.: Discussione: Sgombero forzato, in Forlanini: scolarizzazione interrotta!!

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Antonella Fachin

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Inserito da Antonella Fachin il 2 Mar 2010 - 23:05
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Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliera di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
Facebook: Antonella Fachin
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da famiglia cristiana
http://www.stpauls.it/fc/1010fc/1010fc34.htm
 
 
NOMADI
TRA LE FAMIGLIE CHE LI ACCOLGONO IN CASA LORO

BENVENUTI
AMICI ROM

Andavano a scuola con i loro figli. Ma hanno rischiato di abbandonarla dopo gli sgomberi. Siamo entrati nelle case di mamme e maestre che li hanno ospitati e adottati.
«Le ruspe abbattono le baracche, ma non abbattono le mamme e le maestre», dice Flaviana Robbiati, insegnante della scuola elementare "Bruno Munari" di Milano. Nella città dei duecento e passa sgomberi dei rom, ci sono famiglie sgombre dai pregiudizi. Famiglie milanesi che accolgono famiglie di nomadi. Nella propria casa. Le mamme e le maestre di via Rubattino sono diventate un simbolo anche se sono gente normale, normalissima: i figli, la scuola, la spesa, la casa, il lavoro. E un sussulto di dignità. A Milano, come è noto, il problema dei campi nomadi viene sbrigato come fanno certe massaie con la polvere del salotto: scuotendo lo straccio fuori dalla finestra. Gli sgomberi sono tutti uguali: gli agenti e i vigili in assetto antisommossa, le ruspe che passano sui tetti di eternit, sulle bombole del gas, sulle stufette, sui giocattoli e gli zainetti dei bambini che vanno a scuola, l’esultanza del vicesindaco Riccardo De Corato e della Lega Nord per aver «restituito pezzi di territorio alla città dell’Expo 2015».
Francesca Amendola, madre di Matteo e zia di Michela, apre la porta alle famiglie Paun e Durusan, sgomberate dal campo rom di Segrate.
Francesca Amendola, madre di Matteo e zia di Michela, apre la porta alle famiglie Paun e Durusan, sgomberate dal campo rom di Segrate.
I nomadi radunano le loro poche cose, pigiano gli stracci dentro sacchi di plastica neri, le caricano sui carrelli del supermercato o su qualche macchina per poi scomparire nel nulla, o al massimo finire nel dormitorio di viale Ortles (ma solo le madri e i bambini piccoli, perché per i padri, i ragazzi, i giovani, gli anziani, non c’è posto). I nuclei che non si vogliono separare si rifugiano sotto qualche altro cavalcavia (in via Bacula, in via Bovisasca, in viale Forlanini, a Corsico, a Chiaravalle) per poi venir sgomberati nuovamente in un gioco dell’oca molto utile ai fini elettoralistici (le elezioni per il rinnovo della giunta del Pirellone sono alle porte). E nessuno che abbia nulla da dire, non un consigliere comunale, non un rappresentante della società civile, a parte i pochi coraggiosi delle associazioni di volontariato (come il Naga), della Caritas, delle parrocchie. «Il giorno di Segrate, il 16 febbraio scorso, ci sono stati nuclei familiari che sono stati sgomberati cinque o sei volte nello stesso giorno, a distanza di poche ore», dice Elisa Giunipero, della Sant’Egidio. «Ogni sgombero costa almeno 30 mila euro. Quante strutture di accoglienza si potrebbero creare con quei soldi?», aggiunge Stefano Pasta, anch’egli volontario della comunità fondata da Andrea Riccardi. E i bambini, che venivano accompagnati in classe tutti i giorni grazie a un progetto scolastico della Sant’Egidio, sono costretti a cambiare istituto, quando va bene, oppure finiscono in strada a chiedere l’elemosina.
Una fragile rete di protezione
Dei 36 bambini che andavano a scuola ne sono rimasti una quindicina: «Eppure non davamo fastidio a nessuno», spiega George Paun, padre di Cristina e Florina. George ha alle spalle una lunga serie di sgomberi (Bovisa, Rubattino, Corsico, Segrate). Ma le madri e le maestre del circolo didattico di via Pini, dopo lo sgombero di via Rubattino (il 19 novembre), hanno cominciato a reagire, per la prima volta in tutta Italia, formando una fragile rete di protezione per quelli che sono rimasti. Nei giorni degli sgomberi, in via Rubattino come a Segrate (l’ultimo in ordine di tempo) li hanno ospitati nelle loro case per un bagno caldo, una cena e un letto per la notte. «Avevano tanta paura negli occhi, anche se di giornate come quella ne avevano viste più di una», dice Assunta Vincenti. Da allora li vanno a prendere nei luoghi dove si sono rifugiati, ogni mattina, per caricarli in macchina e portarli a scuola. Di pomeriggio fanno i compiti coi loro figli.
«Il dramma ha rafforzato i rapporti, sono gli amici dei nostri figli e dunque li trattiamo come figli», spiega Francesca Amendola, un’altra delle madri che si prodiga per quell’infanzia negata. «Ci conosciamo tra le famiglie e devo dire che sono persone splendide, solo più sfortunate di noi. Se l’integrazione non parte dalla dignità umana e dalla scuola allora vuol dire che non c’è speranza», aggiunge Alessandra Bufalini, madre di Andrea. Le parrocchie, discretamente, offrono un alloggio; uomini e donne di buona volontà offrono un pasto, aiutano a fare i compiti, vanno a fare la spesa, portano le madri e i bambini dal medico.
Giovedì 25 febbraio mamme e maestre hanno organizzato una merenda in onore dei bimbi rom e soprattutto per ricordare quegli alunni invisibili scomparsi nel nulla. Tra i banchetti delle torte e della Nutella hanno appeso delle sagome di scolaro per ricordare i loro compagni scomparsi nel nulla. A casa di Francesca oggi c’è Marius, assistito anche da Assunta, mamma di Dario.
Marius, in primo piano, uno dei bambini rom sgomberati dal campo di Segrate, con gli amici e i compagni di scuola a casa di Assunta Vincenti.
Marius, in primo piano, uno dei bambini rom sgomberati dal campo di Segrate, con gli amici e i compagni di scuola a casa di Assunta Vincenti.
«A Natale si era ustionato mani e piedi», ricorda. «Lo abbiamo accompagnato a fare le medicazioni presso le Acli. La sera dello sgombero è venuto da me a dormire. Sua sorella Cristina è ospite dalla sua maestra. Il giorno dello sgombero di Segrate si aggirava smarrito per il campo. L’ho portato a casa mia a fare colazione, a lavarsi e poi l’ho accompagnato a scuola. Noi gli facciamo sentire la nostra solidarietà, ma questi sentimenti non gli daranno da mangiare a lungo. Le famiglie vorrebbero lavorare e affittare piccoli appartamenti in zona per poter continuare a mandare a scuola i figli. Non ci sono parole per descrivere la nostra fatica quotidiana in questi lunghi mesi. Per procurare materassi, fornelli, bombole del gas, giocattoli a Natale, pannolini, abiti, scarpe, viveri, portarli a fare le docce, pagare le multe per accattonaggio».
In questa opera silenziosa ci sono anche dei parroci. «C’è n’è uno che ospita due famiglie nella canonica», aggiunge, ma non dice il nome per evitare ritorsioni. A questo siamo arrivati a Milano.
Francesco Anfossi
 
 
 
http://nuovo.camera.it/417?idSeduta=291&resoconto=bt13&param=bt13

Seduta n. 291 del 1/3/2010
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel nostro Paese sono stati diversi, negli ultimi mesi, gli episodi di intolleranza e razzismo che hanno avuto per oggetto membri della comunità Rom;
in passato l'Unione europea ha richiamato l'Italia per la mancata applicazione della «Direttiva contro la discriminazione basata sulla razza e le origini etniche» (2000/43/CE), segnalando che la presenza delle popolazioni Rom sul nostro territorio, e la loro stessa vita, sono a rischio;
il nostro Paese è stato in passato (durante il regime fascista), promotore di una feroce politica di discriminazione razzista del popolo Rom e, dal 1938, di una sistematica azione di persecuzione, deportazione e sterminio;
il numero dei Rom entro i nostri confini è andato aumentando negli ultimi anni a seguito della guerra che ha sconvolto nel 1999 la Jugoslavia e, segnatamente, a seguito della loro cacciata dai territori kosovari;
a questa incontestabile realtà non pare corrispondere, a giudizio della prima firmataria del presente atto, un proporzionato intervento delle istituzioni a tutela e difesa dei diritti dei membri della comunità Rom, come dimostra una vicenda verificatasi recentemente nel quartiere milanese della Bovisa, davvero esemplare;
Romeo, un bambino di etnia rom, frequentava fino a qualche giorno fa la prima elementare nel quartiere della Bovisa, Via Guicciardi, in piena periferia milanese, e, nei suoi primi sei anni di vita, ha vissuto varie volte l'esperienza dello sgombero, essendo giunto nella scuola milanese dopo essere stato allontanato dal Rubattino ed aver interrotto la sua frequenza scolastica alle elementari di via Feltre;
pochi giorni fa Romeo, insieme ad un'altra bambina che frequentava la quarta elementare e alle loro famiglie, è stato sgomberato dalle forze di polizia dal capannone in cui viveva;
per qualche notte è stato ospitato in un centro di accoglienza, ma a breve verrà sgomberato anche dal luogo in cui ha trovato riparo;
nel corso degli ultimi mesi la famiglia di Romeo è stata continuamente sgomberata nonostante la sua evidente volontà di iniziare un percorso nuovo di integrazione e inserimento sociale, il che comporta che al loro figlio, Romeo, vengano tuttora negati diritti fondamentali quali la casa e l'istruzione, essendo il suo percorso scolastico e affettivo continuamente interrotto -:
di quali informazioni il Ministro interrogato disponga circa i fatti riferiti in premessa;
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda porre in essere per il tramite del commissario per l'«emergenza rom» perché si adempia agli obblighi di solidarietà ed accoglienza, anche in adempimento della citata direttiva contro la discriminazione basata sulla razza e le origini etniche;
quali misure urgenti il Governo voglia approntare al fine di garantire la sicurezza e i diritti delle comunità rom in occasione delle numerose azioni di sgombero portate avanti su tutto il territorio nazionale;
quali interventi di carattere progettuale il Governo intenda porre in essere al fine di dare attuazione alla direttiva europea contro la discriminazione basata sulla razza.
(4-06316)
In risposta al messaggio di Antonella Fachin inserito il 24 Feb 2010 - 20:59
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