.: Tra archeologia industriale e riqualificazione
Segnalato da:
Antonella Fachin - Venerdì, 13 Febbraio, 2009 - 14:59
Di cosa si tratta:
TRA ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE E RIQUALIFICAZIONE
Un libro e una mostra per riparlare dell’area dei gasometri in Bovisa
da ChiamaMilano del 13.2.2009

"Se ne stava ferma di fianco alla siepe. Gli occhi fissi sull’acqua della cava, dove i fuochi e le ombre di quel tramonto si rovesciavano come se sprofondassero nell’inferno. Anche la sabbia e la ghiaia parevano accendersi di luce rossastra, prima di lasciarsi vincere dall’ombra. Appena di là dalle fabbriche, dai camini e dai gasometri della Bovisa, i treni della Nord passavano e ripassavano indifferenti e veloci"  (G. Testori, Il Fabbricone, 1961)

Un tempo era area agreste intorno a Milano. Poi divenne zona industriale periferica della città. Tra l’una e l’altra condizione fu sfiorata dal cinema: agli inizi del ‘900 vi sorsero - ancor prima di Cinecittà - alcuni tra i primi istituti cinematografici italiani con annessi studi, come l'Armenia Film e la Milano Film (di cui ancora rimangono labili tracce), dove vennero girati i primi lungometraggi muti come L’inferno.
In quegli stessi anni (esattamente nel 1905) iniziò la costruzione delle Officine del Gas della Bovisa, capaci di una produzione di 300.000 metri cubi giorno: avrebbero  caratterizzato per decenni il panorama della periferia nord-ovest della città, passando di mano dall’originaria Union des Gaz alla Edison, finchè nel 1953 fu costruito il terzo gasometro da 130.000 metri cubi. Alla Bovisa la produzione del gas dal carbone è terminata definitivamente solo nel 1969: negli anni successivi il territorio urbano fu  progressivamente metanizzato e i giganteschi gasometri della Bovisa vennero definitivamente svuotati, non prima che il “triangolo di ferro” (così chiamato perché l’area delle Officine del Gas era totalmente circondata dai binari) fornisse ispirazione a vari scrittori e pittori, tra cui Mario Sironi (vedi immagine).
Cos’è oggi e cosa rappresenta l’area dei gasometri? E’ destinata a restare solo un sito di archeologia industriale? Più in generale, com’è noto, la Bovisa non è più il quartiere descritto da Olmi nel suo unico romanzo Il ragazzo della Bovisa, ma se ne parla spesso come di “porta urbana verso l’EXPO e verso il nuovo polo fieristico Rho-Pero”: per ora, è un quartiere incompiuto, sintesi di tradizione culturale e scenari innovativi, che contiene molti anziani e vecchie case di ringhiera, studenti del Politecnico sparsi tra la facoltà e le caffetterie, numerosi immigrati, capannoni smantellati e nuovissimi loft per simil-artisti, oltra alla nuova sede della Triennale bis.

Nel cuore della Bovisa c’è anche l’attivissimo circolo arci La Scighera,  ed è proprio lì che si riparla dell’area dei gasometri, con la presentazione di un libro e una mostra, entrambi dal titolo “Per un Hub della conoscenza - Proposta per il futuro dell’Area dei Gasometri”.
Entrambi ipotizzano l’istituzione di un centro per la diffusione dei temi riguardanti scienza, innovazione tecnologica e arte, con un’attività continuativa e rivolta non solo agli allievi del Politecnico.
Divulgazione ma anche sperimentazione, architettura  ma anche design e arte, nel segno di un’aura di tradizione produttiva, culturale e figurativa che identifica la Bovisa.
Dell’originario Accordo di programma del 1997, che prevedeva tra l’altro il Museo del Presente e una sede di Aem, non è stato realizzato molto, e come spesso accade le motivazioni sono tutte economiche: bonificare l’area degli ex gasometri costava almeno 80 milioni di euro e il pubblico, tra Comune e Stato, non ha mai trovato i fondi. Per questo recentemente il Comune ha stretto un nuovo Accordo con Politecnico, A2A, Ferrovie Nord e col privato Euromilano (leggi Intesa Sanpaolo e cooperative, già proprietario di una fetta del quartiere). E mentre si ridisegna la zona, il privato guadagna con il business delle case. Qualcosa di già sentito.

Ovviamente la cosa non è piaciuta a tutti, e le opinioni, anche tra i vari docenti del Politecnico sono divergenti. Chi teme una speculazione edilizia eccessiva e chi sostiene che questo sia l’unico modo per ridisegnare finalmente un quartiere incompiuto. Se nel vecchio accordo si ridefinivano 451mila metri quadrati, il nuovo si estende su circa 850mila. Un’operazione da oltre 320 milioni di euro.
Ci saranno una cittadella della scienza (qualcuno ha parlato di una Silicon Valley italiana, e sulla carta sarà pronta entro il 2014!), nuovi edifici per il Politecnico, la sede definitiva della Triennale-bis e a un polo per aziende di terziario avanzato, oltre ad abitazioni con una quota per studenti e ricercatori del Politecnico. E gli ormai antichi gasometri? Per ora si sa solo che resteranno in piedi, testimonianze archeologiche di un passato non troppo lontano.


Per un Hub della conoscenza - Proposta per il futuro dell’Area dei Gasometri
Il libro
di Giorgio Fiorese, docente del Politecnico di Milano (Maggiori Editore, 2008)
La prima parte del volume, ricco di immagini, progetti e fotografie d’epoca, propone i tre ambiti di applicazione dell’hub: comunicare tematiche inerenti l’innovazione scientifica e tecnologica, il design, le arti; reinventare un luogo dove fare esperimenti, sul modello delle “fabbriche del design italiano”; istituire laboratori/atelier dedicati a sperimentazioni nel campo dell’arte figurativa, della musica e del teatro.
La seconda parte illustra le sei ragioni che fanno dell’area dei gasometri a Bovisa, il luogo ideale per la realizzazione di questa strategica sperimentazione:
La mostra
E’ costituita da pannelli che illustrano l’ipotesi di Hub della conoscenza; una serie di immagini riguardanti “l’aura di Bovisa”, la sua storia produttiva e il lavoro degli artisti che ad essa si sono applicati e alcuni progetti di architettura.

Dal 10 al 22 febbraio
La Scighera, via Candiani 131
Ingresso libero con tessera arci


A.P.
Dove:
La Scighera, via Candiani 131
Quando:
Da Sabato 14 Febbraio - 10:00 a Domenica 22 Febbraio - 22:00
Chi organizza:
ARCI Scighera