.: Discussione: Imbrattamento della città

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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 13 Gen 2011 - 18:21
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Da milano.corriere.it:

DALLA PARTE DEL CITTADINO

Graffiti, ricetta austriaca
Imbratti? Pagano i genitori


Gentile Isabella Bossi Fedrigotti, lentamente, inesorabilmente ci stanno completamente vandalizzando la città. I teppisti che ogni sera segnano indelebilmente le nostre case con le bombolette sanno che non reagiremo. Sanno che l'imperativo è: «Ci sono problemi più importanti, c'è la crisi, abbiamo altro a cui pensare che a tre o quattro scarabocchi sui muri». Sanno che, grazie a questo, resteranno impuniti. Quindi gli scarabocchi sono diventati migliaia. L'altra sera un raid di teppisti ha devastato molto seriamente numerose facciate di via Eustachi, viale Abruzzi, via Plinio,via Farneti. Tracce che lì resteranno per anni e anni. Ma ciò non ha fatto notizia. Graffiti? Che fastidio... ma ci sono tante altre cose importanti a cui pensare... Oppure è il caso, finalmente, di svegliarci, di organizzarci, di combattere seriamente questo malcostume che provoca danni per milioni di euro, e rifare di Milano una città civile, almeno dal punto di vista estetico?
Maurizio Carmignani

In effetti, quella dei graffiti che lordano case, portoni, saracinesche, soprattutto in vicinanze di scuole e là dove passano le manifestazioni, sembra, da noi, una malattia incurabile. Eppure, in altri Paesi l'hanno felicemente curata, con sorveglianza, con punizioni o, anche, proibendo la vendita di bombole di colore ai minorenni. Racconto sempre di una visita che mi è capitata di fare in un liceo — pubblico—austriaco, con sede in un antico convento riadattato. Di fronte ai muri immacolati, non ho potuto fare a meno di chiedere al preside come era possibile che non ci fosse nemmeno un graffito piccolo piccolo. «Potenziali graffitari e vandali ne abbiamo anche qui da noi, non creda, mi ha risposto, però sanno che se imbrattano, se sporcano, i genitori, tutti i genitori sono chiamati a pagare i danni». Una cura abbastanza semplice, insomma, che non mi pare necessiti dell'intervento di esperti o specialisti. So bene che secondo una diffusa corrente di pensiero i graffiti sono un'espressione artistica ma, sebbene io non sia un'esperta, mi pare di poter affermare con una certa tranquillità che solo una piccolissima minoranza dei «tag» che segnano le nostre case può rientrare in una eventuale categoria artistica. Tutto il resto sembra più che altro espressione di sfida, di provocazione, di rabbia o, anche, di semplice voglia di emulazione. Sa cosa penso? Che la rivolta dei cittadini ci sarà il giorno in cui i graffitari cominceranno a prendersela con le auto. Finita sarà allora l'indifferenza di fronte allo scempio di muri e portoni che sono cosa di tutti e ciascuno si precipiterà a difendere il «suo».

Isabella Bossi Fedrigotti
13 gennaio 2011
In risposta al messaggio di Andrea Giorcelli inserito il 13 Nov 2008 - 00:07
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