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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Mercoledì, 9 Luglio, 2008 - 11:58

Ieri una grande mobilitazione di popolo

Possiamo intitolare oggi "The day after", il giorno dopo l'accaduto, come il titolo del film scritto da Edward Hume per la televisione statunitense. Sembra di essere al giorno dopo di un terribile evento, di una catastrofe, di un tornado che ha spazzato via tutto, che ha trasportato con sè ogni cosa, che ha creato il deserto, ripristinando la pace dovuta all'annientamento.
Mi riferisco agli editoriali di alcuni giornalisti di Repubblica, soprattutto, che accusano la manifestazione di ieri, tenutasi in Piazza Navona, lo storico "tempio" del movimento di opposizione civile, quello nato nel febbraio 2002 e che giustamente accusava il governo in carica, che purtroppo ci ritorviamo oggi, di essere l'artefice dell'abbattimento della cultura civile e non solo il sovvertitore delle conquiste sociali: il propugnatore di una logica affaristica del privato che diventa affare pubblico, della legittimità dell'illecito, della legge fatta su misura del potente, di una limitazione del potere autonomo della magistratura come terzo potere indipendente di uno stato liberale. Al tempo c'erano in discussione le leggi vergogna famose, oltre alle normative che precarizzavano il lavoro, che emarginavano e perseguitavano i migranti, xenofobe razziste, che aumentavano i divari tra Nord e Sud, che parcellizzavano la società, che dichiaravano guerra entrando come alleati fedeli vassalli del potere omologante e imperante degli Stati Uniti pronti a conquistare, come predatori ammantati da spirito salvifico, nuove terre per assicurarsi nuove risorse a danno di vite umane.
Oggi come un deja vieux si ripresenta la stessa situazione, ma qualcosa è cambiato. E' cambiato il panorama parlamentare delle forze politiche presenti, non esistendo più in Parlamento una sinistra di alternativa che coerentemente dichiarava opposizione istituzionale ma corroborata da quella sociale nel Paese al governo della destra xenofoba e truffaldina, e avendo una parte del vecchio centrosinistra che è convinto di poter intessere un dialogo dai grandi respiri riformisti con il centrodestra. Le riforme per le riforme: quali siano non è dato sapere nè comprendere. Importante è dichiararsi pronti al dialogo e a condividere un percorso di riforma dello stato e della società, in un rapporto di forza congiunturale, quale quello presente, a livello istituzionale, in cui la destra ha una maggioranza schiacciante e il centrosinistra, se così possiamo definirlo semplificandone il concetto per opportunità, si trova diviso sulle strategie da seguire per fare opposizione. L'unica opposizione coerente presente in Parlamento è quella dell'Italia dei Valori, che da subito, nella stagione dell'amore perduto, in cui, all'inizio di legislatura, tutti si caratterizzavano per avvallarsi la patente del migliore interlocutore affidabile nei riguardi del premier attuale, denunciò che "il lupo aveva perso sì il pelo, ma non il vizio" e redarguiva le colleghe e i colleghi del PD che difronte si ritrovavano lo stesso Berlusconi del 2001, intenzionato a paralizzare l'attività politica di legislatura per assicurare sè stesso e i suoi commilitoni amici dalle "angherie" del magistrato cattivo, rosso e comunista di turno.
Così si è verificato puntualmente. La stagione che doveva iniziare col dialogo sulle riforme, che ancora non sono definibili a livello concettuale, essendo divenute entità astratte e metafisiche, velleità adolescenziali, ha esordito con il rendere improrogabili i procedimenti di approvazione di lodi e leggi che assicurassero la sospensione dei processi, retrodatati e con efficacia retroattiva, l'impunibilità delle alte cariche dello stato, legge, questa, che interessa solamente a Berlusconi, affinchè la prescrizione diventi proscrizione, e, infine, l'inutilizzabilità a fini di prova processuale delle intercettazioni telefoniche, norma, questa, che se fosse stata varata prima del 1991 non si sarebbe potuto aprire nessun tipo di istruttoria contro il malaffare della pubblica amministrazione, non avremmo avuto tangentopoli.
Ieri migliaia di persone, di ogni età, di ogni estrazione sociale, di ogni appartenenza ideale e politica, sono scesi in piazza, non solo a Roma, per dichiarare la propria opposizione sociale a questa infamia governativa che continua a perdurare nel nostro Paese: a questa corruzione delle coscienze, che si esemplifica nell'accettazione passiva delle angherie e delle prevaricazioni del potente che diventa primus inter impares anche all'interno, come scriveva giustamente Ida Dominianni su Il Manifesto, dello stesso rapporto intraistituzionale.
E' vero, chiaro, che occorre una mobilitazione più completa ai temi che riguardano la vità sociale del Paese, e non solo agli affari personali del premier attuale, seppure di gravità inaudita e intollerabile in normali ordinamenti liberali ed europei: ma è un primo passo, questo, che potrà dire con forza che esiste un'altra Italia ancora e che questa altra Italia si propone di opporsi a una volontà di rendere passiva ogni accettazione di prevaricazioni e devastazioni dello stato di diritto, nonchè ogni eliminazione di garanzie civili, oltre che sociali.
Ritornando agli editoriali di alcuni giornalisti apparsi oggi sulla stampa giornalistica. Non avrei usato toni di dileggio e di attacco alla figura del Presidente della Repubblica, chiaramente mi sarei sentito imbarazzato, e mi sono sentito tale, al momento in cui sono state pronunciate frasi di poco rispetto nei riguardi di Giorgio Napolitano, che rimane la figura che detiene il compito di tutelare la nostra Costituzione, in tempi bui e difficili quali quelli attuali. Come anche credo che un affondo di questo tipo sia stato poco funzionale ad accentrare la mobilitazione civile su una seria e coerente opposizione al governo attuale: si è trasferito, così, l'attacco contro il Presidente, accettando quasi come se fosse "male materiale e inoppugnabile" l'anomalia reazionaria di un premier che assomma su di sè conflitti d'interesse e che soggioga l'ordinamento alla propria dimensione personale. Ma questo era pensabile se tra i presenti ci sono anche gli organizzatori dei famosi V-Day, che hanno portato tante persone in piazza in settembre, non scordiamocelo e valutiamo il perchè, ma che hanno solamente denunciato situazioni reali chiaramente denunciabili, senza proporre costruttivamente alternative possibili e soluzioni, a volte assumendo toni generalizzanti e qualunquisti. Ma ieri, caro Berselli, non si è esaurita la grande mobilitazione di piazza, in ogni angolo d'Italia, anche a Milano si è avuta nella Loggia dei Mercanti, in un sequestro delle oneste ragioni che hanno portato in piazza un'opposizione presente nella nostra società e poco o per nulla rappresentata nelle istituzioni politiche da parte degli organizzatori. Le oneste ragioni sono rimaste e rimane la volontà, ne è stato un dato confermativo quello di ieri, data l'elevata partecipazione, oltre ogni aspettativa, di proseguire in una mobilitazione che spero, come auspica Ida Dominianni sulle pagine de Il Manifesto, si realizzi in una opposizione sociale politica completa, che denunci e che si ribelli, anche e perchè no, alla degenerazione verso il baratro del regime, come giustamente accusa Di Pietro. Non credo che la satira abbia il potere di annientare e ombreggiare l'intentio politica della mobilitazione contro questo governo. Le persone presenti sono coscienti e valutano con la propria autonomia e autodeterminazione i vari interventi. Ma, poi, le cose dette da Travaglio, dalla Guzzanti, dallo stesso Camilleri, che lei, Berselli, dice di essere stato l'autore di interessanti poesie, seppure "incivili" solo perchè denunciano le nefandezze della classe presente a Palazzo Chigi, sono totalmente aberranti, infondate, insensate? Non credo proprio che criticare la mancanza dell'abrogazione delle leggi della vergogna, come fatto da Travaglio, da parte del centrosinistra, uno degli errori per cui siamo stati penalizzati dal nostro elettorato, sia insensato. Come anche non credo che dire che avere certe ministre al governo che esprimono il peggio della sottocultura dell'accettazione della logica paternalista e maschilista, come fatto dalla Guzzanti, e che hanno testimoniato la propria incapacità, fallimentarietà e inadeguatezza ai propri compiti istituzionali, sia errato.
E quindi dov'è il problema? Il problema forse consiste nel volere a ogni costo giusitifcare il comportamento del Partito Democratico, maggiore espressione dell'opposizione come consistenza politica, che ha deciso di non aderire alla mobilitazione? Tante e tanti ieri nelle piazze erano elettrici ed elettori del PD, e hanno espresso una certa obiezione alle volontà temporeggiatrici del proprio "leader", che ancora suppone di poter addivenire a una stagione del dialogo, nonostante i pregressi comportamenti irresponsabili e incivili dell'attuale premier. Attendere che cosa? Ottobre? Come se avessimo la casa che brucia e intanto ci industriassimo a pensare alla lista della spesa da fare per il giorno dopo. La casa brucia, gentile Berselli. Devono capirlo che se non si agisce oggi si legittima passivamente una deriva autoritaria che è ormai in uno stadio avanzato nel Paese attuale, nelle istituzioni attuali. Si deve attendere che sia troppo tardi? Sarebbe un altro errore, mi permetta di dirlo Berselli, commesso dall'attuale linea politica del PD. Ieri, lei dice sulle pagine di Repubblica, si è voluto considerare "più colpevoli ancora, secondo una lista inesorabile di concatenazioni, ... i rappresentanti della sinistra moderata, coloro che hanno accettato di trattare con il Cavaliere, che hanno creduto nel "dialogo" e ancora adesso non si sono accorti di essere diventati complici della malattia, soci di un virus". Non è una gara alla ricerca del capro espiatorio possibile e alternativo, tanto per differenziarsi. E', invece, una critica che è stata espressa in modo giusto ed equilibrato, chiedendo, anzi, al PD di rivedere le proprie strategie e la propria impostazione politica di opposizione che, fino a oggi, non ha portato a nessun risultato, se non quello di legittimare ulteriormente, come nel 1998 con la Bicamerale, un istrione brigante a rendere il Parlamento "un organo" al proprio servizio. Dov'è il Berlusconi statista, così disegnato dal discorso di espressione del voto di sfiducia all'insediamento del Berlusconi quater da parte di Veltroni, di Fassino, della Finocchiaro? Semplicemente non è mai esistito e mai esisterà. Ed è questo il senso di proseguire in un'opposizione coerente e ferma, convinta e pronta a essere sentinella e informatrice, come detto ieri bene da Colombo, che è del PD, ma che ieri era in piazza, di uno stadio sempre più declinante della nostra cultura civile e democratica. Come ha detto Pancho Pardi: l'opposizione non si fa solo nei Palazzi cercando di giocare a un ruolo inesistente, magari inventandosi di essere il primo ministro ombra. L'opposizione si fa anche nella società civile, formando e informando, rendendo conoscenti le persone che quello in atto è un attacco vile e ancora una volta presente alle fondamenta del proprio vivere e della convivenza sociale e repubblicana. Un po' di sana autocritica non fa mai male. Senza incorrere nei colpevolismi, ma con senso di razionalità e di trasparenza.

Alessandro Rizzo