■ Penati: «Paghino le spese»
■ Boom di negozi stranieri

La certezza è che «dopo il Palasharp non si tornerà in viale Jenner». Significa che ci saranno ancora alcuni mesi di attesa. Poi, poco dopo Natale, la moschea «si potrà abbandonare ». Il futuro del più famoso e discusso centro islamico di Milano è sul tavolo di un ristrettissimo gruppo di lavoro guidato dal prefetto, Gian Valerio Lombardi. Che spiega: «Abbiamo alcune opzioni allo studio. Una tra queste sarà quella giusta, sono ottimista. In tempi brevi avremo una soluzione». Quella per il trasloco definitivo. Il pericolo, a questo punto, è quello di «bruciare» la nuova sistemazione con un annuncio affrettato, che potrebbe scatenare immediate proteste dei cittadini e pregiudicare il trasferimento. L'ipotesi di Lampugnano, in un'area all'incrocio tra via Natta e via Ziegler, resta in piedi, ma a questo punto le probabilità di spostamento in quella zona sono assai poche.

 

È stato il consiglio di Zona a pronunciarsi contro. E sia la prefettura, sia Palazzo Marino intendono mettere sul tavolo una soluzione che sia per quanto possibile condivisa e accettata dai cittadini. L'unica indiscrezione riguarda una zona in fondo a via Novara. Sicuro invece quello che dovrà essere il profilo della nuova location: «Lontana dalle case — spiega il capogruppo della Lega, Matteo Salvini — o almeno a una distanza considerevole dalle abitazioni. E senza costi per il Comune. Il prefetto ci ha assicurato che queste condizioni saranno rispettate. Per noi è sufficiente ». Alleanza nazionale, attraverso il vice sindaco Riccardo De Corato, mette però un altro paletto: «Se la soluzione individuata dalla prefettura per una moschea sarà quella definitiva, An chiederà che i residenti esprimano il loro parere con un referendum».

 

Il centro islamico, almeno fino a gennaio, potrà organizzare la preghiera del venerdì al Palasharp. Una sistemazione provvisoria che potrebbe prolungarsi al massimo per sei mesi. A «ospitare» viale Jenner sarà ancora Divier Togni, che sta giocando un ruolo fondamentale in questa partita, fin da quando aveva proposto di realizzare il maxi- tendone sull'area comunale di Lampugnano per poi venderlo a prezzo ragionevole alla comunità islamica (in cambio avrebbe ricevuto l'affidamento definitivo per la gestione del Palasharp). I rappresentanti del centro islamico dicono di non essere stati ancora informati. Dietro l'operazione si consuma però in queste settimane anche uno scontro politico tutto interno alla maggioranza. È stata infatti la Lega, con Salvini e l'assessore regionale Davide Boni (appoggiati in seguito dal massiccio sostegno del ministro Roberto Maroni), a ri-sollevare il «problema Jenner» e scagliarsi contro la preghiera in strada.

 

La campagna politica lanciata prima dell'estate ha lasciato il segno: oggi si parla di spostamento definitivo. Così la Lega (che è poi stata in prima fila per la ricerca del nuovo luogo) si è assicurata un forte consenso all'interno dell'elettorato del centrodestra, da anni sensibile al «problema Jenner». Ecco le ragioni della tensione tra i partiti: chi raccoglierà i frutti della vittoria? Chi potrà rivendicarne il merito? Una parte di Forza Italia ha tentato di rilanciare, con la proposta di costruire molte piccole moschee. Salvini taglia corto: «Non ha senso risolvere un problema e crearne altri due, tre, quattro...».