.: Discussione: Verde, cultura e senso civico: ripartire dalla Generazione Expo - i 5 anni di VivereMilano

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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 18 Gen 2010 - 17:30
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Da archiviostorico.corriere.it:

2010 - 2015 Giovani e futuro. Un' intera generazione si potrebbe ritrovare nell' evento del 2015, occasione di lavoro e di crescita

Verde, cultura e senso civico: ripartire dalla Generazione Expo

La città si deve impegnare con scuola e università Milano e la sfida dei giovani Ripartire da chi non dice «boh»

Cinque anni fa una sciarpa arancione sventolata tra la Galleria e il Duomo annunciava la nascita di un piccolo movimento: era nato per caso da una lettera al Corriere e sembrava il sussulto civico di una generazione adagiata nella bambagia del buon vivere, lontana dalle responsabilità e senza un ruolo nella città in cui aveva scelto di abitare. Era una domenica di gennaio come questa, e nel freddo intriso di smog era parso di sentire il soffio di un vento nuovo, portato da un gruppo di persone che in comune avevano l' età e la speranza: erano dei trenta quarantenni che ammettevano di essersi assentati troppo a lungo dall' impegno e chiedevano spazio a una politica vecchia di pensiero e ad una classe dirigente incapace di schiodarsi dai posti di comando e di far crescere eredi. I loro slogan e le loro parole suscitarono interesse e attenzione, non parlavano più di happy hour e di weekend ma di normalità e meritocrazia, di eroi da ritrovare e di cittadinanza da riscoprire; la loro avventura però restò effimera e breve, un fuoco fatuo come il blog chiamato Vivere Milano, pieno di buoni propositi e di progetti rimasti nel cassetto. C' era tanta voglia di cambiare in meglio la città, di adattarla ai bisogni dei più piccoli issando la bandiera del verde, della pulizia, della lotta allo smog, e c' era soprattutto una richiesta a chi amministra Milano: cambiamo insieme gli strumenti della politica, usciamo dallo schema destrasinistra, cerchiamo nella coerenza dei comportamenti, e nell' onestà, gli esempi positivi che servono per interpretare il presente e costruire il futuro. Non è rimasto molto di quello spirito nell' aria inquinata di Milano, e oggi la lotta quotidiana per sopravvivere alla crisi non favorisce la dimensione civica della vita: così, se si esclude la grande risorsa del volontariato, tra i giovani si avverte una sensazione di resa, proprio mentre sarebbe necessaria una nuova resistenza e una nuova speranza. Per uscire dai confini di una politica che offre pochi spunti di partecipazione. Per non lasciare nell' aria soltanto la scia delle polemiche su una via da intitolare a Bettino Craxi. Per non continuare il regolamento di conti con il passato. Per iniziare un percorso con qualche volto nuovo. Per far saltare il tappo che ostacola chi non dispone di raccomandazioni per essere messo alla prova. Per cominciare un' altra narrazione, in una città che ha bisogno di ritrovarsi con l' aiuto dei suoi testimoni migliori. Ci vorrebbe una «generazione Expo», ha detto qualcuno. Da contrapporre alla «generazione boh», scettica e disillusa. Cinque anni dopo la debole fiammata dei trentaquarantenni Milano ha la possibilità di aprire una finestra di dialogo con un' altra generazione: quella che potrebbe trovare nell' evento del 2015 un' occasione di lavoro e di crescita, e può riconoscersi nell' idealità di un tema universale: la fame nel mondo, le risorse naturali, l' ambiente da salvare. Ci si chiede spesso che cosa offre oggi Milano più di altre città a chi avrà trent' anni nel 2015, a chi ha una laurea, un diploma? Il lavoro, è la risposta più ovvia. E poi le scuole, le università. La concentrazione di tante attività. La capacità di innovazione. Ma la vera differenza nei prossimi anni la farà anche la qualità urbana, il contesto nel quale si opera, il salto qualitativo dell' urbanistica e dei servizi, la vivibilità dei centri storici e delle periferie. L' Expo, al di là della sua funzione di esposizione universale, può diventare la palestra per una città sostenibile, dove formare i giovani sui temi fondamentali per il futuro: utilizzo equilibrato delle risorse, ciclo dei rifiuti, lotta allo spreco, economia dell' acqua, risparmio energetico, cultura del cibo e della terra. Per suscitare interesse bisogna essere un po' scomodi, creare qualche passione e dare qualche principio morale a un progetto che resta sempre in bilico tra il grande carrozzone pubblico e la vecchia fiera dei prodotti agricoli. Da quello che si è visto visto fino ad oggi è legittimo dubitare di tutto: l' invadenza della politica è un ostacolo ad ogni tentativo di partecipazione dal basso. Del civismo da rilanciare poco si parla. Dei nuovi milanesi poco si sa. Languono le buone pratiche. E si archiviano le belle idee. Del progetto Auli Ule, ad esempio, il parco dei bambini per Expo, lanciato con entusiasmo da Fulvio Scaparro un anno fa, nessuno sa più niente. C' erano sponsor, migliaia di adesioni, la promessa di sindaco e giunta. Ora c' è solo solo nebbia fitta. Eppure ci sarebbero tante persone, vecchi leoni e grandi maestri, pronti a dare una mano ad una ipotetica «generazione Expo». Capaci di insegnare, di portare il valore della solidarietà e di offrire la coerenza di un esempio ai giovani delle scuole. I trenta quarantenni che cercavano con l' impegno civico un ruolo nella città si sono arresi perché hanno sentito la mancanza di guide sicure. Ma in quel vuoto che hanno lasciato c' è un buco generazionale che Milano deve riempire. Può essere un impegno, da qui al 2015. Un impegno con le scuole e le università. Se si prende, deve essere serio. I giovani hanno bisogno di vedere meglio nel loro futuro per aiutarci ad avere una città migliore. Giangiacomo Schiavi RIPRODUZIONE RISERVATA La sfida I trentenni e le grandi responsabilità per il futuro di Milano Il progetto Un «orto botanico planetario». Il sito di Expo dovrà però sopravvivere alla manifestazione. Serviranno soldi e idee

Schiavi Giangiacomo

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(17 gennaio 2010) - Corriere della Sera

Da www.vivere.milano.it

http://www.vivere.milano.it/blog/articolo.asp?articolo=1001

Gennaio 2005 - Gennaio 2010. Cinque anni fa nasceva viveremilano.
Di Cesare Fracca ( 18/01/2010 @ 12:46:04, in Generale, letto 51 volte

Cari amici,
il Corriere della Sera ha parlato del nostro movimento ieri ricordandone la nascita esattamente 5 anni fa.
Trovate l'articolo qui : http://tinyurl.com/y8mthbm

Qui di seguito la mia risposta al vice direttore Giangiacomo Schiavi.

Caro Schiavi,
come lei ha ricordato, 5 anni fa iniziavo con pochi ma fantastici cittadini un movimento dalla forte pulsione ideale.

Sentivamo forte il bisogno di "cambiare le cose" e di impegnarci per la nostra citta', per il nostro futuro e quello dei nostri figli.
In un anno e mezzo abbiamo progettato un citta' nuova con idee innovative (il parco orbitale, le metro' intelligenti utilizzando le linee esistenti etc ) scritto un programma, creato una lista civica.
Ci siamo candidati alle elezioni comunali da indipendenti, nonostante le lusinghe della destra e della sinistra, perche' non saremmo mai scesi a compromessi.

Ci siamo messi in gioco di persona, ci abbiamo messo la faccia, io per primo, candidandomi sindaco di Milano.

E' vero, non abbiamo ottenuto nulla, neanche un consigliere in comune, neanche uno in consiglio di zona.
Niente di concreto.
Ma ci abbiamo provato con enorme impegno , abbiamo dato il massimo, il meglio di noi, e ne siamo e ne saremo per sempre fieri.

Ai giovani della generazione Expo posso provare a dare dei consigli. Siate più' aggressivi, meno corretti, più' indisciplinati di noi, perche' i grandi cambiamenti non si fanno in punta di forchetta.
Se, come noi di VivereMilano, volete combattere per un ideale e per il bene comune, non vi aspettate di avere alleati politici ne privati.

Sarete soli e sara' dura.

Ma se ve lo sentite dentro, come ce lo sentivamo noi, c'e' solo una cosa che dovete fare : provarci !

Cesare Fracca
Presidente del Movimento VivereMilano

 
Commenti
# 1
Carissimo Schiavi,

non amo gli anniversari e non avevo previsto di celebrare il ricordo della mia entusiasmante e formativa avventura in Vivere Milano, il movimento dei ‘trenta-quarantenni’, ma il suo articolo di ieri 17 gennaio mi ha fatto tornare alla memoria alcuni flash.
Più di tremila persone stipate nel salone d’onore della Triennale la domenica, non per vedere una mostra alla moda, ma per discutere del futuro della propria città.
L’elaborazione di progetti capaci di stimolare il dibattito pubblico e la prassi amministrativa (dal parco orbitale, che ha generato idee come il metrobosco e i raggi verdi, al riuso della cerchia ferroviaria, che oggi vede il comune programmare una linea di metropolitana circolare).
L’adrenalina di partecipare alle ultime elezioni comunali come lista civica e la sensazione che rinunciare a qualche fine settimana al mare o in montagna per dedicarsi a Milano a 27 anni sia una cosa proprio importante.
Vivere Milano oggi non è più in attività, è vero. Non so a quale generazione apparteniamo, ma so che quell’esperienza è oggi ancora viva per molti di noi giovani milanesi. So che tanti lavorano per migliorare questa città, con idee o azioni. Che non sono l’unico a pensare che qui si possa vivere altrettanto bene che a Londra, Berlino o Barcellona. E allora diamoci da fare, facciamoci sentire e continuiamo a cercare buoni maestri, cercando nella buona politica una sponda e evitando quella cattiva e inconcludente. Propongo a chi si riconosce in questo ritratto di scrivere al Corriere le proprie proposte per un manifesto della Milano del XXI secolo e di contattarmi pure al mio indirizzo bira@me.com. Comincio io: “Noi vogliamo una città flessibile, libera e autonoma, che sperimenti prima in Europa la cultura dell’ottimismo e della innovazione”. E voi?

GIACOMO BIRAGHI
Consulente per le pubbliche amministrazioni

Di  Giacomo Biraghi  ( 18/01/2010 @ 17:04:06)