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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Giovedì, 21 Maggio, 2009 - 22:32

ORDINE DEL GIORNO PER LA LIBERAZIONE DI Aung San Suu Kyi

Aung San Suu Kyi è nuovamente sottoposta agli arresti da parte del regime dei generali birmani, e rischia ancora 5 anni di detenzione, in quanto un cittadino statunitense, attraversato a nuoto un fiume, si è intruso per due giorni nella propria abitazione. La possibilità di venire interessate dall'applicazione di una pena ingiustificata quanto mai brutale e disumana, degradante i diritti umani inviolabili e universali di tutela della dignità della persona e della libera manifestazione di pensiero, sono anche la sua collaboratrice, Khin Khin Win, e la figlia di quest'ultima, Tin Myo Win.
La leader della Resistenza al regime sanguinario e repressivo dei militari, fondatrice della "Lega nazionale per la democrazia", raggruppamento politico vincitore delle elezioni del 1990, in cui Aung sarebbe potuta diventare primo Ministro, se non fosse stato che i militari e il regime avessero invalidato il voto, prendendo il potere con la forza e la violenza, insanguinando il paese e reprimendo i diritti civili, in primis quelli della rappresentante dell'opposizione, a cui fu consegnato il Premio Nobel per la Pace l'anno successivo. Nonostante un riconoscimento internazionale di alto livello e portata Aung San Suu Kyi  rimase
agli arresti domiciliari fino al 1995, anno in cui la pena fu commutata nell'obbligo di rimanere nel proprio paese, con il pericolo, in caso di inosservanza, di negazione del proprio rientro a Myanmar. Ai suoi familiari venne negato l'accesso alle visite della propria parente, tanto che neppure il tumore diagnosticato al marito, decesso nel 1999, ha determinato un'eccezione alla terribile e liberticida disposizione. 
"Il governo di Myanmar deve liberare Aung San Suu Kyi una volta per tutte, senza condizioni e senza ripristino degli arresti domiciliari" - dichiara Benjamin Zaracki, esperto di Amnesty International sul paese e sulla situazione geopolitica birmana.
La situazione degradante e disumana a cui è soggetta Aung San Suu Kyi deriva dal negare ogni trattamento medico, seppure la vittima della repressione si trovi in condizioni salutari critiche.

Diverse figure intellettuali di rilievo e Premi Nobel, tra cui Dario Fo, nonchè lo stesso Presidente del Parlamento Europeo, Pottering, hanno aderito a diverse e numerose mobilitazioni fatte e promosse da organizazioni internazionali e associazioni che da sempre tutelano e promuovono i diritti umani universali.

 

"Se la comunità internazionale non assumerà una posizione chiara e univoca, il governo di Myanmar continuerà ad agire con un profondo disprezzo per i diritti umani. Ora più che mai il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e i paesi membri dell'Asean devono dire ai generali birmani che non potranno più agire impunemente" - ha concluso lo stesso Zaracki.

Assume maggiore importanza rilanciare e riproporre l'appello in formato ordine del giorno che avevo presentato al presente consiglio in cui chiedevo che il medesimo Consiglio di Zona 4 si facesse latore presso il Consiglio Comunale e la sua Presidenza affinchè ci fosse un impegno istituzionale nel richiedere alle autorità nazionali e internazionali di prendere una posizione in merito alla richiesta di rilascio di Aung San Suu Kyi, ponendo fine a un'ingiustizia di elevata portata e gravità, offesa per la tutela dei diritti umani e per la loro affermazione.