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.: Il Blog di Angelo Valdameri
Venerdì, 24 Luglio, 2009 - 14:50

Soldi dalle discoteche per evitare i controlli

Milano, è bufera su Palazzo Marino
"Soldi dalle discoteche per evitare controlli"
L’inchiesta è nata dal filone per il quale è attualmente a processo il fotografo dei vip Fabrizio Corona. L’elenco degli indagati supera i 15 nomi. E tra loro, insieme con il capo dei vigili, ci sono alti funzionaridel Comune, come Silvano Baselli, del direttore generale del Demanio, Giuseppe Pannuti, del direttore del settore Demanio e patrimonio, Laura Mari. E ancora, per concludere la lista dei big, l’ex ispettore dei vigili del fuoco Luigi Esposito
di Emilio Randacio
Per non avere guai con le licenze, si sarebbero pagate mazzette. E lo stesso si sarebbe fatto per non avere vigili urbani ficcanaso tra i clienti in coda all’ingresso dei locali alla moda oppure vigili del fuoco troppo curiosi di capire se le uscite di sicurezza fossero o meno a norma. A garantire che il meccanismo non s’i nceppasse, ci avrebbe pensato nientemeno che il comandante dei vigili urbani Emiliano Bezzon, che ha ricevuto ora l’avviso di garanzia. Ma l’elenco degli indagati supera i 15 nomi. E tra loro ci sono anche quelli di alti funzionari di Palazzo Marino, come Silvano Baselli (responsabile del servizio Pianificazione e sviluppo ed ex segretario della Commissione comunale di vigilanza), del direttore generale del Demanio, Giuseppe Pannuti, del direttore del settore Demanio e patrimonio, Laura Mari. E ancora, per concludere la lista dei big, l’ex ispettore dei vigili del fuoco Luigi Esposito.
L’allarmante quadro ritratto dalle indagini del pm Frank Di Maio comprende anche i proprietari della discoteca Toqueville di zona corso Como, Carlo Bondavalli e Roberto Nigro, e quello del bar Bianco, locale trendy all’interno del parco Sempione, Michele Cilla; oltre al segretario del Silb, il sindacato delle sale da ballo, Rodolfo Citterio, e l’architetto Daniele Beretta, specializzato nell’arredamento dei locali alla moda. Attraverso il pagamento di mazzette agli ultimi due, entrambi componenti della Commissione comunale di vigilanza, i locali di tendenza della città avrebbero avuto vita facile e nessun controllo a ostacolare le proprie attività. Le accuse, a vario titolo, parlano di concorso in concussione, corruzione, abuso d’ufficio, rivelazioni del segreto d’ ufficio e favoreggiamento personale.
Il comandante dei vigili è stato ufficialmente informato dell’i nchiesta a suo carico con la notifica della proroga delle indagini per le accuse di abuso d’ufficio e rivelazione del segreto d’u fficio. Secondo i pochissimi elementi che trapelano dall’indagine condotta da Di Maio, il responsabile dei ghisa avrebbe omesso di notificare verbali dai quali emergevano irregolarità su alcuni locali notturni, come invece gli aveva ordinato di fare la giunta. Non solo. Bezzon si dovrà anche difendere dall’accusa di aver favorito discoteche intestate a persone a lui vicine, confidando notizie che dovevano invece restare segrete.
La pietra dello scandalo, secondo le indagini della squadra mobile, è rappresentata proprio dalla Commissione comunale di Vigilanza (Ccv). Un organismo costituito nel 1990, che ha tra i suoi compiti statutari il rilascio delle licenze dei locali pubblici. Un centro nodale per le attività commerciali della città, che secondo l’a ccusa si sarebbe dimostrato un ventre molle, visto che i titolari dei locali notturni avrebbero avuto la possibilità di ottenere licenze a proprio piacimento, in cambio di bustarelle consistenti.
A sostegno della tesi accusatoria ci sono anche intercettazioni telefoniche e ambientali. L’inchiesta è nata dal filone che vede attualmente a processo il fotografo dei vip, Fabrizio Corona. Nelle carte che la procura di Potenza ha inviato a Di Maio, ormai due anni fa, c’erano allusioni a irregolarità nella gestione della discoteca Hollywood. Da qui, il pm ha iniziato a scavare sui metodi con i quali il Comune concedeva licenze commerciali, fino a giungere alla convinzione che in ballo ci sono mazzette, contestate nel provvedimento del gip Giulia Turri, almeno «a partire dall’a prile del 2008 fino a oggi».
(22 luglio 2009- la Repubblica)
Soldi dalle discoteche ieri

tagliandi taroccati venduti a prezzi dagli 80 ai 150 euro, oggi

Fabbricavano e vendevano falsi pass
per la sosta, denunciati 16 vigili

I «ghisa», fra cui quattro ufficiali, sono stati scoperti dai loro colleghi. La Moratti: «massima trasparenza»

MILANO - Un pass per poter parcheggiare liberamente, a Milano, dove si vuole, anche sulle strisce gialle o blu: e chi non lo vorrebbe? Com'è ovvio, però, questi particolari tagliandi di «sosta libera» vengono rilasciati soltanto in particolari occasioni e ad alcune categorie ben precise, per esempio gli infermieri e le autorità di pubblica sicurezza. Ma c'è chi aveva pensato di lucrare su questi preziosi pass, confezionandone di falsi e vendendoli a un prezzo che andava dagli 80 ai 150 euro. A gestire il giro illecito erano proprio alcuni insospettabili agenti della polizia locale di Milano: sedici «ghisa» sono stati denunciati con l'accusa di corruzione e falso in atto pubblico. A scoprirli sono stati i loro colleghi del Comando della polizia municipale della Zona 2: il comandante Paolo Pizzero e la sua collaboratrice Marina Melandri si sono insospettiti per la presenza di troppi di quei pass «speciali» su auto parcheggiate sulle strisce gialle nella loro zona, e non hanno esitato a far scattare un'indagine interna.
36 LE DENUNCE - L'indagine interna al Corpo dei Vigili è stata condotta in 36 ore, tra giovedì e venerdì, dal vice comandante della Polizia Municipale di Milano Tullio Mastrangelo. Le verifiche e gli interrogatori, che si sono protratti per tutta la notte, hanno permesso di individuare 4 ufficiali e 12 agenti della polizia municipale responsabili dell'illecito e 20 cittadini, in gran parte commercianti, che avevano acquistato i pass falsi. Tutti e 36 sono stati denunciati alla Procura di Milano. Nella casa di un agente sono stati trovati 98 pass in bianco e una plastificatrice. In totale, sono 128 i falsi permessi di sosta sequestrati, di cui 30 già utilizzati da venti cittadini (alcuni di loro ne possedevano più di uno), quasi tutti commercianti, che sono stati denunciati con l'accusa di corruzione. Del caso si sta occupando il pm Sangermano, che dovrà accertare se sia trattato di un fenomeno isolato o se coinvolga altri cittadini e vigili.

MORATTI: «MASSIMA TRASPARENZA» - «Abbiamo dato prova di efficienza e rapidità, ma soprattutto di coerenza con la politica di massima trasparenza voluta da questa amministrazione nel rapporto con i cittadini e nella garanzia del rispetto delle regole». Con queste parole il sindaco di Milano, Letizia Moratti, ha voluto sottolineare il ruolo attivo dell' amministrazione nell'avviare l'indagine che ha svelato lo scandalo dei permessi per la sosta falsificati. Il sindaco ha voluto rimarcare che in una sola notte, l'amministrazione è stata in grado di raccogliere tutte le prove necessarie per denunciare 16 vigili urbani e 20 cittadini. «Abbiamo consegnato alla Procura tutto il materiale della nostra indagine - ha ricordato Letizia Moratti - e la Procura stessa si è complimentata con noi e ci ha autorizzato a rendere nota la vicenda».

Commento di Luciano Bartoli inserito Dom, 26/07/2009 06:02