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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 8 Giu 2010 - 12:11
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Da milano.corriere.it:

Scrive al Corriere l'architetto incaricato di ideare il progetto

Grande Brera, Grande Milano

Il Manifesto per Milano ha messo a segno il suo primo importante successo: far partire la riorganizzazione

di MARIO BELLINI

Il Manifesto per Milano, al quale aderisco con entusiasmo e convinzione, ha messo a segno il suo primo importante successo: ovvero placare gli animi e avviare l'ampliamento dell'Accademia delle Belle Arti nel polo Brera 2 di via Mascheroni e, conseguentemente, far partire la tanto attesa riorganizzazione della Pinacoteca di Brera, scrigno di preziosi tesori d'arte fino ad ora, purtroppo, non adeguatamente valorizzati. Della Pinacoteca ho l'onore e l'onere di essere l'architetto incaricato a ideare il progetto, avendo vinto il concorso internazionale di qualificazione indetto dal ministero dei Beni Culturali nell'agosto del 2008 e assegnato nell'aprile dello scorso anno.

Da allora è trascorso più di un anno e adesso è tempo di mettersi al lavoro. Come auspicato anche dalla soprintendente di Brera, Sandrina Bandera, che invita ad anticipare i tempi del cantiere per arrivare pronti al 2015, data destinata a restare nella storia di Milano. Mettersi al lavoro significa trasformare le ipotesi di progetto in progetto. E in tal senso da tempo stiamo lavorando — in stretta collaborazione con il commissario straordinario di Brera, Mario Resca e la stessa soprintendente Sandrina Bandera — su concetti e considerazioni nuovi, rispondenti ai più recenti assetti previsti per l'insieme delle istituzioni culturali coinvolte e non su precedenti progetti preliminari (come riportato, nel testo e nell'immagine di uno schizzo, pubblicati sul Corriere della Sera di domenica 6 giugno), ormai superati.

Per quanto riguarda la copertura vetrata del glorioso cortile della Pinacoteca, di cui è stato più volte pubblicata una immagine, voglio precisare che si tratta solo di una ipotesi di progetto, che ora merita di essere attentamente considerata, anche alla luce dei suoi innegabili vantaggi e per la sua capacità di trasformare il modo di vivere e fruire allo stesso tempo il palazzo storico e la Pinacoteca. Non a caso è una soluzione che è già stata più volte adottata in grandi musei storici in Europa e negli Stati Uniti, tra i quali, il British Museum di Londra e lo Smithsonian Art Institute di Washington, piuttosto che il Louvre di Parigi o la National Gallery di Melbourne (in queste ultime due sedi con interventi anche miei). Seppure con un ritardo di trentacinque anni la svolta per la Grande Brera è arrivata, dunque, e quel che serve adesso è procedere unendo le forze, ciascuno all'interno del proprio ruolo, anche allo scopo di trovare i finanziamenti necessari per dare finalmente a Milano una nuova Pinacoteca e una nuova Accademia, degne del rango della nostra città.

08 giugno 2010

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MILANO - Il patto di Brera è una stretta di mano, ma solo il gesto è informale: «Milano può iniziare a costruire un sogno che insegue da quasi quarant’anni. La città avrà una grande Pinacoteca e una grande Accademia». L’intesa tra il commissario Mario Resca e il direttore delle Belle arti, Gastone Mariani, raggiunta all’ora di pranzo di ieri negli uffici di Brera, chiude una trattativa spigolosa e 18 mesi di polemiche. È un accordo ufficioso, ma nelle prossime settimane sarà certificato con la revisione dell’accordo di programma di novembre 2008: il documento dovrà essere firmato dai ministri Sandro Bondi (Cultura), Ignazio La Russa (Difesa) e Mariastella Gelmini (Istruzione). Resca è fiducioso: «Bisogna correre, dobbiamo vedere i primi risultati nel 2011». Finora sulla Grande Brera si era sempre zoppicato. L’obiettivo è l’Expo. È stata la lettera di Mariani al Corriere («Siamo disponibili a trattare») a restituire slancio a un progetto che aveva spaccato il mondo accademico e scatenato gli studenti.

Il negoziato è finito: Milano avrà due poli gemelli, Brera 1 e Brera 2 (l’ex caserma di via Mascheroni). L’Accademia conserva nella sede storica il blocco centrale di aule, la chiesa di San Carpoforo e un’altra ala dell’edificio, ma si allarga nei 20mila metri quadri del distretto militare di Pagano: qui ci saranno i laboratori d’arte e il nuovo museo di famiglia. È un accordo fondato sulla ragione etica e pratica. «Non è uno sfratto, né un trasloco» puntualizza Mariani: «È un ampliamento». Che risponde alle esigenze del crescente numero di iscritti, oltre 3.500. A Brera 1, la sede in cui è nata nel 1776, l’Accademia conserverà le lezioni di teoria, anatomia, disegno e arti visive: nel polo 2, oltre ai laboratori, confluiranno gli allievi della sede distaccata di viale Marche. «Adesso si entra nella fase più delicata»: il direttore Mariani dovrà illustrare e ottenere il consenso al progetto dal Collegio dei docenti e dal Consiglio accademico.

Ma gli studenti sono pronti alle barricate. L’Accademia sceglie via Mascheroni e libera così gli spazi per il raddoppio della Pinacoteca nell’antico palazzo di Brera. L’architetto incaricato della ristrutturazione, Mario Bellini, ha partecipato all’incontro sul progetto. Tocca a lui ridisegnare il museo e farne un polo culturale moderno, da un milione di visitatori l’anno. Costo: oltre 54 milioni di euro. Chi paga, dottor Resca? «Sui soldi non sono preoccupato. È un progetto di grande respiro. Troverà i finanziamenti che merita».

Armando Stella
08 giugno 2010


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In risposta al messaggio di Oliverio Gentile inserito il 6 Lug 2009 - 11:00
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