.: Discussione: I FATTI DEL BUONGOVERNO: Niente tagli alle Forze dell'ordine

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Antonella Fachin

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Inserito da Antonella Fachin il 5 Ago 2008 - 16:49
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Gentile Sig. Marino,

 

prendo atto che per esporre il Suo pensiero faccia ricorso ad asserzioni ideologiche e faccia sua la propaganda di centro-destra che annuncia una cosa e ne fa un’altra: i primi decreti legge emanati dal Governo hanno infatti riguardato problemi personali del Sig. Cav. Lav. Berlusconi, non indicati nel programma del PdL per gli italiani.

 

Le faccio alcuni esempi di quanto sopra, riportando le Sue parole:

 

.. dal momento in cui il Presidente Silvio Berlusconi è sceso in politica, egli è stato oggetto di una persecuzione giudiziaria che non ha alcun precedente nella storia del nostro Paese:
rectius: non c’è alcun precedente simile nella storia di alcun Paese di democrazia reale e matura.

In nessun altro Paese, può decidere di scendere in politica chi ha così tanti interessi economici da essere in una situazione di sfrontato conflitto di interesse.
Solo in Italia ciò è possibile, dove non c’è limite all’impudenza e temerarietà di alcuni e alla interessata tolleranza di altri (v. il popolo dell’evasione fiscale, la più alta tra i paesi industrializzati, il popolo dei lavori in nero e degli affitti in nero, il popolo degli abusivismi e dei condoni/sanatorie).

Purtroppo, la mancanza di una classe politica rigorosa e attenta alla legalità e all’eticità –espressione di una popolazione mediamente altrettanto poco attenta alla legalità e all’eticità- ha consentito per anni di ignorare il problema e di lasciarlo degenerare nell’indifferenza qualunquista. Infatti, non c’è denuncia e indagine giornalistica che riesca a scalfire l’indifferenza e l’individualismo dilagante e l’impunità generalizzata (v. i libri Mala tempora; La casta; Milano da morire; La deriva ecc.; v. trasmissioni come Report ecc.)

In nessun altro Paese questo sarebbe potuto accadere, non in USA, ad esempio, con la evidente inversione dell’ordine logico dei fatti e della verità: con la gogna mediatica che Berlusconi & Company possono mettere in campo, i magistrati che indagano sui cittadini “eccellenti” sono diventati “i colpevoli”, “le toghe rosse”!; non è Berlusconi ad essere così temerario e privo di freni inibitori (ma così ben conoscitore dell’animo e del ventre dell’italiano medio e dei meccanismi di comunicazione) al punto da candidarsi e, in maniera calcolata, organizzare la propria campagna mediatica per farsi eleggere e perseguire in prima persona i suoi obiettivi di natura economica (=proteggere e sviluppare il proprio business) e giudiziaria (bloccare, vanificare, sospendere i processi penali, sottrarsi in tutti i modi al giudizio).

Berlusconi ha fatto addirittura eleggere tra i parlamentari i suoi avvocati che possono così difendere il loro cliente in ogni modo (eticamente molto discutibile), non solo dentro il processo, secondo le norme di procedura penale, ma anche fuori di esso, in Parlamento, facendo modificare le leggi, introducendo norme “ad personam”. Ecco alcuni esempi:

- mentre in Usa il falso in bilancio è divenuto reato, punito anche con la detenzione, in Italia è stato depenalizzato ad arte (infatti, Berlusconi è stato assolto perché il fatto, pur accertato, non costituisce (più) reato);
- Berlusconi ha contestato e ostacolato le rogatorie internazionali,
- ora si avvale dello “scudo Alfano” ecc. (Voglio infatti proprio vedere se Berlusconi rinuncerà ad una delle leggi sulla giustizia che ha qua e là dichiarato di aver promosso non «per utilizzarle per me» ma per «il bene della collettività»!)

 

E poi, sig. Marino, Lei dice che

.. in questo avvio di legislatura alcuni magistrati politicizzati hanno cercato di screditare la persona del Premier
.. ma come, il processo Berlusconi-Mills non è forse iniziato prima dell’avvio di questa legislatura?

Non riguarda forse quella lettera in cui Mills, in epoca non sospetta nel 2004, racconta ai suoi fiscalisti inglesi che era stato Berlusconi a fargli avere i 600 mila dollari come «regalo» per quelle «curve pericolose» che Mills rivendicava di aver affrontato in due processi milanesi nel 1997 e 1998 per «tenere Mr. B. fuori dal mare di guai nei quali l'avrei gettato se solo avessi detto tutto quello che sapevo»?

E come mai altri politici –v. un certo Andreotti, ad esempio- hanno affrontato i processi nel rispetto delle regole del gioco, mentre Berlusconi le ha cambiate per suo tornaconto?

 

… di fronte a questa aggressione, il Governo….
Ecco come sovvertire l’ordine delle cose e trovare il modo per godere dell’impunità, violando il principio dell’uguaglianza di fronte alla legge!

Solo in Italia la formale sospensione riguarda –DA SUBITO- fatti anteriori al mandato e riguarda la carica di premier; NEGLI ALTRI PAESI, la norma si limita a fatti compiuti dal Capo dello Stato, non dal premier, durante il mandato e non prima!

Non è mica obbligatorio fare il politico e dovremmo pretendere che in politica entrassero solo persone senza indagini penali, senza rinvii a giudizio e senza condanne penali …. E forse in questo modo dimezzeremmo -per selezione naturale- il numero dei politici.

 

In conclusione, mi spiace che la nostra cultura giuridica si sia lasciata piegare agli interessi di un singolo, che è sceso in politica per stare sopra le leggi … e ci è riuscito.

Infatti, da ultimo, nel processo Mills è stato impossibile fissare una data per l’udienza di prosecuzione del dibattimento, dati gli impegni dei difensori: l'avvocato-parlamentare Ghedini doveva votare la fiducia e anche il codifensore Longo doveva essere in Senato…

Se non fosse vero, direi che è tutto surreale!

Quale altro cittadino, in Italia, è così “uguale davanti alle leggi”?!?!
 

Dal 1992 la normalità della vita democratica in Italia è gravemente ostacolata dal contenzioso tra un minoranza di magistrati fortemente politicizzati e la politica.
E’ tempo di rimuovere questo impedimento che frena lo sviluppo del Paese, per tornare alla normalità democratica.
Magari fosse una minoranza di magistrati a compromettere la vita democratica e a frenare lo sviluppo del paese!

Avremmo individuato la causa e la soluzione!

In realtà, sono ben altre le cause della deriva del nostro paese; sia l’analisi che la soluzione devono essere meno semplicistiche: in Italia paghiamo finalmente lo scotto di:

-         una industria che in generale non compete e non si confronta con i colossi stranieri, che non li sfida nel settore dell’innovazione e delle idee, ma che cerca di rincorrere solo i minori costi, risparmiando sulla sicurezza nei luoghi di lavoro nonché sullo stipendio e sulla carriera professionale dei suoi dipendenti;

-         una imprenditoria che non investe, che non applica i principi di meritocrazia, ma si basa su principi di gestione familiare e clientelare,

-         una Pubblica Amministrazione appesantita dalla burocrazia, che funziona a macchia di leopardo, con sacche di inefficienza e aree di eccellenza non riconosciuta, dato l’appiattimento delle figure professionali e il ricorso incontrollato alle consulenze (v. Sindaco Moratti & C. e rinvio a giudizio da parte della Corte dei Conti);

-         una Pubblica Amministrazione che spesso non è al servizio del cittadino e dell’impresa, ma è solo un centro di potere;

-         un Sindacato che non ha compreso la complessità del lavoro e delle figure professionali, che ha riconosciuto di fatto solo negli operai i “lavoratori dipendenti”, trascurando le figure importanti degli impiegati e dei quadri e quindi le loro esigenze;

-         una politica incapace di affrontare i grandi cambiamenti della società e del pianeta con programmi di medio-lungo periodo, ma preoccupata solo di avere nell’immediato il consenso con enunciazioni ad effetto e azioni populiste, che non incidono minimamente sulle cause, che non prevengono le emergenze, né le risolvono!
... Questo approccio mi fa ricordare le parole di una canzone di Francesco Guccini e i Nomadi: “Ma noi non ci saremo, noi non ci saremo!”.

Immigrazione

Sig. Marino Lei riporta dei numeri per dimostrare che vi sono stranieri che delinquono. … ma chi l’ha mai negato? Anzi i numeri mi sembrano stranamente bassi!

Per verità Sua e dei lettori riporto alcuni dati della Prefettura (v. www.prefettura.milano.it)

Riporto quelli della provincia, ma sono disponibili anche quelli di Milano:

 

Soggetti denunciati in Provincia di Milano
2004

2005

2006

ITALIANI 
 

16.071
42,91%

15.934
36,75%

16.319
38,62%

COMUNITARI  
 

426

1,14%

561

1,29%

786

1,86%

EXTRACOMUNITARI / CITTADINANZA IGNOTA / APOLIDI

20.955

55,95%

26.861

61,95%

25.151

59,52%
 

TOTALE DENUNCIATI
37.452

 

43.356

 

42.256
 

 

Soggetti arrestati in Provincia di Milano

 

 

 

 

 

 

ITALIANI 
 

3.424
34,91%

3.613
28,89%

3.738
28,77%

COMUNITARI  
 

156

1,59%

230

1,84%

388

2,99%

EXTRACOMUNITARI / CITTADINANZA IGNOTA / APOLIDI

6.228

63,50%

8.664

69,27%

8.867

68,24%
 

TOTALE ARRESTATI
 

9.808

 

12.507

 

12.993

 

 

Come vede, non solo gli stranieri delinquono, anche gli italiani delinquono (oltre 16.000 denunciati) e ne vengono arrestati il 22,9% contro il 35,25% degli stranieri.

Idem per Milano:

-  9.110 italiani denunciati nel 2006, di cui arrestati il 24% circa (2202 persone)

- 19.425 extracomunitari/apolidi/cittadinanza ignota denunciati a Milano, di cui arrestati il 31% circa (6025).

 

Nel Suo elenco al primo posto riporta il seguente reato:

CONTRAFFAZIONE (art. 474)

SENEGAL 73

I 73 senegalesi “vu cumprà” secondo Lei sono coloro che hanno prodotto le merci contraffatte nelle loro imprese della Brianza, della Toscana, delle Marche e del Napoletano?

Per combattere in maniera efficace la contraffazione è necessario risalire agli “imprenditori” che violano le norme del nostro ordinamento giuridico: sia quelle penali, che quelle fiscali/tributarie e sicuramente anche quelle giuslavoristiche e previdenziali.

 

Peraltro, Lei sa bene che nell’emarginazione (v. periferie abbandonate delle grandi città; aree urbanizzate con alto tasso di disoccupazione e analfabetismo/abbandono della scuola dell’obbligo ecc.) è più alta la percentuale di individui che commettono reati come furto, rapina, ricettazione, spaccio di droga, sfruttamento della prostituzione, richieste estorsive, usura ecc.

E per il nostro diritto penale, per la nostra cultura giuridica, i condizionamenti ambientali possono costituire anche una circostanza attenuante generica.

Non si può dire altrettanto di coloro che sono all’apice di questa piramide e sfruttano le debolezze e le necessità di poveri ed emarginati.

 

Ovviamente, a questi reati si contrappongono i reati dei “colletti bianchi” e delle organizzazioni criminali: truffa ai danni dello Stato, malversazione a danno dello Stato, corruzione (per un atto d’ufficio, per un atto contrario ai doveri di ufficio, in atti giudiziari ecc.), concussione, traffico di droga, di armi ecc., infiltrazione mafiosa negli appalti e nelle concessioni pubbliche, tratta delle donne e dei minori, abuso di informazioni privilegiate (insider trading) e di manipolazione del mercato. Questi reati sono molto INVASIVI e danneggiano TUTTA la società e TUTTI i cittadini, a differenza degli altri reati che danneggiano solo le vittime dei reati.

Questi reati assorbono risorse economiche ingentissime, che potrebbero essere destinate alla collettività e invece vengono distolte a vantaggio di delinquenti in colletto bianco.

 

Cambiamo argomento: Lei asserisce che:

Il disegno di legge in materia di intercettazioni telefoniche approvato dal Consiglio dei ministri punta a due obiettivi:
-         arginare la diffusione incontrollata dei contenuti delle intercettazioni, per tutelare il diritto alla privacy di ogni cittadino;
-         ridimensionare gli enormi costi delle operazioni di intercettazione, limitando il loro uso come strumento di indagine per i reati più gravi e più pericolosi.
No, non sono per niente d’accordo.

Non condivido la soluzione data al “problema” che solo in astratto riguarda ogni cittadino, ma in concreto solo alcuni cittadini “eccellenti” …

Il Governo, infatti, “butta via, insieme all’acqua sporca, anche il bambino”.

Le violazioni delle norme, anche in tema di privacy, vanno punite, ma non dimentichiamoci che tra le “talpe” non si possono escludere, oltre agli operatori della cancelleria o delle forze dell’ordine, anche gli stessi difensori degli indagati/imputati che, una volta depositati gli atti e avutane copia, li possono divulgare ad arte: fanno trapelare le notizie più “pruriginose” per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dal vero oggetto dell’indagine … così il magistrato deve occuparsi più delle accuse nei suoi confronti che dell’indagine in corso.

 

Inoltre, non si può limitare l’utilizzo di uno strumento investigativo solo ad alcuni reati, in quanto qualunque strumento investigativo deve essere a disposizione delle nostre forze dell’ordine per provare la commissione di un reato.

Dobbiamo forse limitare le indagini del RIS dei Carabinieri sulle tracce organiche presenti sul luogo di un delitto, poiché potrebbero analizzare anche il DNA –dato sensibile!- di persone che non c’entrano col delitto, ma che passando di lì hanno solo starnutito?!?!

 

La criminalità è sempre più organizzata e agguerrita e le nostre forze dell’ordine, invece di essere supportate in tutti i modi, con tutte le tecnologie moderne disponibili, vengono continuamente bistrattate e ostacolate nello svolgimento del loro lavoro, che è quello di perseguire non solo gli assassini e i pedofili, come dice Berlusconi, ma anche i delinquenti che procurano danni alla collettività, i delinquenti “in colletto bianco”.

O forse dovremo ritornare ai metodi di Sherlock Holmes: la lente di ingrandimento?

 

Per quanto riguarda i costi, che siano enormi, come dice Lei, non è affatto vero.

Essi non rappresentano «il 33% delle spese per la giustizia»: per il 2007 lo Stato ha messo a bilancio della giustizia 7 miliardi e 700 milioni di euro, mentre per le intercettazioni si sono spesi non certo 2 miliardi abbondanti, ma 224 milioni.

Pesano davvero per un terzo, ma non delle spese di giustizia, bensì di un sottocapitolo del bilancio della giustizia: quello che, sotto il nome di «spese di giustizia», ricomprende anche i compensi a periti e interpreti, le indennità ai giudici di pace e onorari, il gratuito patrocinio, le trasferte della polizia giudiziaria.

L’investigazione è il risultato di un mix di strumenti investigativi che gli operatori sanno utilizzare a seconda delle necessità e lasciamo alle forze dell’ordine (Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Carabinieri ecc.) fare il loro mestiere.

 

Le violazioni della privacy rappresentano un altro reato e, come tutti i reati, va sottoposto a indagini, per raccogliere le prove e punire gli autori… e non escluderei l’uso delle intercettazioni ambientali per scoprire i colpevoli!!!

 

ROM e impronte digitali
Lei asserisce:

L'obiettivo prioritario è liberare i bambini nomadi dalla schiavitù…. (omissis)…. porre fine all'indecenza dei campi nomadi abusivi…. (omissis)…. La vera discriminazione è quella delle condizioni disumane in cui essi vivono in quei campi.
 

Condivido le Sue preoccupazioni e il Suo giudizio sulle condizioni di vita delle persone che abitano nei campi e sui casi di sfruttamento di minori, ma la semplice schedatura/censimento non “libera” questi bambini dalla loro condizione.

Non si pone fine all’indecenza semplicemente con l’uso delle ruspe, operando alla maniera degli antichi romani: “delenda Cartago”!

Se prima adulti e bambini dei campi abusivi avevano un tetto di lamiera sopra la testa, dopo il passaggio delle ruspe non hanno neppure quello!

E’ ancora più disumano per me l’approccio semplicemente distruttivo che è stato assunto ad esempio a Milano, che ha disperso persone –adulti e bambini- sul territorio, con le poche cose che hanno potuto portare con sé.

 

Assieme alla legalità –che deve essere fatta rispettare nei confronti di tutti, ricchi e poveri, italiani e stranieri- ci vuole una politica di inclusione e di assistenza, bisogna avviare percorsi di istruzione e inserimento sociale e lavorativo, mentre il lavoro di molti rumeni e dell’Europa dell’est viene spesso svolto solo in nero nei vari cantieri edili sparsi sul territorio.

Nel programma di questo Governo manca questa seconda parte che, ovviamente, ha tempi più lunghi di realizzazione.

 

Sull’operazione in derivati operata dal Comune di Milano
la Corte ha posto l’attenzione sulla necessità di monitorare costantemente l’andamento del mercato, dall’altra ha giudicato positivamente il fatto che il Comune di Milano abbia proceduto a un prudente accantonamento delle risorse necessarie per far fronte a eventuali variazioni negative con il rischio di debiti fuori bilancio. E il fondo, che il Comune continua a incrementare fin dal momento della sua costituzione, è stato ulteriormente alimentato il 2 gennaio scorso con il versamento di 14 milioni di euro..
 

Sono amareggiata che il Comune, senza senso di responsabilità e senza la “diligenza del buon padre di famiglia”, abbia messo a rischio il denaro dei cittadini con operazioni finanziarie speculative. Quindi era solo doveroso da parte del Comune aumentare le proprie garanzie.

E’ altrettanto apprezzabile l’esistenza del fondo, ma ciò in concreto significa che il Comune di Milano ha dovuto e deve continuare ad accantonare ossia a congelare delle risorse economiche –peraltro in quantità sempre maggiore- per coprire i rischi di default. Tali risorse quindi non possono essere utilizzate per la collettività, per i servizi pubblici, per gli interventi a favore della città.
 

Sindacato UGL
Per concludere, riporto un comunicato UGL che stava in home page del loro sito internet: impaginato esattamente sopra quello che Lei ha riportato. Non lo ha visto?
GOVERNO, UGL: SERVE PIU’ CONDIVISIONE
… (omissis)… E personalmente sono certo che questo Governo non li deluderà. Del resto siamo lì solo da tre mesi ed in cinque anni c’è tempo per ascoltare e avviare le soluzioni per tutti.
 

Gentile Sig. Marino, se il comunicato è sopra, vuol dire che è cronologicamente successivo a quello da me segnalato.

Peraltro, se per l’UGL ci vuole PIU’ CONDIVISIONE, ciò vuol dire che non ce ne è abbastanza!

 

E personalmente sono certa che questo Governo, che ha avuto tempo e occasione per agire tra l’11 giugno 2001 e il 23 aprile 2005 (3 anni, 10 mesi e 12 giorni) saprà trovare le solite scuse nella congiuntura economica ecc. per non attuare il programma, così come non attuò il “contratto con gli italiani”.


Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
www.lasinistrainzona.it

In risposta al messaggio di Antonio Marino inserito il 2 Ago 2008 - 16:43
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