.: Discussione: VERGOGNA! Il Comune ha tagliato del 10% i fondi per i disabili

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Antonella Fachin

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Inserito da Antonella Fachin il 25 Feb 2009 - 16:54
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La lettera dell'assessore è generica e non risponde alla comunicazione dei genitori di disabili postatta in questo forum.

Chiedo all'Assessore e ai suoi collaboratori di fare uno sforzo in più: dopo aver illustrato lo spirito della governance in atto, con la lettera del 30 gennaio scorso qui pubblicata, ora debbono, per correttezza istituzionale, dare un preciso riscontro alle segnalazioni dei genitori, che attendono una risposta motivata a fronte del calo di servizi/aumento dei costi.
Inoltre vi è una precisa denuncia:
"... per i CAD non è stata stabilita alcuna proroga e quindi gli enti gestori si vedranno probabilmente costretti a sospendere le loro attività con la fine del mese di gennaio, facendo mancare ai nostri figli uno strumento indispensabile per la loro integrazione sociale. "

Del resto l'assessore riconosce di aver effettuato dei tagli quando dice (v. post su questo sito http://www.partecipami.it/?q=node/6190&single=1 ):

«Non ci possono essere ulteriori tagli»

Egli non dice di aver "razionalizzato" la spesa, tagliando gli sprechi e potenziando i servizi!
Molti genitori si lamentano che, a fronte di richieste economiche non sostenibili, poichè sono venuti meno i sussidi della Regione, hanno dovuto rinunciare al servizio e dire "No, grazie, mi tengo il figlio a casa!"

Quindi in cosa consiste l'integrazione e la governance se di fatto il servizio è diventato più oneroso per le famiglie?

Mi fa peraltro piacere leggere che anche secondo l'assessore alla salute il Comune debba tagliare altre spese e non quelle nei settori che offrono servizi alla cittadinanza, avendo egli dichiarato (v. post su questo sito http://www.partecipami.it/?q=node/6190&single=1 ):
«Non ci possono essere ulteriori tagli», avverte però un altro assessore, Giampaolo Landi di Chiavenna (Salute): «Altrimenti bisognerà prendere decisioni scomode. E fare magari qualche concerto o qualche festa di meno per tutelare i servizi esenziali: salute, ambiente, politiche sociali».

Sul sistema di accreditamento presentato in CDZ 3 quando era ancora una proposta, avevo inviato nel settembre 2008 per email al Dr. Daverio la nota che riporto qui di seguito, ma non ho avuto alcun riscontro... quindi non ho mai saputo se le mie considerazioni sono state condivise e quindi prese in debita considerazione o sono state cestinate (e in questo caso per quale ragione).
Anche ai quesiti e alle richieste di maggiori informazioni non ho mai avuto riscontro.

Assessore, posso sperare in un cortese riscontro da questo forum?


Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
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"Egregio Dr. Daverio,

nell’ambito della commissione istruttoria servizi sociali di Zona 3 ho avuto occasione di leggere l’informativa per la Giunta in tema di linee guida per l’accreditamento dei servizi socio-educativi e socio-assistenziali, sia quella del 26.6.2008 che quella del 2.9.2008.

In merito a tali documenti ho alcune considerazioni che qui di seguito cercherò di esporre, nella speranza che possano dare un contributo sull’argomento.

Benché l’accreditamento dei servizi sanitari abbia peculiarità non trasferibili ad altri servizi al cittadino/utente, ritengo che certe dinamiche siano comuni all’agire umano in qualsiasi settore. In particolare mi riferisco alla inevitabile tendenza del privato disonesto di cercare profitto in violazione delle regole. Onere e responsabilità del pubblico è quindi di rendere il più possibile difficile la realizzazione di truffe ai danni della collettività e del denaro pubblico.

Per questa ragione ritengo che l’attività di verifica preventiva dell’idoneità dei privati e il controllo/monitoraggio dei servizi resi siano attività imprescindibili per la Pubblica Amministrazione.

Tali attività, al fine di essere efficaci, debbono basarsi il meno possibile su elementi formali, che possono essere fraudolentemente raggirati e falsificati e il più possibile su elementi concreti, su controlli reali e fattuali.

Quindi nel budget delle direzioni Centrali competenti e del Comune in generale bisogna, a mio avviso, tener conto anche dei costi per il controllo delle attività esternalizzate tramite l’accreditamento.

In caso contrario, per l’assenza o la carenza di fondi e di personale dedicati ai controlli, anche sul campo e non solo sulla carta, nel privato si avranno nella migliore delle ipotesi casi sempre più diffusi di servizi inferiori per qualità ai costi sostenuti dal pubblico e, nelle ipotesi peggiori, truffe ai danni dell’ente locale e quindi della collettività.

Nel documento del 26.6.2008 viene citato un metodo di campionamento statistico basato sulla norma UNI ISO 2859:1993.

In cosa consiste?
Quale è la percentuale di campionamento sul totale dei servizi erogati?
Quale è la percentuale di campionamento su ciascun soggetto accreditato?
Quale sarà la frequenza dei controlli su ciascun soggetto accreditato?

Nell’effettuare i controlli si tiene conto del rapporto tra il numero di ore pagate ad operatori qualificati utilizzati ufficialmente dalla struttura accreditata e numero di servizi resi?
Mi segnalano che talvolta i soggetti privati, soprattutto coloro che offrono servizi socio-assistenziali agli anziani, dichiarano di utilizzare operatori qualificati in regola dal punto di vista salariale e previdenziale, ma poi affidano l’esecuzione dei servizi a persone non qualificate e sottopagate (in genere extracomunitari in nero).

Ove l’accreditamento è operante da anni (v. settore sanitario), il principio di sussidiarietà ha mostrato dei limiti dovuti all’assenza di un censimento dei bisogni e quindi di una costante pianificazione/programmazione e orientamento dei servizi necessari. Ciò ha portato alla crescita esponenziale degli accreditamenti nei settori più lucrativi per il privato: legittimamente il privato, infatti, tende a farsi accreditare nei servizi che danno maggiori profitti e a trascurare i servizi meno redditizi o addirittura “in perdita”.

Spetta quindi al pubblico che ricorre all’esternalizzazione dei servizi tramite l’accreditamento trovare una soluzione affinché tutti i bisogni dei cittadini trovino una valida risposta sul territorio e non vi siano bisogni di serie “B” privi di risposte soddisfacenti.

Inoltre il pubblico, che dispone notoriamente di scarsi fondi per i servizi sociali rispetto ai bisogni esistenti, deve evitare di lasciare al privato la scelta dei servizi “in attivo” e di doversi quindi fare carico dei servizi “in perdita”: una attenta valutazione dei percorsi di assistenza socio-sanitaria deve portare la pubblica amministrazione a individuare dei “pacchetti” di servizi che debbono essere gestiti assieme dai privati che intendono farsi accreditare, in modo da compensare gli aspetti economici di cui sopra. Ciò, in considerazione del fatto che non è obbligatorio accreditarsi: il privato che non volesse offrire il pacchetto completo di servizi rimarrà un “privato puro”, non accreditato, e potrà offrire solo alcuni servizi senza la convenzione con il pubblico.

Per quanto riguarda i requisiti soggettivi minimi che il soggetto che intende accreditarsi deve soddisfare rilevo quanto segue:

- come vengono valutati i due anni di attività pregressa?
Basta il decorso temporale dei due anni ovunque sul territorio italiano (tanto chi va a controllare)?
E la qualità dei servizi?
E la professionalità degli operatori utilizzati nei due anni pregressi?

- disponibilità ad attivare una sede operativa nel territorio del comune:
cosa si intende?
Una seconda sede rispetto a quella già attiva da almeno due anni?
Significa forse che un soggetto “operativo” a “Pincopallo” può essere accreditato a Milano senza alcuna sede, né esperienza sul nostro territorio?
Non è forse meglio per la P.A. che il privato operi sul territorio, si faccia concreta esperienza e fama di struttura seria e solo in seguito poi chieda di essere accreditato?

- il costo delle prestazioni rese ai cittadini, nel documento si dice che il costo non deve essere inferiore al CCNL per prestazioni legate a specifiche figure professionali. Ciò non ha senso se si ritiene che le prestazioni siano rese da lavoratori qualificati in regime di lavoro dipendente, perché il salario minimo indicato nel CCNL è di molto inferiore al costo del lavoro (comprensivo dei versamenti previdenziali, assicurativi ecc.) ed è diverso dal costo della prestazione, tenuto conto del fatto che il soggetto accreditato deve versare intenderà anche “guadagnare” dall’espletamento del servizio.

- rispetto delle norme in materia di sicurezza sul lavoro: basta una autocertificazione che poi nessuno controllerà o vi saranno delle verifiche preventive da parte della ASL e/o dell’ispettorato del lavoro, in modo che la P.A. abbia un riscontro delle reali condizioni dei luoghi di lavoro?

Condivido la scelta di coinvolgere attivamente le direzioni centrali competenti per materia, dato che sono le uniche ad avere, nell’ambito del Comune, la conoscenza e la competenza necessaria per valutare  e individuare gli specifici requisiti di accreditamento degli operatori privati nei vari settori di assistenza socio-assistenziale e socio-educativa.

A mio avviso le direzioni centrali devono essere coinvolte anche nella definizione dei controlli necessari sulla base dell’individuazione degli “anelli deboli” dei singoli processi. Solo in questo modo i controlli non saranno solo formali –e come tali poco efficaci- ma saranno più invasivi in modo da verificare l’effettiva qualità dei servizi resi dai privati.

Sperando che quanto sopra possa essere di utilità, invio cordiali saluti.

Antonella Fachin

Consigliere Zona 3

Uniti con Dario Fo per Milano"


In risposta al messaggio di Giampaolo Landi inserito il 16 Feb 2009 - 21:28
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