.: Discussione: Case Aler - Confermato l'abbattimento

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Andrea Giorcelli

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Inserito da Andrea Giorcelli il 28 Set 2008 - 22:15
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Il quartiere Lorenteggio (già quartiere Renzo e Mario Mina), pur essendo stato costruito in un breve arco di tempo (1938-44), e da un unico soggetto (l'allora Istituto Fascista Autonomo per le Case Popolari della Provincia di Milano), presenta una certa eterogeneità edilizia: le case non sono affatto tutte uguali.
Comunque sia nel complesso tutti i fabbricati risultano espressione di un Razionalismo di facciata, ove l'essenzialità divenne povertà, prevalse il criterio del risparmio che consentiva un contenimento dei costi per la realizzazione di case "popolarissime" e minime.
La distanza molto ridotta fra gli edifici (il rapporto tra altezza e distanza diventa 4 a 3 e oltre, anziché il corretto 1 a 1), vanificando l'orientamento razionalista prevalente secondo l'asse eliotermico (nord-sud), pensato per dare le migliori condizioni d'aria e luce agli alloggi, e l'assenza di aree appositamente destinate ai servizi determinarono un addensarsi eccessivo dell'edificato, una forte monotonia nella distribuzione e nei percorsi, presentando quindi nel complesso un carattere d'estrema contraddittorietà interna.
La totale assenza di servizi di quartiere, eccetto che per i soli bagni e lavatoi e alcune attività commerciali, accentuarono fin dall'inizio la "ghettizzazione" e la separazione già fisica dell'insediamento.

L'attuale profondo degrado edilizio e ambientale è riscontrabile nelle condizioni di molti fabbricati, sia esternamente sia internamente, e salta agli occhi l'inadeguatezza, sia funzionale sia estetica, degli spazi esterni e l'incompletezza dei servizi esistenti.
Anche alcuni alloggi, per le esigenze attuali, sono molto piccoli e inadeguati dal punto di vista degli impianti e servizi interni.

Nonostante tutto ciò, ritengo che ogni abbattimento sia da valutare con estrema cautela, poiché, pur trattandosi di case popolari e ultra-popolari, in avanzato stato di degrado, ritenute irrecuperabili dal punto di vista sociale e con forti spese dal punto di vista edilizio, tali da rendere preferibile una completa ricostruzione, anch'esse costituiscono una memoria storica, sono edifici tipici di un certo periodo, da cancellare solo se non vi siano veramente reali alternative di recupero di una situazione cosí compromessa.
Un certo numero di stabili sono stati recuperati, almeno esternamente, con una spesa non indifferente.
Si consideri anche la complicazione data dal fatto che una parte degli appartamenti sono stati venduti, pertanto vi sono edifici la cui proprietà è frammentata e non solo dell'ALER, che potrebbe abbattere e ricostruire solo ciò che è suo. Gli eventuali appartamenti di proprietari privati ovviamente non potranno essere distrutti.

Non tutti gli edifici del quartiere poi sono drasticamente definibili osceni, vi sono anche alcuni episodi edilizi di un certo livello, come i due isolati tra le vie Segneri, Inganni, Lorenteggio e Recoaro (lotti A e D, progettati dall'ing. Guido Baselli e dall'arch. Piero Della Noce), caratterizzati da edifici con testate rivestite di partiture di listelli di cotto e zoccolo in pietra naturale, come l'isolato tra le vie Giambellino, dei Sanniti e degli Apuli (lotto F, progettato dall'arch. Tullio Tolio), per la tipica architettura anni '30, o, in molti stabili adiacenti alla strada, la presenza di soluzioni interessanti come le ampie terrazze degli appartamenti al primo piano, ricavate sulla copertura delle portinerie, che difficilmente sarebbero riprese in nuove realizzazioni di natura popolare.
In altri lotti l'eccessivo affollamento dei volumi e la presenza di stabili degradati costruiti con materiali scadenti in periodo di guerra, li rende meno difendibili, come l'isolato tra le vie Giambellino, Segneri e dei Sanniti (lotto E, progettato dagli archh. Alberto Morone e Fausto Natoli), costituito da edifici veramente disadorni e squallidi, e le case a ballatoio e minialloggi in via Segneri angolo via Lorenteggio, in via Segneri angolo piazza Tirana, in via dei Sanniti.

Si potrebbe pensare dunque ad abbattimenti mirati, sull'esempio di quanto fatto al quartiere Stadera, selezionando i fabbricati non risistemati di recente, quelli di minor valore come quelli a ballatoio, lasciando in piedi e ristrutturando adeguatamente quelli di qualità accettabile e meglio conservati. Negli spazi liberati potrebbero trovare posto alcuni servizi e del verde.

Per la ricostruzione, le proposte non possono però essere contraddittorie: mi sembra davvero arduo avere contemporaneamente piú volumetria (il quartiere è già caratterizzato da una densità edilizia piuttosto alta) e piú verde! Anche perché la tipologia delle case alte a torre non va molto d'accordo con l'ottenimento di un tessuto urbano tradizionale, caratterizzato da cortine edilizie e negozi di vicinato allineati lungo le strade.


Andrea Giorcelli
In risposta al messaggio di Gianfranco De Gaetani inserito il 7 Lug 2008 - 10:42
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