.: Discussione: Expo 2015, Tettamanzi: Giochi di potere, si e' perso l'entusiasmo

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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 15 Set 2008 - 21:42
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Da www.loccidentale.it


Fuori la retorica da Expò. Anche quella del vescovo di Milano

di
Lodovico Festa

15 Settembre 2008

Non si può non convidere le preoccupazioni del vescovo di Milano per i ritardi del decollo dei lavori di preparazione per l’Expo 2015. Ora, probabilmente, chiusa la partita Alitalia e impostata quella per il federalismo fiscale, i vari soggetti interessati (Palazzo Marino, governo, Regione e provincia di Milano) dovrebbero poter trovare un accordo di fondo (una società con un consiglio di amministrazione che rappresenta i diversi enti interessati e un amministratore delegato ma non svincolato, non “unico”). Si legge ancora di qualche manovra di Letizia Moratti per ridimensionare il ruolo della Regione. Se fosse una notizia vera, costituirebbe un grave errore: il sindaco conta tanto più quanto maggiormente coinvolge il governatore (e viceversa). 

Come si diceva, comunque, in questo contesto, ogni invito a decidere rapidamente è bene accetto. Di una cosa invece non si ha proprio bisogno: di retorica. Ed è pura retorica quella espressa dal vescovo di Milano quando stigmatizza l’attenzione al potere da parte di governanti e amministratori. L’attenzione al potere è parta costitutiva della politica, che su questo fonda, non su astratti sentimenti, anche la sua possibilità di agire per il bene comune.

La tendenza del vescovo di Milano a produrre per lo più esortazioni retoriche è costante. Si può essere critici su alcuni indirizzi di fondo della gestione della Curia milanese da parte del predecessore di Dionigi Tettamanzi, cioè di Carlo Maria Martini, ma il cardinale oggi in pensione condiva sempre le sue esortazioni con uno spirito di testimonianza e con un eco di sapienza biblica che ti arricchivano anche quando Martini sosteneva una causa non del tutto oculata. A Tettamanzi manca anche questa ricchezza culturale, alcuni suoi moniti sono sola e pura retorica.

Si potrebbe osservare che in fin dei conti non ci sarebbe troppo da preoccuparsi per gli eccessi di retorica del vescovo ambrosiano, si sopravvive a ben altro. E un pastore ha senza dubbio la licenza di esagerare in questo senso.

Vero. Non ci sarebbero problemi. Se invece la sovrabbondanza di retorica non fosse uno dei pericoli più gravi nell’organizzazione della prossima Expo. Un’esposizione internazionale è una faccenda molto concreta: per quella milanese si tratta di organizzare manufatti ed eventi che suscitino l’interesse internazionale in modo straordinario, cioè spingendo 150 mila persone al giorno per sei mesi a visitare Milano. Questo è il dato che consente di “fare tornare i conti”, quindi di dare razionalità all’iniziativa. Certo questo obiettivo va coniugato con una grande visione della città e del suo contorno da riorganizzare, e va misurata anche sui grandi obiettivi ideali (nutrire il pianeta e salvare l’ambiente come recita la finalità dell’Expo proposta in modo vincente da Milano). Né va scordato come l’esaltante finalità proposta abbia consentito di costruire un’inedita rete di collegamenti con tutto il mondo.

Eppure se la “finalità enunciata” non si coniuga con i fattori di successo, alla fine toccherà registrare un fallimento, come è successo con la molto “retorica” Expo di Hannover e come sembra che stia avvenendo con l’abbastanza “retorica” Expo di Saragozza.

Uno dei limiti della leader fondamentale dell’Expo, la Moratti, è proprio questo: ottimo manager nell’impostazione dei problemi, surroga una qualche incertezza nel fare politica, nel rapportarsi con i cittadini, con i media, con il proprio schieramento politico e con gli avversari esagerando con le affermazioni retoriche. Mi pare che in parte lei stessa recentemente si sia accorta di questo difetto. In risposta a un articolo di critica del Giornale, ha scritto due articoli, il primo esondava retorica, presentava Palazzo Marino come una sorta di Unesco benefattrice dell’umanità. Il secondo spiegava come le scelte impostate non nascessero dalla pura generosità ma corrispondessero agli interessi di fondo di milanesi e lombardi.

Bene la correzione ma il rischio “retorica” (anche tutta la discussione sul “simbolo” che Milano deve darsi per l’Expo è molto segnata dalle esagerazioni propagandistiche e dalla disattenzione al marketing) è fortissimo. E se poi ci si mette anche il vescovo, allora la faccenda si aggrava.

In risposta al messaggio di Oliverio Gentile inserito il 9 Set 2008 - 14:53
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