.: Discussione: Una via a Craxi: non è momento di riabilitazioni

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Alessandro Rizzo

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Inserito da Alessandro Rizzo il 24 Feb 2010 - 11:06
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Stefania Craxi attende impaziente le promesse fatte dal sindaco in merito al ricordo del padre. Chiede che venga fatto seguito alle dichiarazioni natalizie in occasione del decennale della morte dell'ex leader socialista. Avverte che è delusa dall'attesa e dal procrastinarsi di tale data. Ma forse non ha ben compreso, durante la sua esposizione alla Camera di Commercio di Milano, presente a un convegno in qualità di sottosegretario agli Esteri, non comprendo cosa significhi parlare di intitolazione di vie milanesi in un momento in cui dovrebbe parlare di politiche internazionali, che quelle boutade di inizio anno solare del sindaco rimanevano tali e occorrevano per compattare un'ala della sua maggioranza, vicina agli ambienti dell'attuale presidente del consiglio, in prospettiva di una sua ricandidatura per l'anno prossimo. Letizia Morati è concentrata esclusivamente su questo obiettivo: poter strappare nuovamente la nomination come candidata sindaco del centrodestra per il 2011, cercando di contrastare i fuochi incrociati esistenti nella sua compagine. E', questa, una maggioranza che scricchiola, che avverte difficoltà e tentennamenti continui determinando, così, una debolezza della sua azione amministrativa, già fortemente compromessa, per la città. Ad aggravare le tensioni inerne al centrodestra è giunto l'arresto di Milko Pennisi, ex presidente della Commissione Urbanistica del Comune di Milano, arrecante un certo scredito e una certa perplessità sulle modalità e i criteri che sono stati condotti nel governare la commissione. Gli appalti finora dati e approvati sono realmente da definirsi esenti da ingerenze di interessi economici? Sono veramente non inquinati dagli affari illeciti condotti dal suo presidente, fino a ieri in carica, attraverso un sistema di nuove tangenti provenienti dalle ditte edificatrici? Chi può garantire che finora i progetti di intervento urbanistico non siano stati influenzati da convenienze personali di altra natura e calibro? Le questioni rimangono inevase, e temo rimarranno ancora per molto inevase dal momento che l'unica risposta che è stata data di cambiamento della gestione economica degli appalti in vista dell'EXPO2015 è stato l'affidamento dell'incarico di supervisore al sindaco, che diventa commissario straordinario per le attività legate all'evento inernazionale dell'esposizione. Come dire il garante diventa anche garantito, nella stessa figura. Chi assicura come organo imparziale che le attività condotte in occasione dell'esposizione 2015 siano corrette, legittime, opportune, proceduralmente esatte, dal momento in cui chi dovrebbe essere il sorvegliato, il responsabile dell'amministrazione comunale, diventa anche sorvegliante? Stefania Craxi attende una risposta, un segnale dal suo governo della città, delusa della troppa decorrenza dell'attesa. Parla anche di un sistema attuale che non può definirsi simile a quello scoppiato con le inchieste di tangentopoli in quanto "allora c'era un sistema di finanziamento in vigore dagli inizi della Repubblica, animato da forti motivazioni politiche anche se sostenuto con metodi illegittimi condivisi da tutti". Io vorrei dissentire da questa affermazione. Allora direi che c'era un sistema incancrenito che non poteva essere definito mosso da ideali politici e interessi di partito: era un sistema, e suo padre ne fu il massimo rappresentante, che inquinava il rapporto democratico di trasparenza nella democrazia rappresentativa. Esisteva una prassi consuetudinaria che comprometteva la struttura legalitaria e democratica del Paese, apportando una logica corruttiva che vedeva il più forte prevalere sul più debole, in un gioco di consorterie e di congerie di interessi privati illegittimi. Oggi esiste un altro sistema, in un contesto storico e politico diverso. Niente è più grave o meno grave: tutto è riconducibile a fenomeni che vedono comunque prevalere interessi privati e individuali sugli ineressi collettivi, spesso non repressi, spesso non perseguiti, molto spesso non aventi conseguenze che in altri sistemi europei sarebbero naturali e conseguenziali. Nessuno si dimette, molti accusano, come Stefania Craxi, la magistratura di ingerire nelle attività politiche istituzionali che devono essere immuni da controlli di legalità, scevre dalle regole perchè "noi siamo maggioranza e noi dobbiamo governare a prescindere". E', questa, la visione distorta che inquina la nostra realtà politica, che è anche civica, che diventa culturale. Suo padre ha dato avvio a questo costume diffuso. Suo padre è stato il primo che ha attaccato la magistratura adducendo addirittura disegni politici di destabilizazione e di accanimento nei confronti della sua consorteria, dato che di ideale socialista e di partito socialista non è il caso di parlarne quando ci si riferisce alla sua storia di dirigente. Ha delegittimato la funzione dell'organo giudiziario adducendo invettive e svuotando spesso di contenuto alcune sentenze espresse dalla magistratura, come nel caso dell'oscuramento indetto da un'ordinanza nel 1984 delle televisioni dell'attuale premier. Il fallimento, signora Craxi, non è imputabile alla Magistratura, che ha fatto il suo compito e sorretto la sua funzione istituzionale di indagare e di emettere pene per i colpevoli, tra cui anche suo padre, che ha latitato fino alla sua morte. Il fallimento è di una classe politica che si è avvicendata e che non ha fato proprio un nuovo regolamento etico che potesse permettere di sanare le isituzioni, e di poter dare vitalità e nuova trasparenza nell'azione governativa. In questo senso si procede ancora. Con malessere istituzionale e cultruale per tutto il Paese.

Alessandro Rizzo

capogruppo LA SINISTRA - Uniti con Dario Fo

Consiglio di Zona 4 Milano

In risposta al messaggio di Oliverio Gentile inserito il 22 Feb 2010 - 15:29
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