.: Discussione: PD EXPO DAY: UN'OCCASIONE PER MILANO O UN AFFARE PER POCHI ?

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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 19 Feb 2009 - 11:51
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MilanoItalia

Expo/ I 10 punti del Pd per salvare l'evento del 2015

Mercoledí 18.02.2009 15:28

Di Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd a Palazzo Marino

Lo spettacolo a cui si è dato vita in questo anno, dopo la "conquista" dell'assegnazione dell'EXPO, è sgradevole e mortificante. Se si è interessati a non perdere la grande occasione del 2015, se la si ritiene utile a partire dalla centralità del tema scelto, se la si considera come un banco di prova per dare corpo ad uno sviluppo rispettoso e di qualità di Milano si deve mostrare estrema preoccupazione. Da questa preoccupazione intendo partire, ringraziando, a nome del Gruppo Consiliare del PD del Comune di Milano, tutti voi che siete qui in questa occasione.

Vi abbiamo invitato poiché riteniamo che si debba aprire finalmente una riflessione pubblica (che abbiamo voluto si svolgesse non in una sede fisica di partito ma nella casa dei milanesi) su come debba essere Milano verso l'Esposizione Universale e su come l'Esposizione Universale debba essere realizzata. Quella riflessione pubblica che fino ad oggi è colpevolmente mancata lasciando davanti a noi una perdita di tempo capace di consegnarci un brutto spettacolo sui posti e le poltrone e un inaccettabile stato di incertezza circa le reali volontà del Governo rispetto alle risorse da destinare - come tra breve spiegherà l'onorevole Emanuele Fiano -. Confronto pubblico che fino ad oggi è mancato, tanto che non si è ancora svolto il dibattito in consiglio comunale e non si è insediata la commissione consiliare per la quale ci siamo battuti anche in occasione della recente discussione del Bilancio Previsionale del Comune per l'anno 2009.

Confronto pubblico che è indispensabile. Perché noi abbiamo in mente un'EXPO ad alto tasso di partecipazione. Che vuol dire trasparenza rispetto alle risorse in campo e alla loro destinazione, coinvolgimento delle diverse sensibilità presenti nella città, anche quelle critiche, in relazione alla realizzazione dei progetti di trasformazione urbana, costante condivisione con le parti sociali, con il terzo settore, con le diverse culture politiche presenti, delle scelte e degli orientamenti. Il contrario di quanto avvenuto fin qui. Il nostro stimolo è dunque quello di rivendica il lavoro fatto perché Milano divenisse sede del 2015 e oggi ha paura che una sfida come quella dell'EXPO possa essere perduta. Non lo diciamo, dunque, perché siamo forza d'opposizione ma perché il rischio è a portata di mano. Altrimenti, del resto, Economy, il Business Magazine di Mondadori, non avrebbe titolato "L'Esposizione di Milano a rischio - O si parte o si perde". Basta ricordare che il capitolo 1.4 del dossier riguardante la Proposta di Candidatura di Milano diceva : Una governance vincente per realizzare l'EXPO in 1000 giorni", il che, pensando che ne abbiamo già consumati 300, fa venire i brividi. Ecco dunque che serve uno scatto per evitare di concretizzare una colossale sconfitta per la città e il Paese.

Dico Paese poiché Milano 2015 è un'opportunità e una responsabilità che chiama in causa il Governo. Del resto, se non ci fosse stato un impegno deciso e corale, di cui siamo orgogliosi, delle diverse istituzioni a partire dal Governo Prodi tra il 2006 e il 2008, oggi sarebbe Smirne la città ospitante. Un Governo, quello di centrosinistra, che non ipotizzava certo l'uso dell'arma ricattatoria del Commissariamento, perché Milano (vorremmo che fosse anche il centrodestra locale a dirlo) non può farsi commissariare da Roma. E questo al di là di chi a Roma governa. Uno scatto che voglia dire fare alcune cose di cui vorremmo si discutesse nella fittissima giornata di oggi e nelle diverse occasioni che a partire da oggi vi proporremo, insediando, come Gruppo del PD del Comune, un forum permanente che vigili, proponga, stimoli. Dicevo delle cose da fare.

Eccole, in sintesi. 1) Il Governo, come ha ricordato di recente anche il Presidente Penati, deve immediatamente eliminare ogni dubbio sull'entità delle risorse in campo; consentendo alla Città di utilizzare i propri soldi attualmente bloccati a Roma - pensiamo ai proventi ICI o alle risorse derivanti dall'alienazione del patrimonio immobiliare - per tutto ciò che deve accompagnare la realizzazione di EXPO ma non "è" EXPO, riguarda, semplicemente, le scelte per rendere più bella, coesa, accogliente, la nostra città 2) Non si devono ostacolare il sistema milanese e lombardo nel suo sviluppo produttivo e infrastrutturale. In questo quadro siamo costretti a dire che l'operazione CAI, ad oggi, non appare affatto come amica di EXPO 2015 non solo per i collegamenti tra Milano e il mondo ma anche per i collegamenti tra Milano e l'Italia nel quadro di un'offerta che dovrà riguardare tutto il Paese, un Paese che deve tornare ad essere capitale nazionale mondiale del turismo di qualità. Ed aggiungiamo che se l'EXPO non è certo solo "metropolitane", è anche vero che una città che non si dota di adeguate infrastrutture per incentivare la mobilità collettiva decide di paralizzare il proprio futuro e se poi non lo fa quando si pone l'obiettivo di ospitare milioni di persone decide di recare disagio a se stessa e ai suoi ospiti, confezionando un grottesco, e in quel caso prevedibile, insuccesso mondiale 3) La Società di Gestione deve essere messa immediatamente nelle condizioni di operare. E, in questo quadro, come abbiamo detto per primi, nella disattenzione di molti perfino a sinistra, sei mesi fa, i compensi ipotizzati devono essere immaginati applicando i principi dell'etica della responsabilità e della sobrietà. L'EXPO se diventa una mangiatoia per alcuni mortifica la sua missione e fa perdere a tutti una grande occasione anche sul terreno della gestione della cosa pubblica e della realizzazione dei grandi eventi di respiro internazionale.

A tale proposito, oltre ai diversi EXPO che si sono succeduti negli anni con esiti tra loro molto diversi, ricordiamo due strade nostrane possibili : una da prendere, quella delle Olimpiadi Invernali di Torino, una da evitare, quella dei mondiali del novanta. Sta a tutti noi scegliere. 4) Il destino di una città è più rilevante di quello di qualche manager. Per questo riteniamo che nessuno possa ritenere irrinunciabili "tizio" o "caio" in alcun livello di gestione dell'evento. Ed inoltre, lo dico senza alcuna polemica nei confronti di grandi famiglie milanesi, c'è da formulare l'auspicio che non siano i soliti noti, quelli dai cognomi conosciuti, magari abili nelle loro frequentazioni da salotto, ad assumersi responsabilità di gestione e direzione della macchina complessiva 5) Va rimesso al centro il tema di fondo (in un EXPO magari in parte ridefinito rispetto alle risorse impiegate nel tempo della crisi).

Se pensiamo al suo contenuto come al modo per vincere la candidatura, ed oggi litighiamo per la divisione della torta, non facciamo del bene alla città ed anzi avvaloriamo le critiche degli scettici o dei contrari. A tale proposito ricordo il titolo, bellissimo, dell'EXPO del 2015, a cui ha fatto riferimento anche Carlin Petrini, nell'intervista video : "Nutrire il pianeta, energia per la vita". Questo vuol dire immaginare un'EXPO che consideri cruciale il rapporto con le parti di mondo più svantaggiate, che investa sulla cooperazione internazionale in coerenza con gli impegni presi, che valorizzi la risorsa immigrata presente a Milano, accogliendola, aiutandola, riconoscendone i diritti, anche quello di culto, e non solo concependola come l'insieme delle "braccia" utili per i nostri cantieri, e che, infine, sappia ospitare un grande evento sulla nutrizione globale, salvaguardando ed esaltando la capacità di nutrizione a partire dalla propria risorsa locale. Milano è infatti anche la città del Parco Agricolo Sud, quei 47 mila ettari, presenti nell'ambito di una gigantesca regione agricola di rilievo europeo, che circondano una città non sempre consapevole che sempre Petrini ha definito come "patrimonio verde di energia rinnovabile". Milano dunque può e deve potenziare la propria vocazione a divenire città di un'agricoltura di qualità, come ci ha ricordato in una breve intervista video anche l'assessore all'Ambiente della Provincia, Bruna Brembilla.

Questo significa difendere il Parco da qualsiasi vocazione alla speculazione ed anzi investire per la tutela dell'ambiente o per la riqualificazione delle sue cascine, rendendole sempre di più luoghi dove si recuperi il valore della Terra Madre, come ci ha spiegato in varie occasioni Stefano Boeri, affermando la scommessa di una sfida alla crisi alimentare planetaria che parta anche da noi e dalla concezione dello sviluppo che ci portiamo dietro, dal sistema produttivo e dalla "catena" che immaginiamo. Poiché, lo ricorda l'economista Loretta Napoleoni, se guardiamo bene nei nostri frigoriferi troveremo degli schiavi.

6) Vanno chiamate a raccolta le intelligenze della città per definirne la trasformazione. Favorendo il confronto tra i progetti, tra i saperi, scommettendo sull'utilizzo intelligente di ciò che si costruisce. Questo significa anche che ci deve essere un ritorno per la collettività, che oggi si fatica a scorgere, per quel che riguarda l'utilizzo successivo al 2015 delle aree. Il tema della casa, della casa per le diverse fasce del bisogno, la valorizzazione dei progetti di housing sociale, il reimpiego a scopo sociale e culturale di porzioni di territorio espositivo : tutto ciò deve alimentare progetti, dibattito, confronto delle idee, ricerca condivisa delle soluzioni - e in questo quadro ci diciamo particolarmente preoccupati per la lentezza con cui l'amministrazione comunale provvede a presentare e discutere il Piano di Governo del Territorio -.

7) Se vogliamo nutrire il Pianeta di energie vitali dobbiamo essere vincolati al principio della sostenibilità ambientale di EXPO. Su questo, come su altri punti, il dossier di Candidatura, fino ad oggi ignorato, dice cose importanti. Ricordo infatti che in esso si fa riferimento a : - Infrastrutture per l'ambiente ed energie alternative - Trasformazioni urbanistiche e recupero di aree dismesse anche per interventi di riqualificazione e conservazione delle qualità paesaggistica urbana - Politiche della mobilità adeguate - tra cui potenziamento del trasporto pubblico, promozione di sistemi di mobilità e vettori energetici per l'autotrazione innovativi e a basso impatto ambientale, sistemi di regolamentazione del traffico veicolare diurno -. E che sempre nel Dossier si afferma : - "Lo strumento alla base del processo decisionale relativo all'identificazione delle azioni e degli interventi che dovranno essere realizzati a Milano nell'ambito di EXPO 2015 dovrà essere la VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA"; ed inoltre che si identificano alcuni temi cruciali come il Bilancio di sostenibilità ambientale, le politiche di acquisti verdi, la sostituzione del parco dei mezzi pubblici con una dotazione a bassa emissione e ad alimentazione a metano; nonché il coinvolgimento costante della Consulta permanente Ambientale; inoltre ricordiamo che coerentemente con questa impostazione abbiamo proposto in sede di discussione del Bilancio 2009 un piano straordinario affinché gli edifici comunali siano dotati di impianti per l'energia fotovoltaica.

8) Vanno riconosciuti il ruolo cruciale del volontariato e del Terzo Settore, anche rispetto a ciò si sofferma il Dossier di Candidatura. Peccato che nei mesi successivi all'aggiudicazione, come lamentano numerosi organizzazioni con cui ci confronteremo oggi pomeriggio in un workshop specificatamente dedicato, si sia andati nella direzione opposta.

9) Milano deve essere bella e aperta. 29 milioni di visitatori non sono solo un obiettivo ambizioso, ambiziosissimo, a maggior ragione dopo l'insuccesso in termini quantitativi di Saragoza, sono una valanga di persone che se arrivassero dovrebbero essere accolte dignitosamente, con un'offerta alberghiera e turistica non per soli ricchi, con l'interazione col sistema regionale e nazionale, con servizi e, come dire, "atmosfere" adeguate. L'offerta culturale e artistica, la salvaguardia della bellezza : tutto ciò deve conoscere da subito, in questi anni, uno straordinario salto di qualità proprio a partire dalle potenzialità gigantesche di Milano. Non si invita il mondo in casa, con particolare riferimento ai ragazzi del mondo, di cui si è tanto parlato nei mesi della costruzione della candidatura di Milano, se si ha paura del concerto di Bruce Springsteen, se i vigili multano i giovani artisti che partecipano alle celebrazioni del Futurismo, se si sgomberano i centri sociali invece di stimolarli a uscire dall'illegalità. E non lo si invita nemmeno per poi offrirgli lo spettacolo osceno dei Navigli deturpati o dei parcheggi sorti a fianco della Basilica di Sant'Ambrogio o se non si riscoprono i borghi della città, da cui la città ha preso corpo, con le loro prestigiose storie e sacralità dimenticate, basti pensare all'Abbazia di Chiaravalle. (In una città, peraltro, che nel suo mostrarsi accogliente deve sapersi mostrare efficiente, l'episodio della neve, non fa sperare in niente di buono. )


10) Avere l'EXPO significa costruire ed offrire lavoro. Il che vuol dire offrire lavoro di qualità, rispettoso delle regole, sicuro, difeso da ogni tentativo di infiltrazione delle organizzazioni criminali (motivo per cui chiediamo da tempo di istituire la Commissione Antimafia). Chiudo su questo punto, quello del lavoro, perché è ciò che richiama in questi mesi, così drammaticamente complicati, la responsabilità di ciascuno di noi. Il tema non credo sia quello di dibattere astrattamente se l'EXPO serva o no contro la crisi. La questione semmai è che un'Esposizione gestita in modo trasparente e sobrio, capace di modernizzare la rete infrastrutturale e di investire sullo sviluppo sostenibile in termini di ricerca e innovazione, capace di valorizzare le energie presenti "in casa", quelle legate alla produzione culturale e alla ricezione, all'agricoltura e all'edificazione, può servire eccome. Però, perché questo accada, abbiamo bisogno di cancellare le pratiche di questi mesi e realizzare un grande patto tra le istituzioni e la città.

Un patto perché l'EXPO non sia una sfida perduta, come non lo fu l'Esposizione del 1906, quella nella quale Milano ridefinì parti di sé nel nome di un interesse collettivo e non nel segno di uno scontro di potere, divenendo il centro di un'area vasta che, anche attraverso l'apertura del Sempione, si proiettava nel mondo. Allora, in quel tempo che non è più questo, le persone visitavano le Esposizioni per ammirare ciò che non avevano neppure immaginato o magari per conoscere ciò che non avrebbero mai più rivisto. Oggi non è e non sarà così . Ma quel che si può offrire è l'orgoglio di una missione comune nel nome del progetto della nutrizione globale, la capacità, per dirla con Bonomi, di ripartire dai contenuti, la trasparenza nella gestione della macchina, la legalità come principio a cui essere ancorati, il sogno di una città che si ridefinisce nel nome dello sviluppo ambientalmente sostenibile e dell'accoglienza. Non sappiamo se Milano vincerà la sfida, noi, con il confronto di oggi, le iniziative che svilupperemo nelle prossime settimane, il lavoro di stimolo ed anche l'azione di netto e duro contrasto rispetto allo spettacolo di questi mesi, ci proveremo.

In risposta al messaggio di Oliverio Gentile inserito il 12 Feb 2009 - 12:14
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