.: Discussione: Consiglio di Zona 6: cronaca di una decisione già presa su Calchi Taeggi

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Sergio Pennacchietti

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Inserito da Sergio Pennacchietti il 16 Feb 2009 - 12:22
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A proposito della questione Calchi Taeggi, sembra che l'accusa più frequente che viene rivolta a coloro che guardano con preoccupazione a questo progetto sia quella di "creare allarmismi". Rispetto a ciò andrebbe detto che più che di "allarmismi" si dovrebbe parlare di "allarmi". E' infatti un "allarme" che si costruiscano 1300 appartamenti su un'ex-cava riempita di rifiuti, senza prima rimuoverli completamente e senza prima eliminare tutti i contaminanti loro associati. Che questa sarebbe l'unica soluzione "garantista" lo riconoscono gli stessi proprietari nel loro piano di bonifica, dove, con un linguaggio molto tecnico ma anche molto chiaro, troviamo scritto (pag. 47): "...si ritiene che non siano disponibili tecnologie che garantiscano di rimuovere totalmente le problematiche di contaminazione presenti nell'area se non un intervento radicale basato sull'escavazione dei materiali di reinterro, loro selezione e smaltimento della quota parte contaminata. Ciò a causa delle specifiche caratteristiche dei fenomeni di inquinamento presenti, associati al riporto di terreni e materiali vari sin dall'origine inquinati, puntuali e con distribuzione casuale, che non consentono l'attuazione di altre tipologie di risanamento in situ o on-site. L'unica soluzione tecnica che consentirebbe di rimuovere in modo completo le contaminazioni dovrebbe prevedere pertanto l'asportazione di tutti i terreni di riporto inquinati, interessando con questa operazione anche le volumetrie presenti negli strati saturi sottofalda". Ma questa completa rimozione non verrà fatta (perché costerebbe troppo), anche con il beneplacito dell'amministrazione comunale che ha approvato il piano di bonifica presentato dai proprietari dell'area. Questo piano non garantisce neppure che almeno sotto le case vengano tirati fuori tutti i materiali di reinterro che hanno colmato la cava, giustificando tutto ciò con l'asserzione (tutta da dimostrare) che il 90% dei materiali interrati è di tipo "inerte", ma dimenticando che le indagini svolte dagli stessi proprietari (Piano di caratterizzazione, novembre 2003, pagg. 30-33) hanno evidenziato che in quasi il 70% dei carotaggi effettuati sono state riscontrate, tra i materiali inerti, anomalie varie, cioé presenza di veri e propri rifiuti, ormai mescolatisi nel tempo ai materiali inerti e spesso coperti dalle acque di falda (vedi sopra il riferimento agli strati saturi sottofalda). Ma se anche sotto le case e nel raggio di trenta metri dagli edifici (come chiedono gli Enti di controllo) tutti i materiali sepolti fossero rimossi fino ad arrivare al profilo di fondo cava (cosa che ovviamente tutti ci auguriamo, ma che appunto non viene affermato con chiarezza né dal piano né dalle prescrizioni degli Enti), va tenuto presente che per tutto il resto dell'area dell'ex-cava, circa il 70% della sua superficie, non si scaverà neppure un metro, e tutti i rifiuti e gli inquinanti presenti saranno semplicemente coperti, così come si nasconde sotto il tappeto di casa la polvere che non si vuole vedere. E in queste condizioni, a distanza di trenta metri da un giardino che nasconde una discarica, tra reti di captazione dei gas sotterranei, sistemi vari per impedire alle acque piovane di penetrare nel terreno, barriere idrauliche che pomperanno per anni acque contaminate si dovrebbe svolgere la vita di 4000 persone. Si tratta di "allarmismo" o di "allarme sociale"? Sergio Pennacchietti.

In risposta al messaggio di Angelo Valdameri inserito il 14 Feb 2009 - 09:40
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