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Luciano Bartoli

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Inserito da Luciano Bartoli il 1 Feb 2010 - 10:01
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«I conflitti generati dalla movida riguardano i residenti delle zone coinvolte e i clienti dei locali.
"Se proprio De Corato non vuole assumersi le responsabilità proprie di chi governa la città e vuole trovare un terzo colpevole se la prenda con la Regione e abbia il coraggio di sostenere che la legge regionale debba prevedere, nell’ambito della pianificazione, distanze minime obbligatorie tra gli esercizi o una limitazione ulteriore e vincolante degli orari d’apertura al pubblico»."
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“Crescono le denunce per la movida”

All’inaugurazione dell’anno giudiziario nel mirino anche il divertimento notturno: "Troppi locali, è caos rumore". Sale del 20% il numero di denunce, presentate sempre più spesso da comitati spontanei di cittadini
Città sempre più rumorosa a causa della movida. Sale del 20% il numero di denunce, presentate sempre più spesso da comitati spontanei di cittadini, contro l’inquinamento acustico prodotto dai locali notturni. Ben 361 quelle arrivate sul tavolo della procura lo scorso anno, contro le 299 del 2008.

Secondo i dati in mano alla procura e resi noti ieri mattina durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, l’incremento «trova fondamento in una dissennata concentrazione di locali in alcune zone della città in cui si verificano situazioni di grave inosservanza di leggi e regolamenti». Le zone «calde»: Brera, Navigli, Arco Sempione, Corso Como e Garibaldi.

E appena l’allarme raggiunge il Palazzo, ecco la corsa a individuare le responsabilità. Secondo il vice sindaco, Riccardo De Corato, infatti, il fenomeno è da imputare alla liberalizzazione delle licenze commerciali. «Un effetto del decreto Bersani — ha tenuto subito a precisare De Corato — che ha di fatto liberalizzato le licenze commerciali e ridotto al lumicino l’intervento dei Comuni. Che, insieme ai cittadini, pagano gli effetti di questa deriva. Tanto che il sindaco Moratti, si ritrova un surreale avviso di garanzia per la presunta mancanza di provvedimenti anti-movida che non poteva prendere».

«De Corato — la durissima replica del candidato alle regionali del Pd, Filippo Penati — si rivela anche in questa occasione con le sue dichiarazioni contro la movida un inguaribile fascista e mostra una vena autoritaria. Vorrebbe infatti imbrigliare la libera iniziativa del commercio arrivando a negare ai commercianti la possibilità di trasferire la propria attività in zone commercialmente più interessanti. Inoltre — ha concluso Penati — , emerge anche una certa nostalgia per il coprifuoco, quando mostra fastidio per il fatto che a Milano, come del resto in tutte le principali città del mondo, ci siano zone nelle quali i giovani amano incontrarsi».


Ma la polemica, non si placa. A riscaldare gli animi, infatti, rincara la dose l’assessore alla Attività produttive, Giovanni Terzi, secondo cui «il decreto Bersani ha liberalizzato le licenze commerciali ma non è stato un provvedimento positivo, perché è una liberalizzazione senza alcun tipo di controllo».

A chiudere la bagarre, Carlo Porcari, capogruppo in Regione Lombardia del Partito Democratico. «De Corato dovrebbe sapere che chi ha la competenza sulla regolamentazione di bar e ristoranti è la Regione». «I conflitti generati dalla movida — ha concluso Porcari — riguardano i residenti delle zone coinvolte e i clienti dei locali. Se proprio De Corato non vuole assumersi le responsabilità proprie di chi governa la città e vuole trovare un terzo colpevole se la prenda con la Regione e abbia il coraggio di sostenere che la legge regionale debba prevedere, nell’ambito della pianificazione, distanze minime obbligatorie tra gli esercizi o una limitazione ulteriore e vincolante degli orari d’apertura al pubblico».



Articolo del 31 gennaio 2010 di Ruggero Pesce sul quotidiano La Repubblica
In risposta al messaggio di Luciano Bartoli inserito il 21 Gen 2010 - 21:22
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