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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 20 Ott 2009 - 09:42
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Da milano.corriere.it:

DALLA PARTE DEL CITTADINO

Colonne, nuovi locali e movida non stop «Arrivano le cancellate antidegrado»

Barriere per difendere San Lorenzo. I residenti: quartiere vivo ma dopo la mezzanotte qui c’è l’inferno

MILANO - C’è di tutto nelle notti della movida. Dall’happy hour all’al­ba, rigorosamente in strada, bottiglia in mano, casino, giu­sto per tirar tardi. Ci sono i resi­denti, nelle sere delle Colonne di San Lorenzo e del Ticinese. Notti insonni e mattine a schi­vare vetri rotti, vomito, spazza­tura. Gli unici a mancare in que­sto misto di storia (il colonnato di San Lorenzo) e futuro (i ne­gozi e i locali), dicono i residen­ti, sono i controlli. Quelli delle ordinanze nate e subito dimen­ticate. Quelli degli uomini del­l’Annonaria, specie in estinzio­ne, e quelli dei vigili che ci so­no (con le telecamere) ma non intervengono. Se a dirlo, poi, non è il comitato anti-movida ma il presidente dell’associazio­ne dei commercianti e titolare di un locale che affaccia sul co­lonnato, Fabio Acampora, allo­ra qualcosa di vero deve pur es­serci: «Vigili, polizia, carabinie­ri non possono starsene lì co­me belle statuine e intervenire solo se c’è la rissa. Il presidio c’è e ha un costo, che sia messo a profitto». Quanto al quartiere, crocevia dello shopping di tendenza, i problemi sono diversi.

Nelle sere del fine settimana i vigili portano le transenne, isolano le sedici colonne di mar­mo con i capitelli corinzi e il sa­grato. Barriere che preservano quel che il tempo e l’incuria len­tamente sgretola. Altre barriere (costosissime cancellate e vetra­te telescopiche) sono soluzioni annunciate e subito archiviate. Si opterà, dice l’assessore ai Giovani e tempo libero, Alan Rizzi, per un’altra fila di «parigi­ne » a cingere le colonne e «una cancellata fissa» per impedire l’accesso al sagrato, invaso da ubriachi e senzatetto. E magari per evitare il tiro a segno con bottiglie al naso della statua di Marco Aurelio. È un quadrilatero carico di storia e di contraddizioni, quel­lo delle Colonne. Da una parte il muro cieco di un palazzo di 5 piani contenitore di pubblicità «d’artista» dedicato, neanche a farlo apposta, a una vodka; dal­­l’altra un’area abbandonata, die­tro a un muro pericolante coper­to da erbacce e graffiti. Dieci an­ni fa il Comitato delle Colonne riuscì a bloccare la costruzione di un palazzone tutto vetri e ac­ciaio. Ora si dice se ne farà un edificio di case basse con par­cheggio e ludoteca di quartiere. Ma ci vorranno tre anni, alme­no.

Niente di grave, ma una malattia croni­ca, una bronchite che affanna il respiro di una delle zone prefe­rite dai turisti. Il parco delle Ba­siliche, un tempo come piazza Vetra in mano ai pusher, oggi è un giardino difeso da un comi­tato di residenti. Altri residenti, invece, lo attraversano con suv, moto e furgoni, per sfuggire ai sensi unici. L’argomento più critico è quello della movida. Gli abitan­ti di via Vetere, cuore dello sbal­lo alternativo, sono soldati in prima linea. Al Ticinese otto ve­trine su dieci sono bar, pub, punti ristoro. E i nuovi locali aprono ogni giorno. Ieri, ultima nata, la «Bottiglieria» in via Are­na. Qui si concentrano 276 tra bar e locali, il 6 per cento di tut­ta la città. Poco resta del quartiere de­gli artigiani: qualche pellaio, il nome di una strada, la «via dei fabbri». Di popolare, ci sono quattro case di numero, inca­stonate nella vecchia porta me­dioevale. Qui cinquant’anni fa c’erano i banditi della ligèra , la mala del Ticinese. Le altre abita­zioni, nonostante l’avversata movida e le notti in bianco, co­stano più di 5 mila euro al me­tro quadrato, e si può arrivare fino al doppio.

Mariagrazia Moffina, che del comitato è voce autorevole, manda un messaggio: «Bisogna smettere di considerare le Co­lonne di San Lorenzo come luo­go a se stante. È la testa di un percorso fino alla Darsena. Ci vogliono buoni architetti». Poi c’è la voce di don Augusto, par­roco di San Lorenzo, che ne puli­sce di graffiti dalle pareti. D’esta­te le porte della basilica sono ri­maste aperte fino a tarda notte. Un successo, due-trecento ra­gazzi in chiesa: «La situazione è molto migliorata. Ma restano tante cose da fare». Poi c’è la questione del tram, il numero 3. Chi dice che dan­neggia sonno e monumenti, chi invece parla di barzellette. La deviazione del tracciato per lavori qualche anno fa fu cata­strofica: «Corse allungate di 50 minuti e la zona a sud della cit­tà abbandonata», dice un’anzia­na. È venuta fin qui dal Gratoso­glio, giusto per ricordarlo.

Paola D’Amico Cesare Giuzzi
20 ottobre 2009

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In risposta al messaggio di Oliverio Gentile inserito il 1 Ott 2009 - 15:05
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