.: Discussione: Circa i Rom al Rubattino

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Antonella Fachin

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Inserito da Antonella Fachin il 1 Nov 2009 - 15:00
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Prima di rispondere sul caso specifico, desidero fare delle considerazioni generali perché ogni singolo problema della nostra società deve essere affrontato:

-         non con la pochezza e piccolezza di affrontarlo sempre in “stato di emergenza”, ma con la determinazione di avviare e perseguire una programmazione –anche di medio lungo periodo- capace di dare una concreta soluzione al problema,

-         non con l’esclusivo scopo di raccogliere consenso immediato, a prescindere dai risultati ottenuti nel tempo, ma con l’obiettivo di dare soluzione ai problemi, anche se queste soluzioni richiedono tempo e comportano maggiori sforzi.

 

Anche e soprattutto per chi voglia operare nell’ambito della politica, che è “l'Arte di governare le società”, l’incapacità o –peggio ancora- il rifiuto

-         di aprirsi al confronto,

-         di approfondire i problemi sulla base delle esperienze già acquisite in Italia o all’estero (al fine di non ripetere gli errori già compiuti da altri e attuare le soluzioni più efficaci già messe a punto da altri),

-         di motivare le proprie idee, di argomentarle e di verificarne la sostenibilità ed efficacia anche alla luce delle critiche mosse dagli altri

sono un grave limite al suo operare per il BENE COMUNE, perché la nostra vita, la nostra società, nella misura in cui vuole essere civile, si basa sulla forza della ragione, sulla conoscenza delle scienze che studiano i fenomeni di interesse della collettività (dalla sociologia, all’urbanistica; dalla medicina all’idrogeologia; dalla filosofia al diritto) e sulla capacità della politica di sintetizzare e mettere in pratica le soluzioni così determinate, nel rispetto dei principi della nostra Costituzione, così come delle carte dei diritti che a livello internazionale sono state definite.

In una società civile è la forza della ragione e della ragionevolezza che deve prevalere, non la forza del potere … solo in paesi autoritari vale il principio “io ho ragione perché sono al potere e siccome comando posso agire come voglio”.

Se la politica è, come deve essere, “l'Arte di governare le società”, i politici:

-         devono dare risposte risolutive ai problemi della società, non devono agire in modo da cronicizzare i problemi (per incapacità di trovare soluzioni o “furbescamente” per mantenere vivo il problema e giustificare le proprie campagne elettorali, parlando alla pancia della gente e non alla loro intelligenza??),

-         devono saper capire/analizzare la cause per proporre e perseguire delle soluzioni per l’oggi e per il domani, non devono soltanto agire sui sintomi negativi del disagio (sarebbe come voler svuotare la vasca da bagno senza chiudere il rubinetto!), né devono limitarsi a spostare i problemi dal proprio giardino a quello degli altri.

Il politico deve tener presente che la società non è costituita solo dai propri elettori e quindi le risposte ai problemi devono essere valide non solo per alcuni ma per tutti.

Se un politico formula risposte parziali e faziose, che non corrispondono alle esigenze della società nel suo insieme, ma solo a una parte di essa, finisce per aumentare la gravità dei problemi nella società, le spaccature e le contrapposizioni tra le varie parti della società, le situazioni di conflittualità e di disagio… Il politico fallisce nel suo ruolo primario di governo della società e di perseguimento della “pace” sociale.

Il politico, inoltre, deve aiutare le persone a superare gli approcci semplicistici e le generalizzazioni razziste: quando si dice i rom sono tutti delinquenti e i filippini sono tutte brave persone, si ragiona in termini razzisti, così come coloro che dicevano –e dicono- che gli italiani sono tutti mafia e spaghetti.

E’ una forma di razzismo ragionare per etnie, per popolazioni, “fare di tutta l’erba un fascio”, come direbbe mia mamma.

Saper distinguere il buono e il cattivo che c’è in tutte le popolazioni e capire il perché uno delinque, aiuta a evitare gli errori del passato: v. ad es. gli americani che ritenevano i neri intellettualmente inferiori ai bianchi e propensi biologicamente, per natura, a delinquere, dato che i neri erano più numerosi in carcere dei bianchi, confondendo le conseguenze con le cause.

Quel modo di ragionare era ed è sintomo di una assenza di volontà di ammettere che l’ignoranza, l’analfabetismo e la mancanza di prospettive di lavoro, per l’assenza di preparazione/formazione, favoriscono la violenza come reazione alla povertà, a una società che non ti offre prospettive di miglioramento, a una società che ragiona per pregiudizi nei confronti delle etnie che sono “diverse”, a una società che generalizza nei confronti di tutti gli individui che appartengono a una etnia (Rom, arabi, cinesi ecc.).

 

Ebbene, l’atteggiamento del Consigliere Boari dimostra quanto egli è lontano dall’aver compreso e condiviso questi principi basilari della democrazia e del vivere civile.

Peraltro, da laureata in Giurisprudenza ritengo utile segnalare –o ricordare per chi già lo sa- che nel codice penale del nostro paese e dei altri paesi occidentali vige un principio di civiltà molto importante: l’ambiente, le condizioni esterne dell’ambiente in cui uno vive, hanno influenza sull’agire umano, condizionano gli individui e sono quindi “attenuanti generiche” all’aver commesso un reato.

Conseguentemente la politica e i politici devono essere consapevoli -anche per i tanti studi scientifici italiani e stranieri nel campo della sociologia, dell’antropologia culturale, della psicologia sociale- che

-         nelle situazioni di emarginazione, di abbandono e di rifiuto i casi di fragilità, di delinquenza, di disagio sono maggiori;

-         non basta agire solo sul sintomo, che causa danni e disagi alla parte di società integrata, ma bisogna affrontare le situazioni di emarginazione per ridurle e favorire percorsi di integrazione, l’unico reale e concreto modo per operare sui due fronti: dalla parte della società integrata, dalla parte delle etnie e delle comunità non integrate.

 

Nel mio prossimo post, a differenza del cons. Boari che non ha voluto confrontarsi nell’ambito della discussione già aperta dal Consigliere Farina, come promesso affronterò il tema in termini specifici, sulla base dei principi di civiltà e di diritto e sul modo di operare di un politico serie e non demagogico-populista, che ho sopra esposto. Del resto che il cons. Boari faccia fatica ad accettare il confronto democratico ce lo dimostra quasi in tutte le riunioni di consiglio di zona. Direi che ama replicare l’approccio berlusconiano autoritario e chiuso, ottuso: “accetto il confronto solo con chi è d’accordo con me ed è disponibile a darmi ragione”!!

 

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
In risposta al messaggio di Gianluca Boari inserito il 1 Nov 2009 - 12:02
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