.: Discussione: INNSE: irresponsabile chi lavora per chiuderla. 4 operai su 1 gru

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Antonella Fachin

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Inserito da Antonella Fachin il 4 Ago 2009 - 15:11
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OPERAI DELLA INNSE SU UNA GRU TAFFERUGLI 

 MILANO - Sono ancora arrampicati sulle gru all'interno della Innse Presseazienda in liquidazione alla periferia est di Milano i quattro operai (e non due come si era appreso in un primo momento) dell'azienda che hanno scelto questo gesto per protestare contro le operazioni di smontaggio dei macchinari della fabbrica. Intantoil segretario milanese della Fiom-CgilMaria Sciancatiha precisato: "abbiamo deciso noi e i lavoratori di entrare nello stabilimento e ci siamo riusciti".

 I quattro operai Vincenzo Massimo Luigi e Fabio dai 30 ai 60 anni sono entrati stamani all'interno della fabbricaassieme a un funzionario della Fiomaggirando il presidio delle forze dell'ordine che da giorni si trova davanti allo stabilimento. I lavoratori della Innse hanno minacciato di gettarsi dalle gru che si trovano all' interno del capannone e sono alte circa 10 metri. I rappresentanti sindacali della Fiom sono in costante contatto con loro e hanno chiesto di poter entrare all'interno della fabbricacosa che è stata loro concessa.
 "I lavoratori verranno via dalla fabbrica solo quando ci sarà la certezza che le operazioni di smontaggio saranno sospese"ha spiegato Sciancati. La Fiom ha precisato anche che gli operai delle ditte acquirenti che stavano smontando le macchine se ne sono andati per mancanza delle condizioni di sicurezza dopo l'ingresso dei lavoratori della Innse. Intanto per oggidalle 15 alle 17è previsto uno sciopero nelle aziende metalmeccaniche della provincia di Milano indetto dalla Fiom. I lavoratori in sciopero potrebbero raggiungere il presidio.
"Rimarremo quassù fino a che non ci sarà una trattativa veraperché non si può smantellare una fabbrica di queste dimensioni". E' la voce degli operai della Innse che stamani sono saliti sopra una gru alta dieci metri all'interno del capannone della fabbrica come gesto di protesta contro le operazioni di smontaggio dei macchinari che sono cominciate domenica scorsa.
Intantosi sono verificati anche tafferugli tra gli operai in presidiogiovani dei centri sociali e forze dell'ordine. I manifestanti fuori dalla fabbricache cercavano di vedere cosa stesse succedendo all' interno dello stabilimentosono venuti a contatto con le forze dell'ordine in tenuta antisommossa e ci sarebbero alcuni contusi. I sindacalisti della Fiom-Cgil hanno intanto chiesto di poter entrare nell'azienda per verificare quanto sta accadendo e parlare con gli operai che sono riusciti ad entrare.

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CGIL MILANO E CGIL LOMBARDIA
COMUNICATO STAMPA

INNSE: PER LA CGIL IRRESPONSABILE CHI LAVORA PER CHIUDERLA. UN BRUTTO SEGNALE DI PARTENZA PER LA RIPRESA AUTUNNALE. DICHIARAZIONE DI NERINA BENUZZI DELLA SEGRETERIA DELLA CAMERA DEL LAVORO DI MILANO E DI GIACINTO BOTTI DELLA SEGRETERIA DELLA CGIL LOMBARDIA.

Appena concluso l'incontro in Prefettura Nerina Benuzzi della segreteria della Camera del Lavoro di Milano e Giacinto Botti della segreteria regionale della Cgil hanno detto: "dall'incontro di stasera in Prefettura, richiesto dal sindacato, non e' emersa la volonta' da parte delle istituzioni di governo, nazionali e regionali, di impegnarsi a costruire le condizioni per salvaguardare il valore di eccellenza produttiva e occupazionale della INNSE di Milano.
Confermata anche nell'incontro di stasera l'assenza di qualsiasi ruolo da parte del Comune e della Provincia. Il sindacato ha richiesto al Prefetto di convocare un tavolo immediato con tutti i soggetti interessati per concretizzare un'iniziativa comune e, conseguentemente, ha chiesto il blocco dell'attivita' di smantellamento degli impianti produttivi in corso da domenica.
Per affrontare i problemi di salvaguardia dei posti di lavoro e di una importante realta' produttiva non serve l'ampio, ingiustificato spiegamento di forze dell'ordine cui abbiamo assistito in queste ore davanti all'INNSE, ma una precisa volonta' politica e istituzionale, a partire da una Regione che non sta certamente facendo tutto quello che avrebbe possibilita' di fare, come dimostrano le vaghe prese di posizione del Presidente Formigoni. La Cgil, nel confermare il proprio impegno a sostegno delle mobilitazioni dei lavoratori dell'INNSE, auspica che da domani prevalga la ragionevolezza, si interrompano le operazioni di smontaggio dei macchinari e si riconsegnino le vertenze sindacali al loro giusto ambito, che non e' certo quello dell'ordine pubblico ".

Milano 3 agosto 2009    
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Cristina Pecchioli - Uff. Stampa CGIL Lombardia
e-mail: cristina.pecchioli@cgil.lombardia.it
Viale Marelli 497 - 20099 Sesto S. Giovanni (Mi)
Tel ++39 - 02 26254324 Fax ++39 - 0226254351
Cell. 335 74 91 392


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DALLE 15 ALLE 17 SCIOPERO DI SOLIDARIETÀ DEI METALMECCANICI

Presidio Innse, quattro operai su una gru
Un corteo verso la stazione di Lambrate

Ripreso lo smantellamento dei macchinari venduti dopo
il vertice in Prefettura. Pd: «Fermare l'uso della forza»

MILANO - Situazione ancora incandescente alla Innse di via Rubattino. Quattro operai sono saliti su una gru alta dieci metri, dopo essersi introdotti nello stabilimento intorno alle 11.30, chiedendo che sia fermato lo smantellamento dei macchinari e minacciando di lanciarsi nel vuoto. Altri lavoratori, una ventina, si stanno muovendo in corteo verso la stazione di Lambrate con striscioni che recitano «Giù le mani dalla Innse».
«VOGLIAMO TRATTATIVA VERA» - Nello stabilimento intanto si organizza la resistenza a oltranza. «Rimarremo quassù fino a che non ci sarà una trattativa vera, perché non si può smantellare una fabbrica di queste dimensioni - dice un funzionario della Fiom salito sulla gru assieme ai quattro operai -. Appena entrati abbiamo chiesto che tutti i lavoratori che stavano smontando i macchinari smettessero di farlo, cosa che è poi successa». I quattro, dai 30 ai 60 anni, sono entrati nella fabbrica aggirando il cordone delle forze dell'ordine che da giorni presidia l'area e poi sono stati raggiunti dal segretario milanese della Fiom Marina Sciancati e dal segretario generale Gianni Rinaldini, che, scortati da Digos e carabinieri, hanno portato agli operai panini e acqua. «Stanno bene, ma non scenderanno fino a che non ci sarà una risposta. Hanno visto che è già stato smontato il primo macchinario - spiega Sciancati -. Non ci sono ancora spiragli aperti». Il gesto di protesta ha di fatto portato al blocco dei lavori di smantellamento, effettuati da operai di due ditte di Arluno e Vicenza chiamati dal proprietario Silvano Genta.
PD: «NO ALL'USO DELLA FORZA» - E si allarga la solidarietà ai 49 dipendenti della Innse: la Fiom ha indetto per oggi, dalle 15 alle 17, uno sciopero nelle aziende metalmeccaniche della provincia di Milano. I partecipanti potrebbero raggiungere lo stabilimento di via Rubattino, dove il presidio dei lavoratori è andato avanti tutta la notte. Martedì mattina ci sono stati nuovi tafferugli tra i manifestanti, i giovani dei centri sociali e le forze dell'ordine. Una situazione condannata dal Pd: Cesare Damiano, responsabile lavoro, e Emanuele Fiano, deputato lombardo dei Democratici, hanno fatto un appello ai ministri Maroni e Scajola perché la vertenza non si risolva con l'uso della forza. «Occorre sospendere lo sgombero e lo smontaggio dei macchinari della fabbrica - affermano - e riaprire un tavolo di confronto per la piena tutela occupazionale di tutti i lavoratori». I due esponenti del Pd chiedono anche a Regione e Comune «di dare un segnale concreto e coerente». Il senatore del Pd Paolo Nerozzi ha chiesto al governo con un'interrogazione urgente interventi immediati per uscire dalla crisi: «Dobbiamo purtroppo registrare un aumento del grado di tensione all'interno dello stabilimento Innse - ha detto -. Torniamo a chiedere l'urgente apertura di un tavolo di consultazione».
SMONTAGGIO MACCHINARI - Nella sede della storica azienda in liquidazione alla periferia est di Milano erano riprese martedì mattina le operazioni di smontaggio dei macchinari. I 49 dipendenti, che chiedono di poter continuare a lavorare, spiegano che resisteranno «fino all'ultimo davanti alla fabbrica». Messi in mobilità a maggio 2008, ora si augurano che «arrivino altre persone per darci una mano. Già stiamo aumentando di numero e così potremo prendere forti iniziative di protesta». Al presidio sono presenti i sindacalisti della Fiom-Cgil, tra cui il segretario milanese Maria Sciancati. Lunedì il sindacato ha partecipato a un incontro in Prefettura con rappresentanti della Regione e della Provincia, al termine del quale il viceprefetto ha chiarito di dover far rispettare il decreto ingiuntivo per la consegna dei macchinari venduti. Così nella fabbrica sono entrati gli operai delle ditte acquirenti che hanno ripreso le operazioni di smontaggio. «Il tavolo con le istituzioni che abbiamo chiesto ci è stato negato e per ora non sono previsti nuovi incontri» spiega il sindacato.


04 agosto 2009

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Dopo il vertice in prefettura, continua il presidio

I lavoratori della Innse: non ci muoviamo

Ancora tensioni nello stabilimento. Fiom: ora tocca agli operai decidere cosa fare, 2 ore di sciopero di solidarietà

MILANO - Sono sempre determinati, gli operai della Innse. Nono­stante il defilarsi, uno dopo l’altro degli interlocutori del­la partita. Nonostante tutto. Erano 50 un anno e mezzo fa, all’inizio di questa vicen­da. Oggi sono 49. E l’unico che manca non ha mollato per cercare un altro lavoro: si è arreso a un'infarto, a 49 anni, dopo una notte passata a presidiare i reparti. Lunedì sera, davanti alla pre­fettura, le maestranze della Innse volgevano lo sguardo in alto, verso le stanze dove è proseguito fino a tarda sera l’incontro del viceprefetto, Renato Saccone, con i rappre­sentanti della Regione e il sindacato. Che poi in questo caso vuol dire la Cgil regiona­le e il vertice nazionale della Fiom, con il segretario gene­rale Gianni Rinaldini e il se­gretario Giorgio Cremaschi. Alle 9 di sera, quando è ter­minata la riunione, i lampio­ni di corso Monforte hanno illuminato la delusione dei 49: lo smantellamento dei macchinari, sospeso per da­re corso alla trattativa, ri­prenderà già da oggi. Nessu­na disponibilità da parte del­la prefettura a impostare un nuovo tavolo senza novità di sostanza.
Resta quindi alta la tensio­ne in via Rubattino 81. La Fiom ha indetto due ore di sciopero in provincia. Intan­to nel deserto produttivo del­la periferia di Milano, tra scheletri di capannoni e fab­briche vuote, i reduci della Innse promettono battaglia. Cremaschi l’aveva già detto fin dalla mattina di lunedì: «Da qui non ci muoviamo. Posso­no smontare i macchinari ma non li lasceremo certo uscire da qui. Questa non è la fine della Innse ma l’inizio di un dramma». Per la Fiom «se il governo non difende i posti di lavoro sani figuria­moci quelli delle aziende in crisi». Il candidato alla guida del Pd, Pierluigi Bersani, ha tele­fonato al ministro dell’Inter­no, Roberto Maroni: «Gli ho detto che quando un proble­ma è così acuto bisogna fer­mare le macchine e discute­re. Avendo fatto il ministro dell'Industria posso dire che ogni volta che si smantella un'attività è un pezzo di noi che se ne va». «Mi auguro che queste vicenda si risolva al più presto e per il meglio» ha detto il segretario del Pd, Dario Franceschini. Paolo Ferrero, segretario del Prc, chiede al ministro Maroni di ritirare subito la forza pubbli­ca a protezione dello sman­tellamento delle macchine.
Nel merito della vicenda, lunedì è stata la giornata dei pas­si indietro. La Regione - che pure si era molto adope­rata nei mesi scorsi - ha da­to forfait. In prefettura assen­ti Comune e Provincia. Il Pi­rellone lascia il cerino nelle mani della magistratura che «avrebbe potuto anche deci­dere di sospendere lo sgom­bero». E dei potenziali acqui­renti: «C'è stato chi si era det­to in un primo tempo interes­sato, ma poi si è tirato indie­tro». Facile leggere tra le ri­ghe il nome della Ormis di Bergamo. L’azienda non in­terviene. Ma già nei mesi scorsi fonti interne lasciava­no intendere che la partita fosse ormai difficile da recu­perare: «Il nostro interesse era sincero, se ci fosse stata davvero l’intenzione di anda­re verso un rilancio della Inn­se a quest’ora la partita sareb­be già chiusa. E le macchine non si sarebbero fermate». Certo è che la trattativa non è mai entrata nel vivo. Mai si è parlato di soldi per l’acquisto della Innse. Dal canto suo Stefano Genta, il proprietario dell’azienda («acquisita sull’orlo del falli­mento a 750 mila euro» ricor­da la Cgil) deve ad Aedes una consistente somma per l’affitto dell’area. Di qui la causa della stessa Aedes. La vendita dei mac­chinari alla Mpc di Santorso (Vicen­za) e alla Lombar­dmet di Arluno (Mi). E la senten­za dello scorso maggio che auto­rizza la loro uscita dall’azienda.
Se la vicenda si concluderà con lo smantellamento della Innse, nulla più impedirà la realizzazione del piano di riqualificazione urbana della zona varato negli anni 90. Al posto dei capannoni si parla di università, residenziale, parchi. Dal canto suo il Co­mune assicura che a fronte di un piano industriale con qualche prospettiva sarebbe stato pronto a cambiare il progetto sull’area. Ma la Cgil insiste: «L’azienda è vittima della speculazione edilizia». Così - dopo un anno mez­zo di trattative, presidi, pro­poste - i 49 tornano soli. A scrivere l’ultimo capitolo del­la loro storia all’Innse.

Rita Querzé
04 agosto 2009