.: Discussione: Pubblica Amministrazione e processi di aggregazione sociale

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Pierfilippo Pozzi

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Inserito da Pierfilippo Pozzi il 6 Apr 2006 - 07:23
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Pierfilippo Pozzi (Comunità Nuova Onlus)

 

Facciamo degli esempi

Forse il tema potrebbe apparire astratto, ma se pensiamo ai Centri sociali ideati e gestiti da Associazioni e Onlus, piuttosto che ai Centri sociali autogestiti, emerge con evidenza il tema del ‘valore pubblico’ di queste iniziative. Se con ‘pubblico’, infatti, intendiamo tutto ciò che produce un effetto pubblico, allora tutte queste iniziative sono in qualche modo pubbliche.

Di ciò, però, spesso non se ne accorge la Pubblica Amministrazione e nemmeno chi gestisce e usa questi spazi. La Pubblica Amministrazione intende spesso come ‘pubblico’ ciò che da essa viene creato o gestito, o, in alternativa, ciò che si rivolge a ‘tutta’ la cittadinanza, e in particolare a quella residente. Ma è un concetto arcaico: una città come Milano ha mille volti ed è attraversata da persone che abitano diverse parti della città: i luogo dove abitano, quello dove lavorano, quelli dove decidono di passare il tempo libero. Basterebbe ricordare il recente caso dell’Assessore Zecchi e delle biblioteche di Zona: l’assessore ha contestato la validità di alcune di esse perché frequentate da studenti che non solo abitano in altre zone della città (!), ma addirittura i suddetti studenti spesso si fermano a ‘socializzare’ tra di loro anziché consultare i libri. L’arcaico concetto di ‘pubblico’ dell’assessore prevede che in biblioteca ci vadano solo i residenti della Zona e solo per la funzione assegnata istituzionalmente al luogo.

Questa rigidità soffoca la creatività delle persone, ma non solo: dimentica che ‘pubblico’ non è solo ciò che è erogato dalla PA, ma è anche, e soprattutto, la cittadinanza: noi siamo il ‘pubblico’. La svolta, a mio avviso, sta nel concepire ogni iniziativa dei cittadini che si rivolga alle persone come una iniziativa pubblica: anche un CSA deve essere guardato in quest’ottica dalla PA. E, naturalmente, anche da coloro che lo promuovono e lo frequentano. La PA dovrebbe promuovere tutto ciò che ha un effetto pubblico, interpretando la propria funzione di controllo come una forma di cura e di attenzione e non di veti e ostacoli.

In risposta al messaggio di Pierfilippo Pozzi inserito il 24 Mar 2006 - 17:10
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