.: Eventi

« Aprile 2024
Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          

.: Candidati

.: Link

Pagina Personale

.: Ultimi 5 commenti

.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Venerdì, 1 Gennaio, 2010 - 17:12

Una via a Craxi: non è momento di riabilitazioni

Il sindaco Moratti sembra entrato già nella seconda fase del suo mandato a pieno titolo e in attesa di una sua riconferma alla carica che ha coperto. Dico questo pensando alla decisione avutasi in occasione dell'assegnazione delle civiche benemerenze degli Ambrogini d'Oro di assegnare a Marina Berlusconi il titolo civico a nome della città per la sua capacità imprenditoriale. La scelta è stata giustamente contestata perchè divide la città anzichè unirla come dovrebbe essere in questo caso. La volontà ferrea del sindaco è stata originata dalla necessità di ritagliarsi un ruolo principe nelle trattative con Berlusconi, acquisendo una sorta di sostegno alla sua investitura per il 2011. Una captaptio benevolentiae ha portato a suggellare sul palco in Piazza Duomo, la sera dell'aggressione al premier, l'entrata del sindaco nelle fila del club del PdL, non più figura esterna ma pienamente interna all'estabilishement del popolo della creatura nata dall'annuncio del predellino in Piazza San Babila. Dico, infine, questo pensando alle dichiarazioni, non più solamente e semplicemente giornalistiche ma politiche, fatte dal sindaco di intitolare una via, un parco, una qualsiasi piazza, magari centrale, a Bettino Craxi, a 10 anni dalla sua morte. La figura politica viene, così, riabilitata. L'intervista rilasciata da Letizia Moratti sottolinea in diversi passaggi la necessità di rivedere la figura dello statista, anche da un punto di vista umano. Secondo il sindaco siamo in un periodo in cui si possono superare le divisioni createsi in merito alla figura di Craxi e cercare di giungere a una pacificazione del popolo italiano nella commemorazione del soggetto politico, elevato a statura di statista. Non mi sento di tratteggiare un disegno e una descrizione sulla figura dal punto di vista umano: non sarebbe neanche necessario farlo, dal momento che occorrerebbe riflettere sulla motivazione e sulle conseguenze di tale scelta. Fino a ieri il sindaco sembrava nicchiare sull'intitolazione a Craxi di una via o di una piazza della città: troppe frizioni si stavano creando, come tutt'oggi si stanno verificando, all'interno della sua stessa maggioranza. Vediamo, per esempio, i leghisti che, con Matteo Salvini, dichiarano di volere votare contro a una simile proposta, figli di quei parlamentari che esibivano con spirito qualunquista i cappi in Parlamento nella stagione di tangentopoli. La divisione che si sta creando non spaventa il sindaco, impegnato ad accreditarsi il consenso interno alla sua coalizione e del proprio leader in odore di ricandidatura per il 2011. La partita è importante: la sua figura otterrebbe, così, pieno appoggio del PdL, dove si presentano diversi componenti di fede craxiana e socialista della Milano da bere. Vorrei solo affrontare i fatti, analizzare i contenuti dei fatti storici che riguardano le vicende giudiziarie e politiche di Craxi. Non posso dire che tutto quello che Craxi fece al governo fu errato: le scelte in termini di politica internazionale furono spesso interessanti, e dovrebbero essere di esempio ad alcuni attuali governanti che sembrano totalmente privi di una cultura europea. Il problema che ricade ancora oggi riguardano le modalità e il costume politico che Craxi condusse. La politica degenerò in una consorteria fatta di clientelismo e di corruzione che ammorbò la democrazia, la sua affermazione, la sua costituzione, il principio di eguaglianza dei cittadini davanti alla legge, di pari opportunità, di trasparenza nell'amministrazione della cosa pubblica. Come dice giustamente Gerardo D'Ambrosio, attuale senatore del PD, ex magistrato impegnato nelle indagini riguardanti la corruzione politica negli anni 90, Craxi "ha subito tre gradi di giudizio come ogni cittadino davanti alla legge, ed è stato condannato con delle sentenze definitive passate in giudicato". Io aggiungo che era un latitante, dato che nel 1993 dopo la discussione parlamentare sulla richiesta di procedere nei suoi confronti, pensò bene di imbarcarsi per la Tunisia fuggendo, così, all'attuazione della giusta pena nei riguardi dei reati da lui commessi. Non credo che questo fatto possa essere riabilitato come non rilevante nel rendere alla memoria storica delle future generazioni l'immagine di una persona considerabile come statista di alta caratura. Posso anche affermare come politicamente Craxi emise il primo decreto, di fonte governativa, funzionale a svuotare di contenuto la sentenza del Tribunale di Roma di oscurare le tre reti televisive Mediaset in quanto abusive. Il decreto, noto alla storia come "decreto salva Berlusconi" fu il primo atto che andò a creare quella intramontabile frizione tra due poteri autonomi della nostra Repubblica, la cui indipendenza assicura, come Montesquieu ci insegnava, la democrazia di un stato: potere esecutivo e potere giudiziario. Da quel momento si sarebbe, poi, dato il via libera a l disegno legislativo che portò alla legge Mammì: una sanatoria dell'illegalità presente nel sistema informativo italiano, le cui conseguenze, tramite un gigantesco conflitto d'interessi nella figura del premier, sono oggi a noi drammaticamente visibili. Credo che la storia debba essere affrontata, signor sindaco, in modo oggettivo e scientifico e non in modo strumentale o arbitrale per opportunità. Discutiamo della figura di Craxi per affrontare con lucidità un'analisi puntuale su questa figura che ebbe un ruolo fondamentale nell'Italia del dopoguerra: un ruolo fatto di meriti ma di molti lati oscuri, di molti elementi spesso delineanti una figura eticamente discutibile, moralmente eccepibile. Le nuove generazioni devono conoscere la storia recente del nostro Paese: hanno il diritto di avere una lettura scientifica di quanto accaduto e poter, così, fare scelte conseguenti per un futuro fatto di giustizia e di solidarietà. L'onestà intellettuale è la base necessaria per affrontare capitoli problematici nella storia del nostro Paese: occorre comprendere le cause e le origini di una corruzione del sistema politico che ha determinato in Italia uno scadimento dei costumi civici e sociali. Occorre affrontare con saggezza e con spirito libero pagine della storia attuale al fine di dare gli strumenti alle future generazioni di migliorare la propria comunità procedendo verso un progresso sociale e civile della collettività. La rivisitazione, come sostiene il sindaco, di figure che hanno fatto la storia e che, come tali, devono essere viste da un punto di vista fattuale, è il primo passo verso un revisionismo che vorrebbe ridipingere ciò che è di tutte e di tutti: la storia del nostro Paese, appunto.

Alessandro Rizzo

Capogruppo LA SINISTRA - Uniti con Dario Fo

Consiglio di Zona 4 Milano

Ormai è deciso il percorso procedurale funzionale a portare in Giunta una proposta di delibera di intitolare una via o un giardino alla memoria del leader socialista, Bettino Craxi. Il sindaco Moratti si è formalmente costiuito come sponsor principale di questa operazione di riabilitazione, dicendo che su Craxi occorre aprire un dibattito storico sulla figura e sul ruolo che ha giocato nel mondo politico italiano. Il dibattito storico, però, parte fortemente incrinato quando lo stesso sindaco paragona Craxi e Giordano Bruno e a Garibaldi, l'ultimo morto in esilio. Non è stato un Giordano Bruno, ucciso con condanna a morte da una sentenza della Chiesa per le sue idee di innovazione e di libertà, represse dal clero e fortemente osteggiate da chi voleva il mantenimento di un ordine gerarchico e repressivo. Non è stato un Garibaldi in quanto se quest'ultimo muore in esilio perchè perseguitato Craxi muore in esilio in quanto latitante. Non posso che convergere con Antonio Di Pietro che suggerisce di iscrivere nella lapide che intitolerà malauguratamente la via a Craxi la dizione di "latitante".

Questi sono dati storici non l'operazione di revisione che il sindaco con determinazione sta conducendo, creando per l'ennesima volta frattue nel tessuto sociale e culturale della città, come sull'operazione dell'assegnazione degli Amborgini d'Oro.  Lo stesso sindaco ha compreso che occorerebbe intitolare una via che non abbia numeri civici perchè creerebbe problemi possibili per i residenti: se la decisione crea problemi significa che la stessa Moratti è consapevole delle frizioni che si possono creare e del possibile dissenso esistente in questa città su un'iniziativa di questo calibro.

In una città che è sempre più intreressata da fatti di corruzione, vediamo qualche mese fa entrare in carcere alcuni dirigenti del Comune di Milano, tra cui il dirigente del settore servizi cimiteriali per presunte tangenti, vediamo le dichiarazioni del presidente dell'Antimafia Vicenzo Macrì che addita il capoluogo lombardo come il centro di interessi malavitosi e mafiosi, portando Milano a essere definita la capitale delle 'ndrine. La maggioranza a Palazzo Marino ha risposto a tale questione esprimendo un proprio punto di vista sulla questione morale e sul concetto di legalità e di difesa delle regole, basi della convivenza civile, affossando la Commissione d'inchiesta comunale sui fenomeni della macrocriminalità organizzata, svuotandone legittimazione e autorevolezza tramite assenze da parte dei componenti e il non raggiungimento del numero legale nelle poche sedute che ha potuto celebrare. Una simile operazione decreterebbe una falla nella memoria collettiva di questa città: determinerebbe una rivisitazione di una stagione che ha voluto riportare la legalità affermando il carattere democratico delle istituzioni, corrotte e corrose da un sistema clientelare e malavitoso di una modalità di fare politica lontana dalla cittadinanza, consortile.

Temo che il dibattito sulla figura di Craxi parta con il piede sbagliato se si esprimono da parte del sindaco frasi che storicamente considero gravi. Occorre riflettere sulle cause politiche che portarono alla degenerazione di un sistema politico e non utilizzare questa manovra per fini elettoralistici personali. Ne va di mezzo, ripeto, il futuro sociale e culturale di questa città che ha visto nella sua storia figure onorevoli combattere per l'affermazione dei diritti civili e umani, per la legalità e per l'avversione a ogni forma di illegalità e di sopruso, di prevaricazione. Nella loro memoria dobbiamo proseguire a delineare un futuro che sia consapevole del proprio passato storico e che costruisce nelle nuove e prossime generazioni la consapevolezza culturale di un miglioramento della comunità sotto l'egida dei pricipi di libertà e di giustizia. 

Alessandro Rizzo

Capogruppo LA SINISTRA - Uniti con Dario Fo

Consiglio di Zona 4 Milano

Commento di Alessandro Rizzo inserito Sab, 02/01/2010 10:48