.: Discussione: Camper del Corriere, il bilancio: una citta' a due velocita'

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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 25 Ott 2009 - 21:52
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Da milano.corriere.it:

dalla parte del cittadino

Papiniano, sfida per arrivare a fine mese Un chilometro di bancarelle «low cost»

Casalinghe ma anche divorziati e precari. «Qui il risparmio è garantito». «Ma ogni sabato è un caos»


MILANO - Lasci il muro di San Vittore, Blockbuster, l’Esselunga e ti in­fili una spalla dopo l’altra in un corridoio che scoppia, ogni sabato, dal mattino presto fi­no al calare del sole, da piazza Sant’Agostino fino a piazzale Cantore, prima della Darsena e dei Navigli. In questo chilo­metro di città che i milanesi chiamano «inpapiniano» mol­to diventa possibile, si compra a «solo» 1, 2, 3, 5 euro. «Solo»: è scritto su tutti i cartelli delle bancarelle. Con meno di venti euro puoi vestirti da capo a piedi e mangiare una settima­na. Frutta e verdura di stagio­ne oggi si acquista a 50 centesi­mi, 1 euro, un euro e mezzo. Sui banchi ci sono golf a 5 eu­ro e pantaloni a 10. Ecco perché qui arrivano mi­gliaia di persone pronte a infi­larsi nella ressa anche in una inattesa giornata di sole di fi­ne ottobre. Lo fanno i milanesi vecchi e nuovi, la signora che arriva dall’elegante via Dezza spingendo il carrellino scozze­se e la donna senegalese con il borsone di cellophane verde strapieno appoggiato sulla te­sta, le ragazzine che qui con la paghetta possono togliersi qualche sfizio e intere fami­glie, tantissime, soprattutto straniere, che arrivano in me­tropolitana e se ne vanno con i bambini piccoli per mano per­ché nei passeggini ci mettono i borsoni stracarichi. Forse so­lo in mercati come questi rie­scono a riempirli quei borso­ni.

Comunque questo è un ca­polinea della spesa low cost.
E quando apre, il martedì matti­na e il sabato fino alla sei di se­ra qui si cammina solo in fila indiana. In auto, a piedi, la zo­na è bloccata. I residenti prote­stano, ma Papiniano resta. Se­condo Giacomo Errico, presi­dente dell’associazione degli ambulanti Apeca ogni sabato qui i clienti sono «da 30 a 50mila e le bancarelle meno di duecento»: «È il mercato stori­co della città, c’è dagli anni Trenta, siamo persino nella guida turistica dell’American Airlines, quelle che trovi in ae­reo. E oggi con la crisi fornia­mo un servizio essenziale ai cittadini». Dalle borse a tracol­la («perché attenzione, questo è un suk, mi hanno scippata tre volte», racconta una resi­dente) le signore sfilano ban­conote piccole, da cinque, die­ci euro. Il resto in moneta lo in­filano in tasca. Scontrini po­chi. Non li fa nessuno? «Solo se glielo chiede». E la maggior parte non chiede.

Controlli? Oggi non ne abbiamo visti. Di vigili ce ne sono
, soprattutto a inizio e fine mercato. «Di abu­sivi ce ne sono meno che in passato e adesso stanno tutti dove c’è il benzinaio oppure passeggiano con le borse appe­se al braccio. Ma ormai sono poche decine, la zona è ben presidiata», è il bilancio di un ambulante italiano. Questo è il chilometro, so­prattutto, delle donne. Una nonna milanese sceglie con cu­ra un cuffia di lana per il nipo­tino in un banco «tutto a 3 eu­ro », la controlla, la misura, si fa rassicurare dalla venditrice e decide: «La prendo ma se non va bene voglio i soldi in­dietro ». Tre euri, appunto. Tratta, ma per le arance e in un altro dialetto, forse ucrai­no, una giovane biondissima cliente del fruttivendolo. Avan­ti così. Mentre in via Olona ar­rivano quelli dell’altra spesa, quella che inizia dopo la chiu­sura delle bancarelle di frutta e verdura. Alle 4 in punto cas­se ferme, vietato vendere.

Ec­co quelli che pizzicano nelle cassette per terra gli scarti,
le pere che non vale la pena ri­mettere nel camion, l’insalata sciupata. C’è un’ora di tempo, alle 5 arriva l’Amsa e le casset­te vuote o piene finiscono nel camion. Una volta lo facevano soltanto le vecchine e i senza­tetto, adesso qui c’è la fila di giovani, signore e signori ben­ vestiti, coppie di amiche, mila­nesi e straniere, le prime più discrete, le altre persino sorri­denti. Arrivano con i sacchetti vuoti, infilano quello che rie­scono. Una bancarella lascia una pila di cassette di fagioli­ni. Ce n’è per tutti, ma il capo li ferma: «lasciateci caricare il camion prima». E loro forma­no una fila silenziosa e compo­sta e aspettano. Una ragazza si infila dietro l’angolo, apre le borse riempite in fretta e sele­ziona la sua spesa, poi ritorna a pizzicare. L’imbarazzo c’è e una signora che qui è arrivata con le scarpe nuove e il rosset­to lo supera così: «Guardi che prugne, è un peccato, trovi un sacchetto, le prenda anche lei. Tanto le buttano, coraggio».


Federica Cavadini

25 ottobre 2009

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In risposta al messaggio di Oliverio Gentile inserito il 1 Ott 2009 - 15:05
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