.: Discussione: Via padova, integrazione fallita - I residenti: traditi dal Comune

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Antonella Fachin

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Inserito da Antonella Fachin il 21 Maggio 2009 - 15:30
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L'amministrazione continua a latitare.... è più facile fomentare la paura e la insicurezza che dare risposte serie attraverso progetti di riqualificazione delle periferie, creazione di spazi di socialità, luoghi pubblici di aggregazione e di attività socio-culturali-ricreative, creazione di eventi e momenti di convivenza, di festa nei quartieri , avvio di percorsi di integrazione e legalità!

I banchetti e le feste sono sempre e solo a palazzo Marino!!!


Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
PS: candidata al collegio 12 Milano Lambrate - Forlanini
per la lista civica "un'ALTRA PROVINCIA" Massimo Gatti Presidente
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da ChiamaMilano del 15 maggio 2009
VIA PADOVA: IL VERO, IL FALSO E GLI SFORZI DEI CITTADINI
Procede a piccole ma importanti tappe il percorso di via Padova verso una riqualificazione, anche in assenza delle istituzioni

Cercare di approfondire le tematiche vere di via Padova, non solo quelle basate sull’emergenza, e andare a fondo alla situazione da un punto di vista territoriale urbanistico della coesione sociale, della presenza culturale: creare una mappa di conoscenza del territorio per mettere in movimento le associazioni che già operano e tutte le istituzioni che sono attualmente assenti da via Padova.
E’ questo lo scopo di un lungo lavoro sul territorio intrapreso dalle associazioni e dagli operatori di via Padova, riunitisi in un Coordinamento per dare unitarietà al progetto e approfondire la ricerca sulle reali esigenze di una delle zone di Milano più sensibili alle mutazioni imposte dall’immigrazione e più vittima di certe strumentalizzazioni o cattiva informazione.
L’ultimo passo, dopo la ricerca sugli esercizi commerciali e sulle scuole è stato il convegno tenutosi lo scorso 9 maggio per discutere sulle problematiche reali, su quelle percepite, e sulle possibili risposte da dare alle criticità della zona a fronte della latitanza delle istituzioni.

Qualche esempio concreto di problemi reali
Al di là delle emergenze e dei fatti di cronaca che lo dipingono come uno dei luoghi più degradati di Milano, luogo di spaccio e casbah di Milano, via Padova ha diverse criticità legate ad alcune strutture disseminate lungo il suo rettilineo.
Ad esempio, com’è noto, il Parco Trotter ha al suo interno scuole materne, elementari e medie di primo grado. In totale decadenza da un punto di vista strutturale, i padiglioni della vecchia città dell’infanzia sorta negli anni ‘20 sono pressoché in rovina e abbandonati a se stessi.
La scuola, dove ci sono peraltro punte di oltre 50% di ragazzi non italiani, è completamente lasciata a se stessa, e oltre ad avere le problematiche di tante altre scuole legate alla mancanza di fondi o all’assenza di personale qualificato, assiste ad un fenomeno di fuga da parte delle famiglie italiane che iscrivono i figli in altre scuole meno multietniche.
Un secondo punto critico si trova in via Esterle, all’incrocio con via Padova: in quel punto c’è una bellissima struttura di 800 metri quadri di proprietà del Comune che da anni i cittadini chiedono per poter realizzare un centro con spazi culturali e sociali per giovani o anziani, anche tramite il CAG che è già operativo in zona e che funziona bene anche dal punto di vista dal punto di vista dell’attività e dell’integrazione giovanile.
L’amministrazione comunale circa sei mesi fa ha concesso gratuitamente questi 800 metri quadri ad un’associazione di genitori di San Patrignano, il che ha causato anche ulteriori preoccupazioni ai residenti della via.
Andando avanti via Padova incrocia via Cambini, dove da anni c’è una piscina in disuso e bellissimi campi da calcio, praticamente unico punto verde di via Padova. Sfumati anche questi: richiesti dalla Guardia di Finanza (che aveva una prelazione su questa aree demaniali) per costruirci dei magazzini. A nulla sono valse le raccolte firme e le lotte dei residenti, anzi è di pochi giorni fa la notizia che la GdF non si accontenterebbe di questi magazzini ma ne vorrebbe altri.
Inoltre su quell’area c’è una palestra che in certi periodi dell’anno viene richiesta dalla Casa della Cultura Islamica e che ultimamente non viene più concessa: questa è un’altra problematica nota e irrisolta.
La Casa della cultura islamica non riesce più ad accogliere tutti i fedeli musulmani, i quali pertanto di loro iniziativa e a loro spese hanno comprato un’area in fondo a viale Padova con vecchia struttura dismessa, e la stanno mettendo a posto: necessita solo dei permessi di agibilità, ma il Comune si rifiuta di concederli. Hanno già presentato due progetti diversi ma a oggi il permesso non c’è.
Tutti questi esempi, a cui si aggiungono il problema abitativo e quello dell’arredo urbano, sembrano dimostrare che l’amministrazione pubblica invece di intervenire sul territorio per dare risposte ai bisogni e ai problemi esistenti, agisce per complicarli, sottraendo spazi e destinandoli a finalità aliene rispetto alle necessità della zona.

L’assenza delle istituzioni
Secondo Paolo Pinardi dell’associazione Il Ponte (ascolta intervista), le istituzioni sono presenti su via Padova solo in tre forme: i presidi dell’esercito, i controllori dell’Atm che fanno irruzioni di gruppo sulla 56 e le retate di Polizia e Carabinieri alla ricerca di immigrati senza permesso di soggiorno.
Praticamente solo un’azione di controllo. Ma per quanto riguarda le strategie di intervento, come operano le istituzioni? Praticamente non operano: a fronte  di una presenza consistente di tante piccole realtà, singoli operatori e associazioni che si muovono concretamente sul territorio, avendo capito che il problema non è solo criticare l’assenza di chi non c’è, dal punto di vista dell’amministrazione pubblica c’è una totale latitanza sul versante sociale, culturale, abitativo, per non parlare delle problematiche di integrazione.
Le motivazioni sono difficilmente non riconducibili alla convenienza politica: l’interesse è certo più volto alla strumentalizzazione di certe situazioni che alla loro risoluzione. Insomma, sembra che per il momento via Padova faccia comodo così com’è.

Le richieste del Coordinamento delle associazioni
Queste problematiche e la necessità di un progetto serio di coesione sociale ha fatto emergere nel corso del convegno la richiesta di un contratto di quartiere che veda protagonisti i soggetti attivi in via Padova, con lo scopo dichiarato di spingere/costringere la pubblica amministrazione a porsi il problema ed entrare nel concreto della costruzione di un progetto di integrazione e riqualificazione già di per sé lungo e difficile.
Il prossimo settembre il Coordinamento delle Associazioni si riunirà per proseguire  il lavoro sulle proposte in cantiere, mentre sono in corso altre due iniziative: una petizione da consegnare al Comune e un questionario per individuare con i cittadini le problematicità ulteriori della zona.
Un lavoro che non si esaurisce in un convegno ma che cerca di intraprendere un progetto a lunga scadenza che sottolinei l’eterogeneità di via Padova come ricchezza ed esca dai luoghi comuni in attesa di un intervento coordinato della associazioni e delle istituzioni.

Antiniska Pozzi

In risposta al messaggio di Oliverio Gentile inserito il 4 Mar 2009 - 13:28
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