.: Discussione: Il difensore civico e i limiti della politica

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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 16 Gen 2009 - 17:54
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Da milano.corriere.it - caso del giorno

http://milano.corriere.it/milano/notizie/caso_del_giorno/09_gennaio_16/caso_16_gennaio-150904403737.shtml

il caso del giorno

Il difensore civico e i limiti della politica

Per i politici è un soprammobile, una faccia presentabile sul depliant di un istituto che non conta niente

Caro Schiavi, in un Focus del Corriere e nella sua rubrica si è discusso sul ruolo del Difensore Civico. In entrambi i casi molti lettori hanno tratto la conclusione che quella del Difensore Civico comunale sia un'istituzione tanto meritevole negli intenti, quanto inefficace nella pratica. Il discutibile meccanismo della sua nomina (il Difensore Civico viene scelto dai parlamenti locali: come potrà ergersi a difesa del cittadino contro le stesse amministrazioni che lo hanno nominato?); l'assenza di un codice che ne sancisca diritti e doveri; il fatto che per diventare Difensore Civico non siano necessari titoli specifici ma soltanto una generica «competenza giuridica»; tutto questo fa sì che la figura del Difensore Civico appaia sospesa in un limbo di inconcludente vaghezza. A ciò si aggiunga il fatto che i cittadini sono perlopiù ignari dell'esistenza di un'istituzione che dovrebbe rappresentarli allorché le amministrazioni pubbliche si dimostrino inefficienti o addirittura in fallo nello svolgere le loro mansioni. Leggo adesso (articolo di Armando Stella) che il difensore civico di Milano, dottor Barbetta, si dice preoccupato per il futuro del servizio. Qualche sera fa in Consiglio di zona 1, ha illustrato la sua attività: dispone di uno staff di 22 dipendenti e di risorse finanziarie (per il 2007) di 983.000 euro; più altri 160.000 (nel 2008 portati a 340.000, e oggi ridotti nuovamente a 120.000) per «spese generali, comunicazione e ricerca». A suo giudizio i tagli priveranno «i più deboli» di questa forma di tutela. Certo priveranno la città di qualche convegno e di qualche pubblicazione, attraverso i quali l'amministrazione pubblica e il suo garante, «l'avvocato dei milanesi» vendono fumo e demagogia ai cittadini. A caro prezzo.

Elena Grandi

Gentile signora, ho un alto concetto del difensore civico, ma la mia idea sul suo ruolo non coincide con quella dei politici che lo nominano. Per loro è solo un soprammobile, una faccia presentabile sul depliant di un istituto che - purtroppo - non conta niente. I tagli al bilancio decisi dal Comune lo renderanno ancora più marginale. Ma la vera difficoltà del difensore civico la vedo nei rapporti con il sindaco. Se il sindaco facesse con lui ogni mattina un rapido briefing sulle criticità cittadine il suo ruolo verrebbe subito rivalutato, anche se i fondi sono pochi. Questo presuppone però un concetto di servizio pubblico diverso da quello di un consiglio di amministrazione: vorrebbe dire che tra i collaboratori del sindaco c'è anche un cane da polpaccio che denuncia difetti ed errori della gestione comunale, con i dati alla mano, senza essere considerato un antagonista. Critica costruttiva, si diceva una volta. Per fare, e fare meglio. Ma i nostri politici sono disposti a mettersi in casa uno così?

Giangiacomo Schiavi
16 gennaio 2009