.: Discussione: ACQUA BENE COMUNE: il sindaco deve dire NO alla privatizzazione!

Opzioni visualizzazione messaggi

Seleziona la visualizzazione dei messaggi che preferisci e premi "Aggiorna visualizzazione" per attivare i cambiamenti.
:Info Utente:

Oliverio Gentile

:Info Messaggio:
Punteggio: 0
Num.Votanti: 0
Quanto condividi questo messaggio?





Inserito da Oliverio Gentile il 22 Dic 2010 - 22:15
accedi per inviare commenti
Da milano.corriere.it:

Lega: giusto compromesso, parere sindaci vincolante. La sinistra: inizia la privatizzazione

Servizio idrico, la riforma passa con i voti di Lega e Pdl. L'opposizione se ne va

La nuova legge regionale affida alle Province, dal primo gennaio, le competenze sull'acqua potabile


MILANO - La riforma del servizio idrico integrato è stata approvata, con i voti della maggioranza Pdl-Lega, dal Consiglio regionale della Lombardia, al termine di una seduta che è durata più a lungo del previsto, soprattutto per l'ostruzionismo delle opposizioni e per la mancanza, per due volte, del numero legale. La nuova legge regionale ha affidato alle Province, dal primo gennaio, le competenze per la gestione dell'acqua pubblica oggi in capo alle Aato, creando anche una Conferenza dei sindaci con parere obbligatorio e vincolante sulle decisioni in materia. Il provvedimento, attraverso un emendamento del relatore, dà comunque alle Province sei mesi di tempo per adeguarsi al nuovo sistema, tenendo conto della proroga alla soppressione delle Aato col «Milleproroghe».

LAVORI RALLENTATI - La seduta odierna del Consiglio regionale è stata, come detto, caratterizzata da un muro contro muro fra la maggioranza - che era intenzionata ad approvare rapidamente la legge - e tutte le opposizioni, che insieme hanno cercato prima di far rinviare una seconda volta la discussione, dopo lo stop dello scorso 30 novembre. E poi, una volta sfumata questa possibilità per la intransigenza di Pdl e Lega, hanno applicato alla lettera il regolamento dell'aula, rallentando dunque i lavori attraverso l'illustrazione puntuale degli odg e la richiesta frequente della verifica del numero legale, che per due volte è mancato, soprattutto per le assenze fra i banchi del Pdl.

LA MINACCIA DELLA LEGA - Prima che si arrivasse a un terzo episodio, il quale avrebbe costretto la presidenza a chiudere i lavori anzitempo, il capogruppo della Lega Stefano Galli ha preso la parola e, rivolgendosi a suoi alleati, ha tuonato: «Richiamo l'intera maggioranza alla coerenza e alla responsabilità. Se mancherà ancora il numero legale, il gruppo della Lega se ne andrà». Richiamo che è servito a rinserrare le fila della maggioranza (a un certo punto sono arrivati anche il governatore Formigoni e altri assessori) che ha approvato la riforma con 39 voti, mentre Pd, Idv, Udc, Sel e Pensionati hanno abbandonato l'aula prima della votazione.

LA PROTESTA - Alcuni esponenti del Coordinamento dei Comitati in difesa dell'acqua pubblica hanno manifestato davanti alla Regione chiedendo, di fatto, il rinvio della discussione in aula in attesa « che sia definito il quadro legislativo nazionale entro cui impostare norme regionali sulla gestione dell'acqua pubblica». Il Coordinamento chiedeva inoltre «l'avvio di una riflessione politica sulle modalità di organizzazione del servizio idrico integrato impostata sui bacini idrici e non sulla dimensione amministrativa provinciale» e «la classificazione del servizio idrico come servizio pubblico locale di interesse generale, da organizzare su base regionale, provvedendone la gestione diretta a mezzo di Consorzi obbligatori tra Comuni».

«GIUSTO COMPROMESSO» - Per il consigliere regionale della Lega Dario Bianchi, il testo «è un giusto compromesso fra le esigenze pubblicistiche del settore e il contributo dei privati: un provvedimento che contempera la centralità delle municipalità nelle scelte strategiche con le esigenze operative dei soggetti che gestiranno il servizio idrico integrato. Un servizio che, a scanso di equivoci, rimane saldamente in mani pubbliche, fugando ogni dubbio circa la eventuale ma mai prospettatasi "privatizzazione dell’acqua" a cui, peraltro, la Lega Nord si è sempre dichiarata fortemente contraria». Bianchi sottolinea che «il parere dei Sindaci sarà vincolante praticamente su tutte le questioni di rilievo, compresa anche la modalità di conferimento della gestione del servizio, oltre al piano d’ambito e alla determinazione della tariffa. In questo modo i Comuni lombardi resteranno attori principali nel governo del servizio idrico integrato, a forte garanzia della volontà dei cittadini e del territorio».

«INIZIO DELLA PRIVATIZZAZIONE» - Chiara Cremonesi, consigliera regionale Sinistra Ecologia Libertà, commenta: «Si tratta di una legge pessima, che sottrae il servizio idrico ai Comuni e avvia la sua privatizzazione, regalando un bene collettivo al mercato delle multinazionali». Per Cremonesi «non c’era più alcuna ragione, né sul piano politico né su quello del vuoto normativo e delle scadenze burocratiche, di legiferare in tutta fretta su questa delicata materia. Tanto più che nei prossimi mesi la Consulta si pronuncerà sul ricorso della Regione Veneto contro l’abolizione degli Ato. E che andranno indetti i referendum per l’acqua pubblica, che hanno raccolto oltre un milione di firme. Con la concreta possibilità, quindi, che Regione Lombardia sarà presto costretta a rivedere il tutto». «Alla fine è prevalsa la logica del business, imposta con la forza dei numeri - conclude Cremonesi -. Ma non intendiamo certo arrenderci. La battaglia in difesa dell’acqua e del suo valore pubblico è una battaglia di civiltà».

Redazione online

22 dicembre 2010



Dall'Ufficio Stampa della Presidenza della Provincia di Milano:

Servizi idrici, Podestà: «L’acqua resta in mano pubblica
La nuova Legge regionale garantisce migliori servizi ai cittadini»


Milano, 22 dicembre 2010 - «Apprendo con soddisfazione che oggi il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato definitivamente la riforma del sistema idrico – ha dichiarato il presidente della Provincia di Milano, On. Guido Podestà -. La Legge Ronchi, al di là delle strumentalizzazioni politiche che ne hanno segnato il cammino, ribadiva senza fraintendimento il mantenimento in mani pubbliche della proprietà delle reti idriche, della manutenzione straordinaria di acquedotti e condutture, della gestione del servizio e della determinazione delle tariffe. A questi principi si ispira la nuova normativa regionale. La Legge Ronchi indicava un coinvolgimento dei privati solo per quanto concerne l’erogazione del servizio. Il che non significa affatto liberalizzare il settore ponendo le basi ad aumenti indiscriminati delle tariffe ma mettere in sinergia pubblico e privato allo scopo di garantire ai cittadini un servizio in grado di assicurare maggiore qualità e di ottimizzare l’utilizzo di acqua da rubinetto. Le Province lombarde, quindi, attraverso questa Legge vedranno loro affidata la competenza della gestione del servizio idrico pubblico precedentemente in capo all’Autorità di ambito territoriali ottimali. Ricordo che la Lombardia può essere paragonata a un medio Stato europeo (ad esempio Belgio o Portogallo) con i suoi dieci milioni di abitanti ed era auspicabile dotarsi di una nuova normativa capace di superare la legge lombarda del 2003 cassata dalla Corte costituzionale nel 2009 e adeguata alla Legge 42/2010, tesa a sancire l’abolizione degli Aato, dei quali le Province lombarde, sulla base della loro conoscenza del territorio, sono ora pronte ad assumere i compiti e le responsabilità».

 
 
Ufficio Stampa Presidenza
tel. 02/77406655
ufficiostampa@provincia.milano.it

In risposta al messaggio di Oliverio Gentile inserito il 27 Lug 2010 - 11:11
[ risposta precedente] [ torna al messaggio] [risposta successiva ]
[Torna alla lista dei messaggi]