.: Discussione: Piano di Governo del Territorio (PGT) on line: osservazioni ed emendamenti

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Carlo Montalbetti

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Inserito da Carlo Montalbetti il 30 Dic 2009 - 11:38
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Cari cittadini,
a proposito di Piano del Governo Territoriale, lo strumento urbanistico che regolerà lo sviluppo della città nel futuro vi riporto l’intervento che ho fatto in Consiglio Comunale. Con l’11 gennaio pv il Consiglio riprenderà l’esame del PGT dedicandosi alla discussione degli emendamenti.

Cordialmente,

Carlo Montalbetti Consigliere Comunale di Milano

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Signor Assessore,

con il PGT Milano ha l’occasione di interrogarsi e definire la sua idea di città per il futuro. La sfida è di quelle storiche, visto che la meta del Piano è il 2030. Mi complimento con il lavoro svolto da lei e dalla sua squadra, ne fa testo la ingente mole di documentazione cartacea ma Il problema, lo dico subito a scanso di equivoci, è che nel Piano non c’è una idea di città.

Dalla lettura del PGT non si capisce quale città ha in mente questa amministrazione: volete una città lunapark incentrata sul tempo libero e lo shopping, dove al posto del Duomo, come suggeriva lo scrittore Luca Doninelli, si sostituisce il logo della borsetta, o, invece, pensate ad una città caratterizzata dalla ricerca e della conoscenza e dal rilancio della sua vocazione manifatturiera?

Avete in mente una città intera dove prevale l’interesse pubblico o una città a spicchi che segue gli interessi particolari?

Da più parti è stato segnalato, con una qualche ragione, che la crisi che ha investito il comparto edilizio–immobiliare e più in generale l’economia avrebbe dovuto suggerire di pensare ad un regime transitorio, garantendo i processi urbanistici in corso.

Anche sulle modalità della discussione pubblica che la proposta di documento ha avuto non sono mancate osservazioni critiche e queste le riprenderemo quando discuteremo della proposta di delibera consigliare sulla partecipazione civica alle trasformazione urbane che abbiamo da tempo in calendario in consiglio.

Così come non sono mancate critiche all’assenza di una sezione specifica sulla sostenibilità ambientale che, anche dopo il controverso summit di Copenhagen, è indispensabile per guidare il futuro delle città per esempio nel contrasto alle “isole di calore” urbane.

Resta il fatto che oggi abbiamo all’ordine del giorno il PGT e su questo dobbiamo confrontarci.

Nel Piano, sotto il profilo ideologico, sono presenti tre elementi interessanti : l’impegno a contrastare la limitazione del consumo di suolo attraverso la densificazione, il policentrismo e la liberalizzazione delle funzioni urbane.

Buone idee ma che rischiano di restare enunciazioni utili a coprire operazioni di ben altra natura se non si ha chiaro dove vogliamo accompagnare le dinamiche economico e sociali della città.

La prima grande questione è la dimensione fisica con cui è pensata la nostra città che il Piano restringe sostanzialmente alla cinta daziaria.

L’area metropolitana è assente, nonostante ripetute enunciazioni. La grande Milano è fuori dal PGT sia sotto il profilo politico che mentale. Il Piano inneggia al Policentricismo e poi ripropone una vecchia idea di città monocentrica.

Su questo punto c’è molto da lavorare e mi auguro che si trovi la necessaria cooperazione tra maggioranza e opposizione per varare, finalmente, l’area metropolitana milanese.

Che l’dea della grande Milano sia assente lo ritroviamo nella visione della mobilità si parla delle future linee metropolitane che non sono però parte del piano, se non come intenzioni, mentre le linee ferroviarie, con l’eccezione del quadrante sud‐ovest, non alterano il proprio assetto attuale e in particolare resta la grande incompiuta del Passante Ferroviario. Nel Piano non si fa neppure un accenno alla necessità di individuare e varare le piattaforme logistiche per il trasporto merci essenziale per razionalizzare il trasporto merci urbano e dare un vero contributo all’emergenza traffico e aria pulita.

Senza una forte accentuazione della maglia trasportistica tutto il Piano è destinato al fallimento.

L’unica novità, che viene introdotta, è il faraonico progetto del tunnel tra Rho e Linate, una follia che cercheremo di fermare nel momento degli emendamenti.

Il Piano conferma la sua vocazione monocentrica nel prevedere un incremento della popolazione , per altro incerta dal momento che oscilla tra i 500mila e i 300mila residenti. Premesso che, in un regime democratico, non può esistere una via urbanistica al ripopolamento della città, mi chiedo dove troveremo questi nuovi cittadini. Credo che gli attuali pendolari sarebbero più felici di restare nelle loro proprietà suburbane e arrivare in città con un trasporto pubblico adeguato. Quindi mi pare realistica la stima di Assimpredil che prevede un incremento di 80‐10mila residenti da conquistare con nuove opportunità di lavori e qualità ambientale e urbana.

E tutta l’imponente volumetria potenzialmente prevista che fine farà?

E veniamo appunto agli ambiti di trasformazione urbana dove sono previste le nuove volumetrie.

Come già detto guardiamo con interesse alla scelta di contrastare il consumo di suolo (oltre il 70% è già consumato in città) ma la grande dimensione e la distribuzione degli ambiti sembra andare nella direzione opposta. Si rischia di perdere, come segnalato dal documento degli Ordini degli architetti di Milano, di perdere ancora una volta l’occasione per aprire (caserme, scali ferroviari, ecc) o preservare varchi di suolo libero all’interno del tessuto consolidato, consegnandoli definitivamente allo sviluppo edilizio.

Sembra che l’impostazione adottata nel recente passato vedi Santa Giulia non abbia indotto a riflettere sui forti rischi delle grandi dotazioni volumetriche. Né il progetto di piano può limitarsi al puro riconoscimento del mercato edilizio come una semplice variabile del mercato finanziario.

Giustamente, e con orgoglio, lei signor assessore ha evidenziato la straordinaria ricchezza del Parco Sud e ha enfatizzato il ruolo che la logica perequativa potrebbe favorire nell’acquisizione di aree all’interno del Parco cosa che di per se, sottolineo, non dovrebbe essere disgiunta dalla possibilità di vincolare alcune aree strategiche per la città. Ma che dire dello stralcio dei Piani di Cintura che dovrebbero mediare tra città costruita e parco Agricolo Sud. Questo non va bene data la pressione edificatoria a sud della città, data l’importanza che il PAS riveste come potenziale parco metropolitano e data la necessità che esso venga gradualmente infrastrutturato per diventare fruibile.

E poi resta il fatto che nel Piano si prevedono almeno 4milioni di mc di nuove edificazioni nel PAS su aree attualmente libere e ad uso agricolo. A proposito del principio di perequazione, che è condivisibile, va detto che non risultano chiari i meccanismi regolativi su cui ritorneremo nella fase emendativa.

Sulle politiche connesse all’edilizia sociale che rappresenta una vera emergenza il Piano rinvia sostanzialmente alla fase attuativa delegando essenzialmente al mercato e alla capacità di governo degli organi di gestione. Vi è un concreto rischio di favorire uno sviluppo edilizio a più velocità con zone di pregio e alto contenuto fondiario centrali e sub centrali capaci di autosostenersi relegando alla periferia i meccanismi della compensazione sociale. Dal Piano risulta assente la logica di un potente e diretto intervento pubblico nell’edilizia sociale e Dio sa quanto ne avremmo bisogno guardando anche alla storica e positiva esperienza del riformismo milanese degli anni 50 e 60.

Sono inoltre molto scettico riguardo all’attuabilità degli spazi verdi avanzata nel Documento di Piano, e anche al dibattito suscitato da Renzo Piano nelle ultime settimane circa la piantumazione di alberi ovunque, non c’è un mq libero. Nel PGT, trovo una certa confusione tra spazi aperti e spazi verdi, che non sempre coincidono. Con la densità edilizia nel centro, la poca disponibilità da parte dei cittadini a sacrificare i parcheggi, il sottosuolo pieno di infrastrutture, è oggettivamente molto difficile pensare a Milano come “filtro” della pianura padana con il verde che entra e esce come fossimo ad Amburgo. Nella Milano metropolitana (di cui, effettivamente, questo piano non si occupa), gli spazi verdi possono essere soltanto “extra muros”, cioè fuori centro.

Il Piano è particolarmente ambizioso ma francamente misterioso sulle leve economiche e finanziarie per la sua attuazione nelle infrastrutture e servizi. In particolare nelle infrastrutture.

Al punto 5.4.2 del Documento di Piano la figura 13 evidenzia un saldo negativo finanziario del Piano dei Servizi di circa 7,7 miliardi di euro, malgrado si tenga conto dei finanziamenti Expo per circa 2,7 miliardi di euro;

  • Il saldo negativo sarebbe destinato a crescere se l’edificabilità prevista fosse inferiore ai 30 milioni di mq stimati a tal fine;
  • Tale saldo negativo non sembra recuperabile mediante entrate ordinarie comunali, né mediante contrattazione urbanistica, poiché gli attuali oneri andrebbero almeno quadruplicati, mentre normalmente lo “standard qualitativo” costituito dalle opere aggiuntive previste dai PII ha un valore pari agli oneri stessi, come confermato del resto dalla fig. 15 (pag. 343); si rileva poi che gran parte degli oneri ad oggi vengono scomputati o utilizzati per coprire la spesa corrente;
  • Il costo di realizzazione del Piano dei Servizi appare fortemente sottostimato dal Documento di Piano (fig. 5 pag. 332), sia perché non si tiene conto del costo dei servizi realizzati negli ambiti di trasformazione, che andrebbero a erodere gli oneri medesimi, sia perché non viene stimata la realizzazione di nessun servizio costruito, sia perché infine non sembrano essere presenti infrastrutture, come il “secondo passante” citato invece fra le dotazioni infrastrutturali.
  • Vi è poi la questione assai rilevante della assenza dei benefici che l’amministrazione comunale dovrebbe ricevere attraverso i nuovi regimi previsti per la cessione di caserme e aree FS. Nel Piano sono assenti l’identificazione delle quote da assegnare al Comune per il cverde e i servizi attraverso la valorizzazione di queste aree (si pensi ad esempio al grande polmone verde che la valorizzazione dello potrebbe avere)


Infine vi è la grande questione della gestione del Piano che, proprio per la sua forte flessibilità, richiede una guida decisa da parte della macchina comunale che oggi, nonostante il valore professionale dei suoi funzionari, è debole e sottopagata.

In risposta al messaggio di Oliverio Gentile inserito il 16 Dic 2009 - 22:25
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