.: Discussione: Osservatorio Expo 2015: ambientalisti, agricoltori e analisti finanziari insieme...

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Antonella Fachin

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Inserito da Antonella Fachin il 14 Nov 2008 - 17:09
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e che dicono gli ambientalisti della colata di cemento auspicata dall'Assessore Masseroli?

In proposito riporto qui di seguito un articolo apparso oggi su ChiamaMilano.

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
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L’EXPO E LA FAVOLA DEI 500.000 MILANESI IN PIÙ
Con la scusa dell’Esposizione universale Masseroli si mette alla testa del partito del cemento ma i numeri della demografia smentiscono la necessità di case per mezzo milione di nuovi residenti

“Nutrire il pianeta”, ricordate? Era questo il tema scelto da Milano per la propria candidatura ad ospitare l’Esposizione universale del 2015. Non se n’è fatta più parola. Da oltre sei mesi nello scontro -sotterraneo e in campo aperto- che coinvolge appetiti, istituzioni e cordate politiche più che a come nutrire il pianeta si è pensato a come apparecchiare la tavola per saziare gli attori in campo.
Non è detto che tutti quelli che il 31 marzo scorso avevano accolto l’assegnazione dell’Expo a Milano con l’acquolina in bocca siano ancora così entusiasti. Non passa giorno senza che si rincorrano cifre sempre più allarmanti sulla carenza di fondi e, secondo le cronache di questi giorni e come avevamo anticipato tre settimane fa, nei palazzi romani e anche in qualcuno di quelli milanesi qualcuno vorrebbe gettare la spugna e rinunciare all’Expo.
Chi sembra non volerci rinunciare ad ogni costo è il partito del cemento. Imbandieratasi del logo “Expo 2015” la lobby del mattone è partita all’attacco.
L’Assessore all’urbanistica Masseroli si è fatto interprete di questa onda grigia,
anche se le dichiarazioni degli ultimi giorni non sono una novità. Sin dal proprio insediamento Masseroli non ha fatto mistero di ritenere necessaria una massiccia deregulation urbanistica. Nella scorsa primavera aveva presentato le linee del nuovo Piano del governo del territorio facendo chiaramente capire che il regime dei vincoli era agli sgoccioli e che lo sviluppo urbano passava nelle mani dei privati: revisione degli standard, concessioni sugli indici di edificabilità e via al valzer della permuta di aree.
Negli ultimi giorni Masseroli ha dato una misura concreta alla sua svolta urbanistica: cemento per 500.000 nuovi abitanti. Una cifra in confronto alla quale il milione di posti di lavoro promessi dal Cavaliere prima maniera è un esempio di sobrio e cauto realismo.
Le velleità dell’Assessorato all’urbanistica si scontrano infatti con i numeri incontrovertibili delle tendenze demografiche che interessano la popolazione milanese. Un aumento di mezzo milione della popolazione attuale significherebbe un incremento di oltre il 38%, addirittura superiore a quello registrato negli anni ’50 e ’60, che fu complessivamente del 37%.
Infatti, per assistere ad un aumento di 500.000 residenti –per l’esattezza 484.000– ci volle un ventennio, dal 1950 al 1970. Fu il periodo del boom economico e dell’immigrazione massiccia dal sud. Dalla metà degli anni ’70 la popolazione Milanese è calata costantemente, registrando un saldo negativo di oltre mezzo milione di residenti e se oggi non ci fossero gli immigrati stranieri il capoluogo lombardo avrebbe meno abitanti che nel 1950.
La tendenza demografica, anche se negli ultimi cinque anni abbiamo registrato un lieve aumento della popolazione, non lascia intravedere nessun boom tale da giustificare i numeri sparati in questi giorni dall’Assessorato all’urbanistica. Le cifre degli indicatori demografici diffusi dall’Ufficio statistica del Comune poche settimane fa non lasciano adito a dubbi: nel 2007 il tasso di crescita è stato -0,31% e se la popolazione nell’ultimo quinquennio è aumentata di un misero 0,16%, lo si deve all’immigrazione straniera, che per quanto integrata, difficilmente può accedere massicciamente al tipo di edilizia vagheggiata dall’Assessore Masseroli.
Inoltre, nella fascia d’età tra i 15 e i 64 anni –quella che potrebbe essere interessata ad un aumento dell’offerta abitativa– nell’ultimo anno si è registrato un calo di quasi l’1%.
Ancor più impressionanti sono le previsioni a medio e lungo termine. Nel 2024, assumendo come variabili un tasso di migratorietà stabile e un lieve incremento del tasso di fertilità –cioè l’ipotesi che implica la crescita maggiore– la popolazione milanese dovrebbe attestarsi attorno a 1.354.000 residenti, cioè poco meno di 50.000 unità in più rispetto ad oggi. Ma l’ipotesi più probabile, ammesso che la Lega non riesca ad ottenere il blocco dei flussi migratori per i prossimi due anni, è che nel 2024 i residenti a Milano non saranno più di 1.324.000.
A che serve quindi una colata di cemento capace di accogliere mezzo milione di abitanti? L’intenzione dell’Amministrazione è quella di riportare gli oltre 442.000 milanesi trasferitisi altrove dal 1995. Ma di questi solo il 35,55% ha scelto di risiedere nei confini della provincia, un altro 16% è rimasto sul territorio lombardo.
Ammesso che costoro siano ancora tutti in vita e abbastanza giovani per affrontare un trasloco, che nel frattempo non si siano trasferiti ancor più lontano e che soprattutto smanino per ritornare a Milano, siamo a circa 220.000 persone. Ancora una volta i conti non tornano.
Ma nel caso Milanese i propositi di ripopolamento sono un semplice paravento. Nessuna persona in grado di leggere i numeri relativi alla situazione e all’evoluzione demografica di Milano può seriamente pensare che la città abbia bisogno di edilizia residenziale per mezzo milione di persone, né che questa massa di alloggi si riempia di abitanti semplicemente perché viene costruita.
Attirare residenti a Milano o farceli tornare è un’impresa che va ben oltre le gru e il cemento e necessita di interventi radicali sull’offerta di servizi alla persona, sui costi complessivi del vivere a Milano –che non sono solo quelli esorbitanti dell’abitare– sul trasporto pubblico, sulla qualità ambientale.
Ancora una volta l’Expo si riduce ad una comoda etichetta apposta su interventi che poco o nulla hanno a che fare con il tema e le finalità dell’Esposizione universale.

In questo caso si tratta del pressoché totale azzeramento dei vincoli urbanistici, dell’esclusione del Consiglio comunale dalle decisioni sullo sviluppo urbano che rischiano di essere riservate ad una sorta di trattativa “privata” tra Assessorato e costruttori e soprattutto del soddisfacimento –al di là dei tanti progetti vagheggiati, di cui solo una minoranza vedrà forse la luce– degli appetiti che già hanno individuato la nuova preda: il Parco sud.

Beniamino Piantieri 
In risposta al messaggio di Antonella Fachin inserito il 5 Nov 2008 - 12:12
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