.: Discussione: Trasporto merci: un tram chiamato desiderio

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Antonella Fachin

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Inserito da Antonella Fachin il 24 Ott 2008 - 17:08
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Per una Milano sostenibile dovremmo rivedere anche le "nostre" abitudini in tema di trasporto merci, per ridurre drasticamente il numero di camion, furgoni e furgoncini che girano per la città lasciando una scia di fumo nero!

Dovremmo imparare dagli altri paesi, dalle altre città, per evitare di "scoprire l'acqua calda".
Dario Fo, in vista delle elezioni amministrative del 2006, aveva inserito nel suo programma la necessità di affrontare questo tema e risolverlo con piattaforme di smistamento delle merci e l'utilizzo di veicoli elettrici in città ... proprio come fanno all'estero!
Riporto un articolo apparso si ChiamaMilano del 17.10.2008.

Voi che ne pensate?

Cordiali saluti a tutti/e
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con DArio Fo per Milano
www.lasinistrainzona.it
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IL TRAM CHIAMATO DESIDERIO
In molte città europee le merci viaggiano in tram. A Milano la logistica è l’anarchia del carico e scarico merci

A Dresda, Zurigo ed Amsterdam –solo per citare gli esempi più noti– le merci viaggiano in tram. A Torino stanno studiando la possibilità di utilizzare il deposito tranviario Nizza e la linea 18 per trasportare merci al centro espositivo del Lingotto.
A Milano, come raccontiamo nell’articolo pubblicato in questo numero, non si riesce nemmeno a regolamentare l’attività di carico e scarico merci della miriade di operatori privati. Tre anni fa ci provò l’allora Assessore al traffico Goggi, gettò la spugna dopo qualche mese. L’attuale Assessore Croci non ci ha nemmeno provato.
Da almeno vent’anni la produzione just in time che ha ridotto gli stock di scorte, esternalizzato molti servizi, virtualizzato i magazzini ha trasferito questi ultimi sulla strada. Le merci non stazionano più ma si spostano continuamente in città e la logistica –sia per evitare il congestionamento del traffico che per ridurre le emissioni inquinanti– è divenuta una delle priorità della gestione dello spazio pubblico.
L’utilizzo della rete del trasporto pubblico insieme all’istituzione di centri di distribuzione urbana è divenuta una scelta strategica per molte città europee.
A Dresda, ad esempio, fin dal 2001 il cargo tram permette il trasporto a basso impatto di lavorati e semilavorati tra fabbrica e centro logistico della Wolkswagen. Il modello Dresda consente l’utilizzo della stessa infrastruttura tranviaria dell’esercizio passeggeri e la gestione è affidata alla stessa azienda del trasporto pubblico (la DVB).
Il funzionamento del sistema è pressoché analogo nella capitale olandese e nella maggiore città della Svizzera.
Le analisi condotte su questi casi dimostrano che l’efficienza del tram nella logistica si situa ai vertici per autonomia, capacità di carico, livello di emissioni e costo di esercizio.
All’ombra della Madonnina regna l’anarchia dettata dall’incapacità dell’amministrazione locale non solo di pensare ad una strategia evoluta, economicamente efficiente –come dimostrano gli studi recenti di Assoautomazione– e a basso impatto, ma anche di far rispettare gli orari di carico e scarico ad un’infinità di aziende grandi, medie e piccolissime che operano nel campo della movimentazione e consegna merci.
Per uscire da questa giungla ci vorrebbero investimenti sulle piattaforme e sul trasporto pubblico, la capacità di convincere gli operatori privati a dedicarsi alle “missioni dell’ultimo miglio” e “door to door” con minivan elettrici e ibridi.
Ci vorrebbe una strategia politica che sappia organizzare il trasporto delle merci nello spazio pubblico come pubblico servizio, cioè come soddisfazione di un bisogno che non è solo quello della consegna delle merci ma anche quello della tutela della città e della sua vivibilità.
Difficile farlo in una città che da quasi vent’anni è pensata e governata come aggregato di soli interessi privati.

Ettore Pareti