.: Discussione: Milano: vogliamo le ciclabili

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Eugenio Galli

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Inserito da Eugenio Galli il 24 Nov 2010 - 14:59
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Caro Agostino,
Ti ringrazio per la domanda.
Il tema lo abbiamo effettivamente affrontato molte volte e un po’ in tutte le salse, anche sul nostro notiziario periodico (Ciclobby Notizie), oltre che sul sito di CICLOBBY. Ma è evidente che non è mai abbastanza. Provo a rifare il punto in sintesi e il mio ringraziamento non è retorico: mi dai infatti la possibilità di ripercorrere la storia evidenziando alcuni passaggi-chiave.
La vicenda del Piano della Mobilità Ciclistica (PMC), nella sua evoluzione più recente, nasce all’indomani della elezione della Moratti a sindaco di Milano e dell’incarico assegnato a Edoardo Croci per l’assessorato a Ambiente, Traffico e Mobilità.
Il PMC, sulla scorta delle buone pratiche europee ed italiane dei cd. Bike Master Plan, è un documento che contiene la visione dell’amministrazione sui temi della ciclabilità, declinando anche obiettivi e priorità da raggiungere e definendo gli interventi necessari al loro raggiungimento.
E’ un documento necessario, se si vuole costruire una concreta e coerente politica della mobilità ciclistica. Ed ha un senso se, ed in quanto, abbia anche una dimensione pubblica, costituendo non un mero “fatto interno” all’amministrazione, ma un documento che sia anche politicamente impegnativo e conosciuto dai cittadini.
La Moratti, prima e dopo la sua elezione, ha dichiarato di ritenere la ciclabilità una priorità per Milano e per il suo mandato.
L’assessore Croci è stato interprete di questa nuova sensibilità (finché è durata). E proprio lui aveva invitato, erano i primi mesi del mandato (iniziato a metà del 2007), CICLOBBY a collaborare alla realizzazione di questo documento di pianificazione.
Luigi Riccardi, fondatore di CICLOBBY, di cui è stato a lungo anche presidente, oltre che presidente prima e poi direttore di FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), gettando il cuore oltre l’ostacolo, con il suo consueto entusiasmo e con la competenza che lo contraddistingueva, aveva coordinato un gruppo di lavoro dell’associazione che, attraverso lo studio della documentazione e numerosi sopralluoghi anche sul territorio, ha prodotto una ampia serie di osservazioni che hanno profondamente modificato e arricchito la bozza di PMC che ci era stata sottoposta.
Venivamo tra l’altro da un decennio di rapporti al calor bianco con l’amministrazione precedente (l’indimenticabile binomio Albertini – Goggi, di cui qualcuno sembra nutrire oggi qualche nostalgia) e questa nuova possibilità di dialogo e partecipazione apriva per noi il fronte di un possibile cambiamento finalmente reale sui temi della mobilità sostenibile. E risollevava anche gli animi di molti di noi, frustrati da un periodo di incomunicabilità che era parso interminabile.
Ebbene, il nostro contributo, giova ribadire, del tutto volontario, è stato esplicitamente apprezzato dagli uffici e dallo stesso assessore Croci, ed è stato accolto nel PMC che ha quindi assunto in pieno, per la prima volta, l’obiettivo della ciclabilità diffusa (=la bici deve poter accedere in sicurezza a tutte le strade della città). Per questo, nel PMC non si faceva riferimento solo alle piste ciclabili. Ma anche alla moderazione del traffico, alle corsie ciclabili (ossia interventi di sola segnaletica), ai marciapiedi condivisi, ai sensi unici resi a doppio senso per le bici, ai parcheggi, all’intermodalità, etc.
Il punto successivo, completato il documento, era quello di renderlo pubblico e politicamente impegnativo. Qui nascevano i primi problemi. Perché, non essendo il PMC un documento previsto dalla legge (a differenza di PUT, PUM, PGT, etc), gli uffici non avevano chiarezza sui passaggi istituzionali da compiere: discussione e approvazione in Giunta? O in Consiglio comunale? Oppure?
Il Piano è stato vittima anche di queste incertezze e debolezze, innanzitutto politiche, che sono state spesso mascherate dietro tecnicismi.
Infatti a un certo punto noi abbiamo completamente perso la visibilità del documento e dell’iter che stava seguendo. E lo stesso assessore Croci prima, da noi più volte interpellato, e il sindaco Moratti poi, non hanno mai dato ufficialmente alcuna risposta nel merito sulle sorti del Piano.
Abbiamo sentito ripetere numerose volte l’annuncio, sui giornali, che “nei prossimi giorni il PMC va in discussione”. Era diventata quasi una barzelletta. I giornalisti ci chiedevano commenti, fino a quando abbiamo detto loro: “Aspettiamo che la discussione avvenga, poi commenteremo”. Alla fine, avevamo perso ogni speranza che questo potesse realmente succedere, ma non riuscivamo neanche a farcene un’idea chiara.
C’erano, probabilmente, fieri oppositori in Giunta. Ma anziché costringerli ad uscire allo scoperto, con nomi e cognomi, e ad assumersi ciascuno la propria responsabilità, il risultato di questa politica molto sotterranea è stato quello di far sparire il documento che era stato frutto di un bel lavoro condiviso e di un impegno  che aveva coinvolto molte persone e in cui la nostra associazione aveva creduto spendendo molte delle sue energie migliori. Diciamolo: non è stato un bel modo per ringraziare e stimolare la partecipazione.
E non riesco a fare a meno di pensare anche a Gigi Riccardi. E a quanto lui, già gravemente malato, fino alle sue ultime ore di vita, ha creduto a questa promessa dedicandovi tutto il suo impegno. Anche per questo considero l’occultamento del Piano della ciclabilità un tradimento inaccettabile, che dovrebbe far sprofondare qualcuno dalla vergogna.
Se a questo aggiungi, che – a mio parere senza alcun pudore – quattro giorni prima delle scorse elezioni regionali (marzo 2010) è stata indetta una conferenza stampa dal titolo “Presentazione del Piano della Mobilità Ciclistica 2010-2011” dove sindaco e assessori hanno annunciato un documento che era già stato presentato mesi addietro alla stampa dall’assessore Croci, ma che, soprattutto, il documento presentato non era il PMC, che giace nei cassetti, bensì un limitato programma di interventi di manutenzione e ricucitura dell’esistente, ebbene, se consideri anche tutto questo, ti rendi conto di quanto grande possa essere per noi l’amarezza e lo sconforto.
Non credo di esagerare se dico che la situazione milanese, su questi temi, non ha eguali in Europa.
Spero di esserti stato utile.
Un saluto
Eugenio Galli
In risposta al messaggio di Agostino Filoscia inserito il 19 Nov 2010 - 13:15
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