.: Discussione: Migranti: le facce della nuova Milano per favorire l'integrazione

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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 14 Ott 2010 - 18:10
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Dall'Ufficio Stampa del Comune di Milano:

Curarsi per cultura

L’integrazione parte dalla salute

Questo progetto pilota vuole favorire l’inserimento nella società degli immigrati partendo dall’ambito sanitario. Per sei mesi si terranno corsi tenuti da professionisti di religione islamica destinati al personale ospedaliero italiano

Un momento della presentazione

Milano, 14 ottobre 2010 – È stato presentato il progetto “Curarsi per cultura”, un'iniziativa pilota ideata dall'Assessorato alla Salute in collaborazione con Accademia ISA (Interreligious Studies Accademy) e CO.RE.IS (la Comunità Religiosa Islamica Italiana) per favorire l’integrazione sociale degli immigrati partendo da un ambito particolarmente delicato: quello sanitario. Si tratta di corsi, la cui supervisione scientifica è affidata al dottor Mauro Buscaglia, direttore del dipartimento materno-infantile dell’ospedale San Carlo, per dotare medici e infermieri di adeguati strumenti culturali in modo da relazionarsi, scevri da pregiudizi e luoghi comuni,  con delicatezza, chiarezza e competenza ai pazienti musulmani. I corsi, finanziati dalla Fondazione Cariplo, della durata di 20 ore mensili, inizieranno il 2 dicembre e si protrarranno per sei mesi. Per fare in modo che possa parteciparvi il personale sanitario di più ospedali saranno replicati per tre anni. Tenuti da professionisti italiani di religione islamica (psicologi e docenti universitari), si svolgeranno nell’aula magna dell’ospedale San Carlo, alla Fondazione Cariplo e nella sede dell’Accademia ISA.

"Con questa iniziativa – spiega l'assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna – intendiamo promuovere una concreta e responsabile integrazione degli immigrati sul versante della salute con particolare riguardo a prevenzione, educazione sanitaria e malattie infettive. La società multiculturale è ormai da tempo una realtà di fatto ed è sempre più frequente l’interesse da parte di servizi pubblici e privati a trovare soluzioni più efficaci per affrontare le nuove esigenze emergenti. Milano, in linea con le più importanti città europee e mondiali, riconosce nella garanzia e nella tutela della salute dei suoi cittadini gli elementi fondanti della convivenza sociale e democratica, e se ne fa promotrice con un ruolo di leadership e di eccellenza. L’obiettivo del corso 'Curarsi per Cultura' - aggiunge Landi - è quello di creare un'occasione di confronto e di dialogo con tutte le realtà cittadine del settore - istituzioni e aziende ospedaliere - con l’intento di fornire nozioni culturali a supporto degli operatori sanitari e sociali che trattano con immigrati di religioni islamica. Popolazione questa che, in costante aumento, consta di almeno 365.639 persone. I musulmani, esclusi gli italiani, censiti dal Rapporto sull’immigrazione della Caritas, a Milano sono così suddivisi: 98.091 marocchini, 90.096 albanesi, 52.778 egiziani, 37.041 tunisini, 28.780 algerini, 26.165 senegalesi, 24.117 pakistani e 8.571 serbi. Una certa 'fragilità' intrinseca e una scarsa cultura della salute e della prevenzione di alcune popolazioni straniere hanno portato a una recrudescenza di patologie ormai debellate o del tutto marginali nella popolazione milanese”.

Le patologie che colpiscono gli immigrati possono essere divise in 3 gruppi:

  • quelle che l’immigrato porta con sé dal paese d’origine: malattie infettive (es. tubercolosi e salmonellosi), parassitosi, lesioni di vario tipo subite nel paese d’origine (es. traumi malcurati, mutilazioni rituali);
  • quelle da disagio o degrado: patologie acquisite in Italia in conseguenza di condizioni di vita precarie (es. infezioni cutanee da scarsa igiene personale, stati di malnutrizione);
  • quelle comuni alla popolazione italiana che assumono particolare gravità in condizioni di vita precarie (es. infezioni delle vie aeree superiori).

Le patologie più diffuse sono: diabete, ne soffrono 3 immigrati su 10; Hiv, ne colpisce 5 ogni 25;
epatite, affetti 3 su 20. Per quanto riguarda la Tbc esistono dati suddivisi per Paesi di provenienza: Algeria 3su 55, Marocco 51 su 73, Pakistan 5 su 297, Palestina 2 su 33, Somalia 4 su 286, Tunisia 5 su 28, Turchia 1 su 100".
 
"La crescita costante di immigrati in Italia e in particolar modo in Lombardia e nella città di Milano – prosegue Landi – così come la particolare presenza di rappresentanze riconosciute e qualificate delle religioni numericamente minoritarie, pone al centro dell’interesse cittadino e regionale lo sviluppo di buone pratiche volte a una migliore compartecipazione alla vita pubblica tra cittadini autoctoni, nuovi cittadini e ospiti temporanei del nostro Paese, nel rispetto delle diversità culturali, delle esigenze religiose e dell’ordinamento giuridico nazionale e locale".

"L’Assessorato alla Salute – continua l’assessore – è attivamente impegnato nella promozione della cultura della salute con particolare attenzione alla salute della donna, all’educazione alimentare e alle relazioni interculturali, nella ferma convinzione che il primo passo verso l’integrazione siano le condizioni di buona salute, ritenendo quest’ultima come principale fattore di virtuosa e propositiva partecipazione sociale nella comunità di residenza o dimora".

"Il Comune di Milano – conclude Landi – facendo propria la definizione di salute data dall’OMS, ritiene pertanto utile e opportuno, nell’interesse cittadino, promuovere iniziative volte alla creazione di un benessere relazionale e di una partecipazione positiva dei singoli e delle comunità, che contribuiscano alla coesione sociale e a una convivenza sicura".
 
"Questa iniziativa è estremamente importante - sottolinea Mauro Buscaglia, direttore del dipartimento materno-infantile dell'azienda ospedaliera San Carlo - Dotare gli operatori sanitari di nozioni culturali per trattare con l'utenza immigrata è un mezzo d'integrazione e di dialogo interetnico rilevante".

 

In risposta al messaggio di Oliverio Gentile inserito il 27 Set 2008 - 14:20
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