per tipologia. Includerei anche il rapporto di tipo collaborativo di convivenza, ossia anche quello esistente tra una persona e il proprio badante, oppure tra un signore anziano e il ragazzo che condivide con questi l'appartamento a fronte di un suo impegno ad accudirlo. La libera autodeterminazione civile deve consentire la libera scelta di impostare la propria relazione con qualsivoglia persona per qualsiasi motivo che non sia inficiante la libertà altrui o che non violi gli interessi collettivi. Viola gli interessi comuni permettere a due persone che convivono di poter accedere alle stesse opportunità e garanzie, seppure solamente amministrative e tributarie, previste per coloro che hanno un rapporto formalizzato in diritto? Se la risposta è negativa, come credo sia se si addiviene a una giusta riflessione, che cosa impedisce se non un atteggiamento ideologico e confessionale il raggiungimento di tale prospettiva?

 

Alessandro Rizzo

Capogruppo LA SINISTRA - Uniti con Dario Fo

Consiglio di Zona 4 Milano