.: Discussione: Milano Expo 2015 e la definizione della sua governance: fine dell'attesa !

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Antonella Fachin

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Inserito da Antonella Fachin il 24 Ott 2008 - 15:55
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Da ChiamaMilano del 24 ottobre 2008

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
www.lasinistrainzona.it
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IL BIE, LE MINACCE E LA FIRMA AI TEMPI SUPPLEMENTARI
Dopo l’ennesimo rinvio il Bureau international des expositions aveva concesso gli ultimi 40 giorni per varare la governance dell’Expo, a Roma hanno capito che si rischiava grosso e hanno firmato il decreto

Il superministro dell’economia, Giulio Tremonti, aveva fatto professione d’indifferenza dichiarando che lui al decreto Expo non tiene e che anzi gli “va bene tutto”. Il premier sembrava troppo impegnato a dare consigli ai risparmiatori su come investire in borsa e ai questori su come sgomberare università e licei occupati dagli studenti.
A Parigi, negli uffici del Bureau international des expositions, tanto indifferenti non erano se solo l’altri ieri (21 ottobre) avevano fatto sapere che o entro il 2 dicembre si fosse varata finalmente la governance dell’Expo 2015 o Milano avrebbe potuto rischiare di dire addio all’Esposizione universale con tutto il corollario di investimenti promessi e di sviluppo sperato.
Al BIE stanno cercando di capire da mesi le intenzioni di Milano e Roma e soprattutto aspettano di venire nel capoluogo lombardo per verificare la struttura gestionale della macchina organizzativa e lo stato di avanzamento dei lavori. La prima “ispezione” dopo l’assegnazione del 31 marzo è stata rinviata già due volte su richiesta del Comune di Milano.
C’è voluta una velata minaccia da Parigi -dove hanno fatto sapere che sebbene “ufficialmente non esista una deadline, se non ci sarà il decreto entro l’assemblea generale del 2 dicembre sarà un problema”- per porre fine, per il momento, alla guerra tra istituzioni locali e tra Milano e Roma.
Nella serata del 22 ottobre, prima di partire per l’estremo oriente, il premier ha firmato il decreto per la costituzione della Società di Gestione dell'Esposizione Universale. Nella governance sembra sia previsto un nuovo ente, il Coem, come sembra che Paolo Glisenti sarà l'amministratore delegato della Soge, Diana Bracco la presidente. Il condizionale è d’obbligo poiché nel momento in cui scriviamo non c’è nessuna conferma ufficiale se non quella che il decreto è stato firmato. La struttura della Soge non dovrebbe presentare variazioni di rilievo rispetto a quanto ventilato in queste settimane: cinque consiglieri, tre espressi da Regione, Provincia, Comune, e due dai privati. La new entry COEM, dovrebbe essere una sorta di camera di compensazione delle anime politiche che si sono fino ad oggi sentite escluse.
Il decreto a quanto si sa non contiene nomi e quindi non è escluso che la querelle si sia chiusa con la firma del Presidente del consiglio.
Proprio ieri il Sindaco aveva colto al volo il richiamo del BIE per addossare neppure troppo velatamente la responsabilità del ritardo sul Ministro Tremonti, “nemico” di Palazzo Marino negli ultimi mesi nei quali il dissidio tra Milano e il governo centrale è andato crescendo, con il paradosso che lo scontro si è spostato dal cortile lombardo dopo mesi di veti incrociati tra Comune, Provincia e Regione a Roma tra nord e il governo più “nordista” della storia repubblicana.
Scampati alla “sindrome di Dugny”, la cittadina francese che dovette rinunciare all’Expo del 2004 perché l’organizzazione dell’evento era risultata al di sopra delle sue possibilità, non è detto però che nel caso dell’Expo milanese, la classe dirigente locale e nazionale abbia scampato il pericolo di essere al di sotto delle opportunità dell’evento.
Chiuso, almeno per il momento e soprattutto per evitare una figuraccia di dimensioni internazionali, il capitolo governance, rimangono aperti altri fronti.
Anzitutto dietro al conflitto apertosi tra Roma e Milano sull’Expo sembra vi sia un cambio radicale di valutazione sulla compatibilità finanziaria e sul ritorno economico dell’Esposizione universale. La crisi finanziaria e la recessione in arrivo mutano radicalmente lo scenario: da una parte i fondi, sia pubblici che privati, per le infrastrutture e gli investimenti scarseggiano e le stime, già assai ottimistiche, di 29 milioni di visitatori e 75 miliardi di euro di fatturato, vengono riviste al ribasso.
Bisognerà capire quanto, e con quali fondi, verrà effettivamente realizzato delle “opere accessorie” –leggi infrastrutture– e soprattutto quanto delle trasformazioni del territorio di Milano e dintorni¬ verrà coperto con il magico logo Expo.
La partita inizia ora: sulle infrastrutture, guarda caso quelle su ferro come snodi ferroviari e linee 4 e 5 della metro, è noto che i soldi manchino mentre le alleanze per spartirsi la grande torta della speculazione a base di cemento e metri quadri edificabili sono già in moto.

Beniamino Piantieri

In risposta al messaggio di Oliverio Gentile inserito il 24 Ott 2008 - 10:38
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