.: Discussione: Migranti: le facce della nuova Milano per favorire l'integrazione

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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 7 Gen 2010 - 11:06
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Da milano.corriere.it:

Cerimonia in Duomo per l’Epifania. Gelo della Lega: qui nove nomadi su dieci rubano

I rom suonano per Tettamanzi
«Apriamo i cuori agli immigrati»


Il cardinale lancia l’allarme sugli aborti delle donne straniere. «Milano ha ancora gli occhi chiusi»

MILANO — Gli africani pensano alla guerra («Preghiamo per la pace e la giustizia nel Congo») e le ucraine pensano agli altri: «Preghiamo per le persone malate e che soffrono». Anche perché ci vivono insieme giorno e notte. Quante badanti, sulle panchine in Duomo. Poi ci sono i fattorini delle multinazionali delle spedizioni (qualcuno ha addosso la tuta della ditta), i senegalesi venditori ambulanti (in coloratissime tuniche), e portinai, camerieri, baby-sitter, domestici asiatici. È la loro festa. O meglio è—questo il titolo, il senso della giornata, di questa Epifania — la festa dei loro figli, dei «figli dei migranti». Gli adulti si limitano a scrivere le preghiere lette dopo il Vangelo; i bimbi fanno invece di tutto. E lo fanno direttamente sull’altare: danzano, cantano, corrono, qualche piccolina si pianta, piange, spaesata, vuole la mamma. Due ragazzini rom di 12 e 13 anni suonano i violini e il Duomo applaude.

L’arcivescovo Dionigi Tettamanzi osserva serio, e divertito. Orgoglioso, anche? A fine cerimonia dirà che sulla sfida dell’integrazione «Milano ha ancora occhi chiusi e cuori incapaci di aprirsi». Dirà d’avere una speranza. E cioè che «il Signore ci aiuterà a rigenerare questa città». Non dirà nulla—ascolterà soltanto—a una bimba filippina che lo prega affinché il papà non perda il lavoro, altrimenti rimarrà senza «permesso di soggiorno» e diventerà «clandestino». Dei due nomadi, rom romeni residenti in un campo di periferia, periferia sud, tutta campi e cascine, uno, Eduard, studia in una scuola di musica che prepara al Conservatorio. Più d’un maestro, fin qui, su di lui ha speso poche parole: «Talento raro». E nonostante la premessa, nell’omelia, di Tettamanzi («Lasciamo da parte le solite polemiche»), a fine giornata, la Lega qualcosa avrà da ridire. Ancora Tettamanzi e Carroccio. Matteo Salvini, capogruppo della Lega in consiglio comunale, si domanda infatti se «i genitori dei rom non rubino. Del resto, in città, nove nomadi su dieci rubano». E inoltre «il loro campo è abusivo». Il campo, per la cronaca, andato negli anni bruciato un sacco di volte e sempre ricostruito, è seguito da una suora e una suora laica che hanno messo in piedi diversi dopo- scuola, percorsi mirati (come per la musica di Eduard), attività culturali e sportive per i bambini. Ancora Salvini spera che i giovani violinisti «non vengano sfruttati, mandati in giro a elemosinare, poiché in tal caso sarebbero un esempio negativo». Torniamo all’altare. Eduard ha appena riposto il violino; il compagno pure.

Monsignor Giancarlo Quadri, responsabile della Pastorale dei migranti, dice che di solito non si fa, però stavolta un’eccezione la si fa, eccome. «Applauso». E in Duomo, appunto, applaudono, seppur con timidezza. Che sia la giornata delle novità in cattedrale? Il momento, pur nel rispetto della liturgia, è gioioso, la messa è lunga ma perché zeppa di intervalli per gli interventi. Un filippino dice d’aver letto il rapporto della Caritas, in settimana, di aver scoperto che in città vivono duecentomila immigrati e si dice dispiaciuto che «televisioni e giornali parlano di noi come dei polli da sistemare in una gabbia». Un ragazzo africano, di colore, chiede al cardinale perché mai venga insultato per la sua pelle. Una ragazza ecuadoriana racconta che spesso «mi sento sola, tanto diversa, abbandonata. Vedo tante cose belle, a Milano, belle, ma pericolose».

Nell'omelia, l'arcivescovo spiega che a Milano «con gesti sociali e politici gravemente diseducativi si negano i diritti» degli stranieri. E «senza il rispetto per i diritti umani elementari non ci può essere bene comune». Oggi, «le famiglie dei migranti diventano oggetto di proposte dal sapore nascostamente discriminatorio, fatte passare, invece, come forma di saggezza culturale e di necessità politica ». Il tutto «nell’indifferenza generale » per una piaga come «quella degli aborti» e con profondi, radicali cambiamenti all’interno delle famiglie straniere. «I figli dei migranti», dice Tettamanzi, «si trovano a dover fare i conti con una nuova cultura» che può far avvertire «superati i valori dei genitori».

Tutt’intorno al cardinale intanto sfilano abiti tradizionali, si sentono preghiere in inglese, francese e spagnolo, ci sono donne filippine che spuntano all’improvviso per fare foto con il cellulare, i custodi del Duomo dicono no signora, per cortesia, non può, torni a posto, e allora le donnine, tutte impaurite, chiedono scusa e scappano indietro tra le panchine. Tra le panchine si notano qualche nostro anziano accompagnatosi alle badanti e altri stranieri che si fermano, per curiosità, osservano, sbirciano, ma questi sono turisti, tedeschi e giapponesi, forse è meglio se tornano un altro giorno, tanto qui è sempre aperto.

Andrea Galli
07 gennaio 2010

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Da milano.corriere.it:

i medici cattolici: gli slogan di Salvini «provocano solo odio e paura»

De Corato: «L'integrazione è nei numeri»
Ma i rom «non appartengono a Milano»


Il vicesindaco ribatte alla sfida lanciata dal cardinale Tettamanzi in Duomo: «Occhi chiusi sugli immigrati»


MILANO - «L'integrazione è nei numeri. A Milano, secondo i dati ufficiosi del Settore Statistiche del Comune, al primo gennaio risiedono quasi 200 mila stranieri: il 15% della popolazione totale contro una media nazionale che si aggira intorno al 5%. Stiamo parlando, quindi, del più alto rapporto tra numero di immigrati e cittadini». Lo dichiara Riccardo De Corato, deputato del Popolo della Libertà e viceSindaco di Milano, a commento delle dichiarazioni sull'immigrazione dell'arcivescovo Dionigi Tettamanzi. «Un dato - aggiunge - che tra l'altro è anche in linea con il recente rapporto dell'Ismu che ha rilevato come la Lombardia sia la regione dove risiede il maggior numero di immigrati (un quarto degli stranieri che sono in Italia). E che va nella direzione della previsione tracciata dalla Camera di Commercio milanese, secondo cui nel 2045 ci saranno più commercianti stranieri che italiani. Già oggi su 123 mila imprese a Milano, più della metà ha un titolare straniero».

MIRACOLO A MILANO - «Milano e i milanesi - aggiunge il vicesindaco - il miracolo l'hanno già fatto, se pensiamo che nel 1979, trent'anni fa, ogni 100 residenti solo uno era straniero. Oggi è uno ogni cinque. Una crescita di più del 900%. Una crescita che, mi chiedo, come sarebbe stata possibile senza apertura nei confronti dell'altro, senza rispetto reciproco, senza desiderio di confrontarsi con culture diverse? Perché stiamo parlando di persone che nella nostra città hanno trovato casa, lavoro e accoglienza. Persone a cui il Comune destina risorse e servizi sociali. Persone che sono perfettamente integrate nel tessuto sociale cittadino. Questa è l'integrazione e i numeri ne sono la più incontrovertibile testimonianza».

IL CASO DEI ROM - L'integrazione intesa in questo senso, secondo il vicesindaco, non si applica però ai rom. Al giornalista di Rcd che gli chiedeva dei nomadi, mercoledì durante il corteo dei Re Magi, De Corato ha infatti risposto: «I nomadi non appartengono a Milano. I nomadi sono nomadi. Girano. Se no, che nomadi sono?» (guarda il video).

I MEDICI CATTOLICI - Approvazione per le parole di Tettamanzi e biasimo per le affermazioni del capogruppo della Lega in consiglio comunale Matteo Salvini arrivano dalla sezione milanese dell'Associazione medici cattolici italiani. «Ancora una volta - spiegano i medici - il presule ambrosiano ha fatto sentire la sua voce a difesa dei più deboli della nostra società, i migranti regolari e no, i quali, nella giornata in cui si festeggia l'Epifania, si sono ritrovati nel Duomo di Milano animandolo di canti, preghiere nelle lingue e nelle tradizioni loro proprie. Anche questa è integrazione, accoglienza vera, non predicata o semplicemente tollerata». Per i medici cattolici, quello dell'integrazione, «è un problema concreto, reale e non basta rispondere ai richiami morali dell'arcivescovo di Milano con battute da osteria come «Ognuno a casa sua fa quel che vuole» o «Spero sinceramente che i due rom non siano figli di genitori che rubano. A Milano, nove nomadi su dieci rubano» (affermazioni fatte da Matteo Salvini). «Non sono questi slogan - concludono - questi spot ad agevolare un vero cammino d'integrazione. Queste parole provocano solo odio e paura».

07 gennaio 2010

In risposta al messaggio di Antonella Fachin inserito il 7 Gen 2010 - 00:08
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