.: Discussione: Annunci e buone intenzioni non moltiplicano le biciclette

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Eugenio Galli

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Inserito da Eugenio Galli il 31 Ott 2008 - 20:44
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Con riferimento alla lettera di Luisa Toeschi trattata ieri dal Corriere della sera sulla rubrica "Il caso del giorno"
http://www.corriere.it/vivimilano/caso_del_giorno/articoli/2008/10_Ottobre/29/caso.shtml,
a cui ha fatto seguito un ulteriore intervento di un lettore nella giornata odierna sul medesimo quotidiano, segue un mio commento (come presidente di Fiab CICLOBBY):

A proposito di ladri di biciclette

In parallelo con lo sviluppo spontaneo dell’uso della bicicletta per sfuggire alla morsa del traffico urbano, è in grande crescita il furto di questo utile ed efficiente mezzo di trasporto.

Tuttavia, ora che la bicicletta non comporta più  - come magari poteva avvenire decine di anni fa - la perdita del posto di lavoro per l’impossibilità di raggiungerlo, l’attenzione ai furti di biciclette è molto bassa, rasentando in molte realtà la rassegnazione. Questa situazione va invece contrastata con forza ed intelligenza perché è causa di un gran numero di rinunce individuali ad usare la bicicletta o comporta l’impiego di mezzi insicuri e poco pratici, oltre che costituire una zona franca di illegalità.

I furti di biciclette, in altre parole, costituiscono un deterrente in più all'uso della bici in città ed alimentano un sistema di ricettazione tanto noto quanto impunito.

Una prima conseguenza di questo fenomeno è infatti la depressione del mercato delle biciclette: in primo luogo si tende ad usare sempre più bici scassate ritenute a prova di furto, spesso a torto, perché anche queste vengono rubate; in secondo luogo, quando se ne acquistano di nuove, frequentemente si va a comprarle ai grandi magazzini con prezzi in euro a due cifre, che valgono quello che costano: vale a dire, biciclette magari d’importazione, prodotte con materiali di infima qualità, che ben presto tendono a divenire rottami e le cui riparazioni spesso si rivelano poco convenienti o addirittura impossibili. Insomma, stante la piaga dei furti, sono pochi coloro che acquistano bici di buon livello per muoversi in città.

Un’altra conseguenza è che le bici inefficienti sono anche poco sicure.

Come aveva ben riassunto Luigi Riccardi, la catena del furto di biciclette è ben nota.

Al vertice della responsabilità c’è il ricettatore che rischia quasi nulla e guadagna molto.

Al secondo posto si colloca l’onesto cittadino che, magari per rifarsi di un furto subito, non si fa alcun scrupolo ad effettuare un incauto acquisto e cioè a comprare una bicicletta pur con la consapevolezza della ragionevole probabilità che essa sia di provenienza furtiva. In realtà, il mercato delle bici rubate è tenuto in piedi ed alimentato proprio dalla forte domanda proveniente dagli onesti cittadini.

Al terzo posto si colloca il ladro, che rischia più di tutti (molto meno di una volta però, perché è in crescita la tendenza al menefreghismo della gente di fronte ad un ladro di biciclette in azione), per la misera paga che gli passa il ricettatore.

Allora, la prima raccomandazione è di non acquistare, in generale, bici usate perché - se è vero che chi dispone di una bici usata difficilmente è disposto a venderla - è ragionevole la presunzione che si tratti spesso di bici rubate.

Anche quando si è subito un furto, è meglio acquistare biciclette nuove, possibilmente non lesinando ad investire in sistemi efficienti (robuste catene, archetti a "U" e simili) per legare il telaio ad un supporto fisso quando si parcheggia il mezzo. Anche nel caso del lucchetto vale la regola secondo cui “chi più spende, meno spende”.

Comunque si deve evitare l’acquisto di bici usate delle quali si abbia il dubbio della provenienza furtiva: se è vero che, trattandosi di beni mobili non registrati, l'assoluta certezza della bontà dell'acquisto è difficile da ottenere, elementi sintomatici possono essere in questo caso il prezzo di vendita (particolarmente basso), come pure il contesto nel quale si svolge il "commercio", che poi qualifica anche la buona fede di chi acquista. E’ notorio, ad esempio, che in piazzale Cantore e al mercatino di San Donato si trovano bici rubate: quindi si eviti di acquistarle in quei luoghi.

In alternativa, ci sono invece esercizi commerciali dove è possibile acquistare un usato sicuro, la cui provenienza è conosciuta. Esistono poi a Milano alcune Ciclofficine dove si attuano progetti di recupero di materiali ciclistici abbandonati con l’essenziale collaborazione degli interessati a entrare in possesso di una bicicletta rigenerata.

Un’altra raccomandazione è di denunciare sempre i furti di bicicletta, senza farsi impressionare dall’operatore di polizia che dovesse segnalare l’inutilità della denuncia o addirittura consigliasse di andare personalmente nei luoghi di spaccio delle bici rubate per vedere se si ritrova la propria bici e per pretenderne la restituzione (dove, peraltro, in mancanza di una precedente denuncia circostanziata, ci sono scarse possibilità di riuscire a provare la proprietà del mezzo). Le denunce, se non altro, servono per misurare l’entità raggiunta dal fenomeno del furto delle biciclette e quindi per rivendicare un maggior impegno a perseguire questo tipo di reato da parte dei tutori della legge. I quali, già da ora, potrebbero comunque inventarsi qualcosa per disturbare i ricettatori da loro certamente ben conosciuti.

A tale ultimo proposito, con riferimento a quanto scritto dal signor Alessandro Marcelli, vorrei far osservare che le violazioni penali nel suo caso sono a mio avviso due, una per il furto subìto, l’altra per l’omissione di atti d’ufficio dell’agente di polizia: il pubblico ufficiale non può rifiutarsi di ricevere la denuncia di un cittadino. Se lo fa, può essere a sua volta denunciato. Ma è proprio questo ciò di cui c’è bisogno?

 

Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY onlus)
In risposta al messaggio di Eugenio Galli inserito il 18 Lug 2008 - 16:07
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